sabato 9 agosto 2008

Parole del Tenente Colonnello Moises alla Carovana Europea

Parole del Tenente Colonnello Insurgente Moisés alla Carovana Nazionale e
Internazionale di Osservazione e Solidarietà con le comunità zapatiste.
Caracol La Garrucha, 2 agosto 2008

Buona sera, compagni e compagne. Vi voglio dunque spiegare come si sta
costruendo l'autonomia nei diversi Caracol e nelle Giunte di Buon Governo.
Ma prima di iniziare con questo, come vi ha detto compagno Subcomandante
Insurgente Marcos, prima dell'arrivo dei compagni ribelli dell'Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale in tutte le comunità si viveva molto
male: sfruttati, umiliati, calpestati e saccheggiati.
Vi parlerò ora delle terre recuperate che erano dei latifondisti. I nostri
nonni e nonne vivevano lì e da moltissimi anni. Vedevano che i padroni erano
prepotenti. E vedevano, i nostri nonni e nonne, che così erano i malgoverni.
Dunque, quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale - come
dice il compagno Subcomandante Marcos - è iniziato il lavoro nei villaggi
parlando alla gente dello sfruttamento. Allora, i nostri compagni e
compagne, i nostri nonni e nonne, i nostri papà e mamme, capirono la
necessità di organizzarsi. Perché vedevano quello che stava succedendo e
quello che subivano.
C'era già dunque l'idea che bisognava organizzarsi, che bisognava unirsi,
che così si aveva più forza. Ma a quei tempi non si poteva perché i padroni
ed il malgoverno non lo permettevano. Ci sono molte storie riguardo a
questo. Perché il malgoverno ci diceva che bisognava entrare nelle
organizzazioni ufficiali, come la CNC, e poi la CTM, Confederazione
Nazionale dei Lavoratori, qualcosa così.
Allora, i nostri papà ed i nostri nonni entrarono in quelle organizzazioni
legali che, diceva il malgoverno, avrebbero risolto i nostri bisogni, le
nostre richieste. Ci provarono ma non si risolse niente.
Venne l'idea che bisognava organizzarsi in maniera indipendente, con
organizzazioni indipendenti; ci provarono e non si risolse niente. Solo
persecuzioni, carcere, sparizioni.
Per questo quando arriva l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale i
nostri villaggi cominciarono ad organizzarsi. Poi si fece l'apparizione
pubblica - come ha detto il compagno Subcomandante Marcos - e lì si decise,
nel '94, che dovevamo governarci da noi.
Grazie all'idea nata prima di unirci ed organizzarci. Perché si era visto da
tempo che il malgoverno non ci rispettava. Quindi, all'inizio ci siamo
organizzati nei municipi autonomi. Così si chiamavano "autonomi". Noi
contadini, indigeni, tzeltales, tojolabales, choles, zoques, mames, non
capivamo che cosa significava, che cosa voleva dire la parola "autonomia".
A poco a poco capimmo che l'autonomia era proprio quello che stavamo
facendo. Il domandarci quello che avremmo fatto. Discutere nelle riunioni e
nelle assemblee e poi decidere tra noi. Fino ad ora possiamo spiegare cosa è
l'autonomia che si pratica nei nostri Municipi Autonomi Ribelli Zapatisti.
(...).
Quello che pensavamo, che immaginavamo prima, ora è confermato. Noi indigeni
siamo i più dimenticati. Ma sappiamo anche che di libertà, giustizia, e
democrazia hanno bisogno anche quelli che non sono indigeni.
Ora il lavoro nei municipi autonomi si è consolidato. I nostri compagni e
compagne hanno capito ed ora si rendono conto che così dovrebbe essere in
tutto il Messico: il popolo comanda e chi sta al governo deve ubbidire. È
così che lavorano le nostre compagne e compagni.
Si sta costruendo autonomia in tutti i settori. Si parla di salute, di
educazione e di altre opere collettive, si discute, si analizza tutto nei
villaggi e poi a livello generale si decide quello che si deve costruire.
Ci siamo resi conto, con i nostri compagni e compagne, che si può fare.
Hanno imparato molto coi compagni e compagne delle Giunte di Buon Governo.
Ed i nostri compagni hanno scoperto una cosa molto importante, che è la
partecipazione delle compagne nei diversi incarichi nella costruzione
dell'autonomia, e le nostre compagne non possono rimanere sole.
Certo, ci è costato molto. Perché le nostre compagne erano sempre trattate
come un oggetto che sta in disparte. Al tempo dei padroni - come hanno
raccontato le compagne nell'incontro delle donne - le nostre compagne, le
nostre nonne erano maltrattate, violentate.
Allora, i nostri nonni tentarono di proteggere le nostre nonne nascondendole
ai padroni, affinché non facessero loro del male. E purtroppo, solo gli
uomini si riunivano a discutere e le compagne erano messe da parte.
Con la costruzione dell'autonomia che stiamo facendo ora, abbiamo scoperto
che non possiamo continuare come prima a tenere in disparte le compagne.
Adesso le compagne nei villaggi aiutano i compagni a risolvere i diversi
problemi, a pianificare e a discutere, fanno proposte nelle assemblee dei
municipi autonomi o nelle assemblee generali delle Giunte di Buon Governo.
Dove si impara questo? A che scuola? Dove si apprende? Proprio qui, nelle
comunità. Migliorano quello che facciamo noi uomini. E se gli uomini fanno
qualcosa che non va bene, li mettono in disparte.
Nella costruzione dell'autonomia le nostre comunità, uomini e donne, devono
rispettare i sette principi del comandare ubbidendo. I nostri compagni e
compagne dicono che se in Messico esistesse un governo che ubbidisce, il
Messico sarebbe diverso.
Con i nostri compagni autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli
agenti e le agenti, discutiamo e, per esempio, si parla del fatto che in
Messico è il Congresso dell'Unione, i deputati e senatori che sono i
rappresentanti del popolo del Messico, e allora le compagne e compagni
autorità si chiedono: quando ci hanno consultati riguardo alle leggi che
emettono? Si chiedono, per esempio, se sia stato chiesto loro quando Carlos
Salinas de Gortari ha cambiato l'Articolo 27, quello che il nostro generale
Emiliano Zapata era riuscito ad inserire nella Costituzione, secondo cui la
terra non si vende né si affitta. Carlos Salinas, insieme ai senatori e
deputati hanno cambiato questo articolo che ora dice che la terra sarà dei
padroni che possono decidere quello che vogliono farne.
Dunque, la domanda che si fanno i nostri compagni e compagne autorità è:
quando ce l'hanno chiesto? Allora dicono: non servono a niente questi
deputati, deputate, senatori o senatrici che stanno lì. Non rappresentano il
popolo del Messico, perché non ci domandano mai, non ci consultano mai.
Crediamo che nemmeno gli operai vengano consultati sulle leggi che li
riguardano.
Quando si fanno le assemblee generali nei municipi, le assemblee generali
delle Giunte di Buon Governo, si parla di questo. Che cosa succederebbe se
in Messico si chiedesse a tutti i milioni di indigeni, a tutti i milioni di
operai, a tutti i milioni di studenti, di esprimersi sulla legge che
vogliono?
Per esempio, dicono che Diego di Cevallos, che è stato senatore - credo - o
deputato, è un proprietario terriero. Non sente come soffre un indigeno; non
sente come soffre un operaio o un'operaia. Quindi, non capisce di che tipo
di legge hanno bisogno i lavoratori della campagna e della città.
Compagni, compagne, parlare dell'autonomia sembra molto semplice, ma non è
vero. I discorsi sono molto belli, ma la pratica è un'altra cosa. Ci sono
molti scrittori, intellettuali, che hanno scritto libri sull'autonomia.
Chissà, forse toccano il 2 o il 5 percento di quello che più o meno riguarda
l'autonomia. Il 95 percento gli manca.
Per potere parlare di autonomia bisogna vivere dove la si sta facendo. Per
scoprire, per vedere e conoscere cosa è. Perché bisogna vedere il modo in
cui si pratica la democrazia, come si prendono le decisioni.
In questo caso l'autorità massima sono i compagni e le compagne della Giunta
di Buon Governo. Loro si riuniscono per discutere i piani di lavoro. E poi
li propongono alle autorità dei MAREZ ed ai compagni e compagne autorità dei
MAREZ, cioè dei municipi autonomi; riuniscono i compagni e compagne
autorità, cioè i commissari, le commissarie, gli agenti e le agenti dei
villaggi. Si porta lì la proposta della Giunta di Buon Governo. E loro,
commissari ed agenti la portano nei propri villaggi e la espongono alla
Giunta di Buon Governo.
Dai villaggi escono le decisioni, si fa l'assemblea municipale. Lì si vota a
maggioranza la decisione su quanto propone la Giunta di Buon Governo. E da
lì si fa l'assemblea generale del territorio di competenza della Giunta di
Buon Governo e si decide, ora sì, su mandato del popolo.
E poi, alla rovescia. Cioè, il contrario: i villaggi possono proporre dei
lavori o delle leggi che si devono fare. Per fare un esempio, in questa zona
tutti i villaggi adesso zapatisti stanno decidendo di come coltivare le
terre recuperate. Adesso tutti i villaggi in questa zona sono impegnati in
questo. Tutti. Manca l'assemblea generale di questa zona dalla quale uscirà
il mandato relativo a come coltivare la terra.
Quindi, che cosa succede quando c'è un'assemblea generale? Fate conto di
essere i commissari e gli agenti. A volte viene fuori una decisione a
maggioranza e rimane una minoranza. Qualche compagno o compagna fa presente
che l'accordo preso ha dei problemi che possono avere conseguenze. Allora,
la maggioranza permette al compagno o alla compagna di esporre quali
sarebbero le conseguenze. Quindi, l'assemblea pone attenzione alle
argomentazioni del compagno o della compagna.
Se riguardano un lavoro che ancora non è stato fatto, la maggioranza dice:
lo faremo e se non viene bene, noi che siamo quelli che comandano, lo
rifaremo. Cioè, dicono alla minoranza che non si tiene conto di quello che
dice, ma che le cose che si fanno possono essere migliorate.
La costruzione dell'autonomia in tutte le zone zapatiste è varia. Si fa in
diversi modi. Lo vedrete parlando con i compagni e le compagne che andrete a
visitare nei diversi Caracol, perchè non c'è un unico modello. Dipende dalla
situazione in cui si vive in ogni zona.
Per esempio, nel Caracol di Oventik, di Morelia, di Roberto Barrios, ci sono
molti paramilitari. Questo ci obbliga a considerare la costruzione
dell'autonomia con molta sicurezza. Perché ci sono molte provocazioni dei
paramilitari. In altri Caracol le distanze da un villaggio all'altro ci
obbliga a procedere a velocità diverse nella costruzione della nostra
autonomia.
Ma sotto un principio che dobbiamo osservare, i nostri sette principi. Che
il nostro governo deve ubbidire ed il popolo comanda. Che i nostri governi
autonomi devono abbassarsi al popolo e non salire in alto per comandare, per
non consultare, per non proporre al popolo.
Le nostre autorità autonome, i MAREZ e le Giunte di Buon Governo dobbiamo
proporre al popolo. E non imporre. Le nostre autorità autonome devono
lavorare per convincere il popolo, e non convincerlo per forza. Le nostre
autorità devono costruire quello di cui si ha bisogno, quello che è buono, e
non distruggere.
Le nostre autorità devono rappresentare, cioè quello che dice, la vera
parola, il pensiero del popolo. Non possono dire che è la parola del popolo
se non l'hanno consultato. Le nostre autorità autonome devono servire il
popolo. E non che si servano di esso per essere governo autonomo.
Quindi, le nostre comunità, le nostre autorità presenti in ogni villaggio,
così agiscono affinché si osservino questi principi. E qui, nelle Giunte di
Buon Governo, uomini e donne si alternano al governo nelle proprie zone. Qui
si è arrivati alla partecipazione di uomini e donne.
Così facendo, compagni e compagne, le nostre comunità pensano che forse
questa pratica potrebbe essere utile ai nostri fratelli e sorelle di fuori,
sia del Messico che di altri paesi. Perché, quando il popolo comanda,
nessuno può distruggerlo. Ma, dobbiamo pensare che anche i popoli possono
cedere, possono sbagliarsi.
Non è come adesso che possiamo incolpare i deputati ed i senatori, i
governatori, i presidenti municipali. Ma il giorno in cui il popolo del
Messico: operai, maestri, studenti, indigeni, contadini, tutti, il popolo
del Messico, deciderà, non troveremo più chi incolpare.
Perchè se un giorno commetteremo un errore, così come siamo stati bravi a
farlo, dovremo essere altrettanto bravi a pulire la merda che avremo fatto.
E' proprio così che veramente decide il popolo. Ma questa ora deve
togliersela chi comanda adesso, il malgoverno. Sono loro ad essere al
potere.
Per questo diciamo che quello che ci fa praticare maggiormente l'autonomia è
quando togliamo le terre ai proprietari terrieri, ai latifondisti. Quando
si prendono i mezzi di produzione. Solo così si ottiene. Per questo c'è
bisogno dell'organizzazione.
Dunque, compagni e compagne, in questo siamo impegnati. Speriamo di aver
spiegato come lo facciamo e quanto manca ancora per migliorarlo. Ma lo
vedrete visitando alcuni villaggi. Lì ve lo spiegheranno in maniera più
diretta perchè l'hanno vissuta. E come l'hanno conquistata dove vivono ora.

(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)

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