martedì 10 marzo 2009

Le zapatiste 8 Marzo

 

La Jornada – Lunedì 9 marzo 2009

 

La festa della donna si conclude con un messaggio della dirigenza dell'EZLN

 

LE ZAPATISTE NEL GIORNO DELLA DONNA: "È TEMPO DI PRENDERCI I NOSTRI DIRITTI"

Hermann Bellinghausen - Inviato

 

Oventic, Chis. 8 marzo. "È l'ora di rompere le catene, di rompere il silenzio, di dire 'basta' di sentirsi inferiori agli uomini. È tempo di agire, di prenderci i nostri diritti. È tempo di mettersi in marcia". Le comandanti Hortencia, Rosalinda e Florinda diffondono in castigliano e tzotzil un intenso messaggio del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (CCRI-CG) dell'EZLN nel Giorno Internazionale della Donna.

 

"Più della metà della popolazione mondiale sono donne. Bisogna che questa metà si ribelli", affermano le comandanti mentre scende la sera, accompagnate dalle donne della giunta di buon governo, dei consigli autonomi degli Altos, dalle responsabili di commissione ed insurgentas in divisa e senza armi.

 

"Non sappiamo quante ne festeggeremo di celebrazioni come questa, perché la guerra continua", denunciano. "Ma adesso, festeggiamo che siamo vivi". 

 

Dall'ampio spazio del caracol Resistencia y rebeldía por la humanidad, migliaia di donne indigene, provenienti dai cinque caracol, ascoltano, compatte, i messaggi delle loro compagne. "In tutti i caracol stanno facendo festa molte compagne che non sono venute qua", informano le comandanti. Finalmente il sole si impietosisce dei presenti.

 

Dedicano la festa "alle compagne cadute dalla nascita del nostro movimento ed alle desaparecidas, imprigionate ed assassinata dal malgoverno". Ma "non abbiamo paura della morte", aggiungono. "Col malgoverno non abbiamo speranza che la situazione nei nostri villaggi cambi. I potenti sperano di distruggerci, come hanno fatto ad Acteal, Unión Progreso, Oaxaca, Atenco e Guerrero".  Si dicono consapevoli che "il malgoverno può attaccare in qualsiasi momento, e dobbiamo essere preparate.

 

"Dobbiamo afferrarci alla nostra forza. Altrimenti, che esempio diamo alle nostre figlie, che tributo diamo alle nostre cadute?" Rivolgono un appello "speciale" alle ragazze "delle nuove generazioni affinché partecipino ai lavori di salute, educazione ed altre attività necessarie, perché siete voi quelle che porteranno avanti la nostra lotta".

 

Poco prima, le comandanti avevano incitato "le donne zapatiste che ancora non hanno nessuna responsabilità" ad unirsi ai lavori. "Si devono nominare più compagne nel CCRI e nelle JBG. Dobbiamo formare più collettivi". E propongono di "diventare miliziane". 

 

Ringraziano gli uomini "che lo hanno compreso ed hanno permesso alle loro compagne di partecipare", perché dentro lo zapatismo ci sono ancora reticenze maschiliste ai cambiamenti che subiscono migliaia di donne choles, tojolabales, tzeltales, tzotziles, mam e zoques nelle montagne del sudest.

 

La capitana Elena parla per le truppe insorte dell'EZLN: "Fino a quando continueranno a molestarci i malgoverni?". Denuncia che "quando le donne si organizzano per protestare, le perseguono ed assassinano. 

 

"Ci vogliono tenere prigioniere, ingabbiate come animali. Sono milioni le donne in questo paese che non hanno mai preso in considerazione". Critica i politici ed i partiti, che "si scelgono tra loro", in particolare le donne che diventano legislatrici e funzionarie, perché pur essendo donne "stanno col malgoverno".

 

Scende la nebbia. La capitana prosegue: "Dov'è la libertà per le donne? Dov'è la felicità per il popolo del Messico?". Ed afferma: "Siamo in grado di lavorare, di fare quello che ci chiede il popolo e di combattere di fianco agli uomini". 

 

Dichiara: "Siamo qui per servire il popolo del Messico". Ed aggiunge: "Non abbiamo paura delle armi del nemico".

 

Migliaia di indigeni di bassa statura, insieme a molte donne del resto del paese e di altre parti, concludono la loro festa, ora in onore di doña Concepción "Coral" (come pronunciano ripetutamente le indigene nominando Mamá Corral), madre di desaparecidos politici. Le sue figlie, Adela e Rosario Corral, ascoltano l'omaggio delle comandanti ad un lato della piazza. 

 

Per il caracol di La Realidad parla Everlida; per Morelia, Liliana; per Roberto Barrios, Grisel. Ed infine la bambina Lupita lancia un breve e fulminante avvertimento a nome delle "donne e bambine maltrattate". Con la sua vocina dice: "Un giorno, col nostro potere, vinceremo".

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo)

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