giovedì 18 ottobre 2012

Attacco priista a Jechvo'


La Jornada – Giovedì 18 ottobre 2012
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 ottobre. Gruppi priisti del municipio di Zinacantán che fino a non molto tempo fa erano perredisti, sono tornati a minacciare la comunità zapatista di Jechvó, negando l'accesso all'acqua con azioni violente, come fecero nel 2004, ed imprigionando un rappresentante autonomo. La Giunta di Buon Governo (JBG) Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo, del caracol di Oventic, denuncia: Sono le stesse persone che il 10 aprile del 2004 attaccarono i nostri compagni e compagne, basi di appoggio, mentre andavano a portare acqua ai nostri compagni della comunità di Jechvó, che era stata privata del diritto all'acqua dalle persone dei partiti politici.
Ricordano l'imboscata che quel pomeriggio quasi costò la vita a molti indigeni: In quell'attacco molti compagni furono feriti da razzi, pietre, bastoni ed armi da fuoco per l'unico crimine di andare a portare acqua ai nostri compagni. Le diverse autorità non fecero nulla al riguardo. L'acqua non manca e non c'è ragione per quello che stanno facendo queste persone, aggiunge la JBG. 
Mariano Gómez Pérez, base zapatista della comunità, ha chiesto l'intervento del giudice autonomo e della JBG dopo che i filogovernativi avevano minacciato di tagliargli l'acqua il 30 settembre scorso. Il giudice autonomo ha mandato una lettera di invito all'agente priista e ad alcuni ex zapatisti per trattare il tema il 7 di ottobre. Il giorno 5 la lettera è stata recapitata a mano al priista, ma invece di accogliere l'invito, l'agente e la sua comunità hanno catturato un compagno per provocazione.
Gómez è stato in prigione un giorno intero come rappresaglia alla sua notificazione al giudice autonomo, poi è stato portato davanti alle autorità in un'assemblea di più di 100 persone dove è stato accusarono di vari crimini fabbricati allo scopo. L'hanno portato dal giudice municipale di Zinacantán, e questo ha consigliato ai priisti di non accettare l'invito del giudice zapatista, e li ha apertamente favoriti. 
Davanti a tante ingiustizie, violazione dei diritti umani ed atteggiamenti inumani delle autorità comunitarie e municipali e dei malgoverni statale e federale, la JBG avverte: Non resteremo in silenzio né con le mani in mano, ma difenderemo quello che è nostro, quello che ci appartiene, le nostre risorse ed i nostri territori.
Ed ancora: Quello che è chiaro è l'incubo in cui vivono il cosiddetto governatore Juan Sabines Guerrero ed il cosiddetto presidente della Repubblica, Felipe Calderón Hinojosa, per avere  le mani macchiate del sangue di molti compagni innocenti e portarsi dentro gli orrori che hanno commesso. Sabines Guerrero e Calderón Hinojosa sono nomi che infangano la storia della nostra patria, come molti altri vecchi nomi.
Ricordano come dal 2003 le basi zapatiste sono private del diritto all'acqua a Jechvó, Elambó Bajo, Elambó Alto, San Isidro Chaktoj, Jechch'entik ed altre comunità, dalle persone affiliate al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) con l'obiettivo di farli arrendere. La stessa JBG della zona ha costruito una fonte ed un serbatoio che ora la gente dei partiti, appoggiata dalle autorità ufficiali, vuole sottrarre. Gli aggressori sono le stesse persone, ma ora sono entrate a far parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI). 
"Con la propaganda ufficiale tentano di nascondere le loro azioni ingiuste, sui media  pubblicano che il governo è a favore della giustizia, la democrazia, il rispetto e lo sviluppo, e che 'sono fatti e non parole', ma nei nostri villaggi si vivono le aggressioni, minacce, sgomberi, detenzioni ingiuste, violazione dei diritti e persecuzioni, e questo sì nei fatti e non a parole" denuncia la giunta zapatista. Per quanto si nasconda, la carne marcia continua a puzzare. Per quanto sia preziosa la carta che l'avvolge, questa non impedirà la sua decomposizione. La JBG conclude esigendo che siano rispettati i diritti delle basi zapatiste. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/18/politica/020n1pol
 
 


martedì 16 ottobre 2012

Desinformemonos: Tre Anni di Controinformazione


TRE ANNI DI CONTROINFORMAZIONE
    
Una dedica particolare a don Juan Chávez Alonso, purhépecha di Nurío, referente morale dei popoli indios del Messico, instancabile attivista, uomo incorruttibile e coerente fino all'ultimo giorno della sua vita.
 
Il 15 ottobre 2009, solo tre anni fa, o già tre anni fa, secondo i punti di vista, siamo nati col proposito da unirci al lavoro di comunicazione indipendente del Messico e del mondo. Le lotte dei popoli dei cinque continenti contro la mancanza di democrazia, libertà e giustizia, hanno animato allora ci hanno animato ed ora continuano a spronarci. 
Negli ultimi anni le politiche neoliberiste si sono acuite in tutto il mondo. I popoli del basso affrontano ogni giorno i soprusi, l'ingiustizia, la mancanza di libertà, la criminalizzazione della protesta e la repressione, che in risposta si organizzano, resistono, lottano per conservare il loro spazio e territorio.
Quest'anno, la squadra di Desinformémonos ha accompagnato la Marcia per la Vita in Ecuador, a marzo del 2012, che ha cercato di frenare i megaprogetti che minacciano il territorio, come la miniera Mirador. 
I nostri compagni del Brasile hanno documentato le razzie ed il saccheggio scatenati nelle favelas ed in altre comunità in vista dei Mondiali di Calcio del 2014; come il movimento degli studenti che hanno fermato l'aumento delle tariffe dei trasporti; e lo sgombero e la successiva riorganizzazione di circa 1.700 famiglie che vivevano nel Pinheirinho. 
Ispirati dal movimento "Occupy Wall Street", giovani australiani hanno occupato spazi pubblici in diverse città. Le loro storie sono nelle nostre pagine, come il seguimento delle proteste nel resto del mondo.
Quest'anno è arrivata anche la notizia dell'uscita di Mumia dal braccio della morte. "L'unica cosa radicalmente diversa da quello che sto vivendo, ora sarebbe la libertà", ha detto Mumia dopo del suo trasferimento. 
Le ragazze ed i ragazzi cileni non rinunciano al diritto ad un'educazione pubblica, gratuita e di qualità. La repressione non riesce a fermarli e dopo più di un anno sono ancora per le strade a manifestare; come i giovani canadesi che si sono svegliati ed hanno protestato contro la riforma della scuola con lo sciopero studentesco più lungo della storia del Quebec.
Una delle manifestazioni più significative dell'anno si è svolta in Spagna, dove i minatori delle miniere di carbone hanno eretto barricate, fatto marce, blocchi ed occupazioni per chiedere la restituzione delle sovvenzioni a quell'industria affinché non scompaia. Lo sciopero e la repressione selvaggia contro i minatori sudafricani, che prosegue tuttora è un altro esempio di lotta e dignità dal sottosuolo della storia. 
La persecuzione dei migranti in Francia; la minaccia nucleare dopo il terremoto in Giappone, le crisi in Italia e Grecia, la lotta in Palestina e nel Sahara, sono parte di un anno nel quale, come sempre, le risposte si trovano in basso.
E, dal Messico, l'autoritarismo imperante si è scontrato con l'organizzazione della gente che non si arrende e continua a lottare contro una riforma del lavoro che cancella il posto fisso e riduce salari e prestazioni; contro la violenza scatenata dalla devastante guerra contro il crimine organizzato; contro la mancanza di sicurezza per i difensori dei diritti umani e dei giornalisti; contro le sparizioni, i morti, le estorsioni e le torture che subiscono gli immigrati centroamericani durante il loro passaggio per il Messico; contro l'assassinio impune delle donne; e, ovviamente, contro la mancanza di democrazia, domanda che solleva l'emergente movimento #YoSoy132.
La lotta zapatista resta il riferimento di resistenza e ribellione. Nonostante i gruppi paramilitari abbiano intensificato la persecuzione contro le sue basi di appoggio, come risposta hanno trovato l'organizzazione di un popolo che non vuole arrendersi; e l'accompagnamento mondiale alla sua proposta di autonomia.
 
Compagne e compagni,
 
In questo terzo anniversario continuiamo a presentarci come uno strumento di comunicazione, qualcosa che si può usare e che, forse, può servire per la diffusione ed il vincolo tra le lotte. Non sappiamo se abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo, ma ogni giorno ci proviamo.
 
Di nuovo grazie per tutto.
 
La squadra di Desinformémonos

Reportage Speciale
 
Le nuove rotte del saccheggio 520 anni dopo JOANA MONCAU, ADRIÁN CASTRO, ADAZAHIRA CHÁVEZ, JAIME QUINTANA, GLORIA MUÑOZ y MARCELA SALAS
 
Messico
 
SonoraNella Valle del Yaqui l'acqua non ha prezzo
 
Nayarit
Il 12 ottobre non si celebra più
 
Durango
"Non possiamo tacere contro l'ingiustizia"
 
Jalisco
A difesa della terra, la storia e la cultura
 
Michoacán
"A Cherán abbiamo perso la paura per recuperare la pace"
 
Guerrero
Si prepara la guerra totale contro i nostri popoli
 
Estado de México
"La nostra organizzazione comunale è sempre viva"
 

America
 
Chile
Nel territorio mapuche, saccheggio a sangue e fuoco

Guatemala
"Il suo potere di distruzione è maggiore di 502 anni fa"
 
Ecuador
Megaprogetti nella metà del mondo, una minaccia per la vita dell'Amazzonia
 
Brasile
"Vogliono rubarci il diritto di difenderci"
 
Honduras
No allo "sviluppo" ed al "capitalismo verde"
 
Colombia
"Prosegue l'invsione in maniera latente"
Panama
La nostra mekëtjër (Pacha Mama) è a lutto
 
Popoli indigeni e megaprogetti in Messico
FRANCISCO LÓPEZ BÁRCENAS


Reportage Messico
 
Madri di migranti centroamericani alla ricerca dei figli desaparecidos in Messico
MOYSÉS ZÚÑIGA SANTIAGO

I transgenici sono la nuova colonizzazione dei semi: Ana de Ita
ARTHUR LOROT

Dal Chiapas: "Abbiamo imparao  a lottare contro l'oblio che impone la storia di quelli in alto"
ESPACIO DE LUCHA CONTRA EL OLVIDO Y LA REPRESIÓN

La guerra contro il narco in Messico genera violenza  contro le donne
JAIME MONTEJO, AGENCIA DE NOTICIAS INDEPENDIENTES NOTI-CALLE

Emarginati tra gli emarginati, il rifugio guatemalteco in Chiapas rivolge un appello alle organizzazioni
ENRIQUETA LERMA RODRÍGUEZ Y GUSTAVO SÁNCHEZ ESPINOSA


Reportage Internazionale


In Guatemala, contrainsurgencia per favorire gli investimenti privati
SERGIO PALENCIA

Quale spazio hanno le organizzazioni di base in Venezuela?
SOFÍA SÁNCHEZ

La rana può produrre burro: Osvaldo Bayer
OSVALDO BAYER

Quanti cinesi valgono un oggetto del desiderio Apple
BZ

Il coraggio di Mariam, una donna tunisina
TIZIANA PERNA
TRADUCCIÓN: MARCELA SALAS CASSANI

Los Nadies
 
Una guerriera elettricista
TESTIMONIO RECOGIDO POR ADAZAHIRA CHÁVEZ EN LA CIUDAD DE MÉXICO
 
Imagina en Resistencia
 
Desaparición forzata: la storia di una vita ed il doloroso ricordo del 68
MARCELA SALAS CASSANI

Fotoreportage
 
Più di un anno di… controinformazione
FOTOS: ARCHIVO desinformémonos octubre 2011 – octubre 2012 
TEXTO: DESINFORMÉMONOS
MÚSICA: Saludo de daniel Viglietti para desinformémonos
PRODUCCIÓN: DESINFORMéMONOS

Video
 
Lo spirito maya vive nonostante le guerre
REALIZACIÓN: PROYECTO CHAKANA
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"...desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos."
Mario Benedetti

lunedì 15 ottobre 2012

Nuova tappa mondiale della campagna a sostegno deglizapatisti


Hermann Bellinghausen. Inviato. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 ottobre. Nell'ambito elle commemorazioni del giorno della resistenza indigena (o come er abitudine chiamarlo Giorno della Razza o la scoperta dell'America, termini oggi in disuso), un gran numero di città del mondo hanno dato inizio ad una nuova tappa delle azioni in appoggio e in difesa delle comunità zapatiste aggredite dai paramilitari e dai militanti dei partiti politici nelle regioni indigene del Chiapas. 
A Londra, gli attivisti hanno consegnato all'ambasciata messicana un pronunciamento firmato da decine di collettivi e organizzazioni sociali di Germania, Argentina, Canada, Stato Spagnolo (Catalogna) Castiglia, Paesi Baschi, Gran Bretagna, Cile, Stati Uniti, Francia, Grecia, Italia, Guatemala, Nuova Zelanda e dal segretariato internazionale del Tribunale dei Popoli in Movimento.
Nelle settimane scorse, sono nati comitati solidali con le comunità zapatiste e dei loro prigionieri politici e dell'Altra Campagna in luoghi simbolo Colombia, India (Calcutta), Brasile (Río Grnde do Sul), Sudafrica (Johannesburg), Regno Unito (Dorset, Bristol, Londra, Edimburgo), Stati Uniti (Portland e New York). Si sono aggiunti anche gruppi di #YoSoy132 di Chihuahua, Puebla, Distrito Federal ed altre entità del paese. 
A New York, il Movimento per la Giustizia del Barrio ha diffuso una dichiarazione di sostegno alle comunità zapatiste aggredite Comandante Abel, San Marcos Avilés, Guadalupe Loas Altos, Moisés Gandhi ed Unión Hidalgo. 
La dichiarazione consegnata a Londra, e che lo sarà anche in ambasciate del Messico in altri paesi, chiede la libertà immediata di Francisco Santiz López, base di appoggio zapatista a Tenejapa, esprime preoccupazione e chiede la fine delle aggressioni ed intimidazione e degli abusi contro i diritti umani compiuti contro le basi di appoggio zapatiste della comunità San Marcos Avilés (Chilón)..…) http://www.jornada.unam.mx/2012/10/14/politica/017n1pol

JBG La Realidad chiede la liberazione di 6 zapatisticatturati


Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 12 ottobre. La Giunta di Buon Governo (JBG) Hacia la esperanza della selva di frontiera, con sede a La Realidad, ha denunciato che sei basi di appoggio zapatiste della comunità tojolabal Guadalupe Los Altos (Las Margaritas) sono in arresto da 12 giorni solo per il fatto di essere zapatisti e le loro famiglie sono minacciate di espulsione. Il governo autonomo accusa di questa aggressione i dirigenti della CIOAC Histórica: gli ex deputati perredisti Luis Hernández Cruz e José Antonio Vásquez Hernández.
Sono ripetute le provocazioni contro le basi di appoggio dell'EZLN da parte delle autorità e degli abitanti dell'ejido Guadalupe Loas Altos, che militano nei partiti PRD e PAN, segnala la giunta. Le basi zapatiste sono minacciate da anni, ed alcuni sono stati arrestati già un paio di volte. La prima nell'aprile del 2000, e la seconda nell'aprile del 2010. In entrambi i casi, per essersi rifiutati di partecipare ad azioni che non giudicavano corrette o non coinvolgevano l'ejido. 
Il 20 dicembre 2011, i filogovernativi si sono impossessati dei poderi di due ejidatarios. Su uno di questi terreni la comunità stabilì una scuola ufficiale. Gli zapatisti non erano d'accordo perché non volevano avere niente a che fare col malgoverno, inoltre hanno la propria scuola autonoma. Il giorno dell'invasione del terreno catturarono e legarono ad un albero il fratello del proprietario ed il giorno 23 catturarono altri tre zapatisti.
(…) Il 30 settembre scorso sono stati imprigionati cinque zapatisti, ed il 4 ottobre un altro. Autorità e membri della CIOC hanno privato della libertà César Aguilar Jiménez, Armando, Genaro e Delmar Aguilar Santis, Misael e Hipólito Aguilar Vásquez. 
La giunta di La Realidad puntualizza che i compagni non sono contrari a cooperazioni per il beneficio della comunità, ma non per progetti del malgoverno. Sostiene che i suoi compagni non hanno commesso nessun reato, ma è solo perchè sono zapatisti in resistenza.
(…)
La JBG esprime preoccupazione per la salute dei detenuti. Date le condizioni insalubri della loro reclusione, quattro di loro si sono ammalati.   
Le autorità ejidales coinvole sono Ranulfo Hernández Aguilar, Ruperto Vásquez Santis, Gerardo Aguilar Jiménez, Ciro Vásquez Rodríguez, Margarito Aguilar López, Lucio Vásquez Aguilar, Carmelino Rodríguez Aguilar ed Alejandro Vásquez López, che organizzano queste aggressioni. 
La JBG esige l'immediata liberazione dei suoi compagni affinché non non siano costretti a prendere misure più serie, perché difenderanno i loro compagni ad ogni costo. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/13/politica/016n1pol
 

mercoledì 10 ottobre 2012

Rosa, Alfredo, Juan, Enrique e Rosario,storie di ingiustizia e tortura


La Jornada – Mercoledì 10 ottobre 2012
 
 
Hermann Bellinghausen. Inviato San Cristóbal de las Casas, Chis., 9 ottobre. Il gruppo di detenuti Solidarios de la Voz del Amate è nato nell'ambito della Voz del Amate che dal 2006 diffonde pubblicamente le domande di giustizia dentro le prigioni del Chiapas, e di libertà per quelli che si sentono ingiustamente condannati. Nella sua storia c'è tortura poliziesca, spesso atroce. Fabbricazione grossolana di prove. Vendette private che  corrompono con i soldi poliziotti e pubblici ministeri per catturare, estorcere confessioni sotto tortura ed arrestare innocenti. E le vittime hanno perso più della loro libertà. 
Nel Centro Statale di Reinserimento Sociale dei Condannati (CERSS) numero 5, gli aderenti all'Altra Campagna Solidarios della Voz del Amate sono: Pedro López Jiménez, Rosa López Díaz, Alfredo López Jiménez, Juan Collazo Jiménez, Alejandro Díaz Santis e Juan Díaz López. Inoltre, Enrique Gómez Hernández si trova nel CERSS 14. Dell'organizzazione originaria restano Alberto Patishtán Gómez (acttalmente ricoverato in un ospedale di Città del Messico) e Rosario Díaz Méndez.
 
Quattro di loro (Rosa, Alfredo, Juan Collazo ed Enrique) condividono la stessa condanna penale e la loro storia dimostra come in Chiapas la giustizia ha un prezzo, e non molto alto. Sono in prigione per presunto sequestro aggravato (a scopo di riscatto), criminalità organizzata e violenza su una minorenne. La storia la racconta quello che paga, in questo caso il cacicco priista di Mitontic, e fallito candidato a sindaco, Rafael Guzmán Sántiz, padre della giovane Claudia Estefani, che nella primavera del 2009 fuggì col suo fidanzato Juan Collazo, come è frequente nelle comunità indigene quando la famiglia della fidanzata non approva il fidanzato e per evitare la dote, un'abitudine onerosa per molti.
La storia bisogna raccontarla in chiave urbana, anche se si tratta di indigeni. I quattro vivevano a San Cristóbal de las Casas. Rosa e Alfredo, tzotziles originari di questo municipio, erano amici di Collazo e Claudia Estefani, e quando decisero di fuggire (lui l'ha rubata, si dice colloquialmente) i loro amici gli prestarono la casa. Enrique era l'amico del compagno. Sono giovani, ed allora lo erano di più, ragazzi di città o di periferia, come ce ne sono tanti nella valle di Jovel, che per il puro fatto di emigrare in città sfidano i costumi comunitari. In questo caso del municipio tzotzil di Mitontic, uno dei più isolati e poveri degli Altos.
L'indignazione del padre della fidanzata, il signor Guzmán Sántiz, in questo caso ha avuto conseguenze penali non solo eccessive, ma soprattutto sono il prodotto della corruzione, la tortura e l'impunità. All'epoca, Rosa era incinta. Fu torturata con ferocia e diede alla luce in prigione un bambino che nacque seriamente malato ed handicappato che sopravvisse pochi anni. Le autorità della prigione accusarono Rosa delle condizioni del figlio. 
Domenica scorsa, durante un incontro de La Jornada con i detenuti organizzati del CERSS N. 5, Rosa era accompagnata dalla documentarista chiapaneca Concepción Suárez, che sta lanciando il documentario su Rosa e l'esperienza dei quattro giovani indigeni coinvolti in questa storia. Alfredo, suo marito, è vivace, come Collazo, e rivela che in prigione hanno completato gli studi. Non perdo tempo. Mi preparo per la libertà.
Guzmán Sántiz, il suocero offeso, raccolse circa 30 mia pesos come prova del riscatto pagato per sua figlia. E il Pubblico Ministero accettò la sua parte per dare seguito alle sue accuse. "Videro che Claudia non era vergine e così 'provarono' la violenza. Che cosa si aspettavano? Perché sarebbe fuggita col fidanzato se non proprio per questo?", dice Alfredo, guardando Juan con ironia. Tutti hanno subito gravi torture che hanno ripetutamente descritto e denunciato. Ora, il loro caso è allo studio sul tavolo del governo per la sua revisione.
 
Un'altra storia di tortura è quella di Rosario Díaz Méndez (La Jornada 9/10/12) arrestato il 23 agosto 2005 a Huitiupan dalla polizia municipale. I poliziotti non si identificarono e non mostrarono nessun mandato di cattura. Non gli fu nemmeno comunicato il motivo del suo arresto. Lo portarono presso la Procura Indigena nel municipio, e da lì alla procura statale di Tuxtla Gutiérrez. Dopo essere stato picchiato sulle orecchie, una borsa di plastica in testa e spray al peperoncino per asfissiarlo, legato mani e piedi, confessò quello che gli ordinarono di dire i suoi aguzzini. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/10/politica/023n1pol
 


lunedì 8 ottobre 2012

Riconosciuto innocente,ma Francisco Santiz e' ancora in carcere

 

Hermann Bellinghausen. Inviato. Los Llanos, Chis., 7 ottobre. Francisco Santiz López è in carcere da quasi un anno, con accuse di crimini che il giudice ha già riconosciuto essere infondate. Se resta in carcere in questa prigione statale numero cinque è evidente  che è per ordini dall'alto. Avrà a che vedere col fatto che è base di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale? O perché i cacicchi priisti di Banavil e Tenejapa sono così potenti che possono piegare la giustizia statale e federale con frodi e prove false?
Non sembra esserci altra spiegazione del perché quest'uomo di 54 anni, venditore di frutta nel capoluogo municipale di Tenejapa, dove risiede con la sua famiglia, ed è base di appoggio zapatista (ma non miliziano, precisa) dal 1992, rimanga nel Centro Statale di Reinserimento Sociale per Condannati (CERSS) per rati dai quali è stato assolto sei mesi fa, e pertanto non è un condannato.
Non è che Francisco Santiz sia un carcerato sconosciuto. Conta su simpatizzanti convinti della sua innocenza in più di 20 paesi che vanno dal Sudafrica al Giappone, dall'estremo sud argentino all'estremo nord della Norvegia. Col suo berretto da baseball e il suo compassato silenzio, è un uomo famoso. Fuori dal carcere non è solo. Neanche dentro: fa parte del presidio dei carcerati organizzati dell'Altra Campagna che lottano come lui per la loro liberazione, perché questa sarebbe la cosa giusta. Anche loro sono famosi, almeno nel mondo della solidarietà internazionale, ma non tanto quanto Francisco, che insieme ad Alberto Patishtán (che fino a qualche giorno fa partecipava a questo presidio) è un simbolo della lotta per la giustizia e contro la discriminazione. Entrambi dimostrano in maniera chiara come in Chiapas gli indigeni innocenti finiscono in prigione. 
Santiz López a dicembre era stato accusato di aver partecipato a fatti violenti registrati nella comunità di Banavil, dove sono morte due persone. Sei famiglie tzeltales furono espulso ed attualmente sono ospitate a San Cristóbal de las Casas.
Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), che sta portando avanti il caso, recentemente ha denunciato che nel mandato di arresto il giudice federale in Chiapas non aveva considerato le testimonianze delle autorità né dei testimoni che riferiscono che Francisco non si trovava a Banavil al momento delle aggressioni. Non è stato nemmeno dimostrato che avesse usato un'arma da fuoco. 
Attualmente, spiega il Frayba, Francisco è accusato di detenzione di armi ad uso esclusivo dell'Esercito e forze armate, mentre le accuse di omicidio e lesioni sono cadute il 22 marzo, per rinuncia dell'azione da parte del Pubblico Ministero.
Così, a Santiz López era stata notificata la sua liberazione, ma all'uscita dal carcere, in tutta fretta è arrivata una nuova accusa basata su prove fornite dagli stessi cacicchi che avevano testimoniato il falso a dicembre e che sarebbero i provocatori dei due omicidi a Banavil. Accusa giunta opportunamente per far rientrare in cella Francisco proprio mentre metteva piede fuori dal carcere; o piuttosto farlo rientrare nel presidio tra i suoi compagni che oggi, insieme ai visitatori domenicali, accompagnati dalla chitarra gli hanno cantato las mañanitas per il suo compleanno. 
Le armi che proverebbero le nuove accuse appartengono ai cacicchi Alonso López Ramírez ed Agustín Méndez Luna (ex presidente municipale di Tenejapa) ed ai loro seguaci. Sarebbero le stesse con che le quali questi aggredirono gli sfollati di Banavil. Il governo statale ha già indennizzato gli aggressori per la morte accidentale di uno dei loro. Del morto degli sfollati è stato ritrovato un braccio, il resto è sparito, ma nessuno indaga su questo crimine. Un braccio non è un sufficiente corpo del reato, hanno detto in tribunale. A differenza dei suoi compagni carcerati, Francisco parla poco ma è convinto che l'hanno fatto a pezzi. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/08/politica/022n1pol


domenica 7 ottobre 2012

Gruppi del PRI e PVEM invadono villaggi zapatisti edaccendono conflitti


La Jornada – Sabato 6 ottobre 2012

Gruppi del PRI e PVEM invadono villaggi zapatisti ed accendono conflitti agrari.

Agli sgomberi da parte di partiti politici si sommano le aggressioni paramilitari. I simpatizzanti dell'EZLN non hanno svolto le pratiche per la certificazione di proprietà della terra perché sono in resistenza.

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 4 ottobre. Il rispuntare dei paramilitari in Chiapas è accompagnato da un substrato di presunti conflitti agrari, la maggioranza infondati ma attizzati dai politici dei partiti e da funzionari governativi, e rivolti contro le terre recuperate dalle basi dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), la maggioranza occupate e coltivate da comunità ribelli da 10 o 15 anni. In particolare, gruppi del PRI, e recentemente PVEM, usandoli come bottino elettorale, invadono o minacciano di farlo, proprietà e perfino interi villaggi zapatisti, approfittando del fatto che questi, essendo in resistenza, non hanno svolto nessuna pratica per ottenere dallo Stato titoli di proprietà agrarie, perché seguono le loro leggi rivoluzionarie attraverso le giunte di buon governo (JBG).

Un'analisi alla quale ha avuto accesso La Jornada documenta questi conflitti ed identifica i gruppi invasori o aggressori: PRI, PVEM, PRD, PAN, oppure organizzazioni come Paz y Justicia (e le sue derivazioni: Uciaf, Opddic), Orcao, Cioac o Aric. In una denuncia molto recente, Las Abejas hanno confermato la riattivazione a Chenalhó di Máscara roja, come erano stati identificati gli esecutori del massacro di Acteal nel 1997. Vengono aggredite anche comunità dell'Altra Campagna (Jotolá, Mitzitón, San Sebastián Bachajón) mediante conflitti religiosi (Ejército de Dios) o divergenze ejidali.

Questo è lo scenario che eredita l'alleanza PVEM-PRI guidata da Manuel Velasco Coello, che tra poco governerà l'entità. La maggior parte di gruppi paramilitari, invasori agrari e governi municipali coinvolti appartengono alle sue fila.

Nell'analisi del ricercatore Arturo Lomelí si identificano i principali luoghi (non gli unici) dove negli ultimi anni si sono verificati reati e crimini non risolti, specialmente dal 2010 al 2012. Si evidenzia che a partire dal 1994 sono stati occupati tra i 250 mila e 750 mila ettari (non ci sono dati definitivi) ad Ocosingo, Chilón, Sitalá, Yajalón, Tila, Tumbalá, Sabanilla, Salto de Agua, Palenque, Altamirano, Las Margaritas e Comitán, tra altri municipi. Sulla scia della ribellione zapatista, OCEZ, Cioac, ARIC, CNPA, OPEZ, Xinich, Orcao e Tsoblej, al fianco degli zapatisti, recuperarono e fondarono nuove località. Nel 2000, quando i dirigenti di queste organizzazioni furono incorporati nel governo statale o municipale, si incaricarono di regolarizzare le proprietà e siccome gli zapatisti non parteciparono ai quei negoziati, le organizzazioni reclamano le loro proprietà. Queste sono bacini elettorali di tutti i partiti - sostiene Lomelí - e la dinamica del tradimento avviata da Pablo Salazar Mendiguchía è proseguita con Juan Sabines Guerrero.

I conflitti comprendono le cinque JBG. Molto attaccata è stata quella di Morelia: la comunità Primero de Enero (municipio autonome Lucio Cabañas), nell'agosto del 2011 è stata invasa da elementi della Orcao che avevano già ottenuto le terre grazie alla sollevazione zapatista; come in altri casi, dopo il 2000 hanno abbandonato l'accordo di recuperare le terre e sono scesi a patti col governo per ricevere aiuti con i programmi statali ed altre terre degli zapatisti. La Orcao ha attaccato anche Los Mártires (Lucio Cabañas).

Altre comunità e poderi zapatisti sotto assedio sono Bolón Ajaw e Santa Rosalía. Ad Agua Clara (municipio autonomo Comandanta Ramona) operano pericolosi criminali addestrati dall'ex militare Carlos Jiménez López. Nel 2010, Nei villaggi di Nueva Virginia, Jalisco e Getzemaní, membri della Cioac e PRD sono entrati sulle terre recuperate di Campo Alegre che sono coltivate dai municipi autonomi Lucio Cabañas, Comandanta Ramona e 17 de Noviembre, come sostiene la JBG. Inoltre, 33 famiglie zapatiste sono state spogliate dei loro diritti ad Aldama, e persistono le aggressioni contro le basi di appoggio di Olga Isabel e K'an Akil anche dai paramilitari della Opddic, che inoltre hanno aggredito il nuovo villaggio 21 de Abril.

La giunta della Garrucha ha denunciato che il barrio Puerto Arturo e San José Las Flores vogliono sottrarre a Nuevo Purísima (municipio autonomo Francisco Gómez) un terreno recuperato di 178 ettari ad Ocosingo. E ancora, aggressioni e detenzione di zapatisti da parte dei paramilitari a Peña Limonar, invasione a Laguna San Pedro, violenza a Casablanca, vessazioni a Toniná. Gruppi di Las Conchitas e P'ojcol (Chilón), così come di Guadalupe Victoria, paramilitari secondo la JBG, membri della Orcao e dei partiti politici, hanno occupato con la violenza le terre recuperate di Nuevo Paraíso (municipio autonomo Francisco Villa).

Nella zona nord il panorama è allarmante, come ha riferito la JBG di Roberto Barrios. L'anno scorso hanno sotratto le terre agli zapatisti di San Patricio (municipio autonomo La Dignidad) i coloni di Ostealukum, El Paraíso, El Calvario e Rancho Guadalupe (Sabanilla). Gli autonomi hanno quindi fondato Comandante Abel, ma nel settembre scorso sono stati espulsi con l'appoggio della polizia e del governo statale, come è avvenuto a Unión Hidalgo. Pochi anni fa, a Choles de Tumbalá (municipio autonomo El TrabaJo) ci sono state case incendiate e minacce da parte di membri dell'organizzazione Xinich ufficiale. 

La JBG di La Realidad ha documentato come nell'ejido Monte Redondo (Frontera Comalapa), basa di appoggio dell'EZLN del municipio autonomo Tierra y Libertad sono stati spogliati delle loro milpas e piantagioni di caffè da parte di persone del PVEM, PRD e PRI che hanno perfino venduto i poderi a terzi. Altre aggressioni provengono dall'organizzazione panista Aciac contro la comunità Che Guevara, ed a Espíritu Santo da parte di gente del PRD, Cioac e PRI. Ed a Veracruz contro il magazzino del municipio autonomo San Pedro de Michoacán.

Per ultimo la JBG di Oventic sta affrontando un grave conflitto a San Marcos Avilés (Chilón), dove le sue basi sono state aggredite, espulse o derubate da verdi, perredisti e priisti. Ad El Pozo, Crustón e Ts'uluwits (municipio autonomo San Juan Apóstol Cancuc), così come a Zinacantán, priisti e perredisti non smettono di perseguitare gli zapatisti. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/06/politica/017n1pol

(Traduzione "Maribel" - bergamo)


giovedì 4 ottobre 2012

Alberto Patishtán trasferito in una destinazione sconosciuta


La Jornada – Giovedì 4 ottobre 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 3 ottobre. I familiari di Alberto Patishtán Gómez, prigioniero indigeno dell'Altra Campagna in Chiapas, hanno informato che nel pomeriggio di oggi, verso le ore 17, il professore è stato portato in ambulanza all'aeroporto Ángel Albino Corzo. Non è stato comunicata la sua destinazione, ma una delle guardie ha commentato che è andato dove voleva andare. Questo fa pensare che si tratti di Città del Messico.
Nei giorni scorsi lo stesso professore indigeno aveva segnalato in una lettera alle autorità governative il suo rifiuto di essere curato nell'ospedale di Tuxtla dove, in un ricevero precedente nel 2010, non ricevette assistenza adeguata e gli fu fatto una diagnosi sbagliata. Chiedeva di essere curato all'Istituto Nazionale di Neurologia Manuel Velasco Suárez, per un tumore cerebrale che gli ha colpito la vista in maniera graduale ed oggi è quasi cieco. 
Patishtán, ce è diventato un importante prigioniero di coscienza e difensore dei diritti umani nelle prigioni del Chiapas, da 12 anni sta scontando una condanna di 60, accusato di aver partecipato all'uccisione di sette poliziotti nel giugno del 2000 sulla strada Simojovel-El Bosque. Convinti della sua innocenza, collettivi ed organizzazioni sociali del Messico e di numerosi Paesi hanno chiesto la sua liberazione, così come personalità come Pablo González Casanova, Luis Villoro, John Berger, Adolfo Gilly e Raúl Zibechi. (…)
Il MPJD - Piattaforma Chiapas del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità - denuncia: È palese che è stato condannato per un omicidio che non ha commesso, ma per motivi politici. Ha scontato 12 anni in diverse prigioni e gliene mancano altri 48. È stato incatenato ad un letto d'ospedale per sei mesi. Al meno in tre occasioni è stato in sciopero della fame con altri compagni e varie volte a digiuno per chiedere il riconoscimento della sua innocenza. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/04/politica/021n1pol


martedì 2 ottobre 2012

JBG di Roberto Barrios accusa il Governo dell'escalationparamilitare

 

 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1º ottobre. La giunta di buon governo del caracol zapatista di Roberto Barrios, nella zona nord, denuncia la partecipazione diretta del segretario di Governo, Noé Castañón León, nella pianificazione ed avvio dell'escalation paramilitare contro la comunità Comandante Abel e contro le basi zapatiste di Unión Hidalgo, che ha provocato lo sfollamento di 83 indigeni che da tre settimane sono ospitati in altri villaggi.
Contrariamente alla smentita governativa della notizia che agenti di polizia avessero sparato nella comunità Comandante Abel, la JBG ha ribadito che il 18 settembre, a mezzogiorno, poliziotti mandati dal governo statale hanno esploso due colpi per intimorire la popolazione, così come hanno fatto i paramilitari. In un comunicato sostiene che gli attacchi, gli sgomberi, le  minacce, i furti, le intimidazioni e gli spostamenti proseguono. Accusano il governo federale di Felipe Calderón Hinojosa e quello statale di Juan Sabines Guerrero, di essere attori dell'attacco in corso; la JBG afferma: È un atteggiamento di vigliaccheria utilizzare gente della stessa razza per fare passare tutto questo come conflitto intercomunitario.
Le comunità aggredite appartengono al municipio autonomo La Dignidad, nella regione chol. Il 6 settembre i paramilitari di Unión Hidalgo e San Patricio si sono impossessati della terra ed hanno cacciato i nostri compagni, riferisce la JBG. Il giorno 12 i paramilitari hanno saccheggiato la milpa collettiva, mentre altri erano di guardia con armi di grosso calibro. Lo stesso giorno a San Patricio sono arrivati un totale di 11 veicoli con poliziotti e giudiziali per controllare il posto dove installare il loro accampamento.
La JBG racconta: Il giorno 13 è arrivato nel capoluogo municipale Sabanilla, Noé Castañón, segretario generale di Governo, e Maximiliano Narváez Franco, sottosegretario, per riunirsi con gli invasori di Unión Hidalgo ed i priisti di San Patricio, per confermare loro il possesso delle terre, giustificandolo con i progetti di legalizzazione e impegnandosi a fornire sicurezza inviando pattuglie di polizia per spalleggiare gli invasori ed aiutarli con materiale per costruire le abitazioni, come lamiere, e perfino consegnare provviste ai paramilitari. 
Poi sono iniziati i pattugliamenti sul terreno recuperato. Il giorno 16 la polizia ha distribuito le lamiere per i tetti agli invasori di Unión Hidalgo ed ai priisti di San Patricio che in quel momento hanno preso possesso del terreno recuperato ed hanno immediatamente costruito l'accampamento per la polizia.
Il giorno 26 si è tenuta un'altra riunione a Sabanilla con funzionari statali: hanno steso un verbale di lavoro tra i rappresentanti dei paramilitari di Unión Hidalgo ed i priisti di San Patricio, con oggetto la regolarizzazione a nome dei paramilitari, facendo credere loro che sono loro diritti (sic); li stanno usando per appropriarsi e cacciare dalle loro terre i nostri compagni basi zapatiste. 
Il furto di mais è proseguito e si è intensificato nei giorni 27 e 28. Dall'invasione, sono state perse 22 tonnellate di mais in grani, per un valore di 132 mia pesos, calcolando 6 pesos al chilo. Inoltre denuncia che i loro compagni sfollati da Unión Hidalgo sono pesantemente minacciati dai paramilitari che si stanno organizzando per appropriarsi dei loro appezzamenti.
I furti sono costanti nonostante la presenza della polizia, è evidente che il malgoverno ha pianificato questi atti criminali, dice la JBG. Abbiamo ragione di difendere le vite e l'integrità dei nostri compagni, ed aggiunge, rivolgendosi ai governi federale e statale: Voi siete i veri colpevoli e autori intellettuali dei crimini che subiscono le nostre basi di appoggio; siete i principali responsabili delle conseguenze di questi atti criminali di cui dovrete rispondere ed essere giudicati dalla storia del popolo del Messico. http://www.jornada.unam.mx/2012/10/02/politica/016n1pol
 

lunedì 1 ottobre 2012

Desinformemonos: Video testimonanza dalla comunità Comandante Abel



Zapatisti: video testimonianza delle basi di appoggio dell'EZLN della comunità Comandante Abel.

Documentario realizzato e diffuso dai media liberi della Carovana di Osservazione e Documentazione che ha visitato le comunità Comandante Abel, San Marcos e Zaquitel Ojo de Agua.

Link al video:
Carovana di solidarietà e appoggio alla comunità zapatista Comandante Abel

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skype: desinformemonos
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"...desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos."
Mario Benedetti



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