martedì 31 dicembre 2013

Subcomandante Marcos: Rewind 1 (2/2)

 

Carlos Salinas de Gortari sarà "il visionario che comprese che vendere la Nazione era, oltre ad un affare di famiglia (certo, intendendo come famiglia quella di sangue e quella politica), un atto di moderno patriottismo", e non il leader di una banda di traditori (non fatevi ingannare, nell'opposizione "matura e responsabile" ce ne sono divers@ che appoggiarono la riforma dell'articolo 27 della Costituzione, lo spartiacque della claudicazione dello Stato Nazionale in Messico);
Ernesto Zedillo Ponce de León non sarà "l'uomo di Stato" che portò la Nazione da una crisi ad un'altra peggiore (oltre ad essere uno degli autori intellettuali, insieme ad Emilio Chuayffet e Mario Renán Castillo, del massacro di Acteal), ma seppe tenere "le redini del paese" con un singolare senso dell'umorismo… per finire ad essere quello che è sempre stato: l'impiegato di una multinazionale;
Vicente Fox sarà la dimostrazione che il posto di presidente di una repubblica e di una filiale di bibite è intercambiabile… e che entrambi i posti possono essere occupati da inetti;
Felipe Calderón Hinojosa sarà un "presidente coraggioso" (perché altri morissero) e non uno psicopatico che rubò l'arma (la presidenza) per i suoi giochi di guerra… e che finì ad essere quello che era sempre stato: l'impiegato di una multinazionale;
Enrique Peña Nieto sarà un presidente colto e intelligente ("è ignorante e stupido ma abile", è il nuovo profilo che gli si costruisce nei capannelli degli analisti politici), e non un analfabeta funzionale (come dice il proverbio popolare: "ciò che natura non dà, Monex non compra")…?
Ah, le biografie. Non poche volte sono autobiografie, benché siano i discendenti (o i complici) a promuoverle e così addobbano il loro albero genealogico.
I criminali della classe politica messicana che hanno malgovernato queste terre continueranno ad essere, per coloro che subirono i loro eccessi, criminali impuni. Non importa quante righe si paghino sui media; né quanto si spenda in azioni spettacolari per le strade, sulla stampa scritta, in radio e televisione. Dai Díaz (Porfirio e Gustavo) ai Calderón e Peña, dai Castellanos e Sabines agli Albores e Velasco, è solo il succedersi (sulle reti sociali, perché sui media di massa sono sempre "persone responsabili e mature") della ridicola frivolezza dei "junior".
Ma il mondo è rotondo e nel continuo sali scendi dalla politica di sopra, si può passare, in poco tempo, dalla copertina di "Hola", a "RICERCATO: CRIMINALE PERICOLOSO"; dall'euforia del dicembre del TLC, al dopo sbornia dell'insurrezione zapatista; da "uomo dell'anno", allo "sciopero della fame" con acqua minerale di marca "chic" (inutile mio caro, perfino per le proteste ci sono classi sociali); dagli applausi per le brutte barzellette, al parricida putativo da concretarsi; dal nepotismo e la corruzione ornate di furberie, alle indagini per legami col narcotraffico; dalle divise militari taglia extra large, all'esilio pavido e macchiato di sangue; dall'euforia del dicembre di svendita a…
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Con tutto questo e quello che segue, voglio dire che non si devono scrivere-leggere biografie? No, ma quello che fa girare la vecchia ruota della storia sono i collettivi, non gli individui… o individue. La storiografia si nutre di individualità; la storia impara dai popoli.
Voglio dire che non bisogna scrivere-studiare la storia? No, ma quello che dico è che è meglio farla nell'unico modo possibile, cioè, con altri ed organizzati.
Perché la ribellione, amici e nemici, quando è individuale è bella. Ma quando è collettiva ed organizzata è terribile e meravigliosa. La prima è materia di biografie, la seconda fa la storia.
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Non con le parole abbracciamo i nostri compagni e compagne zapatisti, atei e credenti,
quelli che di notte si misero in spalla lo zaino e la storia,
quelli che afferrarono con le mani il lampo e il tuono,
quelli che indossarono gli stivali senza futuro,
quelli che si coprirono il volto e il nome,
quelli che, senza aspettarsi nulla in cambio, morirono nella lunga notte
affinché altri, tutti, tutte, in un'alba ancora da venire,
possano vedere il giorno come si deve fare,
ovvero, di fronte, in piedi e con lo sguardo e il cuore in alto.
Per loro né biografie né musei.
Per loro la nostra memoria e ribellione.
Per loro il nostro grido:
libertà! Libertà! LIBERTÀ!
Bene. Salve e che i nostri passi siano grandi come i nostri morti.
Il SupMarcos.


P.S. OVVIE ISTRUZIONI. - Ora siate così gentili da leggere, in calendario inverso, dal Rewind 1 al 3, e forse troverete il gatto-cane ed alcuni dubbi si chiariranno. E sì, siate certi che altre domande sorgeranno.
P.S. CHE SODDISFA, SOLLECITA, I MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA. - Ah! Commovente lo sforzo dei contras sui media di massa di tentare di fornire argomenti ai pochi lettori-ascoltatori-spettatori contras che gli rimangono. Ma, generosamente visto il periodo natalizio, vi mando alcuni tips affinché li usiate come materiale giornalistico:
- Se le condizioni delle comunità indigene zapatiste sono le stesse di 20 anni fa e non è progredito nulla nel loro livello di vita, perché l'EZLN - come fece nel 1994 con la stampa di massa - si "apre" con la escuelita affinché la gente del basso veda e conosca direttamente, SENZA INTERMEDIARI, quello che c'è qua?
E messo in "forma interrogativa", perché nello stesso periodo si è ridotto, in modo esponenziale, il numero di lettori-ascoltatori-spettatori dei mezzi di comunicazione di massa? Pst, pst, potete rispondere che non avete meno lettori-ascoltatori-spettatori - questo ridurrebbe la pubblicità ed il chayote -, ma che adesso siete più "selettivi".
- Voi chiedete "Che cosa ha fatto l'EZLN per le comunità indigene?" E noi rispondiamo con la testimonianza diretta di decine di migliaia di nostri compagni e compagne.
Ora voi, padroni e azionisti, direttori e capi, rispondete:
Che cosa avete fatto voi, in questi 20 anni, per i lavoratori dei media, uno dei settori più colpiti dal crimine patrocinato e incoraggiato dal regime che tanto adorate? Che cosa avete fatto per i giornalisti, le giornaliste minacciate, rapite ed assassinate? E per le loro famiglie? Che cosa avete fatto per migliorare le condizioni di vita di questi lavoratori? Gli avete aumentato lo stipendio per permettergli una vita degna e non dover vendere la loro parola o il loro silenzio sulla realtà? Avete creato le condizioni perché possano andare in pensione dopo aver lavorato degnamente per voi per anni? Gli avete dato la certezza del lavoro? Voglio dire, il lavoro di una o un reporter non dipende più dall'umore del capo redazione o dai "favori", sessuali o di altro tipo, che si chiedono a tutti i generi?
Che cosa avete fatto affinché l'essere lavoratore dei media sia un orgoglio che non costi la perdita della libertà o della vita per essere onesti?
Potete dire che il vostro lavoro è più rispettato da governanti e governati rispetto a 20 anni fa?
Che cosa avete fatto contro la censura imposta o tollerata? Potete dire che i vostri lettori-ascoltatori-telespettatori sono meglio informati di 20 anni fa? Potete dire che avete più credibilità di 20 anni fa? Potete dire che sopravvivete grazie ai vostri lettori-ascoltatori-spettatori e non grazie alla pubblicità, in maggior parte governativa?
Forza, rispondete ai vostri lavoratori e lettori-ascoltatori-spettatori, così come noi rispondiamo ai nostri compagni e compagne.
Oh, andiamo, non siate tristi. Non siamo gli unici sfuggiti al vostro ruolo di giudice e boia, a supplicare la vostra assoluzione e ricevere sempre la vostra condanna. C'è anche, per esempio, la realtà.
Bene di nove, o, meglio, di sessanta nove.
Il Sup che dice a se stesso che è meglio il pollice verso che il dito medio alzato.
È territorio zapatista, è Chiapas, è Messico, è America Latina, è la Terra. Ed è dicembre 2013, fa freddo come 20 anni fa e, come allora, oggi ci ripara una bandiera: quella della ribellione.
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Guarda e ascolta i video che accompagnano questo testo.
In una delle scuole autonome zapatiste, bambini e bambine ballano durante una festa scolastica. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=MNGbe_XtiOo
Di e da León Gieco: "El Desembarco". Attenzione alla lettera, perché "ci sono quelli che resistono e non si lamentano mai /… / non pretendiamo di vedere il cambiamento / solo aver lasciato qualcosa / sulla strada percorsa" http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=sgcxvL9sR6U
Joan Manuel Serrat con il suo "Sería Fantastic", che potrebbe ben essere un programma di lotta: "Sarebbe fantastico /… / che non perdessero sempre gli stessi / e che ereditassero i diseredati. / Sarebbe fantastico / che vincesse il migliore / e che la forza non fosse la ragione /… / Che tutto fosse come è comandato / e che non comandasse nessuno /…" http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=lzFsO_JjXGg
Hugh Laurie (forse lo conoscete come il dottor Gregory House, in un'interpretazione molto particolare del blues "Saint James Infirmary". Per quelli che muoioni in piedi. http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=WUz-WqUw4Ic




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