sabato 10 agosto 2013

Diritti Indigeni: debito storico dello Stato

 

La Jornada – Sabato 10 agosto 2013

Frayba: Il riconoscimento dei diritti indigeni è un debito storico dello Stato

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 9 agosto. Un debito storico, permanente e pendente dello Stato messicano, è il riconoscimento sancito nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, sostiene oggi il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba). Ciò nonostante, a livello ufficiale li si strumentalizza per promuovere l'industria del turismo, realizzare festival e mostrare un folclore anacronistico della realtà nazionale.

Nel contesto del Giorno Internazionale dei Popoli Indigeni del Mondo, deciso dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994, e nel decimo anniversario delle giunte di buon governo (JBG) create dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale negli Altos, Zona Nord e nella Selva Lacandona nel 2003, il Frayba sottolinea che in Chiapas si esercita la resistenza e l'autonomia in difesa della terra e del territorio.

Il centro dei diritti umani ha reiterato il debito dello Stato verso i popoli non riconoscendo i loro diritti, dando priorità ad interessi economici ed azioni che violano i diritti collettivi e individuali, come lo sfruttamento minerario, l'imposizione di centrali idroelettriche, progetti eolici, costruzione di autostrade, privatizzazione delle risorse naturali, tra altri, che colpiscono la terra e il territorio in cui vivono da tempi ancestrali i popoli.

Nel paese, e nel caso specifico in Chiapas, chi si organizza per la difesa e l'esercizio dei propri diritti collettivi e differisce dall'interesse patronale neoliberista è criminalizzato, represso, aggiunge il Frayba. Le politiche dei governi mercificano le risorse naturali e l'intera vita nei territori ancestrali in cui vivono i popoli indigeni, in una logica di sfruttamento e mancato riconoscimento delle loro espressioni culturali, con altri sistemi di vita che hanno le proprie radici a prima della colonizzazione e sono parte della diversità che sostenta l'umanità.

I territori indigeni possiedono la biodiversità più ricca del Chiapas ed hanno sempre attirato interessi nazionali e internazionali che i governi federale e statale vogliono imporre, a detrimento dei diritti umani e contro il loro obbligo di promuoverli, rispettarli e garantirli. A proposito, la Corte Interamericana dei Diritti Umani ha stabilito che gli Stati devono adottare misure speciali e specifiche destinate a proteggere, favorire e migliorare l'esercizio dei diritti umani dei popoli indigeni.

Il Frayba segnala in particolare la partecipazione delle donne indigene in Chiapas, protagoniste rilevanti nel processo sociale di difesa del diritto alla terra ed al territorio. Sono rimaste invisibili nelle esperienze condivise di lotta per il territorio. Tuttavia, uno dei pilastri della rivendicazione del loro diritto alla libera determinazione e all'esercizio dell'autonomia, è nell'uso e nello sfruttamento delle risorse naturali, oltre al riconoscimento del loro lavoro e al diritto di vivere una vita libera dalla violenza. L'organizzazione richiama l'attenzione sulla situazione dei bambini indigeni, oggetto di politiche assistenziali, e mai soggetti che partecipano all'esercizio dei loro diritti.

Di fronte al rifiuto del governo di riconoscere il processo di rivendicazione e le lotte dei popoli in Messico, il Frayba conclude che, ciò nonostante, ora i diritti collettivi sono una realtà attraverso l'esercizio degli Accordi di San Andrés, come testimoniato dai dieci anni dei caracol e delle JBG dell'EZLN, dimostrazione esemplare dell'autonomia dei popoli nella costruzione dei propri diritti. http://www.jornada.unam.mx/2013/08/10/politica/010n2pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

Inviato dal mio telefono Huawei