venerdì 13 marzo 2015

L’esercito messicano minaccia la Giunta di Buon Governo Zapatista della Realidad



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:


 

 
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico
10 marzo 2015
 
Comunicato stampa No. 07
 
 
Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), attraverso le Brigate Civili di Osservazione (BriCO), ha documentato le incursioni sistematiche dell'Esercito messicano che sta minacciando le Basi di Appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) nel territorio della Giunta di Buon Governo della Realidad, nella zona Selva di Confine, Caracol I "Hacia la Esperanza" (JBG).
 
Gli atti militari nel territorio della JBG, consistono in incursioni su convogli di camion, humer, jeep e squadre motorizzata di elementi dell'Esercito messicano che vanno da quattro a 30 persone. Si aggiungono sorvoli radenti di aerei da turismo ed elicotteri che fotografano e filmano i membri delle BriCO, le BAEZLN e le installazioni della JBG. Da luglio del 2014 queste azioni sono in aumento, sia per numero di effettivi impiegati sia per la loro frequenza. (vedere allegato).
 
Il Frayba osserva con preoccupazione la crescente minaccia esercitata dall'Esercito messicano nel territorio zapatista, poiché è una provocazione e persecuzione contro il diritto all'autonomia ed alla libera determinazione sancito dalla Costituzione messicana, dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, dal Trattato 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e dagli Accordi di San Andrés Sacamchem de los Pobres.
 
Per quanto sopra, questo Centro dei Diritti Umani chiede che: Sia rispettata la libera determinazione e l'autonomia dei popoli zapatisti e cessi la persecuzione perpetrata dal governo federale attraverso l'Esercito messicano.
 
Infine, bisogna ricordare che il 2 maggio 2014, persone della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H) hanno teso un'imboscata alle BAEZLN in territorio della JBG della Realidad; durante l'attacco il gruppo armato ha assassinato José Luis Solís López, "Maestro Galeano", distruggendo inoltre la Clinica e la Scuola Autonoma. Segnaliamo che l'organizzazione menzionata fa parte del governo locale di Las Margaritas e gode della protezione del governo di Manuel Velasco Coello, che le permettono di compiere impunemente aggressioni, sgomberi forzati ed omicidi nella regione.1)
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1) Frayba, bollettino 16, Agresión a Bases del EZLN en sede de la Junta de Buen Gobierno de La Realidad. 5 de mayo 2014, Chiapas, México. URL disponible en: http://www.frayba.org.mx/archivo/boletines/140505_boletin_16_agresiones_jbg.pdf
 


martedì 10 marzo 2015

GRAZIE III. LA COSTRUZIONE PIU' CARA DEL MONDO



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:

 
Subcomandante Insurgente Moisés.              Subcomandante Insurgente Galeano.
Febbraio-Marzo del 2015
La vigilia. L'alba. Il freddo morde sotto il vestito delle ombre. Sul tavolo che, solitario, arreda la capanna (che non reca alcuna insegna ma si sa che è l'attuale quartier generale del comando zapatista), c'è il foglio arrotolato e con lettere manoscritte dove si dettaglia il conto della costruzione della scuola-clinica a La Realidad zapatista. La voce riassume sguardi, silenzi, fumo, rabbie:
I conti non tornano. La vita di qualsiasi zapatista vale più della casa bianca di Peña Nieto e di tutte le case dei ricchi del mondo messe insieme. Nemmeno tutti soldi che costa fare i grandi edifici dove i potenti si nascondono per compiere i loro furti e crimini, è sufficiente a pagare una sola goccia di sangue indigeno zapatista. Perciò sentiamo che questa costruzione è la più cara che ci sia al mondo.
Così che dobbiamo dire chiaramente che ciò che non appare nel conto della grana è il sangue del compagno Galeano. Neppure tutti i fogli della storia del mondo bastano per scrivere questo conto.
E allora mettetelo come tale quando mettete le vostre liste nei mezzi di comunicazione, allorché mettete chi è il più ricco, e dove sta il più povero. Perché il ricco ha nome e cognome, lignaggio, pedigree. Ma il povero ha solo geografia e calendario. E allora mettetelo che la costruzione più cara di tutto il pianeta è a La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico. E che le bambine e i bambini zapatisti frequentano la scuola più cara del mondo. E che gli uomini, donne, bambini, bambine, anziane e anziani, indigeni, zapatisti, messicane e messicani, quando si ammalano a La Realidad, si cureranno nella clinica più cara della Terra.
Ma l'unica forma di pareggiare i conti è lottare per distruggere il sistema capitalista. Non cambiarlo. Non migliorarlo. Non renderlo più umano, meno crudele, meno sterminatore. No. Distruggerlo totalmente. Annichilire tutte e ciascuna delle teste dell'Idra.
E anche così mancherebbe, come vogliamo qui, dar vita a qualcosa di nuovo e molto migliore: costruire un altro sistema, senza padrini e padroni, senza capibastone, senza ingiustizia, senza sfruttamento, senza disprezzo, senza repressione, senza spoliazione. Senza violenza contro le donne, l'infanzia, il differente. Dove il lavoro abbia la sua giusta retribuzione. Dove non comandi l'ignoranza. Dove la fame e la morte violenta siano cattivi ricordi. Dove nessuno stia sopra al costo di lasciare altri sotto. Ragionevole. Molto migliore.
Allora, e solo allora, noi zapatiste e zapatisti potremo dire che i nostri conti sono in pari.
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Molte grazie a le/gli altrei, uomini, donne, bambine, bambini, anziane e anziani, gruppi, collettivi, organizzazioni e comunque si chiamino della Sexta e non Sexta del Messico e del mondo, per l'appoggio che ci avete dato. Questa clinica e questa scuola sono anche vostre.
Perciò ormai sapete che a La Realidad zapatista possono contare su una clinica autonoma di salute e una scuola.
Sappiamo che ora vi apparirà un po' lontano, ma non si sa mai, il mondo è rotondo, gira e può essere che, magari, chissà… magari un'alba qualsiasi capiate che questa cosa di lottare per mettere in pari i conti, fa parte anche dei conti vostri.
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Moisés.              Subcomandante Insurgente Galeano.
La Realidad Zapatista, Chiapas, Messico.
Marzo 2015.
 
SEZIONE "DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE":
Appunti di genere:
.- (…) Perciò, come donne di questo paese, abbiamo bisogno di organizzarci, perché vediamo che ci sono molte sparizioni. Siamo molte noi donne che siamo madri, che stiamo soffrendo questo dolore, questa grande tristezza per i nostri figli scomparsi, le nostre figlie morte. Perché ora, in questo malsistema, a parte il fatto che siamo umiliate, siamo disprezzate, siamo sfruttate, a parte tutto questo, per di più ci vengono ad ammazzare e a far sparire i nostri figli. Tale è il caso di ABC e ora dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa, le donne scomparse di Ciudad Juárez, il caso di Aguas Blancas, e tutto questo è il sistema. Non ci risolverà i problemi, non avremo alcuna risposta dal sistema attuale. Perciò, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di organizzarci perché è tra il popolo stesso che prenderemo le decisioni, che vedremo il cammino che vogliamo percorrere come popoli. Come popoli di uomini e donne, non solo coloro che stanno in campagna o gli indigeni, anche voi sorelle che vivete in città, perché dobbiamo decidere tra di noi come ci governeremo, e così insieme ai nostri uomini, tra uomini e donne, costruiremo un nuovo sistema, nel quale come donne siamo realmente prese in considerazione e forse allora, compagne, sorelle, troveremo sollievo dal dolore che abbiamo e da questa rabbia collettiva che ora ci unisce.
(…) Ora che siamo ormai nel ventunesimo secolo, a parte alcune donne che godono della ricchezza, ossia a parte le donne dei ricchi, a parte le donne dei presidenti, dei governatori e a parte le deputate, le senatrici, noi come donne indigene continuiamo a soffrire dolore, tristezza, amarezza, stupro, sfruttamento, umiliazione, discriminazione, incarceramento, disprezzo, emarginazione, tortura e molte altre cose, perché per noi donne non c'è governo. E' per questo che per il resto delle donne del paese continua a essere uguale a come vivevano prima le donne, come al tempo degli ejidos, delle colonie, da cui i nonni si portarono dietro quella cattiva cultura di come hanno vissuto con i padroni, e cioè che comandavano loro, come fossero il padroncino di casa, che dice ancora 'io comando' e il resto di ciò che caratterizza un padre di famiglia. E colei su cui comandava era sua moglie ed è così che è sorta la cosa più orribile, che le donne, ossia le figlie, le compagne prima erano obbligate a sposarsi perché erano i papà a decidere chi gli convenisse come genero. Sceglievano chi dava più da bere o più soldi ed è così che andava ai tempi degli ejidos: che la donna non veniva mai presa in considerazione quando si organizzavano gli uomini; allorché si organizzavano nei lavori, mai venne presa in considerazione la donna.
(…) Quante donne scomparse, morte, violentate, sfruttate e nessuno che dica niente per loro. Perché le donne ricche sono solo una manciata e godono della ricchezza di altre donne sfruttate. Queste donne ricche non soffrono, non sentono il dolore, l'umiliazione di essere sfruttate per il fatto di essere povere. Ma non per questo smetteremo di organizzare e di lottare come donne, perché per le donne nel sistema c'è solo dolore, tristezza, incarceramento, umiliazione, stupro. Come le madri dei 43 alunni scomparsi, l'asilo infantile ABC e la miniera di Pasta de Conchos. Lo stesso che ad Acteal, ma non per questo smetteremo di organizzarci e lottare, in campagna e in città. Perciò stiamo condividendo con voi per la prima volta nella storia.
(…) cioè, come nel sistema…ci sono uomini che fanno lavori da donne ma non è per il bene di una nuova società come facciamo noi come zapatiste; troviamo un esempio in alcuni luoghi nei grandi ristoranti dove stanno gli uomini, cioè, eleganti a lavorare, cioè, lavori da donne, ma sono sfruttati e sfruttate e nel mentre le donne che avevano quel tipo di incarichi sono portate altrove, in altri luoghi per dar loro un altro utilizzo, come mercanzia, fargli le foto per metterli in riviste, in locandine di film, in pubblicazioni su internet; perciò vediamo che cioè la vita in questo sistema in cui siamo, cioè, è più duro che come 520 anni fa, perché la situazione cioè ciò che ci fa il malgoverno cioè sono gli stessi nipoti sono gli stessi figli cioè dei proprietari terrieri del tipo che ci continuano a sfruttare cioè ora in questo paese e così come vediamo cioè che non c'è mai un cambiamento nel sistema e sempre cioè le sorelle e i fratelli continuano cioè a patire in questa sofferenza in questo dolore del tipo che ci provoca cioè il malgoverno ora. (Appunti presi dalla condivisione delle zapatiste nel Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo. Versione completa in "Rebeldía Zapatista. N. 4″ prossima uscita)
.- In questo sistema nascere, crescere, vivere e morire può essere come il prolungato trascinarsi in un groviglio di filo spinato. Ma questo dolore è una delle molte macchie nella storia. Ciò che solleva è che loro, ogni volta di più, decidano di ergersi in piedi e camminare. Non come se le spine fossero fiori, bensì come se i graffi, compresi quelli letali, le rendessero più forti… per aprirsi la strada ancora e ancora. Non per cambiare di genere la dominazione, ma perché non ci sia dominazione. Non per tener così un luogo nella storia di sopra, bensì perché la storia di sotto smetta di essere una ferita che non si cicatrizza. Né comandante né comandata. Né regina né plebea. Né Khaleesi Jhiqui* (personaggi di Game of Thrones, romanzo fantasy di George R.R. Martin e serie televisiva statunitense, già citata nel comunicato Di Ayotzinapa, del Festival e dell'isteria come metodo di analisi e linea di condotta del dicembre 2014. I due ruoli corrispondono grosso modo a principessa e ancella. N.d.T.). Né capa né impiegata. Né signora né schiava. Né padrona né serva. Ma la cosa terribile non è che ogni essere a cui tocchi di nascere donna lo faccia avendo una simile fregatura come calendario futuro, in qualsiasi geografia politica. La cosa che atterrisce è che chi fa a gara per un mondo migliore, non di rado tesse con le proprie mani queste trappole taglienti. Ma ogni tanto la realtà, che è femminile, dà uno scapaccione al calendario di sopra in tutte le geografie di sotto. In Fede.

 
   
  
 

 
   
 

  
  
 

  
   
 

 
  
Traduzione a cura dell'Associazione Ya Basta! Milano

lunedì 9 marzo 2015

GRAZIE II IL CAPITALISMO DISTRUGGE. I POPOLI COSTRUISCONO.



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:


Subcomandante Insurgente Moisés


Parole della Comandancia Generale dell'EZLN, per voce del Subcomandante Insurgente Moisés, a La Realidad Zapatista. Consegna della Scuola Autonoma Zapatista "Compañero Galeano" e della Clinica Autonoma 26 de Octubre "Compañero Subcomandante Insurgente Pedro", alle basi di appoggio zapatiste il 1° marzo 2015.

Buongiorno a tutti, compagni e compagne di questa zona, di questo Caracol della Realidad, zona Selva di Confine.
Oggi siamo qui con voi, compagni, compagne di questa zona, per fare una consegna nelle mani dei compagni e compagne basi di appoggio di questa comunità zapatista La Reaidad, Nueva Victoria, nome di battaglia dato dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

Compagni e compagne, dobbiamo dire che ognuno di noi zapatisti ancora soffre, ma non solo gli zapatisti del Messico, ma del mondo intero, perché manca il compagno il cui nome è stato dato a questa opera: il compagno Galeano.

Questa costruzione è il frutto del lavoro, dell'impegno e dell'organizzazione dei compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale. Questa è la dimostrazione di quello che siamo noi zapatisti del Messico e del mondo.

Quello che siamo realmente, quello che pensiamo, vogliamo, è la vita e non che ci uccidano.

Ma il sistema capitalista distrugge sistematicamente quello che il popolo costruisce. Ma il popolo non smette di costruire, perché è la sua vita. Il sistema distrugge perché sa che un giorno il sistema stesso sarà distrutto, perché è un sistema di sfruttamento, di umiliazione. Non è vita quella che costruisce il capitalismo, a noi poveri non lascia niente, oltre a quello che costruiamo noi stessi, popoli, uomini e donne che lottiamo, nessuno altro.
Lo diciamo qui, sul luogo della costruzione, quello che siamo, nel villaggio del compagno Galeano, maestro della Scuola zapatista, sergente nella lotta, miliziano nell'organizzazione, autorità nella vita, per noi un esempio.
Il capitalismo vuole distruggere questo esempio e noi non lo permetteremo.

Vogliamo dire chiaro qua, di fronte a questa gente, a quelli che non stanno con noi: noi non siamo contro di loro. Vogliamo rispetto, loro lo sanno. Abbiamo detto: se ci rispettano anche noi li rispettiamo, non vogliamo ammazzare povera gente. Ma se loro cedono, sappiano che stanno al fianco del criminale, dello sfruttatore, dell'assassino, che è il capitalismo.

Diciamo chiaramente alla gente che non è d'accordo con noi: a noi non fa niente se non sono d'accordo con noi, perché un giorno questo sarà per loro, forse ora non lo vedono perché molti hanno cinquanta o sessanta anni, ma il frutto di quello che noi stiamo costruendo lo vedranno i loro figli e le loro figlie.

Lo diciamo con tutto il cuore e sinceramente: lottiamo per il popolo del Messico, e forse siamo un esempio per il mondo. Vogliamo che sia chiaro che quello che vogliamo è la vita. L'abbiamo già detto riguardo ai soldati, per esempio, i poliziotti, stiamo lottando anche per loro, perché sappiamo che sono povera gente, per povertà vendono il loro corpo, la loro vita, la loro anima, il loro sangue, le loro ossa, la loro carne; si vendono ed il capitalismo li compra per difendersi. Non vediamo mai un ricco, il figlio di un ricco che va a fare il soldato, che viene qui e ci affronta, certo, ci sono anche i figli dei ricchi ma sono generali che sfruttano i propri soldati.

Lo sappiamo, è questo il trucco del ricco con noi povera gente del Messico, ci comprano con dei regali affinché crediamo che il governo è buono. Non è mai buono il malgoverno del sistema capitalista, non è mai buono, mai e poi mai i ricchi sono buoni. Un semplice esempio, se perfino tra noi stessi, familiari, fratelli, sorelle, o zii, zie, a volte litighiamo pur essendo figli degli stessi papà e mamma, come possiamo credere a quello che dicono i ricchi, come possiamo credere che sono buoni, non li conosciamo. Per esempio adesso con le elezioni, cosa sappiamo dei candidati?

Vogliamo che sia chiaro: non abbiamo niente contro i nostri fratelli, quelli che vogliono essere nostri fratelli di lotta. Se vogliono bene, altrimenti, non c'è problema. Ma come diciamo che non c'è problema, così diciamo che non ci creino problemi. Chi la fa, l'aspetti. E vale anche per noi zapatisti, se noi provochiamo, dobbiamo aspettarcela. Per questo diciamo chiaramente: noi non provochiamo, perché non abbiamo niente contro quelli, quelle, che non vogliono lottare con noi.

Ci dispiace e ci rattrista perché sono ingannati, sfruttati, umiliati. Non insegnano niente ai loro figli e figlie per il loro futuro. A noi zapatisti importano i nostri figli e le nostre figlie, vogliamo mostrare loro la strada dove non ci sia più lo sfruttamento, l'umiliazione, dove noi possiamo governarci da soli.
Dunque, compagni, compagne, la costruzione che stiamo inaugurando è il frutto, è il risultato di quello che siamo per i nostri compagni e compagne della Sexta, ma perfino per altri fratelli e sorelle del Messico e del mondo che ancora non sono entrati nella lotta della Sexta, ciò a cui convoca la nostra Sesta Dichiarazione, ma che ci stanno appoggiando col cuore.
Forse, sul cammino, se ne accorgeranno e verranno con noi a lottare, ma è qui la parte dell'impegno, della lotta, dell'organizzazione di quei fratelli e sorelle, del Messico e del mondo che non sono della Sexta.

Ma la maggior parte dell'impegno, del sacrificio e dell'organizzazione è dei compagni della Sexta nazionale ed internazionale.
Qui stiamo dimostrando che quando il popolo si organizza non è necessario il sistema capitalista, non è necessario un sistema dominante, che umilia. Qui l'esempio è nei fatti. Il capitalismo, il malgoverno di questo paese, ha ordinato di distruggere la scuola autonoma dei compagni basi di appoggio. Distruggetela, è molto facile da buttare giù, distruggete anche la clinica, …..(incomprensibile).

E questo è il risultato, il risultato dell'impegno e dell'organizzazione dei nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale, ed è molto meglio quello che ha costruito la povera gente del Messico e del mondo.

Allora che sia chiaro, questa è la dimostrazione che ai nostri compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale importa la lotta per la vita.
Quello che ci fa male è che questa costruzione è costata molto cara perché la vita del nostro compagno maestro, il compagno Galeano, non vale questo edificio. La vita del nostro compagno non ha prezzo. Ma, purtroppo, il malgoverno, i tre livelli di malgoverno e la gente che si vende e che non pensa ai propri figli, hanno fatto quello che hanno fatto al nostro compagno Galeano.

Quello che vogliamo dire qui, perché arrivi in tutto il mondo, vogliamo dire ai nostri compagni e compagne della Sexta internazionale e della Sexta nazionale: non organizziamoci, non facciamo una cosa quando un compagno o una compagna sono ormai morti.

Dobbiamo organizzarci senza aspettare quello che può succedere. Dimostriamo che il sistema capitalista, i malgoverni non servono.
Costruiamo quello di cui c'è bisogno anche se non ci sono morti, perché noi non vogliamo che ci siano, ma è quello che vuole il fottuto sistema capitalista.

E vogliamo dire ancora una volta che noi non proviamo odio per la povera gente, quello che non vogliamo è lo sfruttamento.
Vogliamo dire che bisogna aiutare altri compagni e compagne, non solo nelle zone zapatiste, ma dobbiamo aiutare anche altri compagni.
E' così che dimostriamo che non solo siamo organizzati, ma che l'organizzazione si dimostra facendo coi fatti quello che diciamo.

Vorremmo dirvi molte altre cose, compagni, ma nei prossimi giorni lavoreremo qui con voi. Adesso siamo qua per consegnare ai compagni basi di appoggio dell'Esercito Zapatista questa costruzione, l'edificio che ci hanno permesso di costruire i nostri compagni e compagne della Sexta.
Questo edificio è del popolo. Il popolo deve pensare, decidere come usarlo, perché sarà d'esempio per altri compagni e compagne.
Quello che è difficile, e che non mi entra in testa, è che dovrebbe essere qui presente il compagno Galeano.

Non è più con noi e sappiamo di chi è la colpa, e la domanda che facciamo a chi ha fatto quel che ha fatto (a quelli che hanno fatto quel che hanno fatto al compagno Galeano), quanti milioni di pesos doveva alle persone che l'hanno assassinato? Che cosa ha rubato loro il compagno Galeano perché gli facessero quello che hanno fatto? Queste domande non hanno risposta. Non c'è risposta perché in realtà non ha rubato nulla. Il compagno non ha mai rubato e non doveva loro niente. Al contrario, loro devono a noi.

Per questo noi non abbiamo niente contro. Se ci vogliono rispettare che ci rispettino, ma anche noi zapatisti dobbiamo rispettare, così si vede chi è che comincia.

Perché noi zapatisti dobbiamo pensare a quei bambini e bambine, e per questo vogliamo dire loro per lo meno che pensino ai loro bambini. Loro sanno cos'è successo nel 1994. Qualunque cosa decida il malgoverno, l'esercito esegue, loro lo sanno, non valgono niente quelle credenziali che dicono di avere. Non serve niente, tutti vengono accusati di essere zapatisti, lo sanno, e vogliamo ricordarglielo.

Per questo chiediamo loro di ascoltare il loro cuore, di pensare con la propria testa, di pensarci. Non c'è posto dove andare, a meno di fuggire, ma è la morte che incontreranno fuggendo. Tanto vale restare qui, vivere qui e rispettare le persone, da cristiani, come si dice. Lo capiscono perfino i nostri animali, che sono animali, noi non siamo animali, siamo uomini o donne, ragazze o ragazzi, abbiamo un cervello.

Quel poco che ora ricevono gli indigeni in Chiapas, quello che il malgoverno dà loro, è perché il malgoverno non vuole che questi uomini e donne si organizzino, dà loro affinché non pensino mai di organizzarsi e lottare. E' questo il problema principale perché così permettono che i loro figli siano sfruttati, umiliati, calpestati.

È quello che noi zapatisti non vogliamo, per questo non accettiamo niente dal malgoverno, perché non vogliamo più questo sistema. Il sistema capitalista non ci può distruggere. Stiamo parlando del capitalismo, con i suoi migliaia di eserciti non ci può distruggere. Da qualche parte si dice che ormai gli zapatisti sono pochi, ma è solo una bugia del governo. Ed invece di fare tanti discorsi, noi lo dimostriamo nei fatti.
Continueremo a ricordare il nostro compagno Galeano.

Dunque, compagni e compagne, di questa zona del caracol della Realidad, a nome dei compagni e compagne della Sexta nazionale ed internazionale consegno questo edificio per il bene dei nostri compagni e compagne di questo villaggio, La Realidad, affinché comincino a lavorarci i compagni promotori, compagne promotrici di salute e di educazione.

Questo edificio è di tutti noi, ci pensino bene se vogliono distruggerlo di nuovo. Ma chiediamo che non lo distrugga la gente di qua, che sia il malgoverno a farlo. Signore e signori, non fatevi usare dal malgoverno per venire qui a distruggerlo, perché anche voi siete povera gente come noi, lo sapete bene.

Non prestatevi, non vendetevi, perché la vita non si compra e non si vende. Che venga qui il malgoverno e che lo faccia lui. Com'è quella preghiera che recitano nella loro chiesa o nel tempio? Che bisogna amarsi gli uni con gli altri, dice. E com'è? Pensateci, signori e signore, non fate come il malgoverno che dice una cosa e ne fa un'altra, non siate così signori e signore. Che barzelletta è se fanno il contrario di quello che predicano? Noi non vogliamo più tutto questo, che si dica una cosa e se ne faccia un'altra.
Il risultato di avere compagni e compagne che sono con noi nella lotta, è quello che stiamo consegnando oggi, primo di marzo. Quindi, consegno formalmente la costruzione oggi, Primo di marzo, domenica, dell'anno 2015, alle ore 10 e 34 minuti, ora sudorientale.

Grazie compagni e compagne.

Dalle montagne del sudest messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comandancia Generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
Subcomandante Insurgente Moisés
La Realidad zapatista, Messico, Marzo 2015

Foto a cura de Los Tercios Compas.

SEZIONE "DAL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE":

.- Non è la stessa cosa cercare un uomo provvidenziale che ci salvi, che cercare di organizzarsi uomini, donne, otroas, per salvarsi in maniera collettiva. Delegare ad un altro quello che è responsabilità propria è, quanto meno, irresponsabile.
.- Attento avviso: Sei depresso perché i candidat@ del PRI e dell'opposizione ti provocano nausea? Ti terrorizza che, di fronte alla TV, non saprai se sei sul canale del congresso o sul canale comico? Triste perché nessuno ti blocca, ti unfollowea, ti chiede un panino? Stai male! Tuitta qualcosa come questa e vedrai che la vita ti sorriderà… ok, ti fa le smorfie, ma è qualcosa, no? Vai:
Le elezioni stanno alla trasformazione sociale come l'omeopatia alle pandemie: costano ed intrattengono, ma non risolvono la cosa fondamentale.
In Messico, la differenza tra un voto ed una barca è che il primo è molto più caro… ed è più utile la seconda.
Perdi peso: dopo aver mangiato, leggi le proposte dei partiti. Idratati dopo il vomito. Garantito. Brevetto dell'INE.
.- Tips per turisti stranieri: in Messico le quesadillas possono non avere formaggio, i politici non avere cervello e la ragione non avere peso. Ecco.

FOTO


(continua..)



venerdì 6 marzo 2015

SubGaleano: Bacheca degli Avvisi



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:

 
In bacheca
Il Concierge.
 
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Marzo 2015
Alba nella realtà.
Proprio qui, come al solito: guardare e ascoltare. La fessura nel muro è appena visibile dall'esterno. Dalla parte nostra si espande con la tenacia.
Nelle aule e nelle capanne delle migliaia di famiglie zapatiste che hanno accolto, ospitato, nutrito e si sono prese cura di otroas, uomini, donne e bambini dei 5 continenti, ancora riecheggiano le valutazioni espresse dai maestr@ e votanes dopo che ve ne siete andati.
Alcune valutazioni sono state dure, è vero, ma probabilmente non importano a chi sosteneva di essere stato toccato dall'esperienza e poi ha proseguito con la sua vita come se nulla fosse, evitando di guardarsi allo specchio o modificando lo sguardo a proprio capriccio. Nonostante questo, secondo quello che ho sentito, ci sono stati alcuni, pochi, che sono stati valutati "abbastanza bene."
"Abbastanza bene", è come le/i compagni definiscono qualcosa che va bene ma senza esagerare. "Come stai? Abbastanza bene", così ci salutiamo.
Intanto il tempo procede, proprio come noi, senza clamore, così, come le ombre…
Ed il compa Galeano, che illuminava con le sue parole queste aule, case, scuole, ora cadute e silenziose, assassinato.
Poi è arrivato l'abbraccio collettivo e sincero dei nostri compagni della Sexta.
I colori distinti e differenti che ci hanno aiutato a dipingere la morte in un altro modo, la notte frizzante, la pioggia che scende, mentre un gatto-cane ulula-miagola invitando la luce ad alleviare l'ombra.
E noi, a prenderci gioco della morte, ad ingannarla con carte segnate, con nomi.
Qui, la morte perde. Come centinaia di anni fa, come sempre.
No, non come sempre. Ora col compa fatto numero 6, unendosi contro la fottuta morte.
Ed il 6, travolgente nella sua ostinazione senza precedenti: non siete soli, basta, non più, mai più.
E poi, tornare a costruire quanto è stato distrutto.
E poi arrivano i popoli maestri, originari, e ci nutrono con le loro parole, le loro sofferenze, le loro ribellioni, le loro resistenze.
Nel nord la tribù yaqui è di nuovo aggredita e la dignità imprigionata, come se dietro le sbarre si potesse rinchiudere la terra.
Ed il sistema, il fottuto sistema capitalista che dipinge di orrore la storia. Come fa sempre.
Ma abbiamo imparato presto che "Ayotzinapa" non vuol dire solo terrore, e che l'ingiustizia ha molti nomi in molti tempi in tutte le geografie.
"Ayotzinapa" significa anche la dignità più semplice, cioè, la più potente. I famigliari dei 46 che rifiutano di bersi le menzogne, rifiutano le tangenti, resistono all'oblio che, minaccioso, morde ad ogni giro di calendario.
La dignità che fa girare la ruota della nostra storia. Quella che non merita biografie, studi, riconoscimenti, omaggi, musei. La dignità del basso, così anacronistica per chi sta sopra. Così incomprensibile. Così persistente. Tanto minacciata.
E guardandoli, ci guardiamo. Ed ascoltandoli, ci ascoltiamo. E sono sincere le parole delle nostre cape e capi quando li hanno abbracciati dicendo "il vostro dolore è il nostro dolore, è nostra anche la vostra degna rabbia".
E quando la resistenza e la ribellione sono convocate in calendario e geografia, noi siamo appena dietro di loro, senza clamore, facendo in modo che siano le famiglie a salire sul palco, che alimentino altri cuori con il loro dolore, che i loro cuori crescano ascoltando altre parole. Siamo appena dietro di loro, sì, con un quaderno ed una penna. A guardare, ascoltare, conoscere, ammirare.
Esopra le gare del "marciadromo", la disputa per il palco, le reti sociali, i vetri rotti, le buone e le cattive maniere, la mobilitazione trasformata in una pagina di costume; e qui sotto il silenzioso ponte di sguardi.
Là sopra a fare calcoli di quanto si può vincere con il movimento; e qui sotto a chiedere "dov'è la verità?", "a quando la giustizia?".
Là sopra la presunta radicalità che promette di guidare la nuova R-I-V-O-L-U-Z-I-O-N-E (che in realtà è molto vecchia), che programma attività alle quali non parteciperà (l'assalto al palazzo d'inverno non si fa in periodo di vacanza) ed i famigliari soli, assiderati di freddo e di rabbia.
E sotto una mano anonima che lascia qualcosa per il freddo, la pioggia, la rabbia. Un caffè caldo, pane per placare lo stomaco, un telo di plastica per la pioggia, qualcosa per i piedi bagnati. Ed un sussurro che dice "quando tutti se ne andranno, non resterà nessuno".
Là fuori e sopra le coscienze belle denunciano il cattivo comportamento. Le prefetture disciplinari installate nei media e reti sociali. La polizia senza uniforme ma con tribuna e seguaci (si dice "followers").
Là sopra il Potere con i suoi usi e costumi: le penne mercenarie, le calunnie, le bugie, l'assoggettamento mediatico e giudiziario. La morte moltiplicata: si ammazza la vita, si ammazza la memoria, si ammazza la verità, si ammazza la giustizia: "la colpa è dei padri che li hanno fatti studiare invece di mandarli a lavorare".
Là sopra i modi della moda attuale: le elezioni, le candidature, le "opzioni". E il denominatore comune: il profondo disprezzo per la ragione, la gente, la storia, la realtà.
Là sopra sanno di non sapere quello che bisogna sapere: che la catastrofe avanza. Ma credono che se non la nominano, sparirà. Parlano del tempo, della macchina mediatica, degli aggiustamenti interni, della stagione elettorale, della registrazione, del credito, degli investimenti stranieri, della Spagna, della Grecia. Tutto si sistemerà, non vi preoccupate. Inoltre, se rivelassero la tempesta, rivelerebbero anche la loro responsabilità… e la loro inutilità.
Ma, no.
In una lettera al fratello riluttante, qualcuno si lascia scappare: "qui pensiamo che tutto peggiorerà per tutti e dappertutto".
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Mentre qui in basso, nella realtà si conosce la verità. Non c'è giustizia.
Con attenzione, in modo da non spezzare la memoria, ad un lato si sistema quanto è stato distrutto. Non per dimenticare, ma per costruirci sopra un altro edificio. "Un altro migliore" dicono qui.
L'andare e venire di persone e materiali, la pioggia ed il sole, il freddo ed il caldo, la fame, la stanchezza, la malattia.
E poi il putiferio quando arriva l'annuncio "copritevi che scattiamo qualche foto affinché là fuori sappiano che qui siamo di parola".
E quello che non aveva né paliacate né passamontagna che si mette in testa la t-shirt con solo uno spiraglio per gli occhi. E qualcuno che scherza: "porca puttana, perfino qui ci sono gli infiltrati".
E ridono. Ma non si vede che ridono. Li sento ridere, ma la foto non ha l'audio e si vede solo che hanno il volto coperto, la pala, il martello, la sega, la carriola, il miscelatore, e dietro lo scheletro di una casa o di una balena, vai a sapere.
Più tardi l'edificio ha già i suoi buchi, ma non è molto chiaro e qualcuno deve spiegare "questo buco è una porta, questo sarà una finestra".
Ma quello per cui davvero si soffre e si suda sono i conti. "Perché l'informazione deve essere precisa, che non si pensi che i soldi vadano in alcool e stronzate". E i conti non tornano, così bisogna rifarli e far quadrare le entrate e le uscite e poi quello che resta.
Ed i contras della fottuta CIOAC-Storica e Assassina che mandano le loro spie. Ma la delusione: "non si stancano" dicono; "hanno già tirato su le pareti", ripetono; "stanno già facendo il secondo piano", si scandalizzano; "Non si fermano", dicono rassegnati.
E poi vedo che non è più lo scheletro di una casa né di una balena. Si vedono chiaramente i suoi occhi, le sue bocche, le sue porte, le sue finestre.
E poi dipingono i murales. Qualcuno dice "sarebbe bello se i cavalli fossero così". E ridono. Perfino la Selena ride, che tra poco si sposerà.
Mi avvicino per vedere che cos'è tutto questo chiasso. Stanno fissando una data per l'inaugurazione. Si fanno seri perché il lavoro non sarà concluso nella data di cui si è discusso. E poi ridono ancora.
Poi, come al solito, pioverà mentre si balla, dopo l'inaugurazione. E nonostante il fango continuano a ballare. Perché alla Realidad non si fa festa perché c'è una scuola ed una clinica, ma perché nella realtà ci sono compagni. Per questo il terreno è spianato dopo il ballo.
Da un'altra parte c'è una riunione.
Ed ho sentito chiaramente cosa hanno detto le capi ed i capi: "siamo d'accordo".
E chiamano il concierge, che sono io. E mi chiedono il resoconto di quanto visto e sentito.
Io dico: "beh, non sempre si riesce a sentire tutto o vedere tutto bene, dipende". Silenzio. Sanno che questa non è ancora la risposta, questo è il nostro modi di esprimerci, ci giriamo intorno fino a che arriviamo al punto.
Quindi, gira che ti rigira, lo dico. Non molto, non poco. Il necessario.
Ascoltano in silenzio. Poi parlano. Uno dice: "questo è davvero quello che vediamo da dove vengo". "Lo stesso qui", dice un'altra. Altri assentono. Altre parole.
In realtà non hanno chiesto per sapere, ma per confermare.
Uscendo, qualcuno mi ferma e mi dice: "questo è quello che succede da 500 anni. Ma quello che dobbiamo imparare è la fottuta algebra".
La riunione prosegue.
Io al freddo. A lanciare moccoli, ma facendo attenzione a non farmi sentire. Soprattutto dal gatto-cane. Quando mi accorgo che è lì, è troppo tardi. Ma la storia che mi racconta dovrà aspettare, perché ora la direzione sta mettendo calendari e geografie nella sue parole.
E' l'alba quando arriva il SubMoy che mi consegna un foglio.
"Tutto in una volta?", chiedo.
"Sì", dice, ed aggiunge: "e scrivi che poi seguiranno altre informazioni. Questo perché chi è coinvolto cominci a farsi un'idea".
Poi mi dà dei pennelli. Sto per chiedergli, terrorizzato, se è con questi che devo spazzare, quando mi dice: "sono per la crepa nel muro".
Dopo un attimo chiedo "e la pittura?".
"Oh", dice il SupMoy già sull'uscio della capanna, "la vernice la porteranno i visitatori".
Quindi sono andato alla bacheca degli avvisi ed ho scritto tutto d'un fiato. Ecco fatto.
(…)
Oh! Voi non potete vedere la nostra bacheca. Ok, ok, ok, eccola qui. Dice:
AVVISO ALLA SEXTA.., va bene, ok, ok, ok, A TUTT@:
Appuntatelo sui vostri calendari e guardatelo nelle vostre geografie:
- Parole varie sul pensiero critico, iniziando con la relazione sulla conclusione e inaugurazione della Scuola-Cinica alla Realidad zapatista. Data: a partire dal 5 marzo 2015, anniversario della scomparsa del compagno Luis Villoro Toranzo. Luogo: ovunque siate.
- Omaggio che era stato sospeso al compa Luis Villoro Toranzo ed Omaggio al compa Galeano nel primo anniversario della sua morte. Data: 2 maggio 2015. Luogo: Caracol di Oventik. Invitati speciali: famigliari di don Luis Villoro Toranzo, famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, e la Sexta.
- Inizio del Seminario "Il Pensiero Critico di fronte all'Idra Capitalista". Data: dal 3 al 9 maggio 2015. Luogo: inizio nel Caracol di Oventik e proseguimento al CIDECI di San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Participano: famigliari Degli assenti di Ayotzinapa, teste pensanti critiche nazionali e internazionali, e l'EZLN. Invitata speciale: la Sexta.
- Da Luglio a Dicembre 2015. Seminario Mondiale decentralizzato, diverso, simultaneo, selettivo, di massa, eccetera: "Il Pensiero Critico di fronte all'Idra Capitalista". Luogo: Pianeta Terra. Partecipano: La Sexta ed altr@.
- Escuelita Secondo Livello (solo per chi ha passato il primo grado). Data: 31 luglio, 1 e 2 agosto 2015. Luogo: sarà definito in seguito. Partecipanti: solo chi riceverà l'invito al secondo livello e superi l'esame di ammissione. Seguiranno ulteriori informazioni.
- Festa dei Caracol: Data: 8 e 9 agosto 2015. Luogo: i 5 caracol zapatisti.
- Escuelita Terzo Livello (solo per chi ha passato il secondo grado). Data: Novembre-Dicembre 2015. Date: da precisare. Luogo: da precisare.
Ecco qua. E come diciamo da queste parti: "seguiranno ulteriori informazioni".
Da questa parte della crepa nel muro della scuola.
SupGaleano
Concierge fino a nuovo ordine.
Messico, marzo 2015
 
SEZIONE "DEL QUADERNO DI APPUNTI DEL GATTO-CANE":
- Ha ragione il sicario patentato, Mario Fabio Beltrones Rivera, quando dice che (la candidatura di) "Carmen Salinas non impoverisce la classe politica". Vero, la sintetizza meglio di qualsiasi altra analisi: Carmen Salinas è la rappresentazione vivente dello stile di tutta la classe politica messicana.
- Le differenze tra le proposte dei diversi partiti politici equivalgono a quelle che ci sono tra la pomata di grasso di tigre e l'aromaterapia. Sono ugualmente inutili, ma una è progressista e dà maggior prestigio intellettuale. Perfino nell'esoterismo esistono le classi, mio caro.
(continua…)


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