martedì 30 ottobre 2007
INIZIATIVA ZAPATISTA
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SIETE TUTT@ INVITAT@ ALL'INIZIATIVA 'SIAMO TUTTI ZAPATISTI' CHE SI TERRA' LUNEDì PROSSIMO
AL CAFFE' LETTERARIO FAHRENHEIT 451 DI SAN GIOVANNI VALDARNO. QUI DI SEGUTO
IL COMUNICATO STAMPA E IN ALLEGATO IL VOLANTINO DELLA SERATA. COGLIAMO L'OCCASIONE ANCHE PER INVITARVI ALLA CENA CHE SI TERRA' SABATO 24 NOVEMBRE A MERCATALE V.NO IL CUI RICAVATO ANDRA' A FINANZIARE UN NUOVO PROGETTO DI SOLIDARIETA'
CON IL CARACOL DI ROBERTO BARRIOS.
SALUTI
COORDINAMENTO TOSCANO DI SOSTEGNO ALLA LOTTA ZAPATISTA
P.S. FATELA GIRARE!!!
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Lunedì 5 novembre, alle 21,30, incontro pubblico dal titolo "Siamo tutti zapatisti" presso il Caffè letterario "Fahrenheit 451" di San Giovanni.
La serata, promossa dal Coordinamento Toscano di Sostegno alla Lotta Zapatista e Associazione Ya Basta, rappresenta l'occasione per presentare Patto d'Amicizia tra il Comune di Bucine e il Caracol di Roberto Barrios.
Interverranno Vittorio Sergi (ricercatore), Armando De Mattheis (Comunità in Resistenza C.S.O.A. Intifada), Riccardo Franciolini (ricercatore), Daniele Fini (Coordinamento Toscano di Appoggio alla Lotta Zapatista) e Sauro Testi (Sindaco del Comune di Bucine).
Durante l'evento verranno proiettate le foto dell'ultima "Carovana" in Chiapas, sarà presentato il viaggio di dicembre-gennaio e gli intervenuti illustreranno i progetti di solidarietà con le comunità zapatiste.
Ingresso libero.
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lunedì 29 ottobre 2007
La Jornada - 29 ottobre 2007
In Chiapas installato un accampamento per i dirittiÁNGELES MARISCAL, CorrispondenteTuxtla Gutiérrez, Chis., 28 ottobre. Alcuni attivisti hanno installato un accampamento civile di osservazione per i diritti umani nel villaggio 28 de Junio, municipio di Venustiano Carranza, dove gli abitanti hanno subito minacce dall'Esercito Messicano e dai poliziotti statali e federali, che li hanno collegati con l'Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR). L'accampamento è stato installato nel centro di 28 de Junio, 55 chilometri a est dalla capitale chiapaneca, dopo che lo scorso 30 settembre l'Organizzazione Contadina Emiliano Zapata (OCEZ) aveva invitato organismi nazionali e stranieri a mandare osservatori dei diritti umani a seguito della persecuzione dei governi federale e statale, ha dichiarato José Manuel Hernández Martínez, leader locale della OCEZ ed accusato di essere dirigente regionale dell'EPR. L'appello si è diffuso all'approssimarsi delle elezioni del 7 ottobre scorso, perché la OCEZ non scartava l'idea che il governo statale arrestasse i dirigenti con accuse prefabbricate di essere legati all'EPR e perfino al narcotraffico. Prima del 7 ottobre, la OCEZ aveva denunciato che giornalmente poliziotti statali e federali, così come i soldati, "entrano ed escono" da 28 de Junio, Guadalupe La Cuchilla e San José La Grandeza, come metodo intimimatoria; col risultato che "le donne ed i bambini hanno molta paura".(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)
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sabato 27 ottobre 2007
resoconto di un delegato
Lavori collettivi
L idea dei lavori collettivi Euna caratteristica presente nelle comunita indigene, tutte, non solo quelle zapatiste. Ogni capofamiglia dedica alcuni giorni ogni mese ad attivitEdi interesse collettivo della comunitE(costruzione di una strada, preparazione di feste religiose etcc).
Nel tavolo di discussione non si Eparlato di questi. Si Eparlato di quelli tipici delle comunitEzapatiste, che si sono sviluppati in seguito all'organizzazione delle comunitEe hanno come scopo quello di appoggiare economicamente la resistenza, cioEle autoritEautonome, i promotori, le istituzioni autonome etcc
Per esempio ha raccontato un compagno del Caracol de La Garrucha che nella loro zona giEda prima del 94 si iniziarono a coltivare collettivamente dei campi di mais e fagioli e si iniziEa lavorare la canna da zucchero per fare la canela (non so se Ezucchero grezzo o altro). La vendita di questi prodotti serviva a mantenere le autoritEelette dalle comunitEper il lavoro politico nellorganizzazione.
Adesso in tutti i Caracoles sono organizzati numerosi collettivi o comitati che organizzano le attivitEdei lavori collettivi. I proventi di tutte queste attivitEhanno lo scopo di mantenere sia economicamente che alimentarmente il lavoro delle autoritEa tutti i livelli, i promotori di salute e di educazione (nel loro lavoro e nella loro formazione), gli alunni nelle scuole municipali. Possono servire per comprare medicine per le cliniche o le farmacie, per comprare la benzina per lambulanza (come nel caso della clinica del Caracol de La Garrucha).
Questi comitati sono organizzati in ogni comunitE ma anche nelle scuole municipali, nelle cliniche, coloro che ci lavorano o ci studiano svolgono delle attivitEin collettivo per poter finanziare la propria istituzione autonoma.
Per fare degli esempi di attivitEcollettive:
-Oventik: produzione pane, allevamento, negozi comunitari, produzione scarpe, produzione ortaggi, falegnameria, produzione miele.
-Morelia: produzione pane, candele, fagioli, allevamento di polli e pecore (queste attivitEsono gestite da collettivi di donne). Inoltre produzione di mais, fagioli e ortaggi, allevamento di polli e bovini, negozio collettivo situato nel centro Caracol gestito da un rappresentante di ogni municipio autonomo e il guadagno Espartito per ogni municipio.
-La Garrucha: allevamento bovini e ovini, negozi comunitari, produzione di mais (anche a livello municipale), farmacia collettiva (situata nella comunitENuevo Jerusalem, Municipio Autonomo Ricardo Flores Magon, piEche finanziare la autonomia serve a dare un servizio agli abitanti delle comunitEisolate di questa zona remota della selva, si vendono le medicine allo stesso prezzo di cui sono state comprate).
L unico dubbio che ho su questa faccenda dei lavori collettivi E ma devono partecipare tutti coloro che aderiscono all organizzazione? Secondo me si, ma non ho capito bene.
In questo tavolo di discussione si Eparlato poi delle esperienze delle cooperative che sono nate nei Caracoles. Ad esempio ad Oventik ci sono tre cooperative di donne tessitrici e due di produttori di cafE come a Morelia una del caf. Le cooperative sono composte da un certo numero di persone che si uniscono per portare avanti insieme un progetto produttivo comune. Uno dei dubbi su cui dibattevo con altri compagni a luglio, ma di cui ancora non ho una spiegazione: ma i proventi delle cooperative restano tutti ai soci o vanno anche alla resistenza(alle comunitE? Secondo me restano ai soci. L' idea che mi sono fatto Eche queste cooperative funzionano, per chi conosce l' esperienza di Nuevo Horizonte nel Peten, come quelli che laggiEchiamano i gruppi di interesse.
Alcuni esempi di cooperative:
-Cooperative Tessitrici (Oventik).
Ci sono tre cooperative di donne tessitrici. Le donne indigene sono sempre state delle ottime tessitrici, che producevano e producono vestiti per uso quotidiano e per le cerimonie. Da alcuni decenni si Esviluppato moltissimo il mercato turistico di questi tessuti artigianali. Molte donne vanno a vendere i loro prodotti nei negozi a San Cristobal dove glieli pagano una miseria (oltre a non guadagnarci nulla, spesso le donne indigene non riescono nemmeno a coprire le spese per il materiale e il trasporto alla cittE. Las Mujeres por la Dignidad (marzo '97), Xhulunchum (ottobre '99), Ni Chim Rosa (maggio 2001) sono i nomi delle cooperative (non so se sono giusti) di donne che hanno iniziato a lavorare in modo collettivo e a cercare dei canali di vendita alternativi e piEdegni rispetto alla vendita ai negozi a San Cristobal. Le cooperative sono composte da donne di vari municipi del Caracol. L' assemblea delle socie elegge una mesa direttiva (un consiglio direttivo) in carica per un anno: questa ha il compito di amministrare, gestire le vendite e la documentazione, tenere i rapporti coi clienti, preparare informes (resoconti), fare inventario, spedire i prodotti. La mesa puEessere destituita dalla volontEdelle altre socie. Le assemblee delle tre cooperative si riuniscono tra di loro una volta all'anno. Coloro che lavorano nella mesa non ricevono uno stipendio, il guadagno della cooperativa Espartito tra tutte le socie. Le donne lavorano tre o quattro giorni a settimana per 8 ore. Con queste attivitEarriva loro un po di soldi per mantenere i figli e la famiglia. Il governo sta cercando di ostruire il lavoro di queste cooperative, ha fatto sorgere alcuni negozi, per fare concorrenza, dove si vendono prodotti comprati a donne indigene a basso prezzo che vendono venduti come prodotti ci cooperative zapatiste.
-Cooperative CafE(Oventik).
Le due cooperative del cafEsi chiamano Mut-vitz e Ya Chi Xacabal (i nomi forse sono un po storpiati). La seconda Enata nel 2001. Nel 2003 si Eallargata e ora Ecomposta da 800 soci (la maggioranza uomini, ma anche qualche donna) di 3 municipi. La mesa direttiva Edi 15 persone che non ricevono stipendio, stanno in carica tre anni e danno un informe ogni anno. Esportano il cafEall'estero grazie alla cooperazione internazionale, perchEglielo pagano a un prezzo migliore. (da queste cooperative viene il cafEche vende in italia ya basta). Fino ad ora sono riusciti ad avere un magazzino, mezzo di trasporto, macchinari per desgranar (penso che sia per sbucciare il chicco) e una per tostare. Il governo da alcuni anni sta attuando delle manovre per ostruire l'attivitEdelle cooperative: finanzia i coyotes (intermediari),che di solito pagano una miseria il cafEai contadini, cosEche questi vanno dai contadini, anche quelli delle cooperative, per offrirgli un monte di soldi in piE per convincerli di vendere il cafEa loro invece che alle cooperative.
-Cooperativa CafE(Morelia).
C'Euna cooperativa del cafEche si chiama Tatawelo. E' nata non so quando ed erano 44, adesso sono 315 soci. Vendono il cafEin germania e italia grazie alla cooperazione internazionale.
Resoconto della Comandancia sui 14 anni di autonomia.
Moyses, incaricato della comandancia per la sexta internacional, ha detto In questo incontro le nostre parole non sono state parole da politici per ingannare il popolo, ma sono state parole dal cuore...Abbiamo commesso molti errori. Se commettiamo degli errori stiamo costruendo, se non commettiamo nessun errore EperchEnon facciamo niente. La cosa importante Ericonoscere i nostri errori. In questo tavolo i e le comandanti che parlavano, raccontavano delle cause che hanno portato all'insurrezione e degli avvenimenti principali di questi ultimi 14 anni. Se il movimento zapatista nacque Eper cercare la vita, una vita che non c'era in Chiapas. La loro lotta fu subito a livello nazionale e per il riconoscimento dei diritti di tutti i popoli indigeni del paese, che si sono resi conto che le domande e le necessitEche hanno portato gli zapatisti a fare la guerra sono le loro. Il malgoverno in questi ultimi 14 anni si Ecomportato male con gli zapatisti e con tutti i popoli indigeni, non mettendo in pratica gli accordi di San Andres. Gli zapatisti quindi nel 2003 formalizzarono il loro autogoverno dei propri territori con la nascita dei Caracoles e le Giunte di Buon Governo: il governo non compEgli Accordi di San Andres e quindi, senza chiedere il permesso a nessuno, incominciammo a costruire. Ora possiamo dire che siamo capaci di governare e di governarci senza bisogno dei partiti politici e dei ricchi. Sulla gestione del governo delle comunitEzapatiste e sul concetto di autonomia Emolto importante la tradizione indigena. Nel pensiero indigeno le autoritEsono servitori del popolo. Invece nel sistema capitalista e neoliberista molti fanno le autoritEcon la speranza di fare soldi e di tutelare i propri interessi. Noi vogliamo riscattare e mettere in pratica il pensiero dei nostri antenati. Ogni zona cerca la propria forma di come crescere, non c'Eun manuale. Si Eparlato poi delle comunitEnon zapatiste che vivono nei territori con presenza zapatista: hanno detto che stanno per sparire questi villaggi, nel senso che sta sparendo la loro lingua e la loro cultura. I villaggi filogovernativi, a differenza degli zapatisti, accettano gli aiuti che da dopo il '94 il governo manda alle comunitErurali del Chiapas (cibo, tetti di lamiera, apparati di comunicazione etc...). Questo provoca una situazione di dipendenza di queste comunitEverso il governo. In alcune di queste il governo e l'esercito messicano hanno istruito i contadini poveri come paramilitari per andare ad uccidere e per minacciare le comunitEin resistenza. Gli zapatisti potrebbero chiamare questi contadini indigeni dei traditori. Pero, anche negli altri tavoli dove parlavano i civili delle comunitE chi ha parlato di loro li ha sempre chiamati fratelli, EpiEdi una volta Estato detto che sono sangue del nostro sangue. Gli zapatisti hanno ben chiaro che il nemico non sono i contadini che per ignoranza o per fame diventano dei criminali al soldo del governo, ma il nemico Eil sistema neoliberista e tutte le strutture che continuano a mantenere lo sfruttamento delle persone povere e delle loro risorse.
Ha detto il Comandante David, dopo aver descritto i progressi fatti in questi anni, che questa di cui abbiamo parlato la chiamiamo lotta pacifica e politica, ma non vuol dire che non siamo pronti a difenderci con le armi. Diciamo no alla consegna delle nostre armi perchEsono l'unica garanzia che abbiamo noi indigeni.
Poi Estato detto che continuano a portare avanti la comunicazione e la solidarietEcon tutti i popoli indigeni e in lotta.
Radio Insurgente, la radio dell' Esercito Zapatista, Estata molto importante per l'informazione nei villaggi, dal 2005 ha avviato un processo per lasciare la gestione delle apparecchiature radio alle comunitEindigene. Quindi dagli insurgentes ai civili delle comunitE Sono nate alcune radio comunitarie per far capire che non dobbiamo arrenderci al nostro nemico.
giovedì 25 ottobre 2007
Incontro dei Popoli Indigeni, report finale
> Incontro dei Popoli Indigeni d'America
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/
>
> Dall'11 al 14 ottobre, a Vicam nello stato di Sonora del nord del Messico,
> si e' svolto il Primo Incontro dei Popoli Indigeni d'America, ospitato
> dalla
> tribu' Yaqui, nel suo territorio autonomo e indetto dall'EZLN e dal
> Congresso Nazionale Indigeno.
>
> Quasi 600 delegati, di 67 nazioni e popoli indigeni differenti sparsi in
> dodici stati, in maggioranza del centro e nordamerica, di fronte a 1000
> osservatori internazionali e messicani, molti dei media indipendenti, dei
> movimenti sociali e delle organizzazioni di diritti umani, hanno
> raccontato
> delle proprie tradizioni, degli abusi patiti, delle terre e delle culture
> sottratte, delle lotte e delle resistenze organizzate in 515 anni di
> invasione.
>
> Oggi piu' che mai, in questo incontro, i popoli indigeni hanno
> riconosciuto
> la radice comune di tutti i loro mali: il capitalismo. Il pensiero
> neoliberista e' di per se antitetico alla spiritualita' ancestrale e
> all'equilibrio naturale della cultura nativa, quindi la guerra messa in
> atto
> contro questi e' spietata e definitiva. Allo stesso tempo, la resistenza
> dei
> popoli indigeni diventa la trincea di tutta quella umanita' che non vuole
> arrendersi al pensiero unico, alla fine della storia decretata dal
> capitale,
> alla previdibile implosione e collasso ecologico del pianeta.
>
> L'alleanza tra tante diverse tradizioni non e' facile, ne' scontata. Pero'
> queste differenze rendono anche la ricchezza della diversita' del vivere,
> dei colori del mondo, quelli brevettati, ingrigiti e messi in vendita
> dalla
> globalizzazione delle multinazionali. A Vicam, a conclusione dell'evento,
> e'
> stata redatta una Dichiarazione dei Popoli Indigeni, la prima
> autoconvocata
> dai popoli nativi medesimi, continentale, esplicitamente anticapitalista.
> La
> strada e' lunga, ma il cammino e' gia' segnato.
>
> I quattro giorni dell'Incontro di Vicam sono dettagliatamente raccontati
> in
> queste pagine, corredate con foto e traduzioni:
>
> gallerie fotografiche:
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/foto.htm
>
> Corrispondenze:
>
> Si chiude l'evento, si apre un sentiero
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071014end.htm
>
> I mille colori del Messico
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071013mex.htm
>
> Testimonianze del Mesoamerica e Sudamerica
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071012sud.htm
>
> Nella terra invasa dai Soldati Blu
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071012usa.htm
>
> Dalla terra che chiamano Canada
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071011canada.htm
>
> L'apertura dell'Incontro
> http://www.tmcrew.org/chiapas/encuentroindigena/rep071011.htm
>
> ----------
>
> Quando l'ultimo albero sarà abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo
> pesce pescato, vi renderete conto che non si può mangiare il denaro.
>
> (Piede di Corvo, Piedi Neri)
>
>
Gruppi civili denunciano la guerra sporca contro i municipi zapatisti - La Jornada 25ott07
Gruppi civili denunciano la guerra sporca contro i municipi zapatisti
La tua mail nel 2010? Creane una che ti segua per la vita con la Nuova Yahoo! Mail
No virus found in this incoming message.
Checked by AVG Free Edition.
Version: 7.5.488 / Virus Database: 269.15.10/1091 - Release Date: 24/10/2007 14.31
mercoledì 24 ottobre 2007
dalla Jornada 24 ott07
sabato 20 ottobre 2007
Zapatisti e 64 famiglie di ejidatarios in disputa per le terre ad Ocosingo - La Jornada 20ott07
martedì 16 ottobre 2007
Parole di Marcos a chiusura dell'Incontro di Vicam
domenica 14 ottobre 2007
Marcos alla 4 riunione preparatoria a Vicam
venerdì 12 ottobre 2007
Intervento del Subcomandante Marcos a Vicam
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
PAROLE DELL'EZLN ALL'INAUGURAZIONE DELL'INCONTRO CONTINENTALE DEI POPOLI INDIOS D'AMERICA
Vicam Sonora - Messico - 11 ottobre 2007
Sorelle e fratelli
Attraverso la mia voce, parla la voce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
E con la mia voce salutiamo uomini, donne, bambini ed anziani zapatisti, indigeni di radici maya che vivono e lottano nelle montagne del sudest messicano.
Salutiamo i popoli, le nazioni e le tribù che sono radici e sostento di questo continente.
Salutiamo i molti colori che trova in loro il colore della terra.
Salutiamo i popoli indios del Nordovest del Messico che ci accolgono: il Kumiai, il Pai Pai, il Kiliwa, il Cucapá, il Tohono Odham, il Comcaá, il Pima, il Mayo Yoreme, il Raramuri, il Guarijío.
E salutiamo in particolare l'uomo e la donna Yaqui che ci ricevono e nelle cui terre e cieli si incontrano le parole delle culture originarie d'America.
Salutiamo le autorità tradizionali di Vicam e degli altri popoli presenti della tribù Yaqui.
Salutiamo il Congresso Nazionale Indigeno, voce e ascolto che ci convocano.
Salutiamo le donne e gli uomini di Sonora, del Messico, d'America, del Mondo, che ci aiutano, appoggiano ed accompagnano.
A questo Incontro dei Popoli Indios d'America si arriva con tutto contro: le distanze, le lingue, le frontiere, i governi, le bugie, le persecuzioni, le morti e le false divisioni che colui che sta in alto ci impone.
E come tutti i nostri sogni nella veglia che dall'alto ci impongono, sembrava impossibile alla vigilia, alcune ore fa, alcuni giorni fa, alcuni mesi fa, circa 515 anni fa.
Sono presenti delegazioni e rappresentanze di popoli, nazioni e tribù che danno vita all'America, dall'Alaska fino alla Patagonia.
Da molti angoli arrivano l'ascolto e la parola.
A volte ascolteremo il loro canto, a volte il loro silenzio.
A volte vedremo il loro colore, a volte il loro ricordo.
Per questo salutiamo coloro che essendoci ci sono e coloro che pur essendo qui non ci sono.
E con la memoria salutiamo, con la storia.
All'altro estremo della terra messicana, nelle montagne del sudest, racconta una leggenda che, quando la luna è appena un'ombra ferita da un curvo graffio di luce, una domanda si disegna nello spazio che fecero i primi dei, quelli che partorirono il mondo, affinché la pelle crescesse sotto la carezza che allevia stancando.
E racconta la leggenda che la domanda si ripete nel notturno tetto dei popoli indios di tutto il continente, quando la luna è nuova nei nostri cieli.
La stessa domanda appare nel cielo del nord dell'America, in terra HAUDENOSAUNEE, delle Nazioni Mohawk, Oneida, Cayuga, Onondaga, Seneca e Tuscarora, sul TSONERATASEKOWA, il Grande Albero dalle foglie sempre nuove, passa per la terra del Wayúu e si estende fino al cielo del Mapuche, nell'estremo sud del continente.
Ogni luna nuova, una domanda antica:
Ci sarà vita per la terra, la prima madre?
E raccontano i nostri più anziani, i guardiani della memoria, che la risposta non è stata creata quando i primi dei partorirono il mondo.
Raccontano che fu lasciata da loro, dei e dee, dai creatori, come pezzo fondamentale del rompicapo del mondo.
Raccontano che la lasciarono sul tetto della terra e fecero in modo che ogni tanto apparisse, affinché non si perdesse la memoria.
Dopo venne il denaro, che manda alla morte, a comandare in queste terre.
Portò distruzione e la chiamò "modernità".
Portò furto ed esproprio e li chiamò "civiltà".
Portò imposizione e la chiamò "democrazia".
Portò oblio e lo chiamò "moda".
Perché, raccontano i nostri saggi, che non si riesce neanche a scorgere la domanda nelle volte del denaro in Wall Street, nelle torri di vetro delle grandi corporazioni, nei bunker dei malgoverni che feriscono lungo il continente.
E raccontano che, per questo, solo i popoli originari possono leggere nel cielo questa ed altre domande che lasciò l'inizio del mondo, il primo cammino della terra.
Da allora, raccontano i nostri più antichi, molte risposte si provano, si fanno canto, danza, lingua, colore su tessuto e pelle, parola, storia, cultura, memoria.
Quello che sta in alto, il Prepotente, il denaro, ha una sola risposta, solida come il suo conto in banca, abbondante come la sua avidità, crescente come la sua ambizione.
"No" - risponde il denaro - "non ci sarà vita per la terra".
"Ci saranno affari" - argomenta per non dire: "ci sarà morte".
Invece, nei nostri popoli, nazioni e tribù originarie, la risposta è rotta, divisa in molti pezzi, sparsa nei calendari e nelle geografie, persa tra le frontiere che la morte erige e governa.
515 anni fa, il dominatore ci scoprì scontrati a volte, divisi altre, frammentati sempre.
Conquistò così il sangue rotto che unito era dalla terra.
515 anni durante i quali i nostri popoli, nazioni e tribù hanno cercato di resistere, di sopravvivere, di lottare.
Queste storie di dolore e di ribelle dignità, ora saranno ascoltate.
Ci faremo ascolto e parola, per sapere ciò che siamo e dove stiamo.
Sarà nominato il dolore del nostro sangue e sarà nominato il responsabile: il denaro.
Saranno nominate l'esperienza e la saggezza e saranno nominati i nostri popoli.
Saranno nominate le nostre richieste: la giustizia che vogliamo, la democrazia che necessitiamo, la libertà che ci meritiamo.
Sarà nominato ciò che ci appartiene e fu nostro e che ci è stato portato via.
Si ascolteranno i nostri cuori e quelli della nostra gente.
Impareremo allora, forse, che la risposta che la terra, la prima madre, si aspetta, il "sì" alla vita che reclama, incomincerà a scorgersi nei nostri cieli quando sarà collettiva, quando questo continente recupererà la voce che oggi ammutoliscono con fuoco, oblio e rumore.
La prima voce, quella originaria, la nostra.
Allora, forse, come la luna nuova che dà oggi il suo passo dall'ombra alla luce, incomincerà a scorgersi nelle nostre bambine e nei nostri bambini la risposta che ci sarà vita nella loro strada, nel loro passo, in loro compagnia.
Per questo, forse, bisognerà guardare indietro e molto lontano, perché così chiamano i nostri la memoria; bisognerà essere degni oggi e qui, perché così chiamano i nostri la ribellione; e bisognerà camminare mondi che ancora non esistono ma aspettano la mano che dia loro forma, la bocca che li canti, il passo che li cammini, perché è così che i nostri chiamano la lotta.
Sorelle e fratelli
È nostra decisione che in questa occasione la nostra storia taccia, di zapatisti quali siamo. Sappiamo che i nostri dolori saranno nominati nei dolori di altre sorelle e di altri fratelli indigeni, come saranno nominati anche i nostri sogni e le nostre speranze, e le lotte che portano, per renderli reali.
Oggi, come altre volte, ci tocca far da ponte affinché le vostre voci vadano da una parte all'altra, affinché trovino un ascolto sincero, affinché i vostri colori si vedano e le vostre memorie si mostrino.
Così hanno detto le nostre ed i nostri capi, i guardiani:
Che parlino l'altro e l'altra, che ascolti il nostro cuore.
Che insegnino l'una e l'altro, che il nostro cuore impari.
Che il nostro silenzio sia saluto, omaggio, rispetto e gratitudine per coloro che, dal Canada fino al Cile, ci ricordano che non ci hanno vinti, che la battaglia continua e che la vittoria sarà vita in un altro mondo, un mondo dove ci stiano tutti i mondi che siamo e che saremo.
Che sia così.
Grazie molte.
Da Vicam Sonora Messico - Continente Americano - Pianeta Terra - Sistema Solare
A nome degli uomini, delle donne, dei bambini e degli anziani indigeni zapatisti
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico - ottobre 2007
(traduzione del Comitato Chiapas di Torino -
Si apre l'incontro indigeno nello spirito anticapitalista - La Jornada 12ott07
Si apre l'incontro indigeno d'America nello spirito anticapitalista
Inviato dal mio telefono Huawei
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Ni una más L'autrice di questa frase è stata assassinata. Si chiamava Susana Chávez e, oltre a...
-
---------- Messaggio inoltrato ---------- Da: Andrea Cegna < andrea.cegna@inventati.org > Data: 22/giu/2016 00:19 Oggetto: [Ezln-it] E...
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Presenz/Attiva in Chiapas_luglio 2009 Testimonianze dai caracoles di Oventik e Roberto Barrios La Presenz/Attiva prosegue nel mese di ago...