sabato 29 settembre 2012
Riscontrato tumore cerebrale a Patishtán
venerdì 28 settembre 2012
Testomianza tra gli sfollati di Union Hidalgo eComandante Abel
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giovedì 27 settembre 2012
Decine di indigeni chiapanechi in fuga dalle aggressioniparamilitari
La Jornada – Mercoledì 26 settembre 2012
Decine di indigeni chiapanechi in fuga dalle aggressioni paramilitari
A colpi d'arma da fuoco hanno obbligato simpatizzanti dell'EZLN a rifugiarsi in altri villaggi
Circa un centinaio di indigeni, basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) delle comunità Comandante Abel ed Unión Hidalgo, municipio autonomo La Dignidad, in Chiapas, si sono rifugiati in altri villaggi. La situazione è giudicata grave dal Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba).
Come denunciato dalla giunta di buon governo (JBG) di Roberto Barrios, lo scorso 8 settembre, 73 persone di Comandante Abel sono state cacciate a colpi d'arma da fuoco da un gruppo paramilitare, legato a quello che si conosceva come Desarrollo, Paz y Justicia e col PRI. Dal 6 al 19 settembre, gli aggressori da 55 sono diventati 150 ed hanno costruito un accampamento a 500 metri dalla comunità. Altre famiglie zapatiste sono state costrette ad abbandonare Unión Hidalgo, a Sabanilla.
Una brigata di osservazione, formata da organizzazioni civili e collettivi dell'Altra Campagna, ha visitato la zona per incontrare gli sfollati ed ha diffuso un approfondito rapporto. Sono stati rilevati diversi colpi di pallottola contro la scuola autonoma ed i negozi cooperativi, e la realizzazione di trincee a 200 metri dal villaggio. Secondo gli stessi profughi, con armi AR-15 gli aggressori dalla trincea puntavano le armi contro il villaggio.
Due giorni prima di iniziare gli attacchi, i paramilitari si erano riuniti a San Patricio con i funzionari Eduardo Montoya, Maximiliano Narváez e Noé Castañón León, quest'ultimo segretario di Governo, ed agenti di Pubblica Sicurezza, si indicane nel rapporto. Poi sarebbero arrivati individui armati e con divise militari. Nella comunità restano meno di 30 abitanti. La metà dei 147 ettari del villaggio è occupata dagli invasori. Alcune donne sono scappate verso il fiume. I bambini sono corsi nella montagna senza sapere come uscirne; gli spari erano molto vicini e ci sfioravano, colpivano i muri della casa, hanno raccontato le donne. Una donna racconta: ero in negozio quando improvvisamente si sono sentiti gli spari e le compagne sono scappate dal negozio. Tre giorni senza mangiare né bere. Un'altra racconta: le compagne si sono nascoste sotto i massi e sotto i tronchi; due compagne erano scomparse ma tre giorni dopo si sono presentate a San Marcos.
Dal giorno 16, all'entrata si trova un posto di controllo della Pubblica Sicurezza Statale che sembra proprio proteggere gli invasori. Il giorno 18, i poliziotti hanno sparato.
I paramilitari hanno occupato la clinica autonoma. Vogliono cacciare le basi di appoggio; molti campi di mais sono invasi. Gli animali si stanno disperdendo, i paramilitari tagliano i recinti e distruggono i raccolti. Accusano il governo: È la sua maniera di fare la guerra e logorarci per farci arrendere. Non abbandoniamo la nostra lotta e non ci arrendiamo.
Nella comunità autonoma San Marcos, gli osservatori hanno trovato gli sfollati di Comandante Abel in condizioni precarie. Quattro donne sono incinta e c'è il timore di aborti spontanei. Una delle donne scomparse dopo l'attacco, riferisce: le pallottole ci inseguivano e quando siamo arrivate qui stavamo davvero male. Non abbiamo preso il sentiero, ma siamo passate per il burrone. Dietro di me ho avvertito la presenza di un animale, ho avuto paura e mi sono persa, pensavo di morire. Ora sono assistite dai promotori di salute e dalle levatrici di San Marcos.
Gli zapatisti non sono soli!
Mobilitazione internazionale in solidarietà alle basi di appoggio zapatiste
GLI ZAPATISTI NON SONO SOLI!
TUTTI E TUTTE A PARTECIPARE ALLA GIORNATA NAZIONALE E INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA' CON LE BASI D'APPOGGIO ZAPATISTE
IL 30 DI SETTEMBRE, AZIONI DISLOCATE.
Nell'ultimo mese le basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale hanno denunciato attacchi al loro processo di autonomia. Gruppi paramilitari come la ORCAO e Paz y Justicia hanno intensificato i loro attacchi, i quali vanno oltre le minacce e invasioni del territorio zapatista; nell'ultimo mese ci sono stati attacchi diretti con armi da fuoco.
Nella comunità Comandante Abel, appartenente alla Zona Nord, del Caracol V (Roberto Barrios), la situazione diventa ogni giorno più critica. Come conseguenza di questi episodi ci sono già sfollati e desaparecidos; nei terreni invasi, gli aggressori hanno cominciato a costruire le loro case.
La Giunta del Buon Governo della Zona Nord e la comunità Comandante Abel
hanno cercato, in altre occasioni, per mezzo del dialogo e l'accordo, di trovare una soluzione politica e pacifica a questi conflitti; la risposta dei cattivi governi è stata una serie di provocazioni.
Si tratta di una guerra di controinsurgenza contro le comunità che si negano a accettare le elemosine dei malgoverni, e che costruiscono dignitosamente e in maniera autonoma le proprie scuole, cliniche, lavori e forme di governo, che resistono contro il capitalismo e ricreano quotidianamente una cultura di rispetto per l'essere umano e la natura.
E' una strategia dello stato per cercare di impedire che il progetto politico, economico e sociale delle comunità zapatiste si mantenga e cresca; esse hanno dimostrato che è possibile organizzarsi, governarsi e produrre autonomamente, cioè senza necessitare di partiti politici, imprenditori o governi corrotti, che è possibile costruire un mondo dove il popolo comandi, nel quale non ci siano più i quattro pilastri del capitalismo: spoliazione, sfruttamento, disprezzo e repressione.
E' possibile, cioè, organizzarsi in basso a sinistra, per produrre quello che la gente necessita, per fare in modo che il lavoro, l'educazione, l'alimentazione, l'abitazione, la salute, l'indipendenza, la libertà, la democrazia, la giustizia, siano per tutti.
Nelle comunità zapatiste si costruisce da alcuni anni, poco a poco, passo dopo passo, questo mondo molto altro, ed ognuna di queste necessità hanno cominciato ad essere possibili per tutti. La guerra controinsurgente cerca di impedirlo.
Facciamo appello alle persone, collettivi e organizzazioni in basso a sinistra a vigilare su questa situazione e a solidarizzarsi rispondendo all'appello per il sostegno economico.
Per quanto detto, all'interno della campagna "Mille rabbie, un solo Cuore. Viva le Comunità Zapatiste!" convochiamo tutti i nostri compagni e compagne dell'Altra Campagna, della Zezta Internazcional, in particolare quelli che fanno parte della Rete Contro la Repressione e per la Solidarietà perchè, secondo le proprie forme ed i propri modi, ci mobilitiamo questo 30 settembre nei nostri luoghi per chiedere la cessazione degli attacchi alle Basi d'appoggio zapatiste e per il rispetto delle loro Autonomie.
CHE SI ASCOLTI FORTE:
GLI ZAPATISTI NON SONO SOLI!
Fraternalmente.
Contro la spoliazione e la repressione, la Solidarietà!
Collettivi, Organizzazioni ed Aderenti all'Altra Campagna
Rete Contro la Repressione e per la Solidarietà (RvsR)
Leggi l'appello comleto su Enlace Zapatista
La guerra contro gli zapatisti
Aggressioni armate a comunità autonome del Chiapas
"Sorelle e fratelli, questi fatti li rendiamo pubblici per farvi sapere quello che stanno facendo i cattivi governi corrotti [...]. Ci hanno aggredito senza motivo alcuno, pensando che con questo ci arrenderemo o ci venderemo a queste massa di ladroni, criminali e traditori della patria; se pensano questo si stanno sbagliando, perché queste ingiustizie che subiamo, invece di intimorirci ci danno più coraggio, rabbia e indignazione". Con queste parole la Giunta di Buon Governo della Realidad concludeva il comunicato col quale alcune settimane fa denunciava l'ennesima aggressione contro un progetto comunitario nella propria regione.
I comunicati delle autorità zapatiste usciti negli ultimi mesi, se da una parte ci mostrano come la costruzione dell'autonomia da parte di migliaia di contadini va avanti e non si fa intimidire, dall'altra ci raffigurano una nuova fase nella strategia di guerra che il governo sta attuando contro le comunità autonome, una fase caratterizzata dall'utilizzo di gruppi paramilitari che attaccano civili, bruciano case e raccolti e cacciano i contadini dalle loro terre. Un caso emblematico, e di questi giorni, ci viene dalla comunità Comandante Abel, della regione di Roberto Barrios, i cui abitanti sono stati assediati ed attaccati da 150 paramilitari, e poi costretti a fuggire sotto i colpi dei fucili.
Dall'insurrezione zapatista del 1994 non si è mai fermata la guerra contro le comunità ribelli del Chiapas. Una guerra contro civili, cioè contro migliaia di contadini organizzati che occuparono le terre dei latifondisti, e da allora costruiscono nuove forme di democrazia e di società in una delle regioni più abbandonate ed emerginate del paese. Comunità sfollate, persone arrestate, minacciate ed uccise. Negli ultimi anni la guerra non si era fermata, ma aveva cambiato il suo volto, in un certo senso aveva mascherato la violenza. Infatti, tanti analisti descrivevano l'attuale strategia del governo contro l'autonomia zapatista come una "guerra economica", cioè la principale arma del governo erano i soldi ed i progetti assistenziali con i quali cercava di comprare le famiglie di contadini poveri, a patto che questi abbandonassero l'organizzazione e creassero divisione nelle comunità. Ma da quello che sta succedendo ormai da un paio di anni, è ormai evidente che la violenza, quella vera, è tornata, con la riattivazione di gruppi paramilitari nei territori zapatisti.
Negli scorsi anni la stampa messicana, sulla base di documenti governativi desecretati, ha mostrato quello che già tutti sapevano, cioè che nel '94 il governo messicano organizzò gruppi di civili armati in Chiapas, da usare contro i civili delle comunità ribelli. Questi gruppi hanno scritto alcune tra le pagine vergognose della storia del paese, con massacri di innocenti come quello realizzato nella comunità di Acteal nel 1997, in cui furono uccisi più di 40 civili che stavano pregando nella chiesa. Nella zona nord dello stato, quella di Roberto Barrios, operò un organizzazione chiamata Paz y Justicia che per alcuni anni seminò terrore e morte in numerose comunità, lasciando irreparabili danni sociali e psicologici alla popolazione. Questa storia sembrava fosse finita. Ma ormai da un paio di anni alcuni di questi gruppi sono stati riattivati, con nomi nuovi, e sempre con l'appoggio delle istituzioni governative e di politici locali.
Il principale obbiettivo della loro violenza è cacciare gli zapatisti dalle "terre recuperate". Con questo termine ci si riferisce a migliaia di ettari di terre che furono occupate nel 1994 ai latifondisti da parte di contadini, sia zapatisti che di altre organizzaizoni. Su queste stesse terre il governo sta dirigendo adesso la violenza dei paramilitari, molti dei quali sono contadini poveri ai quali è promessa la terra una volta cacciate le famiglie zapatiste. Nelle varie regioni del Chiapas sono ormai munerose le denunce delle Giunte di Buon Governo sulle violenze dei paramilitari, che minacciano le persone, bruciano i raccolti, uccidono animali di allevamento, cospargono erbicidi nei campi, fino ad arrivare ad espulsioni violente della popolazione civile.
Nella zona nord, nel Caracol di Roberto Barrios, da più di un anno sono sotto attacco gli abitanti della comunità di San Patricio. Gli aggressori sono gente che viene dall'esperienza del gruppo paramilitare Paz y Justicia, che adesso opera con un altro nome, composto da membri del partito verde ecologista, e protetto da funzionari del governo. Nel settembre 2011 accerchiarono per settimane la comunità di San Patricio, i cui abitanti a maggio 2012 decisero di andarsene, per fondare una nuova comunità in una altro terreno recuperato. La nuova comunità fu chiamata "Comandate Abel", in ricordo di un dirigente politico dell'EZLN responsabile di questa regione, recentemente morto. Ma i paramilitari si sono ripresentati a inizio del settembre 2012, accerchiando di nuovo la comunità e bruciando i campi coltivati. L'otto settembre sotto un attacco da armi da fuoco, la gente è fuggita nei boschi per rifugiarsi e poi raggiungere nei giorni successivi altre comunità che hanno dato loro soccorso ed ospitalità. Due donne con i loro bambini, che si erano perse nella fuga, sono state ritrovate dopo tre notti passate nascoste nella foresta, ammalate e impaurite.
In questi giorni una carovana di osservazione organizzata dal centro per i diritti umani Frayba, insieme ad altre organizzazioni, ha visitato le famiglie di sfollati ed ha documentato le violenze dei paramilitari. Nella loro relazione finale si mostrano le evidenze della collaborazione di polizia e funzionari statali con i criminali che hanno attaccato la comunità. Si testimonia di come questi ultimi avessero costruito trincee attorno al centro abitato, e dei segni di spari ancora evidenti sulle case ed addirittura sulla clinica autonoma zapatista.
Quindi, quello che emerge dalle notizie che giungono ultimamente dal Chiapas è di una situaizone difficile per molte comunità zapatiste, vittime delle violenze di gruppi armati sostenuti e protetti da politici e funzionari governativi. Addirittura gli zapatisti denunciano come dei finanziamenti dell'ONU per progetti di sviluppo sono in realtà utilizzati dal governo del Chiapas per armare e finanziare questi gruppi di delinquenti che attaccano i contadini zapatisti. La guerra e la violenza non intimoriscono certo queste popolazioni ribelli che, come hanno sempre detto, non è da 15 anni, ma da 500 anni che sono in guerra, a causa delle condizioni di sfruttamento ed emerginazione in cui hanno vissuto. "Non abbiamo paura di morire", disse la maggiore Ana Maria nel 1994, "è più doloroso vedere i nostri bambini morire di malattie curabili". Oggi, che con le terre recuperate e l'organizzazione comunitaria, cioè con quello che gli zapatisti chiamano "autonomia", hanno concretamente migliorato le loro condizioni di vita, abbattendo la denutrizione e la mortalità infantile, costruendo scuole e cliniche autonome ed autogestite, creando le condizioni per un futuro dignitoso, non sono certo disposti ad abbanmdonare la lotta le migliaia di contadini ribelli del Chiapas. Come ci ricordano le autorità di Roberto Barrios nel denunciare l'attacco paramilitare alla comunità di Comandante Abel: "Che sia chiaro al governo imbroglione e bugiardo che non ci arrenderemo, a costo di consegnare la nostra vita per la terra se è necessario; se crede che non è bastato il sangue che abbiamo versato nel '94 per avere un posto in questo mondo...".
Leggi le denucne delle Giunte di Buon Governo su Enlace Zapatista
Leggi la relazione della Carovana di solidarietà e documentazione a Comandante Abel
martedì 25 settembre 2012
Frayba: Minacce al Cideci-Unitierra dall'Esercitomessicano
Secondo dat iforniti al Frayba, lunedì 17 settembre alle ore 19:50 un veicolo dell'Esercito messicano, con 10 elementi armati, si è avvicinato lentamente alla sede del Cideci-Unitierra Chiapas, cinque metri prima di arrivare alla porta principale, ha spento le luci ed ha ripreso la strada verso San Juan Chamula.
Mercoledì 19 settembre alle ore 9:40, è apparso un veicolo dell'Esercito messicano, con numero di identificazione 8003150, con 10 elementi armati che hanno realizzato un pattugliamento a piedi e con le armi in pugno, con un chiaro atteggiamento di minaccia di fronte alle installazioni del Cideci-Unitierra. Questo fatto ha messo in all'erta i ragazzi di questa comunità educativa ed i partecipanti all'Incontro su Agricoltura Sostenibile e Sovranità Alimentaria, organizzato da Sviluppo Economico Sociale dei Messicani Indigeni, A.C (Desmi) che si stava svolgendo nel Centro Indigeno.
Di fronte a questa situazione il Frayba esprime la sua preoccupazione per quanto successo e sollecita lo Stato Messicano a far cessare gli atti di minaccia contro questo centro educativo il cui compito è quello di costruire alternative del buon vivere nella cornice della diversità culturale e dell'autonomia.
Precedenti
Il Cideci-Unitierra in altre occasioni è stato vessato dal governo messicano, come abbiamo denunciato nei nostri bollettini No. 20 del 15 ottobre 2011 w No. 6 del 18 giugno 2012.
sabato 22 settembre 2012
Alberto Patishtan quasi cieco per la mancanza di curemediche
lunedì 17 settembre 2012
Proseguono le aggressioni paramilitari
lunedì 10 settembre 2012
chiapas ;Attacco armato paramilitare nella comunita' ComandanteAbel, Roberto Barrios
- Il gruppo proviene dalla comunità Union Hidalgo ed i priisti da San Patricio del municipio ufficiale di Sabanilla. Questo gruppo è venuto con l'obiettivo di invadere e cacciare i nostri compagni dalle loro terre e beni.
-Alle 3 del pomeriggio sono arrivati tre funzionari del malgoverno nel luogo occupato dagli invasori accompagnati da bambini e bambine figli dei priisti della comunità di San Patricio; poi se ne sono andati. Successivamente sono arrivati altri paramilitari fino a raggiungere il numero di 70 invasori.
Junta de buen gobierno
Alex Gómez Pérez
Efraín Gómez Pérez
Estrella Sánchez Sanchez
Inviato dal mio telefono Huawei
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Ni una más L'autrice di questa frase è stata assassinata. Si chiamava Susana Chávez e, oltre a...
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---------- Messaggio inoltrato ---------- Da: Andrea Cegna < andrea.cegna@inventati.org > Data: 22/giu/2016 00:19 Oggetto: [Ezln-it] E...
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Presenz/Attiva in Chiapas_luglio 2009 Testimonianze dai caracoles di Oventik e Roberto Barrios La Presenz/Attiva prosegue nel mese di ago...