domenica 23 agosto 2009

Fw: [Ezln-it] Acteal: Dagli USA la prova della partecipazionedell'Esercito

 
----- Original Message -----
 

La Jornada – Venerdì 21 agosto 2009

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- Un rapporto dell'Agenzia di Intelligence della Difesa (DIA) parla della partecipazione dell'Esercito

CSG e Zedillo autorizzarono l'appoggio ai paramilitari in Chiapas, dicono gli Stati Uniti

- Questi gruppi armati erano sotto la supervisione dell'intelligenza militare messicana nelle date in cui si perpetrò il massacro di Acteal

- L'Archivio Nazionale della Sicurezza ha mostrato i documenti

David Brooks - Corrispondente

New York, 20 agosto. L'Agenzia di Intelligence della Difesa degli Stati Uniti (DIA) ha informato circa "l'appoggio diretto" dell'Esercito Messicano ai paramilitari in Chiapas dato fin dalla metà del 1994, con l'autorizzazione dell'allora presidente Carlos Salinas, come parte della strategia contrainsurgente contro le basi zapatiste, e segnala che questi gruppi armati erano sotto la supervisione dell'intelligenza militare messicana durante le date in che si perpetrò il massacro ad Acteal, già con Ernesto Zedillo come titolare dell'Esecutivo. Tutto questo è riportato in documenti ufficiali statunitensi recentemente resi pubblici e presentati oggi dall'organizzazione denominata National Security Archive (Archivio Nazionale di Sicurezza).

Un cablogramma inviato dalla Difesa degli Stati Uniti in Messico alla direzione dell'Agenzia di Intelligence della Difesa (DIA), istanza del Pentagono, datato 4 maggio 1999, informa che "a metà del 1994, l'Esercito Messicano contava sull'autorizzazione presidenziale per istituire squadre militari incaricate di promuovere gruppi armati nelle aree conflittuali del Chiapas. L'intento era addestrare personale indigeno locale per resistere all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Inoltre, durante il massacro di Acteal del 1997, ufficiali dei servizi dell'Esercito erano coinvolti nella supervisione dei gruppi armati negli Altos del Chiapas".

Descrivendo "l'appoggio diretto" dell'Esercito Messicano a gruppi indigeni armati nella zona del Chiapas dove si trova Acteal, il cablogramma informa di una rete clandestina di "squadre di uomini dell'intelligence" formati dall'Esercito a metà del 1994, con l'autorizzazione dell'allora presidente Carlos Salinas de Gortari. Queste squadre avevano il compito di infiltrare comunità indigene per ottenere informazioni su "simpatizzanti" zapatisti.

Furono queste squadre, aggiunge, a promuovere gruppi armati antizapatisti - che significa, paramilitari - fornendo sia "formazione" sia protezione di fronte alle autorità di pubblica sicurezza ed unità castrensi nella regione. Il cablogramma informa che queste attività si realizzavano già dal dicembre del 1997, quando avvenne il massacro di Acteal.

"La cosa più importante sui documenti della DIA è che contraddicono direttamente la storia ufficiale sul massacro raccontata dal governo dell'allora presidente Ernesto Zedillo", afferma Kate Doyle, direttrice del Progetto México del National Security Archive, nella sua presentazione dei documenti che la sua organizzazione ha ottenuto secondo le leggi sulla libertà di informazione e diffusi attraverso il suo sito internet. Doyle ricorda che la relazione del procuratore generale della Repubblica, Jorge Madrazo, nel 1998, affermava che la Procura Generale della Repubblica aveva documentato l'esistenza di gruppi civili armati a Chenalhó, "non organizzati, articolati, addestrati né finanziati dall'Esercito Messicano né da altre istanze governative, ma la loro nascita ed organizzazione risponde ad una logica interna determinata dallo scontro tra le comunità e dentro le comunità, con le basi di appoggio zapatiste".

Il cablogramma della DIA offre anche dettagli fino ad ora sconosciuti sul funzionamento delle squadre di "intelligence umana" dell'Esercito Messicano nel concedere questo appoggio. Il cablogramma descrive che queste squadre erano composte "al principio da ufficiali giovani con gradi di capitano in seconda e in primo, così come da alcuni sergenti scelti che parlavano i dialetti della regione".

Il rapporto inviato alla sede della DIA aggiunge che le squadre di intelligence "erano composte da tre/quattro persone incaricate di coprire le comunità per un periodo di tre o quattro mesi. Dopo tre mesi, gli ufficiali appartenenti alle squadre venivano trasferiti a rotazione in una comunità differente in Chiapas. La preoccupazione per la sicurezza delle squadre era la ragione principale della rotazione di questi ogni tre mesi".

Per Doyle questi documenti portano alla conclusione che la logica della Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena) era "una strategia di contrainsurgencia accuratamente studiata che combinava programmi di azione civica - spesso annunciati dalla Segreteria della Difesa con dichiarazioni alla stampa - con operazioni di intelligence segrete studiate per rafforzare i paramilitari e provocare il conflitto contro i sostenitori dell'EZLN".

Doyle critica la mancanza di accesso da parte del governo messicano a tutta la documentazione su Acteal. "Fino a che l'amministrazione attuale non deciderà di onorare il suo obbligo di informare i cittadini sulla verità del massacro del 1997, il reclamo della gente per i fatti rimarrà perso negli archivi scomodi. Ed a noi non resta che ricorrere agli Stati Uniti alla ricerca di informazioni sull'Esercito Messicano ed Acteal".

Spiegamento di truppe

Nel secondo dei due documenti declassificati e presentati dal National Security Archive, si trasmettono informazioni sullo spiegamento di 5.000 elementi di truppa da parte del governo di Zedillo - per rinforzare i 30.000 dispiegati permanentemente in Chiapas, o in quella che è chiamata "zona di conflitto" - immediatamente dopo il massacro dei 45 indigeni tzotziles ad Acteal, il 22 dicembre 1997.

Citando "fonti aperte" ai mezzi di comunicazione, così come segrete, l'ufficio aggiunto della Difesa degli Stati Uniti in Messico informa la DIA nel cablogramma datato 31 dicembre 1997, che circa 2.000 truppe, più altre forze, sono state dispiegate nella zona di Chenalhó per offrire "legge ed ordine" nella regione, così come "compiti sociali" a comunità indigene, in particolare alle comunità sfollate dal gruppo MIRA. Indica che elementi di questo gruppo paramilitare hanno governato la zona con "minacce e violenza nella regione di Chenalhó". Nello stesso tempo, si informa che altre unità sono state "messe in allerta per intervenire nel caso di un'insurrezione".

Tra le "fonti aperte" citate dal documento, comprese alcune pubblicazioni, si menziona La Jornada, alla quale si riferisce come "un giornale ritenuto ben scritto, inclinato a sinistra, con buona copertura delle notizie". http://www.jornada.unam.mx/2009/08/21/index.php?section=politica&article=003n1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com )



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martedì 18 agosto 2009

dalla carovana in Chiapas_la sanità autonoma


ciao a tutti e tutte

la Presenz/Attiva nel territorio ribelle zapatista del Chiapas continua. La
delegazione italiana è stata negli ultimi giorni nella regione del caracol
della Realidad, nella selva Lacandona.

Nel nostro gruppo erano presenti una dottoressa e alcuni studenti di
medicina, che hanno svolto alcuni giorni di consulte in due comunità in cui
si trovano cliniche del sistema sanitario autonomo zapatista.

È stata un'occasione molto interessante per conoscere meglio la maniera in
cui si stanno organizzando le comunità zapatiste nel tema della salute.
Abbiamo visitato la comunità di Santa Rosa che ospita la clinica municipale
del Municipio Autonomo di Libertad de los Pueblos Mayas, e la comunità di
Nueva Esperanza del Municipio Autonomo di Tierra y Libertad, dove l'edificio
della clinica è in costruzione.

La salute fu una delle richieste della lotta degli zapatisti, quando
insorsero nel 1994. Prima di allora nelle zone rurali del Chiapas, popolate
da centinaia di migliaia di indigeni, non esistevano strutture sanitarie. La
gente moriva di malattie curabili, come la diarrea o la bronchite, circa la
metà dei bambini non raggiungeva i 10 anni. Le comunità autonome in questi
anni si sono impegnate molto nel tema della salute: hanno costruito
strutture dove accogliere i malati, hanno scelto promotori di salute
indigeni inizialmente formati da medici delle città che adesso formano i
nuovi promotori. Secondo le statistiche negli ultimi anni è diminuita di
molto la percentuale di bambini che non raggiungono i 10 anni di vita in
queste zone del Chiapas. Questo dato ci è stato confermato anche alcuni
giorni fa, quando eravamo nel caracol di Morelia, e un promotore di salute,
con orgoglio ci ha detto che negli ultimi mesi non si era registrato nessun
caso di bambini morti per malattie curabili come la diarrea o la tosse nelle
comunità zapatiste di quella regione. Inoltre adesso ci sono strutture
sanitarie nelle comunità indigene, le quali sono un servizio a disposizione
di chiunque lo necessita, anche gli indigeni non zapatisti. I servizi della
sanità autonoma sono gratuiti e, se la clinica le posside, fanno pagare le
medicine al prezzo con cui le hanno comprate.

Il lavoro della sanità autonoma ha portato grossi miglioramenti alle
comunità, anche se ancora hanno molto da fare. Le strutture della sanità
autonoma dispongono di poche attrezzature e mancano le medicine. Questo non
ferma il lavoro dei promotori della salute. Questi ultimi sono scelti dalle
proprie comunità per capacitarsi e poter dare un servizio alla propria
gente. Non ricevono un salario, ma sono aiutati dalla propria comunità. In
molti luoghi ancora non hanno strutture per assistere i malati, e li
assistono nelle loro case. La loro formazione è fatta da medici solidali, ma
soprattutto da altri promotori più preparati o specializzati in settori
specifici (come ad esempio l'uso delle erbe medicinali, la cura delle ossa,
l'attenzione ai parti e alla salute delle donne). Per curare si usano sia i
farmaci allopatici che le erbe medicinali. Anche se i farmaci sono spesso
troppo costosi per gli indigeni. Per la cura con le erbe i promotori stanno
consultando le persone delle comunità che hanno conoscenza su questo tema e
stanno facendo corsi per i nuovi promotori. Il lavoro dei promotori si
svolge anche nel campo della prevenzione: organizzano incontri con le
famiglie o con gli educatori delle scuole autonome per spiegare la necessità
dell'igiene nelle proprie case. Organizzano campagne di vaccinazioni nelle
comunità.

Nel caracol della Realidad si incontrano casas di salud (ambulatori) in
molte comunità, ma in tante ancora mancano anche se ci sono già promotori
che lavorano. Poi ci sono almeno una clinica a livello municipale. Infine è
presente una clinica a livello regionale, che si trova nella comunità di San
Josè del rio. Visiteremo questa clinica tra alcuni giorni, insieme ad un
pediatra e due infermiere profesisonali che daranno dei corsi di formazione
ad i promotori. Nelle cliniche municipali e regionali danno il servizio è
svolto a turno dai promotori delle comunità.

Visitare alcune strutture della salute autonoma e parlare con i promotori è
stata un'òccasione per vedere come il progetto delle comunità autonome sta
andando avanti. È un'esempio che mostra come l'impegno collettivo degli
abitanti di queste comunità, che si stanno mettendo in gioco in prima
persona mettendo a disposizione le proprie risosrse e le proprie vite per
costruire qualcosa di "loro", sta dando i suoi frutti e sta migliorando la
condizione di vita nelle zone rurali con presenza zapatista.

saluti

daniele.

lunedì 17 agosto 2009

Su Acteal 16 agosto


La Jornada – Domenica 16 agosto 2009

 

 

Tra i paramilitari liberati, uno dei 5 assassini rei confessi

Hermann Bellinghausen

- Attivista: nonostante la loro scarcerazione non cessano di essere colpevoli

- La Corte, un perpetrante in più nel massacro di Acteal, dice il CDHFBC http://www.jornada.unam.mx/2009/08/16/index.php?section=politica&article=011n1pol

 

 

L'Osservatorio Ecclesiale chiede di fare luce sulla "inusuale" liberazione di 20 autori del massacro di Acteal

Gabriel León Zaragoza

- L'Osservatorio Ecclesiale chiede al governo di porre fine all'impunità nel paese

- La sentenza della Corte Suprema non è un fatto isolato né casuale, ma studiato http://www.jornada.unam.mx/2009/08/16/index.php?section=politica&article=010n1pol

giovedì 13 agosto 2009

La Corte libera i condannati per Acteal

 

La Jornada – Giovedì 13 agosto 2009

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Con una decisione inedita la Corte libera i condannati per Acteal

Alfredo Méndez

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Foto di Cristina Rodríguez e Marco Peláez

In una sessione storica della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN), che per la prima volta dalla riforma del sistema giudiziario penale del 2005 è diventato tribunale di legalità e non solo di costituzionalità - rivedendo tutti i dettagli e le prove di un processo - ieri quattro ministri hanno accolto il ricorso di 26 indigeni chiapanechi ed hanno ordinato la liberazione immediata di 20 di loro già condannati per il massacro di 45 tzotziles ad Acteal, Chiapas, avvenuto nel dicembre del 1997. 

Per quattro voti contro uno, la prima sala (composta da cinque ministri) ha stabilito che la Procura Generale della Repubblica (PGR), insieme ai giudici e magistrati che condannarono questi indigeni, hanno violato gravemente le garanzie processuali di questi, fabbricando prove e testimnianze. 

Nei prossimi giorni almeno altri 30 implicati in quei fatti possono venire beneficiati da questa sentenza, la quale, tuttavia, non implica un riconoscimento di innocenza. 

"Non si deve intendere che questo tribunale sta assolvendo dei colpevoli. Unicamente la sala sta negando valore a comportamenti contrari all'ordine costituzionale, perché dalle risultanze della causa penale non è possibile affermare che giuridicamente ci siano dei colpevoli", ha sottolineato il ministro José Ramón Cossío, spiegando le motivazioni dell'accoglimento del ricorso.

"Qui si è solo stabilito che agli accusati non è stato concesso un giusto processo, cosa che non equivale assolutamente ad una sentenza, di facto, di innocenza", ha aggiunto.

(…………..)

Con questa conclusione, la PGR sostiene che il massacro fu il risultato di un lungo conflitto tra un gruppo di indigeni che simpatizzavano apparentemente con l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ed un altro che appoggiava il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), e che nei mesi precedenti all'uccisione dei 45 indigeni, ad Acteal questo aveva provocato, in fatti diversi, almeno 23 omicidi, la maggioranza di presunti paramilitari priisti. http://www.jornada.unam.mx/2009/08/13/index.php?section=politica&article=003n1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com )


lunedì 10 agosto 2009

dal chiapas

ciao a tutte e tutti
la Presenz/Attiva nel territorio ribelle zapatista continua.. in questi primi giorni di agosto siamo stati al caracol della regione di Morelia, dove abbiamo incontrato dei promotori che lavorano nel campo della salute e dell'educazione che ci hanno parlato di come stanno portando avanti e di come sta avanzando il sistemi di salute e di educazione autonomi nel loro territorio. inoltre abbiamo visitato il presidio che le basi dappoggio zapatiste hanno istallato il 31 di luglio per difendere delle terre recuperate nella zona della comunitá di Moyses Ghandi. In questa zona gli zapatisti hanno occupato le terre dei latifondisti nel '94 e da allora le stanno lavorando in modo collettivo. su queste terre gli appartenenti ad un organizzazione contadina legata al governo del Chiapas, avevano iniziato a costruire delle case senza aver consultato gli zapatisti. Questa organizzazione, l'ORCAO in questi mesi ha compiuto azioni simili nei confronti di altre terre di comunitá indigene della zona e poi non le lavorano ma le vendono per farci soldi. Quindi la costruzione di queste case sulle terre recuperate zapatiste era solo una provocazione e un tentativo di poter rivendicare poi la proprietá su quelle terre. Le basi d'appoggio dell'EZLN il 31 luglio con un'azione collettiva di qualche centinaio di persone ha ripreso le terre e smontato le case abusive e che non erano abitate da nessuno. Da allora c'é´un presidio per difendere queste terre. L'altra organizzazione filogovernativa sta mettendo in atto diverse provocazioni verso le basi d'appoggio del presidio, per esempio nella notte del 3 agosto, la notte precedente alla nostra visita, gli hanno sparato 8 colpi di arma da fuoco, non ferendo nessuno. Anche questo episodio ci ha mostrato come sono differenti i modi con cui il governo messicano sta attuando una guerra di bassa intensitá contro l'esperienza della zapatista che consiste nella gestione comunitaria delle risorse e nella costruzione di un sistema di autogoverno degli indigeni e dei contadini poveri del Chiapas.
Siamo poi stati tre giorni al Caracol della regione della Garrucha per partecipare ai festeggiamenti dell'anniversario della nascita delle Junte del Buon Governo. Alla festa hanno partecipato centinaia di persone provenienti dalle comunitá zapátiste della zona e c'é stata musica, alcune esibizioni dei ragazzi delle scuole autonome, tornei di basket e calcio. Le Junte del Buon Governo sono le autoritá che coordinano i municipi autonomi di ogni regione, che si sono scelti i popli zapatisti nel 2003.
La carovana continua da domani nel caracl della Realidad insieme alla brigata di medici che svolgerá dei corsi di formazione ai promotori della salute di quella zona.

Per seguire la carovana trovate altri articoli, e foto sul sito >
www.globalproject.info  (nella sezione "mondi).

a presto.
daniele e maurizio.

giovedì 6 agosto 2009

Acteal, una lunga catena di indagini e poca giustizia

 

La Jornada – mercoledì 5 agosto 2009

 

L'omicidio diede il via al fiorire di gruppi paramilitari

Acteal, una lunga catena di indagini e poca giustizia

Ángeles Mariscal - Corrispondente

Tuxtla Gutiérrez, Chis., 4 agosto. Con l'omicidio di 45 indigeni ad Acteal – compiuto il 22 dicembre 1997 – iniziò il fiorire di gruppi paramilitari nelle zone di influenza dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), la cui esistenza era smentita e ritenuta solo "un mito".

Dopo il massacro, l'allora titolare della Procura Generale della Repubblica (PGR), Jorge Madrazo Cuéllar, ammise solo l'esistenza di "civili armati" ed intraprese l'arresto in massa degli avversari dell'organizzazione civile Las Abejas, alla quale appartenevano le vittime.

Tra dicembre 1997 e marzo 1998 la PGR avviò 13 indagini preliminari e fermò 87 indigeni e 15 funzionari di secondo e terzo livello; iniziato il processo, nel cosiddetto Libro Bianco di Acteal sostenne che il massacro derivò da un conflitto per il possesso di un banco di sabbia o fu la vendetta per l'assassinio di Agustín Vázquez Secum, commessi giorni prima da persone di Acteal.

La procura argomentò che mesi prima del multiplo omicidio la disputa tra Las Abejas ed i suoi rivali - tra i quali c'erano militanti del Partito Rivoluzionario Istituzionale e del Fronte Cardenista - provocò la morte di una trentina di persone di entrambe le parti senza che le autorità statali e municipali intervenissero, cosa che scatenò mutuo rancore.

Con tale argomento la PGR voleva invalidare l'ipotesi che il massacro fosse stato commesso da un gruppo paramilitare creato per resistere all'avanzata dell'EZLN, e la oggi estinta Unità Speciale per i Delitti Commessi da Probabili Gruppi Civili Armati, creata ex professo, dopo quattro anni di indagini concluse che la maggioranza dei gruppi paramilitari "non esistevano".

Inoltre - nell'agosto del 2001 - l'allora pubblico ministero Armando del Río Leal disse che le 56 indagini preliminari avviate e la comparizione di 948 persone non aveva permesso di accreditare l'esistenza di gruppi civili armati eccetto per Paz y Justicia, che più che un gruppo paramilitare era una "banda criminale".

Oggi, a quasi 12 anni dai fatti, solo cinque degli indigeni civili detenuti: Roberto Méndez, Lorenzo Pérez, Alfredo Hernández, Felipe Luna e Mariano Luna hanno confessato la loro partecipazione, ma secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (che sostiene Las Abejas nel processo) le indagini mancarono sempre di tecnica scientifica.

Questo - assicura - ha lasciato nell'impunità le autorità locali, statali, della polizia e dell'Esercito implicate nei fatti, e contraddistingue la politica contrainsurgente dello Stato. "Questo brutale massacro si inseriva in un contesto di guerra in cui le azioni paramilitari erano parte della strategia implementata dal governo federale contro l'EZLN".

Attualmente, salvo Jacinto Arias Cruz (ex sindaco di Chenalhó) tutti gli ex dipendenti pubblici processati sono liberi perché le loro condanne non superavano gli 8 anni; mentre degli 87 indigeni sei sono stati assolti e gli altri scontano pene da 18 a 40 anni di prigione, ma sono ancora pendenti 27 mandati di cattura ed il risarcimento dei danni.

http://www.jornada.unam.mx/2009/08/05/index.php?section=politica&article=019n1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com )

mercoledì 5 agosto 2009

Hermann Bellinghausen: I riesumatori di Acteal

 
 

I riesumatori di Acteal

Hermann Bellinghausen

Sono terminate le deliziose e molto meritate ferie dei magistrati della Corte Suprema di Giustizia della Nazione ed inizia la nuova stagione di caccia. In un paese in cui non si punisce mai la responsabilità governativa, per quanto criminale possa essere (dal '68 all'asilo ABC di Hermosillo e la violenza istituzionale oggi contro il narco e i migranti e, non ultimi, i legittimi movimenti sociali che protestano), un gruppo di intellettuali ed avvocati si sono dati il nobile compito di difendere alcuni indigeni del Chiapas che ritengono indebitamente arrestati come "colpevoli costruiti". Si tratta dei paramilitari condannati per il massacro di Acteal del 1997. Perché una cosa è certa: tutti gli arrestati erano paramilitari. Il gruppo al quale appartenevano deve rispondere non solo delle vite di Acteal, ma di molte altre nei mesi precedenti il massacro.

Il "salvataggio" dei detenuti per Acteal è già stato tentato nel 2007 dagli stessi che lo fanno ora. Con gli stessi mezzi, con gli stessi argomenti studiati fin dal 2006 dal dipartimento giuridico del Centro di Ricerche e Docenza Economiche (CIDE) e da avvocati evangelici.

Essendoci tanti indigeni ingiustamente detenuti in tutto il Messico (per non parlare dei morti, sfollati, usurpati, donne violentate), quale notevole forzo è prendere proprio 'questi' per provare che la giustizia messicana è fallita e opportunista.

O "era", come suggerisce Ana Laura Magaloni, che, facendo sfoggio di benevolenza, ritiene che ormai siamo in democrazia, che i governi priisti sono "il vecchio regime" e questo incarceramento irregolare di indigeni è la remora di un Messico che non esiste più. Cose che succedevano "negli anni dell'autoritarismo messicano" (Reforma, 1° agosto 2009).

A qualcuno verrebbe da pensare che gente come questa ricercatrice legga qualcosa di più dei giornali per sapere come vanno le cose. O almeno i giornali. Nel paese militarizzato di oggi, "l'autoritarismo" non esiste, per quanto si vede. E la giustizia è giusta ed equilibrata, senza nessuna influenza politica, davvero indipendente. E lo si vedrà quando uscirà qualcuno di questi paramilitari: sarà il trionfo della giustizia "in democrazia".

Questi avvocati hanno le loro ragioni. Fanno un'elaborazione meticolosa e fantasiosa. Soprattutto di certi episodi della loro "ricostruzione", già descritta alla fine del 2007 da Ricardo Raphael ne El Universal; Héctor Aguilar Camín, in Nexos, così come Magaloni ed altri studiosi ed editorialisti. Un esempio di questa ricostruzione sarebbe la fantastica "battaglia" di Acteal (Nexos, dicembre 2007). Un altro, la cattura di 24 paramilitari durante il corteo funebre di Las Abejas e delle basi di appoggio dell'EZLN diretti ad Acteal, il 24 dicembre 1997.

Secondo Aguilar Camín (Milenio, 4 agosto), quel Natale la PGR fermò queste persone "nel modo seguente": "Mentre si svolgeva il corteo funebre per le vittime di Acteal, un camioncino a rimorchio diretto verso il capoluogo del municipio di Chenalhó trasportava diversi personaggi delle comunità convocati dal sindaco per una riunione.

"Erano tutti antizapatisti, della fazione avversaria. Il camioncino fu bloccato dal corteo che, per ragioni di sicurezza, era scortato da agenti della PGR. Alcune donne gridarono indicando quelli che viaggiavano sul camioncino: 'Sono gli assassini. Sono loro'. La PGR fermò 24 persone senza altra prova che la segnalazione dei partecipanti al corteo."

Come molti altri testimoni, anche io mi trovavo lì. Il momento è stato filmato. Chi scortava il corteo erano centinaia di zapatisti incappucciati, non agenti della PGR, ed i defunti erano accompagnati dal vescovo Samuel Ruiz García. Il dolore e l'orrore dei presenti era immenso. In quel momento, con precisione sospetta, arrivò in direzione opposta un camion a rimorchio pieno di contadini scortato dalla polizia municipale di Chenalhó. Letteralmente, si scontrò con i morti di Acteal, ad Acteal. E con i sopravvissuti.

Immediatamente salirono le voci, il clamore, e non solo delle donne. I partecipanti al corteo funebre li identificarono come paramilitari. Un momento di insostenibile tensione. Non ho mai smesso di pensare che qualcuno aveva preparato a tavolino la situazione per un linciaggio. Con cronometrica perversione. Ma non era un corteo violento, e non lo sarebbe diventato. Un cordone di zapatisti incappucciati circondò il camion, con disciplina ed efficacia, per impedire che la folla raggiungesse i passeggeri e Samuel Ruiz intervenne per calmare gli animi.

In quel momento nessuno dei paramilitari negò di esserlo. La loro fu la reazione di colpevolezza e di paura. Chinarono la testa. Perché nessuno disse "non sono stato io"? Almeno uno. Non sarebbe stata la cosa più normale? No, poi scoprirono solo di essere stati ingannati. Usati.

Per il resto, non fu la PGR che li "salvò" dalla folla. Semplicemente, agli occhi del mondo e delle vittime vive, la polizia federale si vide obbligata a compiere il suo dovere. Qualsiasi camion con passeggeri visibili a bordo avrebbe suscitato quella denuncia immediata e dolorosa? Sono sicuro di no.

Non è l'unico episodio inesatto nelle ricostruzioni del revisionismo storico degli autonominati riesumatori di Acteal. Uguali le loro versioni della violenza nella cava di Majomut mesi fa, e la "battaglia" di Acteal dove un presunto (e indimostrabile) fuoco incrociato avrebbe liquidato 45 persone che si trovavano lì in mezzo, in ginocchio, a pregare.

In un'intervista ancora inedita, registrata questo anno, Aguilar Camín spiega diffusamente la sua versione di tutto questo, con disinvoltura da storiografo convinto delle sue fonti. E per esemplificare la tesi secondo la quale i cattivi non erano i cattivi, e neanche i buoni erano così buoni, sostiene con soddisfazione che Las Abejas di Acteal, "sono api di notte, e bestie di giorno" (dove bestie equivale a zapatisti armati, come sono riuscito a capire).

Il linguaggio non perdona.

La Jornada – Mercoledì 5 agosto 2009 http://www.jornada.unam.mx/2009/08/05/index.php?section=opinion&article=019a1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo   http://chiapasbg.wordpress.com )


Sequestrate cinque bambine di Mitziton

 
 

La Jornada – Martedì 4 agosto 2009

I responsabili appartengono al gruppo evangelico chiamato "non cooperanti"

Sequestrate cinque bambine di Mitzitón

Hermann Bellinghausen

San Cristóbal de las Casas, Chis., 3 agosto. A  Mitzitón proseguono le aggressioni contro gli ejidatarios da parte degli evangelici denominati "non cooperanti". Ora sono state sequestrate da questo gruppo cinque bambine della famiglia Heredia Heredia, praticamente in presenza degli agenti della Polizia Statale Preventiva (PEP). I fatti sono avvenuti venerdì 31 luglio e fino ad oggi le ragazze sono ancora rinchiuse nella casa di Pascual Heredia Díaz, uno degli aggressori che lo scorso 21 luglio ferirono cinque indigeni e causarono la morte di Aurelio Díaz Hernández.

Le autorità ejidali riferiscono che "mentre la famiglia del nostro compagno Fernando Heredia Heredia discuteva del problema presente nella comunità, della distruzione del loro camioncino e di una delle sorelle che appartiene al gruppo dei non cooperanti, è arrivata la Polizia Statale Preventiva.".

Nel frattempo, "il signor Pascual Heredia Díaz è entrato in casa dei genitori di Fernando, Julio Heredia Hernández e Juana Heredia Ruiz, ed insieme ai suoi tre figli ha preso con violenza e portato a casa sua nel quartiere di Calvario le sorelline di Fernando: María di 16 anni; Carmela di 11; María Magdalena di 7 e Teresa Heredia Heredia di 4." Ed anche la più grande, Olga, che è evangelica.

Il camioncino sopracitato, di colore bianco, è quello che è stato distrutto il giorno 21 dai seguaci della chiesa Alas de Águila e membri dell'Ejército de Dios. Lo stesso Fernando era stato gravemente ferito a bastonate mentre lo tirarono fuori a botte dal veicolo, qualche attimo prima che un veicolo Chevrolet blu degli aggressori investisse quattro indigeni, uccidendo uno di loro.

"Fino ad oggi non vuole consegnare le bambine". I parenti hanno saputo "che stanno male, perché non danno loro da mangiare."

Il commissario ejidale Juan Díaz Heredia ed il consiglio di vigilanza, guidato da Jesús Heredia de la Cruz, dopo aver sporto denuncia presso il Palazzo di Giustizia di San Cristóbal de las Casas , questo pomeriggio hanno dichiarato: "Quest'azione dei 'non cooperanti' e delinquenti sempre per farci cadere nella loro provocazione, ma la nostra comunità sarà sempre vigile per difendere la sua autonomia ed il suo diritto. Chiediamo al malgoverno il suo intervento immediato affinché queste bambine siano riconsegnate ai loro famigliari. Perché conosce molto bene quali sono gli accordi della nostra comunità.".

Inoltre, venerdì scorso erano stati fermati altri due membri del gruppo di evangelici guidato da Carmen Díaz López, mentre trasportavano 47 clandestini centroamericani. Nonostante la flagranza del reato, Miguel Díaz Gómez e Julio Gómez Hernández sono stati liberati due ore dopo, senza accuse.

Mercoledì 29 luglio, l'avvocato e pastore evangelico Esdras Alonso González, capo dell'Ejército de Dios, ha tenuto una conferenza stampa in questa città per difendere i suoi correligionari dalle accuse mosse loro dagli ejidatarios di Mitzitón, rispetto all'invasione di terre comunali per far passare l'autostrada a Palenque, ed al ferimento di cinque indigeni e l'uccisione di un altro.

Alonso González ha dichiarato che la chiesa Alas de Águila "non proteggerà mai chiunque sia fuori dalle legge. " Ed ha aggiunto: "Il traffico di clandestini non è cosa di adesso, ma dura da molto tempo. L'autostrada, se passerà da qui, bloccherà il traffico di clandestini ed è un bene che si faccia. Si puniscano i responsabili."

In una curiosa contraddizioni in termini, ha dato ad intendere che l'opposizione alla strada a Mitzitón "è perché colpisce gli interessi del traffico di clandestini e del disboscamento illegale", attribuendo i reati agli ejidatarios dell'Altra Campagna.

Il pastore ha ammesso: "Non siamo contro la costruzione dell'autostrada perché è per lo sviluppo. Se loro hanno le loro ragioni, che le espongano e le difendano, ma senza metterci in mezzo, perché da tre o quattro mesi ci accusano di avere degli interessi nella costruzione dell'autostrada, ma non è vero."

Due giorni dopo cadevano nelle mani dai poliziotti due polleros (trafficanti di clandestini - n.d.t.) della sua chiesa, Alas de Águila. Per la terza volta, con tutto la "mercanzia". E per la terza volta sono stati immediatamente liberati. Ciò nonostante, il pastore insiste nell'incolpare gli ejidatarios del traffico illegale, e perfino di aver ammazzato il loro proprio compagno. Tale versione è sostenuta da lui e da Refugio Alcázar, quali avvocati degli evangelici.   http://www.jornada.unam.mx/texto/014n1pol.htm

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com )


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martedì 4 agosto 2009

Riprendono gli scontri tra le basi dell’EZLN e la Orcao

 

La Jornada – Martedì 4 agosto 2009

 

In contesa i poderi  Bosque Bonito e parte di El Prado

Si riaccendono gli scontri tra le basi di appoggio dell'EZLN e la Orcao

Ángeles Mariscal

Tuxtla Gutiérrez, Chis., 3 agosto. Più di 15 persone sono rimaste ferite dopo uno scontro tra basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e militanti dell'Organizzazione Regionale dei Coltivatori di Caffè di Ocosingo (Orcao) che si disputano la proprietà Bosque Bonito ed una porzione di El Prado, nella zona di Cuxuljá, municipio di Ocosingo.

Gli scontri si sono verificati venerdì, ma la Segreteria di Pubblica Sicurezza del Chiapas lo ha reso noto solo oggi, comunicando che diverse persone sono state aggredite con armi da taglio. 

Alcune persone si erano recate presso la presidenza municipale di Ocosingo per riferire dello sgombero che presumevano avrebbero commesso le basi di appoggio dell'EZLN residenti nel municipio autonomo di Moisés Gandhi.

La stessa presidenza ha comunicato che secondo la Segreteria della Riforma Agraria le due proprietà non superano i 2.000 ettari, su cui vivono circa 600 coloni, ma fanno parte di circa 50 poderi che nel 1994 occuparono prendendone possesso gli indigeni di Ocosingo, in azioni congiunte con l'EZLN e le organizzazioni contadine e sociali della zona.

Quindi i gruppi si separarono ed a Bosque Bonito e El Prado la Orcao gestì i terreni a suo favore. Fece sì che li comprasse il governo federale grazie al cosiddetto Fideicomiso 95; ma le basi di appoggio dell'EZLN hanno continuato a reclamarli come propri e lo scorso venerdì hanno cercat di recuperarli. 

Elementi della Orcao hanno chiesto alle organizzazioni non governative ed al "popolo credente della diocesi di San Cristóbal" di accorrere nella zona e fare da mediatori nel conflitto. http://www.jornada.unam.mx/texto/014n2pol.htm

(Traduzione "Maribel" – Bergamo  http://chiapasbg.wordpress.com )

lunedì 3 agosto 2009

Presenz/Attiva in Chiapas_luglio 2009

Presenz/Attiva in Chiapas_luglio 2009

Testimonianze dai caracoles di Oventik e Roberto Barrios

La Presenz/Attiva prosegue nel mese di agosto per visitare altre realtà ribelli del Chiapas

2 / 8 / 2009

E' terminata la prima parte della Presenza/Attiva in Chiapas organizzata dall'associazione Ya Basta e dal Coordinamento Toscano in sostegno alla lotta zapatista. Abbiamo visitato alcune delle località in cui gli indigeni zapatisti stanno sperimentando e praticando forme di autogoverno alternative alle istituzioni ufficiali. Siamo stati ricevuti dalle autorità autonome delle regioni Altos, e Norte ed abbiamo incontrato promotori e promotrici che lavorano in maniera volontaria all'interno di progetti nel campo della salute o dell'educazione autonome. Le comunità zapatiste continuano a praticare la lotta per la dignità e a rafforzare la loro autonomia, ma all'interno di un clima sempre di maggiore repressione da parte dei vari livelli del governo messicano.

La repressione dei movimenti sociali in messico.

La repressione dei movimenti sociali in Messico ha raggiunto negli ultimi tempi un livello alto e preoccupante per il futuro. Nel paese troviamo, da una parte numerose comunità e movimenti sociali che si stanno organizzando in "basso" nel movimento della Otra campaña, e un malcontento sociale diffuso a causa delle conseguenze della crisi economica. Dall'altra, un governo che non è in grado di dare delle riposte ai cittadini, che sta militarizzando delle regioni del paese col pretesto di combattere il narcotraffico e che affronta i movimenti sociali con aggressioni ed arresti di militanti.Nello stato del Chiapas il governo continua l'attacco all'esperienza delle comunità autonome zapatiste utilizzando i numerosi strumenti che ha a disposizione: da quelli economici o giuridici che mirano a dividere le comunità e a "comprare" gli indigeni poveri, all'uso dei paramiritari che minacciano e uccidono, all'uso della polizia che arresta. Le comunità zapatiste non sono le uniche che lottano per la propria autonomia e contro i progetti neoliberisti, ma col movimento della Otra campaña sono emerse nuove situazioni e nuove alleanze. Per esempio alcune comunità che saranno danneggiate ed espropriate delle loro terre senza che nessuno le abbia interpellate, per la costruzione dell'autostrada San Cristobal-Palenque, si stanno organizzanddo per impedre questo progetto neoliberista. Il 21 luglio, in una di queste comunità, Mitziton, è stato ucciso un uomo da parte dei paramilitari. A questi tristi episodi di cronaca si aggiungono le denunce e le analisi delle organizzazioni per i diritti umani che mostrano come è aumentata la presenza dei gruppi paramilitari, ma soprattutto come è aumentata la qualità e la mobilità della presenza militare: questo fa pensare che una pace sociale in Chiapas è molto lontana, ma soprattutto si teme per i prossimi mesi un'escalation di repressione contro l'EZLN, e in generale contro i movimenti sociali in tutto il paese.

La nostra delegazione nei caracoles di Oventik e di Roberto Barrios.

Noi partecipanti alla Presenza/Attiva abbiamo visitato 2 delle 5 regioni in cui è diviso il territorio con presenza zapatista, le regioni Altos e Norte. Qui abbiamo incontrato le Giunte di Buon Governo a cui fanno riferimento queste regioni: la Giunta di Oventik e la Giunta di Roberto Barrios. Queste Giunte sono le autorità scelte dalle comunità indigene con lo scopo di coordinare l'attività dei vari soggetti all'interno del sistema di autogoverno zapatista (comunità indigene, municipi autonomi, sistema di salute e di educazione autonomi etc...). Ci hanno parlato dei progressi che stanno ottenendo le comunità nell'organizzazione di progetti e servizi dal basso, ci hanno parlato della legittimità e del riconoscimento che stanno ottenendo da parte della popolazione rurale non zapatista, che sempre più si rivolge alle autorità e ai servizi del sistema di governo autonomo. Per noi è stata un'occasione per capire meglio questo esperimento e progetto che qua chiamano "la costruzione dell'autonomia": cioè l'operare di migliaia di uomini e donne, umili e ribelli, che si mmettono in gioco in prima persona e in maniera volontaria, per svolgere un'attività o un incarico all'interno di un progetto collettivo ed organizzato che ha lo scopo di soddisfare il desiderio e la necessità di essere loro stessi, gli indigeni, quelli che prendono le decisioni sulle questioni che li riguardano.Abbiamo incontrato il Consiglio del Municipio autonomo di San Juan de la Libertad, nella zona Altos, municipio che da alcuni anni è legato da un patto d'amicizia col comune di Empoli (FI). Il Consiglio di San Juan de la Libertad ha alle spalle un passato travagliato: nel 98, dopo la dichiarazione del Municipio Autonomo, i membri del Consiglio sono stati tutti arrestati, i loro successori hanno dovuto operare nella clandestinità fino al 2003, quando hanno inaugurato una loro sede dove sono tuttora. Nell'attuale Consiglio Municipale il ruolo di presidente è ricoperto da una donna, caso unico nella regione Altos. Abbiamo visitato la clinica "de la Asuncion", l'unica clinica situata nel Municipio che conta con 5 casas de salud (ambulatori) nelle comunità. Questa clinica attende una popolazione zapatista di circa 5 mila persone, ma in realtà sono molte di più quelle che la usano perchè si rivolgono ad essa molte famiglie non zapatiste che non incontrano strutture governative in questa zona, e anche perchè le strutture sanitarie zapatiste sono rivolte a tutti e non chiedono soldi per le prestazioni che svolgono. La clinica è anche un luogo dove vengono svolti periodici corsi di formazione per promotori di salute, sono circa 60 i promotori che ruotano attorno alla clinica per la loro formazione. Il sistema di salute e di educazione autonomi hanno permesso agli indigeni delle zone rurali di portare nelle comunità dei servizi che prima non c'erano, ma soprattutto hanno permesso che questi servizi fossero organizzati e gestiti da loro indigeni. Al caracol di Roberto Barrios abbiamo incontrato i promotori e i formatori che lavorano nella scuola secondaria autonoma (che si chiama CCETAZ). La scuola secondaria è iniziata a funzionare nell'ottobre 2008 ed è composta da due strutture situate in due località diverse. Già da alcuni anni in questa regione sono attive le scuole primarie autonome (che qui chiamano Semillita del Sol). L'insegnamento secondario è stato una necessità richiesta dalle comunità che necessitavano di un livelo di educazione adatto per formare ragazzi e ragazze che possano svolgere incarichi nel sistema autonomo zapatista (come autorità, come promotori o come tecnici) Dopo tre anni di discussioni e di preparazione, è partito il progetto dell'insegnamento secondario anche in questo caracol. La scuola secondaria da due anni è appoggiata dalla Curva Sud di Montevarchi. Per adesso ci studiano circa 90 alunni, si insegnano 7 materie generali (qua le chiamano "aree"), e inoltre si organizzano vari laboratori su temi specifici.

La Presenz/Attiva in Chiapas continua per tutto il mese di agosto. Visiteremo altre località ribelli e vi terremo aggiornati.

dalla delegazione empolese in Chiapas

ciao a tutte e tutti
vi scriviamo da san cristobal, in chiapas. sono ormai due settimane che è
iniziata la Presenz/Attiva organizzata dal coordinamento toscano di sostegno
alla lotta zapatista e dall'associazione yabasta, per conoscere l'esperienza
delle comunità autonome zapatiste.

Abbiamo visitato le regioni di oventik e di roberto barrios. È stata un
occasione di conoscere meglio come si sta sviluppando il sistema di
autogoverno in queste regioni. Abbiamo visitato alcune strutture dei sistemi
autonomi di salute e di educazione, e i compagni e le compagne zapatiste ci
hanno parlato di come stanno migliorando i servizi alle comunità e
soprattutto della legittimità e del riconoscimento che stanno ottenendo da
parte della popolazione non zapatista dei loro territori: sono sempre più le
famiglie non zapatiste che cominciano a riconoscere come riferimenti le
autorità autonome e che si rivolgono ai servizi, di salute soprattutto,
degli zapatisti.

Nella regione di oventik, si incontra il municipio autonomo di san juan de
la libertad, gemellato col comune di empoli. Abbiamo incontrato il consiglio
municipale autonomo, l'unico della regione nel quale il ruolo di presidente
municipale è ricoperto da una donna. Abbiamo visitato la microclinica "la
asuncion" ed abbiamo incontrato i promotori di salute che sono lì. Ci hanno
parlato del loro lavoro, che svolgono in maniera volontaria perchè come
dicono loro "non lavoriamo per un salario, ma per dare un servizio al nostro
popolo". Questa microclinica attende circa 5000 persone zapatiste, ed
inoltre ospita anche i locali usati per fare i corsi di formazione per i
promotori che lavorano nella salute.

Nel caracol di roberto barrios abbiamo visitato la scuola secondaria, che
dallo scorso anno sostengono i ragazzi e le ragazze della curva sud di
montevarchi. Abbiamo incontrato i promotori e i formatori che lavorano nella
scuola. La scuola è iniziata a funzionare nell'ottobre del 2008, ed è stata
costruita su richiesta delle comunità che vedevano come una necessità un
livello di istruzione superiore autonoma.

> per leggere altro sulla carovana a luglio potete leggere un resoconto e
> delle tracce audio pubblicate sul sito www.globalproject.info

la pagina è >
http://www.globalproject.info/it/mondi/Testimonianze-dai-caracoles-di-Oventik-e-Roberto-Barrios/1568

vi mandiamo un saluto e un abbraccio a tutti. vi aggiornaimo presto sul
proseguimento della Presenz/Attiva in Chiapas.
daniele. maurizio.

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