giovedì 24 gennaio 2013

SupMarcos: LORO E NOI - III (prima parte)

 

In qualche luogo del Messico…
L'uomo colpisce, furioso, il tavolo.
- Annientateli!
– Signore, con tutto il rispetto E' da più di 500 anni che ci proviamo. Gli imperi che si sono succeduti hanno tentato con tutto il potere militare dell'epoca.
– E perché sono ancora lì?
– Emm… stiamo ancora cercando di capirlo – il lacchè guarda con rimprovero il tipo in divisa militare.
Il militare si alza e, sull'attenti, tende il braccio destro, con la mano estesa, e grida con entusiasmo:
Heil…! Scusate, volevo dire, saluto, signore – Dopo aver rivolto un'occhiata minacciosa che zittisce le risatine degli altri commensali, continua:
- Il problema, signore, è che quegli eretici non ci affrontano dove siamo forti, ci girano intorno, ci attaccano nelle nostre debolezze. Se fosse una questione di piombo e fuoco, già da tempo quelle terre, con i loro boschi, acqua, minerali, persone, sarebbero state conquistate e così lei avrebbe potuto offrirle in tributo al grande Capo, signore. Quei codardi, invece di affrontarci con i loro eroici petti nudi, o con archi, frecce e lance, e morire da eroi (sconfitti sì, ma da eroi), si preparano, si organizzano, si mettono d'accordo, ci prendono in giro, si nascondono quando si tolgono la maschera. Ma non saremmo in questa situazione se mi avessero coinvolto quando tutto è cominciato - e guarda con riprovazione il commensale sulla cui targhetta sul tavolo si legge "chupa-cabras versione 8.8.1.3".
Il commensale sorride e dice:
Generale, con tutto il rispetto, non avevamo una bomba atomica. Ed anche se ne avessimo potuta avere una dai nostri alleati (il commensale che ha la targhetta con scritto "ambasciatore" ringrazia per la menzione), saremmo riusciti ad annichilire tutti gli aborigeni, ma avremmo distrutto anche i boschi e l'acqua, oltre a rendere i lavori di esplorazione e sfruttamento di minerali  impossibili per, diciamo, vari secoli.
Interviene un altro dei lacchè:
Abbiamo promesso loro che alla loro morte ci sarebbero state canzoni e poemi in lode al loro sacrificio, corridos, film, tavole rotonde, saggi, libri, opere teatrali, statue, il loro nome in caratteri d'oro. Li abbiamo avvertiti che se si impegnavano a resistere e continuare a vivere, avremmo diffuso voci e dubbi sul perché non sono spariti, perché non sono morti, e che avremmo detto che loro erano una nostra creazione, che avremmo intrapreso una campagna di discredito tale che avrebbero perfino avuto il sostegno di alcuni intellettuali, artisti e giornalisti progressisti - I commensali ai quali allude fanno un gesto di approvazione, benché più di uno si mostri infastidito per così tanti "isti".
L'uomo interrompe impaziente:
E?
Ci hanno risposto così – (il lacchè mostra il pugno col dito medio alzato).
I commensali si agitano indignati e reclamano:
Plebei! Villani! Rozzi! Barboni! -
Il lacchè è ancora col dito medio alzato di fronte all'uomo che lo riprende:
Ok, ho capito, abbassa la mano.
Il lacchè abbassa lentamente la mano mentre strizza l'occhio agli altri commensali. Poi continua:
Il problema, signore, è che queste persone non hanno il culto della morte, ma della vita. Abbiamo cercato di eliminare i loro leader visibili, comprarli, sedurli.
Quindi?
Oltre al fatto che non ci siamo riusciti, ci siamo resi conto che il problema maggiore sono i leader invisibili.
Ok, trovateli.
Li abbiamo già incontrati, signore
E? -
Sono tutt@, signore.
- Come tutt@?
Sì, tutte, tutti. Questo è uno dei messaggi che hanno lanciato il giorno della fine del mondo. Ma siamo riusciti a non far trapelare sui mezzi di comunicazione, e credo che qui possiamo dirlo senza paura che qualcun altro lo sappia, che hanno usato un codice affinché noi capissimo: quello che sta sopra il palco è il capo.
- Cosa?! 40 mila capi?
Emm… signore, scusi, questi sono quelli che abbiamo visto, bisognerebbe aggiungere gli altri che non abbiamo visto.
Allora corrompeteli. Immagino che abbiamo denaro a sufficienza – aggiunge rivolgendosi al commensale con la targhetta "cassiere non automatica".
Il cosiddetto "cassiere" dice balbettando:
- Signore, dovremmo vendere qualche bene dello Stato ma ormai non c'è quasi più nulla.
Il lacchè interviene:
Signore, c'abbiamo provato.
E?
Non hanno prezzo.
Dunque, convinceteli.
- Non capiscono quello che diciamo. E a dire il vero, anche noi capiamo quello che dicono. Parlano di dignità, di libertà, di giustizia, di democrazia…
Bene, allora facciamo come che se non esistessero. Così moriranno di fame, malattie curabili, con un buon blocco informativo, nessuno se ne accorgerà fino a che sarò troppo tardi. Ok, uccidiamoli di oblio.
Il commensale che somiglia sorprendentemente ad un chupa-cabras fa un segno di approvazione. L'uomo ringrazia per il gesto.
Sì, signore, ma c'è un problema.
Quale?
Anche se li ignoriamo, si ostinano a continuare ad esistere. Senza le nostre elemosine, scusate, volevo dire senza il nostro aiuto, hanno costruito scuole, hanno coltivato la terra, realizzato cliniche ed ospedali, migliorato le abitazioni e la loro alimentazione, abbassato i livelli di criminalità, sconfitto l'alcolismo. Oltre ad aver proibito la produzione, distribuzione e consumo di stupefacenti, elevato la loro speranza di vita quasi equiparandola con quella delle grandi città.
- Ah, cioè che continua ad essere più alta nelle città – l'uomo sorride soddisfatto.
No signore, quando dico "quasi" è che la loro è più alta. La speranza di vita nelle città si è ridotta grazie alla strategia del suo predecessore, signore.
Tutti si voltano a guardare con scherno e riprovazione il personaggio con la cravatta blu.
Vuoi dire che quei ribelli vivono meglio di quelli che corrompiamo?
Assolutamente, signore. Ma non dobbiamo preoccuparci di questo, abbiamo predisposto una campagna mediatica ad hoc per rimediare a questo.
E?
...... segue

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