martedì 3 dicembre 2013

Denuncia: Nel carcere chiapaneco sospese le cure aidetenuti malati

 
 

La Jornada – Martedì 3 dicembre 2013
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 2 dicembre. Nel Centro Statale di Reinserimento Sociale dei Condannati (CERSSS) numero 5, a Los Llanos, in questa città, l'amministrazione ha sospeso le medicine ai detenuti malati, ha denunciato oggi Alejandro Díaz Sántiz, simpatizzante della Voz del Amate ed ultimo aderente della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ancora in carcere. Il cattivo sistema che vige nel paese e nei suoi stati ha causato danni dolore, angoscia e rabbia ai migliaia di messicani parenti dei detenuti, aggiunge l'indigeno da 15 anni incarcere, ingiustamente come dice, e che non ha smesso di chiedere la sua liberazione. 
Díaz Sántiz, al quale Alberto Patishtán Gómez, liberato un mese fa, ha lasciato il compito di difendere i detenuti di Los Llanos, racconta che fino a venerdì scorso, c'era un uomo in sciopero della fame da oltre una settimana. Miguel Antonio López Santiago, da 12 anni e 11 mesi carcerato ingiustamente, il 19 novembre aveva iniziato lo sciopero della fame in segno di protesta per chiedere in maniera pacifica giustizia e libertà.
Tuttavia, dieci giorni dopo López Santiago sembra sia stato male e quindi trasferito in un ospedale dove ha sospeso la protesta. Le autorità avrebbero promesso ai famigliari di accelerare la revisione del suo caso al Tavolo di Riconciliazione che analizza i processi impugnati dalla popolazione carceraria. Ciò nonostante, durante i giorni di sciopero della fame ha ricevuto solo minacce e torture psicologiche da parte del gruppo Lobo e del capo della sicurezza, Juan Gabriel Soberano Pimentel, che gli dicevano che l'avrebbero obbligato a mangiare se non si desisteva dal suo sciopero, riferisce Díaz Sántiz.
Di sicuro, la settimana scorsa un altro gruppo di detenuti non organizzati ha realizzato un breve sciopero della fame per chiedere migliori condizioni. Il portavoce di Solidarios de la Voz del Amate chiede che si rispettino i diritti di ogni detenuto che ha sempre il diritto di manifestare pacificamente.
Denuncia che il direttore della prigione, Jaime López, non ha acquisito medicine o ha omesso di consegnarle ai detenuti che le richiedono. Lo stesso Díaz Sántiz, che soffre di disturbi alla vista, il 17 novembre è stato portato fuori dalla prigione per sottoporsi a visita medica e benché gli avessero prescritto dei medicinali, questi non gli sono stati forniti dalle autorità. 
Infine, rispetto alla propria situazione, Álex (come lo chiamano i suoi compagni) chiede al governatore Manuel Velasco Coello di mantenere l'impegno preso lo scorso 4 luglio di cercare strumenti e contatti con le autorità di Veracruz (dove si è svolto il suo processo) per ottenere la mia libertà, perché fino ad ora non ho avuto alcuna risposta. http://www.jornada.unam.mx/2013/12/03/politica/025n1pol



 

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