Ezln-it mailing list
Ezln-it@lists.ecn.org
http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/ezln-it
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
A La Realidad erano in tanti e tante. Il partecipato e emotivo evento del 24 maggio 2014 in omaggio a Galeano, lo zapatista ucciso dai paramilitari, celebrato nel Caracol zapatista cui fanno riferimento le comunità autonome della regione Selva Fronteriza, sarà ricordato anche per l'ultimo discorso pubblico pronunciato dal Subcomandante Marcos.
Ma l'evento ci ha mostrato soprattutto che gli zapatisti sono tanti e che la loro esperienza ribelle non si lascia intimidire dalle continue aggressioni, anche di tipo militare, che il governo messicano sta portando avanti nel tentativo di distruggere la loro organizzazione. E forse è proprio questo il messaggio più importante che ci giunge da La Realidad, e che in un certo senso ribadisce Marcos con le sue ultime parole pubbliche, quando comunica che a seguito dei cambiamenti e delle evoluzioni che si sono dati in questi anni nell'organizzazione delle comunità zapatiste, la sua figura non ha più senso di esistere.
Per ribadire, a chi ancora non lo avesse capito, che i veri protagonisti nei territori ribelli del Chiapas sono le migliaia di uomini e donne che nella loro quotidianità, all'interno di un clima di guerra formalmente non dichiarata e di provocatorie aggressioni, costruiscono collettivamente e mettendosi in gioco in prima persona nuove forme di governo e di vita, rappresentando un importantissimo esempio per tutti coloro che nel mondo lottano per un cambiamento radicale, contro le ingiustizie e contro il sistema capitalista.
A La Realidad sono giunti in carovana molti attivisti solidali per rispondere all'appello lanciato dall'EZLN per ricordare Galeano e per portare la solidarietà alle comunità zapatiste della zona Selva Fronteriza che in queste settimane stanno subendo le aggressioni dei paramilitari della CIOAC-H.
Di ritorno da La Realidad, proviamo a raccontare alcune considerazioni ed impressioni per comprendere meglio l'evento e la situazione attuale:
Almeno ottocento, o forse di più, coloro che hanno partecipato alla carovana. Alcune migliaia, comunque tantissime, le basi d'appoggio accorse all'evento. Contemporaneamente, negli altri quattro Caracol del territorio zapatista si stavano svolgendo delle cerimonie per ricordare Galeano, così come si svolgevano iniziative in varie città del Messico e del mondo.
Insurgentes, cioè soldati dell'EZLN sono ora nel Caracol de La Realidad. Dal 2003 la struttura militare dell'organizzazione zapatista si è ritirata dalle comunità, che sono gestite dalle Giunte del Buongoverno e dalle Autoritàdei Municipi Autonomi, cioè dalle basi d'appoggio. Dopo l'aggressione che ha portato all'assassinio di Galeano, e dopo le minacce dei paramilitari di voler attaccare direttamente il Caracol, la Giunta del Buon Governo de La Realidad ha chiesto l'intervento del Comando Generale dell'EZLN per fare giustizia. Più di un centinaio di insurgentes hanno vigilato la realizzazione dell'evento.
Le indagini dell'EZLN hanno portato al riconoscimento degli assassini di Galeano. Quello che gli zapatisti vogliono non è vendetta ma giustizia. “Non ci vendichiamo. Ci vendicheremo, ma contro il capitalismo”. Quello che cerca il governo con le aggressioni dei paramilitari non è solo intimidire le basi d'appoggio, ma continuare le provocazioni. Questo lo hanno ben chiaro gli zapatisti, che hanno ribadito più volte che i loro sforzi sono per la pace e che non cadranno nelle provocazioni. La vendetta, ha detto Moises, va pensata contro lo stato ed il sistema capitalista, nei termini di un cambiamento sociale radicale.
I paramilitari della CIOAC-H sono indigeni delle comunità comprati e manipolati dai vari esponenti di governo; questi ultimi sono i veri responsabili. Nell'intervento di Moises si ricostruisce la situazione di violenza paramilitare creata da esponenti governativi, dal livello municipale a quello statale, insieme a dirigenti di organizzazioni sociali che stanno a questi sporchi giochi come ad esempio la CIOAC-H. Attraverso soldi e progetti assistenziali, ma anche attraverso minacce, costringono persone nelle comunità rurali povere a svolgere il ruolo di criminali con l'unico scopo di ostacolare in qualsiasi maniera lo sviluppo dell'autonomia zapatista. Nel caso della zona Selva Fronteriza, l'attacco a La Realidad non è l'unico registrato nelle ultime settimane. Gli zapatisti sono consapevoli che queste aggressioni paramilitari continueranno.
“Il personaggio di Marcos fu creato ed ora i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggiamo”. Nell'intervento di Marcos, per annunciare la sua scomparsa, si è ricordato come la sua figura di portavoce dell'EZLN inizialmente era stata decisa dall'organizzazione per relazionarsi con il mondo non indigeno, soprattutto per sfidare il terreno moderno della comunicazione.
Un personaggio creato per chi non capiva e non guardava a quello che realmente stava succedendo nelle montagne del Sud Est messicano.
Un personaggio per i miopi di ogni tipo.
“Questo cambiamento del comando avviene logicamente come conseguenza dei cambiamenti che si sono dati e che si danno nell'EZLN”. La scomparsa della figura di Marcos serve a formalizzare i cambiamenti, gli importanti progressi, l'evoluzione che si sono dati nell'organizzazione e nelle comunità. Come afferma Marcos, i cambiamenti sono a livello generazionale, con coloro che erano bambini o non erano ancora nati nel '94 che adesso ricoprono ruoli di responsabilità nella lotta e nelle strutture del governo autonomo; a livello di etnia e di classe con il totale protagonismo attuale degli indigeni delle comunità; ma soprattutto i cambiamenti si sono dati a livello del pensiero che muove la lotta, rappresentato dalla pratica quotidiana di chi si mette in gioco in prima persona, che svolge attività di governo e d'organizzazione collettiva in una forma ben diversa dai "professionisti della politica" di ogni tipo.
Chi negli ultimi anni ha visitato le comunità zapatiste ha già notato questi cambiamenti trovando come interlocutori e confrontandosi con le Giunte del Buongovern, le autorità locali, le basi d'appoggio.
Gli aderenti alla Sexta, il CNI e i mezzi di informazione indipendenti come compagni di viaggio con cui continuare la costruzione di percorsi di lotta e di relazioni comuni. Oltre a continuare a sviluppare l'autonomia nei loro territori, per migliorare le loro condizioni di vita, gli zapatisti hanno ricordato che la loro lotta è contro il sistema capitalista. Per questo continueranno a relazionarsi con tanti altri che condividono la loro proposta politica di costruire dal basso percorsi di lotta e di alternativa per distruggere il sistema delle ingiustizie. Il loro ambito di riferimento restano le organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, le comunità del Congresso Nazionale Indigeno, ambito che nell'ultimo anno ha visto una maggiore adesione di varie comunità del paese, registrata nelle assemblee regionali svoltesi negli ultimi mesi. L'altro importante compagno di viaggio sono i mezzi di informazione indipendenti, che in Messico chiamano “medios libres”, unici mezzi di informazione a cui è stato permesso l'accesso durante l'evento a La Realidad, che gli zapatisti riconoscono come dei soggetti fondamentali per la attività che svolgono di mettere in comunicazione tra loro e tenere aggiornate le varie esperienze di lotta dal basso.
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Dai Media liberi presenti alla Realidad
Questa notte, come chiusura dell'omaggio al compañero Galeano, più di tremila basi d'appoggio, miliziani ed insugentes zapatisti e circa mille adertenti alla Sexta, abbiamo ascoltato le “ultime parole pubbliche” del Subcomandante Insurgente Marcos del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. Nel palco c'erano 6 comandanti e comandante del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, il Subcomandante Insurgente Moisés e il Subcomandante Marcos.
Pronomiamo alcuni frammenti delle 5 parti della carta.
1. Una Decisione Diffícile
“Era ed è la nostra come quella di molte e molti del basso una guerra per l'umanità e contro il neoliberismo. Contro la morte pretendiamo la vita, contro il silenzio esigiamo la parola e il rispetto, contro la dimenticanza la memoria, contro l'umiliazione e il disprezzo la dignità, contro l'oppressione la ribellione, contro la schiavitù la libertà, contro l'imposizione la democrazia, contro il crimine la giustizia”.
“La guerra che abbiamo iniziato ci ha dato il privilegio di arrivare ad orecchi e cuori attenti e generosi e a geografie vicine e lontane, mancava quel che mancava e manca quel che manca però abbiamo conseguito lo sguardo dell'altro e dell'altra, il suo ascolto e il suo cuore. Dunque ci siamo visti nella necessità di rispondere ad una domanda decisiva; Cosa segue?”
“Ammazzare o morire, come unico destino.”
“Abbiamo dovuto ricostruire il cammino della vita che è quello che avevano rotto e continuano a rompere dall'alto. Il cammino non solo dei popoli originari ma anche dei lavoratori, degli studenti, dei maestri, dei giovani, dei contadini e anche di tutte le differenze che si celebrano in alto e in basso si perseguitano e si castigano. Abbiamo dovuto inscrivere il nostro sangue nel cammino che altri dirigono verso il potere o abbiamo dovuto voltare il cuore e lo sguardo a quelli che siamo e a quelli che sono quelli che siamo, cioè, i popoli originari guardiani della terra e della memoria”
“Il nostro dilemma non era tra negoziare e combattere ma tra morire o vivere”
“Abbiamo scelto di costruire la vita, questo, nel mezzo di una guerra. Una guerra che anche se sorda non era meno letale”
“Qui siamo i morti di sempre però adesso per vivere”
“Forse più di uno crede che abbiamo sbagliato a scegliere, che un esercito che non può e non deve impegnarsi in pace. Per molte ragioni certo, però la principale era ed è perchè in questa forma finiremo per sparire. Forse è vero, forse ci siamo sbagliati a coltivare la vita invece di elogiare la morte. ”
“Abbiamo scelto guardandoci e ascoltandoci, essendo il totale collettivo che siamo. Abbiamo scelto la ribellione, sarebbe a dire, la vita ”
“Sapevamo e sappiamo che ci dovrà essere la morte perche ci sia la vita. Sapevamo e sappiamo che per vivere moriamo”
2. Un fallimento?
“Difficile credere che vent'anni dopo quel ´nada para nosotros´ risulterà che non era solo uno slogan, una frase buona per cartelli e canzoni, ma una realtà, La Realidad.”
“Se essere conseguenti è un fallimento, quindi l'incoerenza è la strada per il successo, la via del potere. Però noi non vogliamo andare da quella parte, non ci interessa. Con questi parametri preferiamo fallire che trionfare”
3. El Relevo
“In questi 20 anni c'è stato un avvicendamento molteplice e complesso nell'EZLN. Alcuni hanno notato solo il più evidente, quello generazionale. Ora stanno portando avanti la lotta e dirigendo la resistenza quelli che erano piccoli o ancora non erano nati all'inizio del levantamiento; però alcuni studiosi non si sono resi conto di altri avvicendamenti: di classe, da quello di classe "mediero ilustrado" a quello dell'indígeno contadino. Quello di razza dalla direzione meticcia alla direzione nettamente indigena e il più importante: l'avvicindamento di pensiero. Dall'avanguardismo rivoluzionario al comandare obbedendo. ”
“Il culto dell'individualismo si incontra con il culto dell'avanguardismo nel suo estremo più fanatico”
“Il razzismo della sinistra che si pretende rivoluzionaria. L'EZLN non è di questi, per questo non tutti possono essere zapatisti.”
“Dalla presa del potere dall'alto alla costruzione dal basso. Dalla politica professionale alla politica quotidiana. Dai leaders ai popoli. Dalla marginalizzazione di genere alla partecipazione diretta delle donne. Dal burlarsi dell'altro alla celebrazione della differenza. ”
4.-Un ologramma che cambia e a modo: quello che non sarà
“Nell'alba del primo giorno del gennnaio 1994, un esercito di giganti, cioè, di indigeni ribelli, scese nelle città, per scuotere il mondo. Appena alcuni giorni dopo con il sangue dei nostri caduti ancora fresco nelle strade, ci siamo resi conto che quelli di fuori non ci vedevano. Abituati a guardare dall'alto gli indigeni, non avevano lo sguardo per guardarci; abituati a vederci umiliati, il loro cuore non comprendeva la nostra degna ribellione. Il loro sguardo si era fermato sull'unico meticcio che videro con il passamontagna, cioè non guardarono. I nostri capi e cape dissero allora: “solo vedono il piccolo che sono, facciamo qualcuno così piccolo come loro, che a lui lo vedano e che attraverso lui ci vedano”
“Iniziò così la complessa manovra di distrazione, un trucco di magia terribile e meraviglioso, una mossa maliziosa del cuore indigeno che siamo; la sapienza indigena sfidava la modernità in uno dei suoi bastioni: i mezzi di comunicazione. Iniziò allora la costruzione del personaggio chiamato Marcos.”
“Avevamo bisogno di tempo per essere e per incontrare chi sapesse vederci come quello che siamo. Avevamo bisogno di tempo per incontrare chi non ci vedesse non dall'alto, non dal basso, ma di fronte, che ci vedesse con uno sguardo da compagni”.
“…vi ho detto che iniziò allora la costruzione del personaggio. Se mi permettete di definire Marcos, il personaggio, allora vi direi senza titubanze, che è stato una botarga ”.
Abbiamo lanciato una e l'altra iniziativa per incontrare l'altro, l'altra, l'@ otro compañero, cercando di incontrare lo sguardo e l'ascolto di cui avevamo bisogno e ci meritavamo; abbiamo fallito una e l'altra volta. Così è stato fino alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona, la più audace e la più zapatista delle iniziative che abbiamo lanciato fino ad adesso e al fine abbiamo incontrato chi ci guarda di fronte e ci saluta e abbraccia.
“All'interno gli avanzamenti dei villaggi erano stati impressionanti, e dunque è arrivato il corso ´La libertad según las y los zapatistas´, ci siamo accorti che c'era già una generazione che poteva guardarci di fronte, che poteva ascoltarci e parlaci senza aspettare guida o leadership, né pretendere sottomissione o seguimento. Marcos il personaggio non era più necessario. La nuova tappa nella lotta zapatista era pronta”.
“E' nostra convinzione e nostra pratica che per rivelarsi e lottare non sono necessari nè leader nè caudillos, nè messia né salvatori; per lottare c'è bisogno solodi un poco di vergogna, un tanto di dignità e molta organizzazione, il resto o serve al collettivo o non serve”.
5.- Il dolore e la rabbia. Sussurri e grida.
“Aspetta compagno non andartene, diceva il nostro silenzio”. Continuando ha enumerato una larga lista di morti, desaparecidos e prigionieri politici e sociali di Atenco, Ostula, Oaxaca, Ciudad de México, Italia, Chiapas, Grecia, Palestina, Cherán, Guerrero, Morelos, Puebla, Chihuahua, Sonora, Jalisco, Sinaloa, Migranti, Stati Uniti, Mapuches “nadie sigue tu paso, nadie levanta tu vida y con la última paletada sentencia, aunque agarren y castigue a los que te mataron, siempre encontraré a otra, a otro, a otros, que de nuevo te embosquen, que repitan la danza macabra que acabó con tu vida”.
“Ha tanti nomi l'ingiustizia e sono tante le grida che provoca. E non dimenticare che mentre alcuni sussuranno altri gridano. L'ascolto deve trovare la strada che lo faccia fertile. Basta abbassare lo sguardo ed alzare il cuore. ”
“La giustizia che vogliamo noi: la persistente e testarda ricerca della verità”.
“Pensiamo che è necessario che uno di noi muoia perchè Galeano Viva. Abbiamo deciso che Marcos deve morire oggi”
“E in queste pietre che hanno lasciato nella suo tomba imparererete a Non vendersi, a Non arrendersi e zoppicare”
“Alle 2:08 dichiaro che smette di esistere il Subcomandante Insurgente Marcos, autodenominato il Subcomandante di Acciao Inossidabile”.
Per finire si sono aggiunte alcune posdatas: “P.D. 1 Game Over. 2.- Jaque Mate. 3.- Touché. 4.- Mhhh, così e l'inferno ? 5.- ¿Ossia che senza il botarga posso andare nudo? 6.- E' molto scuro qua, ho bisogno di una lucetta ...”
Alle 2:10 il Subcomandante Insurgente Marcos scende per sempre dal palco, si spengono le luci e dopo si ascolta un'onda di applausi degli aderenti alla La Sexta, seguita da un'onda più grande di appalausi delle basi d'appoggio zapatiste, miliziani e insurgentes.
Alcuni minuti dopo, si ascolta la voce in off di quello che fu il Subcomandante zapatista:
“Buone albe, compañeros, compañeros y compañeroas, io mi chiamo Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano, mi hanno detto che quando sarei tornato a nascere lo avrei fatto in collettivo”
Dopo la lettura ha preso la parola il Subcomandante Insurgente Moisés: “Quello che vi abbiamo spiegato si vedrà nei luoghi da cui venite, ojalá che lo abbiate compreso ”. Ha concluso .
Tra poco i media liberi, alternativi, autonomi o come ci chiamiano pubblicheremo la versione completa dell'ultima carta lettera dal Subcomandante Marcos.
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Compagna S: Ha detto solo:
â Noi li uccideremo e la faremo finita. Voi siete Giunta di Buon Governo, siete buoni governi, anche se vi facciamo quello che facciamo, voi non ci fate niente. Perché? Perché siete buoni governi.
Io gli ho detto:
â Certo che siamo buoni governi, ma non per molto ancora â io gli ho detto.
â E che cosa mi farete? Anche se scoprirete il vero assassino, non ci farete niente, perché voi siete la Giunta di Buon Governo che protegge tutti. Io non ho paura - dice -. Non temo niente, per questo ti dico che l'ho ammazzato.
Io gli ho risposto:
â Spera che sia così. Perché il giorno che ti toccherà spero tu faccia lo spaccone come fai con me adesso.
â Certo che lo farò. Ma quando? Quel giorno non arriverà - dice -, perché voi siete la Giunta di Buon Governo, siete buoni governi e non ci farete niente.
SCIM: Ti ricordi qualcosa d'altro di quello che ti ha detto? Qualcosa di cui rideva e si burlava.
Compagna S: Sì, rideva e quello che era con lui rideva, ma non parlava.
SCIM: M non ha parlato, rideva soltanto?
Compagna S: Non ha parlato, rideva soltanto. M l'ha toccato per fargli capire di non dire più niente.
SCIM: Ah. Gli ha fatto un gesto?
Compagna S: Sì, l'ha toccato ed hanno cominciato a gridare e mi ha detto:
â Ma vai al diavolo â mi ha detto. Non gli ho risposto.
SCIM: Bene, se ti viene in mente qualcosa d'altro riprenderemo il lavoro per raccogliere tutte le informazioni, perché sono cose che ha detto lui stesso.
Compagna S: Sì.
SCIM: Lui stesso è uscito a dirlo. E tu dici che comunque ti ha chiesto se sapevi chi aveva ucciso il compagno Galeano. E dove era, no?
Compagna S: Sì.
SCIM: Ed ha detto che gli ha sparato in testa.
Compagna S: Il colpo in testa poi è andato a farsi fottere.
SCIM: Bene compagna. Qual'è il tuo nome di battaglia?
Compagna S: Mi chiamo S.
SCIM: S?
Compagna S: Sì.
SCIM: Sta bene, compagna. Quello che vogliamo è che si veda che è una testimonianza diretta, perché tu sei di qui, della Realidad. Quale era lâincarico per cui ti eri preparata per la condivisione ad Oventik?
Compagna S: Escucha.
(Nota: âescuchaâ [ascolto â n.d.t.] è un incarico o lavoro o compito assegnato ad alcuni compagni e compagne che consiste nellâ"ascoltare" quello che si dice in una condivisione per poi raccontarlo al loro villaggio, regione e zona, così che la "condivisione" non sia solo per chi era presente, ma arrivi a tutt@ le/gli zapatisti. à l'equivalente del "relatore" o "relatrice". I compagni scelgono come "escucha" dei giovani che abbiano buona memoria, che capiscano bene lo spagnolo e si sappiano esprimere nella propria lingua. Per la condivisione col Congresso Nazionale Indigeno (CNI) erano stati mandati come "escuchas" decine di ragazze e ragazzi delle diverse zone, perché era importante che quello che dicevano i nostri compas dei popoli originari del CNI fosse messo a conoscenza di tutte le basi di appoggio zapatiste).
SCIM: Ah, sì, sì, sì. Quello che si sarebbe fatto poi col Congresso Nazionale Indigeno. Bene, compagna S. Grazie.
(non udibile)
Â
SCIM: Bene. Quando hai parlato con questo R., era brillo o sobrio?
Compañera S: No. Gli ero vicina e non ho sentito lâodore dellâalcol. E quando sono arrivata a casa di L, lui si è diretto verso casa sua. Si voltava a guardarmi e rideva, ed io lo guardavo arrabbiata.
SCIM: Quindi possiamo dire che ha detto quello che ha detto da sobrio, che non era ubriaco.
Compañera S: No, non era ubriaco.
SCIM: Bene. Ã tutto, compagna. Grazie.
-*-
Unâaltra alba. Arriva il Subcomandante Insurgente Moisés che mi dice:
- Ci siamo. La decisione è che il giorno d'arrivo è venerdì 23 maggio, l'omaggio al compa Galeano il sabato 24 maggio, e domenica 25 maggio tutti se ne tornano a casa. Per le basi di appoggio.
- Anche per quelli che vengono da fuori? â domando.
- Sì, ma per quelli da fuori vale quanto deciso per le basi di appoggio, cioè, si devono portare il proprio cibo e dove dormire.
- Lo dico con un comunicato, una lettera o che altro?
- Vedi tu, ma che sia chiaro, di modo che non siano un peso per questi compas. Vengano dunque a dare sostegno, a portare affetto alla famiglia del defunto e ai compas di qui, ma non a farsi servire. Non è una festa.
Ah, avvertili anche che il giorno 24 maggio, in tutti i caracol le basi di appoggio renderanno omaggio al compa Galeano. E che sarebbe bello se quel giorno anche loro facessero qualcosa nei loro posti, ognuno con i propri modi e tempi.
E un'altra cosa. Se metti l'interrogatorio della compagna, non scrivere il nome di quegli stronzi, ma, solo le iniziali. Perché non sappiamo se sono colpevoli di omicidio o solo di fare i machi e gli sbruffoni per far paura ad una ragazzina.
E metti anche che invitiamo in particolare le compagne ed i compagni dei media liberi o alternativi o autonomi o come si chiamino, cioè quelli che non prezzolati, che sono della Sexta, cioè che sono nostri compagni e compagne e che hanno la loro commissione di "escucha" nelle loro terre. E che forse⦠sì metti che "forse" la Comandancia Generale dell'EZLN farà una conferenza stampa con i media liberi o come si chiamino, che sono della Sexta. Dico "forse" perché c'è molto da fare in poco tempo e non bisogna fare brutta figura. E che i media prezzolati non sono invitati, né saranno ricevuti.
- Mando la foto del defunto?
- Sì, ma di quando era vivo, non quella del cadavere. Perché noi ricordiamo i nostri compagni per la loro lotta fatta in vita.
- Bene. Câè altro?
Solo che siamo qui, ma credo già lo sappiano che siamo nella realidad.
-*-
Vale. Salute e ascolta.
Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, maggio 2014. Nellâanno venti dellâinizio della guerra contro lâoblio.
Â
Questa e-mail è priva di virus e malware perché è attiva la protezione avast! Antivirus . |
Inviato dal mio telefono Huawei