Il popolo organizzato di Mitzitón denuncia attacco paramilitare
26 dicembre 2010
Alla Commissione Sesta Alle Giunte di Buon Governo Al Congresso Nazionale Indigeno Alla Sesta Internazionale A tutti gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona Ai Centri dei Diritti Umani Non Governativi Ai media liberi e indipendenti
Prima di tutto, un saluto da uomini, donne, bambine, bambini ed anziani del popolo organizzato di Mitzitón aderente all'Altra Campagna. In questi giorni che sono di festa in molti luoghi, il nostro cuore è forte ma nello stesso tempo non viviamo tranquilli a causa dei paramilitari. Questa volta, come abbiamo fatto altre volte, scriviamo per denunciare gli attacchi che stiamo subendo dai paramilitari dell'Ejército de Dios "Alas de Águila".
Lo scorso 23 dicembre, alle 18:30 circa, quattro nostri compagni sono stati aggrediti mentre si recavano alla casa ejidale. A pochi metri dal luogo sono stati raggiunti da un gruppo di circa 20 paramilitari, siccome era buio non è stato possibile riconoscerli tutti, ma alcuni sono stati visti bene, ed erano Miguel Díaz Gómez, Luis Rey Pérez Heredia, Carmen Gómez Gómez, Feliciano Jiménez Heredia, Roberto Jiménez Heredia, Victor Heredia Jiménez, Tomás Díaz Gómez e Julio Hernández Gómez.
Questi paramilitari hanno cominciato a picchiare i nostri compagni e tre di loro, dibattendosi e lottando, sono riusciti a scappare, e sono Manuel de la Cruz Vicente, Julio de la Cruz Vicente, Lucio de la Cruz Vicente, I compagni erano feriti e con la testa rotta perché sono stati picchiati con pugni e bastoni e pietre. Il compagno Domingo de la Cruz Vicente non è riuscito a scappare e l'hanno portato a casa di Francisco Gómez Díaz e Gregorio Gómez Jimémez, dove i paramilitari hanno costruito una prigione per rinchiuderci tutti. È una stanza di metro e mezzo dove l'hanno cosparso di benzina, gli hanno orinato addosso, l'hanno denudato e picchiato ancora per un'ora. Questo compagno, ferito gravemente, è stato trattato come non si tratta nemmeno una bestia, e così conciato l'hanno messo su un furgone e scaricato vicino alla casa ejidale.
Verso le 20:30 si sono messi a sparare vicino al nostro cartellone di Aderenti all'Altra Campagna, si sono sentiti molti spari, forse di due interi caricatori. Verso le 23:00 i quattro compagni aggrediti erano ormai a casa loro quando sono arrivati un'altra volta i paramilitari che volevano farli uscire per ucciderli. Sono arrivate due auto a fari spenti. Ci sono due entrate per la sua casa e Quando i compagni hanno visto le auto con i fari spenti sono usciti da una porta sul retro e si sono nascosti per ascoltare cosa dicevano i paramilitari. Dal loro nascondiglio hanno visto i paramilitari Roberto e Feliciano sparare a 300 metri dalla casa.
Poi, all'alba, circa alle ore 2, hanno di nuovo sparato alla casa di Gregorio. Da quella notte, e quasi tutte le notti, sparano vicino alle case dei nostri compagni, tra i quali il compagno Pedro Díaz Gómez.
Dov'è la giustizia, la punizione per chi viola i diritti di cui tanto si vanta il malgoverno dello Stato e Federale? Abbiamo molte denunce pubbliche sufficienti affinché si indaghi, abbiamo portato prove e presentato denunce alle autorità di aggressioni, disboscamento clandestino ed ogni tipo di reato che i paramilitari commettono contro noi, ma non fa niente, né rispetta la sua parola, perché la sua parola non vale niente, per questo vengono qui i suoi rappresentanti e firmano accordi e poi si comportano come non fosse successo niente.
Il malgoverno dice che è problema religioso, ancora una volta vogliamo che sia ben chiaro che noi rispettiamo il credo di ognuno e non permetteremo che si continuino a commettere delitti nella nostra comunità e si continui ad utilizzare L'Ejército de Dios "Alas de Águila" per attaccarci e fermare la nostra lotta e la nostra organizzazione ed il cammino verso l'autonomia ed i diritti che abbiamo come popolo indigeno.
Questa domenica 26 dicembre ci siamo riuniti in assemblea generale dove si è deciso di esigere il rispetto dell'accordo firmato con i funzionari del malgoverno in data 5 luglio di questo anno, perché fino ad ora non c'è stato il ricollocamento dei paramilitari; in quel documenti il governo chiese un mese di tempo per negoziare con quelli dell'Ejército de Dios ma fino ad ora non hanno fatto niente.
Il popolo ha deciso ed è ormai stanco di tante torture e minacce. Vediamo i paramilitari sentirsi sempre di più forti e per questo continuano a picchiare e sparare cercando di provocarci. Se succederà qualcosa nel nostro villaggio, i responsabili diretti saranno Juan Sabines Guerrero e Felipe Calderón Hinojosa, perché danno impunità a delinquenti paramilitari e non mantengono quanto promesso e ratificato al popolo di Mitzitón.
Distintamente. Pueblo Organizado de Mitzitón, Adherente a La Otra Campaña. |
martedì 28 dicembre 2010
Fw: [Ezln-it] Denuncia da Mitziton
giovedì 23 dicembre 2010
Assassinata un'altra attivista in Chihuahua
> Assassinata un'altra attivista in Chihuahua
> http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2067
>
> video dell'omicidio:
> http://www.youtube.com/watch?v=Fwktps1tNLY
>
> *Un'altra attivista assassinata in Chihuahua*
>
> Oggi ci siamo svegliati con la notizia dell'assassinio di Marisela
> Escobedo Ortiz, la quale stava facendo una protesta di fronte al palazzo
> del governo di Chihuahua, a Ciudad Juarez, per esigere la detenzione del
> assassino di sua figlia Rubì Marisol. Marisela è stata uccisa da un
> uomo che si è avvicinato a lei per parlare quando la manifestazione
> stava per terminare, e che, poi, è scapato via senza che qualcuno lo
> fermasse.
>
> Il caso di Rubi è l'emblema del tipo di giustizia che in questo paese
> possono ricevere le donne. Rubì è stata assassinata dal suo fidanzato,
> che confesso l'omicidio e incluso portò la polizia nel posto dove
> abbandonò il corpo. Nonostante questo, l'assassino è stato dichiarato
> innocente e lasciato in libertà. Davanti alla pressione esercitata da
> Marisela, infine è stato dichiarato colpevole e gli si è emanato un
> ordine di cattura, però nel frattempo Sergio Rafael Barranza Bocanegra
> si era già dato alla fuga.
>
> Marisela incominciò così una lunga lotta per ottenere giustizia per
> Rubì, in questa crociata, realizzò personalmente delle investigazioni e
> riuscì a localizzare l'omicida a Zacatecas. In questa lunga giornata ha
> denunciato aver ricevuto minacce da parte della famiglia di questo
> individuo, però, naturalmente, nessuno gli ha fatto caso.
>
> In Messico le donne vittime di violenza possono aspettarsi qualsiasi
> cosa meno che la giustizia. Le autorità incontreranno sempre dei
> pretesti per non castigare gli assassini e si faranno mille di argomenti
> per colpevolizzare le vittime: usava minigonna, era prominente, era
> infedele, e un lungo eccetera che perpetua la idea che le donne sono
> esseri umani di seconda classe, che la nostra vita e la nostra morte
> vale poco o niente e che alla fine di tutto, siamo le responsabili della
> violenza che subiamo.
>
> Non permettiamo che gli omicidi di Marisela e Rubì rimangano impuniti.
> Ogni assassinato, ogni colpo, ogni insulto contro una donna ci ferisce a
> tutte.
>
> Basta al femminicidio!
>
> Giustizia per le donne assassinate!
>
> Basta alla persecuzione contro attiviste!
>
> (tradotto da Nodo Solidale)
>
>
mercoledì 22 dicembre 2010
Sogno americano o macelleria messicana....
Nella notte tra il 16 e 17 dicembre, un operativo dell'Istituto di Migrazione, Polizia Federale e Esercito arresta e ferisce 92 dei 300 migranti che si trovavano su un treno merci che dal Chiapas si dirigeva nello stato di Oaxaca.A pochi metri da dove si realizza l'operativo che lascia molti migranti feriti e derubati dei loro averi un gruppo porbabilmente appartenente a los zetas,uno dei più sanguionari gruppi criminali presenti in messico, sequestra circa 30 migranti Mexico_Sogno americano o macelleria messicana?Il viaggio della speranza di migliaia di migranti che ogni giorno percorrono a bordo dei treni merci il territorio messicano per raggiungere il confine con gli USA si trasforma il più delle volte in un viaggio del terrore. Ogni anno dei circa 500.000 migranti che si mettono in viaggio verso gli Usa, più della metà nel cammino viene assaltato,rapinato,violato e sequestrato.E in alcuni casi, sempre più frequenti sparisce per sempre.. L'Istituto Nazionale di Migrazione del Messico,e la Polizia Federale realizza operativi lungo i binari del treno che sono delle vere e proprie imboscate per i migranti.Li aspettano nei luoghi piu oscuri e al passaggio del treno si scaraventano sui migranti, tirandoli giù dal treno ancora in marcia,utilizzando gas lacrimogeni,bastoni,armi. Nel momento in cui li hanno nelle proprie mani li derubano,li picchiano e non di rado violentano le donne.Dopo essere stati umiliati e derubati molti vengono rimpatriati, altri vengono lasciati lungo il cammino nelle mani delle organizzazioni criminali delle "marras e los zetas"che controllano molti punti della via del treno ,e le stazioni intermedie nello stato del Chiapas,Oaxaca,Veracruz. In questi luoghi sono costanti gli assalti ai treni da parte di uomini fortemente armati che sequestrano decine di migranti alla volta,per portarli in "case di sicurezza"dove vengono torturati,violentati fino a quando i familiari non versano dai 2.000 ai 10.000 dollari perchè possano essere rilasciati vivi, se non hanno la possibilità di pagare il loro riscatto vengono torturati e uccisi, cosi che siano d'esempio per chi non vuole chiamare la famiglia per chiedere il riscatto per la sua vita. Come è accaduto,tra gli altri casi che avvengono quotidianamente,ai 72 migranti centroamericani rinvenuti in un rancho abbandonato di Tamaulipas. Sempre più spesso non si ritrovano i corpi in quanto vengono bruciati in vasche con disel per non lasciarne traccia alcuna. Secondo uno studio fatto dalla Commissione dei diritti umani in soli 6 mesi sono più di 10.000 i casi di sequestri di immigrati. Si tratta di un economia molto redditizia, si stima infatti che siano circa 25 milioni dollari, che entrano nelle casse del crimine organizato in collusione con le forze corrotte dell' Istituto di Migrazione,Polizia Federale e Esercito. Nella notte del 17 dicembre si è visto un ennesimo caso: I FATTI 16 dicembre_h 20.00: Parte un treno merci da Arriaga (Chiapas) a bordo circa 285 migranti provenienti da Guatemala,Honduras e Salvador.Come riportato dalla Console Salvadorena in Arriaga, Vilma Elena Mendoza Quiroz 17 dicembre_h 1.00 am: Nel tratto di Chahuites-Anonas nello stato di Oaxaca,nei pressi dell'Istmo di Ixtepec ,Forze della Polizia Federale e dell'Istituto di Migrazione realizzano un Operativo che porta all' arresto,al pestaggio,alla rapina e alla deportazione di 92 migranti, 52 guatemaltechi,5 honduregni e 1 salvaduregno.Molti migranti si feriscono cadendo dal treno mentre cercavano di sfuggire all' arresto da parte di INM. 17 dicembre_ 2.00 am: Molti dei migranti che sono fuggiti all'operativo svolto da INM e Polizia Federale vengono assaltati e sequestrati da gruppi nascosti tra i cespugli probabilmente zetas e marras,erano persone fortemente armate appostate a pochi metri da dove si realizza l'operativo,raccontano i migranti sfuggiti, si sentivamo di urla e colpi di arma da fuoco,molte uomini,donne e bambini risultano introvabili.Si contano più di 30 persone disperse,probabilmente sequestrate. Collettivo alliance_multietniqu-e http://www.globalproject.info/it/community/MexicoSogno-americano-o-macelleria-messicana/6879 |
venerdì 17 dicembre 2010
Gianni Proiettis arrestato in Chiapas. Ora rilasciato.
La Jornada – Venerdì 17 Dicembre 2010
Gianni Proiettis denuncia che il suo fermo è un "attentato contro la libertà di stampa" Fermato in Chiapas per "confusione" un giornalista di origine italiana, già rilasciato La Polizia statale aveva accusato il docente universitario anche di possesso di marijuana
Elio Henríquez. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 16 dicembre. Gianni Proiettis, collaboratore del quotidiano italiano Il Manifesto e professore universitario dell'Università Autonoma del Chiapas (Unach), la mattina di oggi è stato fermato da poliziotti statali con l'accusa di possesso di marijuana, ma nove ore dopo è stato liberato dicendo che si è trattato di "confusione". Il giornalista di origine italiana ha dichiarato che il suo fermo rappresenta un "attentato contro la libertà", perché è sicuro di essere stato fermato per aver scritto alcuni articoli critici contro le autorità federali. Intervistato per telefono dopo essere stato liberato, poco prima delle ore 22, Proiettis ha raccontato che intorno alle 11.30 era uscito di casa nel quartiere di Cuxtitali "per comprare delle sigarette e mi hanno afferrato tre civili con le pistole; mi hanno caricato su un'auto senza dirmi che erano poliziotti statali; l'ho saputo dopo". Ha aggiunto che i poliziotti non l'hanno nemmeno informato di cosa fosse accusato e l'hanno portato nella sezione antidroga con sede a Tuxtla Gutiérrez, dove è rimasto isolate per diverse ore. Ha raccontato che un'ora prima di essere liberato gli hanno detto che era accusato "di avere uno spinello (sic) di marijuana, cosa non vera. Mi hanno fatto questa accusa falsa. E' stato solo in Procura che ho saputo di cosa mi accusavano di avere una piccola bustina, che se anche fosse stata mia era assurdo, ma non era neppure mia". Dal 1993 Proiettis insegna antropologia alla Facoltà di Scienze Sociali della Unach, con sede in questa città, e dal 1994 quando insorse pubblicamente l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, collabora con Il Manifesto. "Vedo la mia detenzione come un attentato alla libertà di stampa. Sicuramente quello che ho scritto non è piaciuto a qualche politico. Credo che sia questa la ragione di fondo del mio fermo, non vedo altra ragione", ha aggiunto. Ricorda che nei suoi recenti articoli ha trattato il tema del narcotraffico in Messico, cosa che irrita "particolarmente il governo federale", e recentemente ha coperto il forum sui cambiamenti climatici di Cancun, Quintana Roo. Sostiene che i poliziotti non lo hanno picchiato né maltrattato, "ma al momento di entrare nel veicolo mi hanno minacciato con una pistola e mi hanno infilato un cappuccio in testa, ma nient'altro di particolare". E' stato liberato intorno alle 21.30, dopo che Mónica Mendoza Domínguez, segretaria particolare del vice-procuratore generale di Giustizia dello stato, Jorge Culebro Damas, gli ha detto che si era trattato di una "confusione" e gli ha offerto le proprie scuse. A Città del Messico, l'Istituto Nazionale di Migrazione ha confermato che "non ha citato né ha fermato" Gianni Proiettis. Ha detto di non avere informazioni e che, eventualmente, questa responsabilità sarebbe delle procure statale e Generale della Repubblica, perché fino alla notte di questo giovedì la Migrazione non aveva partecipato a nessun operativo.
Con informazioni di Fabiola Martínez |
Desinformemonos N. 10 - Rivista Internazionale di Strada
In questo numero:
Un contributo dello storico Adolfo Gilly e l'intervista con il brasiliano Abdias do Nascimento. Un reportage su Haiti, prima e dopo il colera; le storie di un'immigrata in Italia, di un lavoratore libertario durante gli scioperi in Francia e di una lavoratrice nicaraguense; le esperienze di autonomia a Valencia (Spagna) e in Guerrero (Messico) e l'intervista al gruppo musicale messicano Los de Abajo.
Alla pagina web di Desinformémonos - http://www.desinformemonos.org - troverete le interviste integrali, fotoreportage e video.
Desinformémonos è tradotta in:
Spagnolo
Inglese
Tedesco
Italiano
Portoghese
Francese
http://www.desinformemonos.org
"...desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos."
M.B.
mercoledì 15 dicembre 2010
Gianni Proiettis: I fumi di Cancun
La lava del Messico a cura di Gianni Proiettis http://blog.ilmanifesto.it/popocate/2010/12/15/i-fumi-di-cancun/
I fumi di Cancún
La conferenza di Cancún sul cambio climatico (Cop 16) ha prodotto un testo finale che soddisfa appena le deboli aspettative e rimanda tutto al prossimo appuntamento annuale (Sudafrica, 2011). Ma i critici più radicali definiscono il documento, che ha provocato il voto contrario della Bolivia, "una letterina ipocrita a Babbo Natale". Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato che il suo governo presenterà un ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia per invalidare il documento approvato dalla Cop 16. Sulla conferenza al vertice di Cancún traduco l'opinione di Luis Hernández Navarro pubblicata sul quotidiano messicano 'La Jornada' (www.jornada.unam.mx) del 14 dicembre.
L'ACCORDO DI CANCÚN: LICENZA DI UCCIDERE di Luis Hernández Navarro
L'accordo di Cancún è stato presentato all'opinione pubblica come un progresso nella lotta per raffreddare il pianeta. E' vero? No, non lo è. E' stato un fallimento. Per combattere il cambio climatico c'è solo una misura efficace: ridurre le emissioni dei gas da effetto serra. L'accordo approvato nella Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico (Cop 16) non è avanzato di un solo millimetro in questa direzione. L'accordo di Cancún è buono per gli Stati Uniti e i paesi sviluppati, ma è molto cattivo per il clima. Non impedisce che la temperatura globale aumenti più di quattro gradi centigradi. E, come ha segnalato con tutta chiarezza la delegazione boliviana, "recenti rapporti scientifici mostrano che 300mila persone stanno già morendo ogni anno per i disastri relazionati al cambio climatico. Questo studio minaccia l'aumento di morti annuali a un milione." Gli impegni di ridurre le emissioni previsti nel documento arrivano appena al 60 per cento di quello che indica l'Ipcc (Intergovernment Panel on Climatic Change) come requisito per la riduzione della temperatura. L'accordo concede una licenza di uccidere. Più che un progresso è un regresso. Le nazioni sviluppate non hanno offerto niente di nuovo in quanto a riduzione di emissioni né sui finanziamenti. Al contrario, sono riusciti ad aprire la possibilità di fare marcia indietro rispetto agli impegni esistenti e ad aprire tutte le vie di fuga possibili all'evasione delle proprie responsabilità. Il testo comunica testualmente che i paesi accordano che le emissioni nazionali "devono toccare il tetto quanto prima", ma non specifica qual è questo tetto, quando è "quanto prima" né a che va incontro chi non lo rispetti. L'accordo di Cancún crea le condizioni per svuotare di contenuto il Protocollo di Kyoto, che fu approvato nel 1997 in Giappone ed entrò in vigore nel febbraio del 2005, fissando i limiti per l'emissione di gas da effetto serra, vincolanti, per 37 paesi industrializzati. Gli Stati Uniti hanno firmato l'accordo ma non l'hanno ratificato. I 183 paesi che l'hanno ratificato sono stati responsabili del 55 per cento delle emissioni di CO2 dal 1990. Il documento approvato è pieno di lacune, confusioni deliberate e imprecisioni. Stabilisce, per esempio, che si devono completare i lavori per prorogare Kyoto "il più presto possibile affinché non ci sia un gap fra il primo e il secondo periodo di osservanza", ma non dice come, quando, dove e in che termini. Si tratta di un'espressione di buona volontà. Per esempio, il Giappone, che si era negato ad accettare un secondo periodo di osservanza, può affermare di sentirsi vincente. Il testo di Cancún apre la possibilità che gli obiettivi di diminuzione dei gas da effetto serra non siano vincolanti (come sono ora) e la loro osservanza sia solo volontaria, vale a dire come una scampanata a messa, a cui va chi vuole. I paesi – dice il testo – si impegnano a "discutere le possibilità legali per arrivare a un risultato accordato" nel 2011 al vertice di Durban. L'accordo di Cancún è stato approvato senza consenso e con una manovra diplomatica di gravi conseguenze per il futuro. Nell'assemblea plenaria, la Bolivia ha espresso il suo disaccordo in maniera ponderata. La ministro degli esteri messicana, Patricia Espinosa, ha violentato il sistema della presa di decisioni delle Nazioni Unite. Questo tipo di risoluzioni devono essere approvate per consenso, vale a dire senza voti contro. E' sempre stato così. E questa norma non è stata rispettata. La rappresentante messicana ha rotto la regola del consenso. La violazione costituisce un grave precedente. Penosamente, la Bolivia non è stata appoggiata dai paesi dell'Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América, fondata nel 2004, vi aderiscono Bolivia, Venezuela, Ecuador, Cuba, Nicaragua, Dominica, Antigua e San Vicente, ndt). L'hanno lasciata morire sola, hanno permesso che il governo messicano la isolasse. Claudia Salerno, la rappresentante del Venezuela, ha giocato a presentarsi come la "negoziatrice responsabile", dichiarando alla fine: "Io posso tornare a casa dicendo: qualcosa ho ottenuto". Naturalmente non ha chiarito che cosa. Alcuni rappresentanti diplomatici di queste nazioni hanno detto, ufficiosamente, che le posizioni di Evo Morales erano molto radicali, che non portavano da nessuna parte e che era necessario arrivare a una dichiarazione finale di compromesso. La posizione della Bolivia a favore della giustizia climatica nel vertice è stata totalmente congruente con le proposte accordate dai 35mila partecipanti alla Conferenza Mondiale dei Popoli che si è tenuta a Cochabamba nell'aprile 2010. Nell'anno trascorso da Copenhagen, queste proposte sono state integrate nel testo di negoziato delle parti. Tuttavia, il testo di Cancún ha escluso sistematicamente queste voci. Il resto delle nazioni che integrano l'Alba non hanno onorato questi impegni, malgrado la partecipazione di vari presidenti latinoamericani a Cochabamba. Un indizio degli interessi presenti nell'accordo di Cancún è dato dalle dichiarazioni di Todd Stern, il rappresentante degli Stati Uniti. Siamo arrivati a un pacchetto equilibrato di decisioni, ha detto. E ha aggiunto: "Quello che abbiamo ora è un testo che, sebbene non sia perfetto, è una buona base per andare avanti." A Cancún non si è fatto un piccolo passo avanti, come pretendono delle ong come Oxfam. Al contrario, si è dato via libera a una maggiore privatizzazione e mercantilizzazione del clima. Ha detto bene Via Campesina: "Il bilancio è negativo per l'umanità, perché si sono aperte le porte al gran capitale e alle multinazionali per continuare a fare i loro affari seguitando a giocare con la vita."
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domenica 12 dicembre 2010
Accompagnamento internazionale al Frayba
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