La Jornada – Giovedì 29 aprile 2010 Octavio Vélez Ascencio. Oaxaca, Oax., 28 aprile. L'Agenzia Statale di Investigazioni (AEI) ha raccolto i cadaveri del finlandese Tyri Antero Jaakkola e della messicana Beatriz Alberta Cariño Trujillo, membri della carovana civile internazionale che si dirigeva a San Juan Copala che è stata aggredita a colpi d'arma da fuoco da un gruppo di paramilitari appartenenti all'organizzazione priista Unión de Bienestar Social para la Región Triqui (Ubisort). Tuttavia, la polizia non è ancora riuscita a localizzare diverse persone scomparse, tra queste alcuni europei - si pensa si siano rifugiati sulla montagna per sfuggire agli spari - perché il gruppo paramilitare che controlla la zona ha permesso loro l'accesso solo per poche ore. I poliziotti hanno riferito a Miguel Badillo, direttore della rivista Contralínea - chi si trova nelle vicinanze di San Juan Copala per cercare i due giornalisti di questa pubblicazione che sono scomparsi - che il gruppo paramilitare ha minacciato di "attaccarli" se non si ritiravano dal posto. Hanno promesso che questo giovedì, "con la luce del giorno", riprenderanno le incursioni in montagna, previo accordo di tregua col gruppo armato. Badillo ha chiesto l'intervento della Segreteria di Governo affinché le autorità riprendano il controllo della zona e si possano cercare i dispersi. Alla carovana partecipavano 25 persone, tra attivisti e giornalisti. Solo cinque dei dispersi sono stati identificati: Érika Ramírez e David Cilia, giornalista e fotografo di Contralínea; Noé Bautista Jiménez e David Venegas Reyes, attivisti dell'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO), e Martín Sautan, un osservatore tedesco. I veicoli sono stati recuperati oggi dalla polizia statale. Il Dodge azzurro chiaro, con targa 4761 TMD dello stato di Quintana Roo su cui viaggiavano i reporter presenta 25 fori di pallottola. Anche una Suburban ed il resto delle auto sono danneggiati da decine di colpi d'arma da fuoco. In un comunicato, il governo statale ha informato che il pubblico ministero di Santiago Juxtlahuaca, appoggiato da periti e poliziotti preventivi e della AEI, si sono recati nella località Los Pinos dove hanno trovato i cadaveri di due persone in un'auto bianca con l'insegna del Frente Nacional Indígena y Campesino AC, e presentavano ferite prodotte da proiettile di arma da fuoco. Le persone uccise sono state identificate come Tyri Antero Jaakkola, finlandese membro dell'organizzazione Uusi Tuuli Ry, e Beatriz Alberta Cariño Trujillo, moglie di Omar Esparza Zárate, coordinatore del Centro de Apoyo Comunitario Trabajando Unidos. I corpi sono stati trasferiti a Huajuapan de León per l'autopsia di legge. Mónica Citlalli Santiago Ortiz, studentesse Della Facoltà di Diritto e Scienze Sociali dell'Università Autonoma Benito Juárez de Oaxaca, è ricoverata presso l'Ospedale dell'IMSS di Santiago Juxtlahuaca, e le sue condizioni sono stabili. La Ubisort si è dissociata dai fatti ed ha attribuito la sparatoria ad un "autoattentato". Ha precisato che "quelli del MULTI (Movimiento de Unificación y Lucha Triqui Independiente) hanno cercato il modo di passare per martiri per richiamare l'attenzione della società; loro uccidono e poi accusano noi". Alberto Quezadas Jiménez, commissario di Pubblica Sicurezza dello stato, ha riferito alla stampa che la polizia non è entrata nella zona a ristabilire l'ordine perché non ci sono le condizioni favorevoli. "Non posso entrare ed affrontarli perché ci sarebbero molti morti", ha affermato. Da parte sua, Gabriela Jiménez Rodríguez, consigliere della APPO e sopravvissuto all'attacco, ha detto che la carovana è stata attaccata martedì scorso intorno alle 14:50 da uomini incappucciati provvisti di armi lunghe nelle vicinanze di Los Pinos, a circa 10 chilometri da La Sabana, villaggio vicino a San Juan Copala. "Uscendo da una curva - ha raccontato - abbiamo trovato la strada bloccata da alcuni massi; allora l'autista del furgone ha deciso di tornare indietro e in quel momento i paramilitari hanno iniziato a spararci addosso. In qualche modo siamo scesi dalle auto ed alcuni sono corsi verso la montagna, ma sfortunatamente due compagni sono stati raggiunti dalle pallottole. Le due vittime sono state colpite alla testa." Ha spiegato che insieme ad altre persone è salito sulla montagna e poco dopo sono stati intercettati dagli uomini incappucciati che si sono identificati come membri dell'Ubisort, legata al PRI, e del MULT, base sociale del Partito Unità Popolare, partito locale, che li hanno riportati sul luogo dell'aggressione. "Ci hanno detto che lì non succedeva niente, che era il loro territorio; uno ci ha perfino detto che ci avrebbero ammazzato ma un altro ci ha detto che ci lasciava in vita e che potevamo andarcene. Durante il tragitto un uomo ci ha portato fino a Santiago Juxtlahuaca". Carlos Beas Torres, coordinatore della Unión de Comunidades Indígenas de la Zona Norte del Istmo, ha detto che Noé, l'autista del furgone su cui sono morti l'attivista finlandese e Cariño Trujillo, è arrivato all'alba a Santiago Juxtlahuaca ed ha confermato di aver visto i cadaveri di altri attivisti. Ha affermato che altri sopravvissuti arrivati a Juxtlahuaca hanno raccontato la stessa cosa e ritiene che forse i corpi siano stati fatti sparire dai paramilitari per la gravità dei fatti. Ha precisato che i desaparecidos della APPO, David Venegas Reyes e Noé Bautista Jiménez, hanno comunicato via radio a Santiago Juxtlahuaca ma poi non si è più saputo niente. Alla carovana partecipavano attivisti di Italia, Belgio e Germania chi sono fuggiti sulla montagna e "fino ad ora" non abbiamo loro notizie, ha detto. Azael Santiago Chepi, segretario generale della sezione 22 del SNTE, ha accusato dell'attacco il governatore Ulises Ruiz per la sua "indifferenza" per fermare la violenza e per il "supporto" della sua amministrazione all'Ubisort. Alla sera diplomatici di Finlandia, Germania, Belgio e Italia si sono recati al palazzo di governo dello stato alla ricerca di informazioni sui loro connazionali. http://www.jornada.unam.mx/2010/04/29/index.php?section=politica&article=005n1pol (Traduzione "Maribel" - Bergamo) |
Condividiamo la dichiarazione e replica di Leuccio Rizzo, che è stato mostrato in una foto come il presunto Subcomandante Marcos senza passamontagna sul giornale Reforma, lo scorso sabato 27 marzo, con una notizia dal titolo "Desencapuchan al Sub Marcos".
Questo Centro dei Diritti Umani conosce Leuccio Rizzo como persona solidale con le comunità e ci preoccupa che il giornale Reforma directo da C. Alejandro Junco de la Vega, si presti a pubblicare información prive di fondamento, che violano le norme Della Convenzione Americana dei Diritti Umani agli articoli 11 e 14, e come strumento di contrainsurgencia dello Stato messicano per segnalare e criminalizzare i difensori dei diritti umani.
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C., Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos, San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México, Código Postal: 29240 Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548; Fax +52 (967) 6783551 -medios@frayba.org.mx www.frayba.org.mx
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C. Alejandro Junco de la Vega.
Direttore del giornaliera Reforma.
San Cristóbal de las Casas, Chiapas, Messico; 31 marzo 2010
Sulla base del diritto di replica, la sollecito a pubblicare il presente testo nel suo giornale in base alle seguenti considerazioni:
Lo scorso 27 marzo è stata pubblicata sul vostro giornale la notizia dal titolo "Desencapuchan al Sub Marcos", nella quale si danno informazioni e si esibiscono fotografie della mia persona assicurando che sia il Subcomandante Insurgente Marcos dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, cosa che causa danno alla mia persona dato a si tratta di un'informazione falsa e calunniosa.
Riferendo informazioni presumibilmente rivelate da "un autodefinito ex miliziano zapatista" che si presume vi abbia consegnato "un documento di 83 pagine", dove si assicura che: " nelle numerose foto che accompagnano il documento elaborato dal disertore si vedono diversi comandanti dell'EZLN, collegamenti e stranieri si presumibilmente membri di ETA. Sono fotografie di volti e corpi interi e nella maggioranza dei casi, le didascalie li descrivono con soprannomi e con i numeri dei telefoni cellulari."
Bene, perché risulta che sia la foto che appare sulla prima pagina del suo giornale della persona col volto scoperto, vicino a quella del Subcomandante Insurgente Marcos dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale coperto con il passamontagna, sia le due delle foto che appaiono a pagina 7, con le didascalie nelle quali si legge testualmente: "Rafael Sebastián Guillen Vicente, meglio conosciuto come il Subcomandante Marcos ", sono le foto del volto di chi sottoscrive la presente lettera.
Riconosco la mia solidarietà ed ammirazione incondizionata all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale per la difesa che compie dei diritti dei Popoli Indigeni, al Subcomandante Insurgente Marcos come Rivoluzionario, così come alle comunità zapatiste per il loro coraggio e resistenza nel processo autonomistico come Popoli Indigeni.
Per quanto detto sopra chiedo che si pubblichi il presente chiarimento e che da ora in avanti si astenga dal diffondere informazioni non comprovate come esige l'etica secondo la quale deve agire chi esercita il mestiere di giornalista. La informo, inoltre, che ho avviato i provvedimenti legali per i danni che la notizia citata mi ha causato e mi causerà da ora in avanti.
Leuccio Rizzo.