La Jornada – Martedì 13 agosto 2013
Las Abejas denunciano la riattivazione dei paramilitari a Chenalhó
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 12 agosto. Las Abejas, portando le croci dei loro morti, hanno denunciato la riattivazione dei gruppi paramilitari nelle comunità di Chenalhó. AA quattro anni da quando la Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) ha inizato a rilasciare i paramilitari che perpetrarono il massacro di Acteal, l'organizzazione della società civile dichiara: "Per noi è la 'Suprema Corte dei ricchi e criminali' che ha scarcerato dal 12 agosto 2009 fino a questo anno, 69 paramilitari (tra di loro molti rei confessi), e in prigione ne restano solo sei". I paramilitari, puntualizza la direzione di Las Abejas, si sono già riattivati sparando le loro armi e causando sfollamenti come nel 1997.
I tzotzil riferiscono che quando avevano saputo che la SCJN avrebbe rilasciato gli assassini, avevano cercato di parlare con i giudici; tuttavia, non hanno voluto ascoltarli perché la scarcerazione dei paramilitari era progettata dalla presidenza della Repubblica ed Acteal è un crimine di Stato.
Menzionano come una delle attività recenti della loro violenza, quanto accaduto nella colonia Puebla (insieme a Los Chorros è una delle principali culle dei paramilitari), col pretesto di una proprietà della Chiesa cattolica. Quanto accaduto ha le stesse caratteristiche e tattiche della guerra di contrainsurgencia del Plan Chiapas 94, diretto dall'allora presidente Ernesto Zedillo. Grazie alla mancanza di giustizia i paramilitari scarcerati e soprattutto quelli che non sono mai andati in prigione, oggi aggrediscono e vessano impunemente, perché è stato dimostrato loro che per massacrare donne, uomini e bambini, invece di punizioni si ricevono premi.
Un'altra prova del ritorno dei paramilitari è che alla fine di luglio un gruppo guidato da Agustín Cruz Gómez, commissario e pastore presbiteriano a Puebla, ha realizzato un presidio nello Zócalo di Città del Messico. In un comunicato stampa chiedevano l'intervento della Federazione, dell'Esecutivo, dei poteri Legislativo e Giudiziario, per risolvere la terribile situazione dal 1997.
Questo gruppo, dicono Las Abejas, si prende gioco della verità. Si presentano come vittime e ci accusano di essere provocatori ed assassini. Al presidio di Città del Messico erano presenti il paramilitare scarcerato "Roberto Méndez Gutiérrez, comandante paramilitare, assassino reo confesso per il massacro, ed abitant di Los Chorros, e Jiacinto Arias Cruz (di Puebla)", che come sindaco di Chenalhó, nel 1997 forniva armi alle comunità paramilitari.
Méndez Gutiérrez è stato liberato in gran segreto, non è mai stato reso si pubblico, ed ora "è alleato del gruppo di Agustín Cruz, e si firma nel comunicato di Città del Messico come 'liberato e reo confesso'". Da parte sua, Arias Cruz nega di essere coinvolto nel conflitto di Puebla, ma siè smascherato da solo perché ha firmato il citato comunicato stampa, dove si lanciano anche accuse contro il Frayba e La Jornada.
Un altro elemento della ripresa paramilitare a Chenalhó, è stata la presenza al presidio di Manuel Anzaldo Meneses, coordinatore della Sociedad de Trabajadores Agrícolas de los Altos de Chiapas, conosciuto molto bene nel 1997 come leader del Partito Cardenista i cui militanti, insieme ai priisti, perpetrarono il massacro di Acteal. Las Abejas sostengono che "dietro il'attuale conflitto di Puebla ci sono quelli che nel 2007 hanno organizzato la campagna di liberazione dei paramilitare - il Centro de Investigaciones y Docencias Económicas, Héctor Aguilar Camín, un gruppo di pastori evangelici e Manuel Anzaldo Meneses, tra gi altri - ".
Las Abejas dicono agli autori intellettuali del massacro e di altri crimini: Anche se protetti dalla giustizia e crediate di non poter essere giudicati, non siete liberi. La nostra memoria e quella del popolo del Messico e del mondo vi giudicherà. Avrete sempre sulla coscienza il sangue di Acteal. http://www.jornada.unam.mx/2013/08/13/politica/016n1pol