venerdì 16 agosto 2013

Concesso il ricorso all'indigeno tzeltal di San Sebastián Bachajón


La Jornada – Venerdì 16 agosto 2013

Un giudice concede il ricorso all'indigeno tzeltal arrestato senza prove

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 15 agosto. Una nuova sentenza ha dato ragione al detenuto tzeltal Miguel Demeza Jiménez, aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, dell'ejido di San Sebastián Bachajón (Chilón). Secondo la sua difesa, questa sentenza sancisce che è rimasto ingiustamente in carcere per quasi tre anni, grazie ad elementi di prova ottenuti in maniera illecita dalla Fecdo (Procura Specializzata contro la Criminalità Organizzata) ed avallati dall'amministrazione di giustizia locale, cosa che mette seriamente in dubbio la sua imparzialità e indipendenza per limitare l'abuso di potere della Procura Generale di Giustizia dello Stato.

Il 13 agosto è stata pubblicò la sentenza emessa da David Gustavo León Hernández, giudice primo di distretto della quarta regione, con residenza a Xalapa, Veracruz, con la quale si concede il ricorso e la protezione della giustizia federale a Demeza Jiménez rispetto all'atto di carcerazione nei suoi confronti messo dal giudice terzo di El Amate, a Cintalapa de Figueroa, il 30 settembre 2012, per il reato di furto con violenza che gli imputa in maniera illecita la Fecdo, ente della procura statale.

Ricardo Lagunes Gasca, avvocato dell'indigeno, sottolinea che il giudice di Xalapa (dove inspiegabilmente è stato inviato il suo caso dai tribunali chiapanechi) ha stabilito che l'atto di formale prigione contravviene all'articolo 16 della Costituzione, poiché il giudice di El Amate non segnalò debitamente il fondamento e le ragioni logico-giuridiche che accreditino la probabile responsabilità penale di Demeza Jiménez.

Questo, in relazione a due fatti che includono come querelante un ferramenta di Ocosingo, Emilio Adiel Argueta Ruiz, avvenuti in quella località nel settembre e ottobre del 2010. Uno fu un assalto nel negozio del querelante, ed un altro il sequestro di un minorenne, nel quale il cellulare di Argueta Ruiz risultava coinvolto, insieme a quello del suo amico Rubén Aníbal Ramírez Monge, ma questi accusarono un indigeno che nemmeno conoscevano. In questo modo, due probabili colpevoli risultano la parte accusatoria contro un lavoratore che si oppone all'esproprio di terre nel proprio ejido, e senza nessuna relazione coi reati per i quali è finito in prigione.

Secondo il suo avvocato, il giudice federale ha stabilito ora l linea che il giudice locale dovrà osservare per l'emissione di un nuovo atto. È importante rilevare, dice Lagunes Gasca, che la sentenza di ricorso che favorisce Demeza Jiménez è la dimostrazione delle diverse violazioni dei suoi diritti umani di accesso alla giustizia, garanzie giudiziarie e protezione giudiziaria, rifiutati dalle autorità del Chiapas. Il caso esemplifica la discriminazione per la sua condizione economica ed appartenenza ad un popolo indigeno, aggiunge. Le prove contro di lui sono illegali e insufficienti. http://www.jornada.unam.mx/2013/08/16/politica/017n2pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

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