lunedì 1 marzo 2010

Sequestrata e minacciata di morte attivista in Chiapas,

 
La Jornada – Sabato 27 febbraio 2010

Sequestrata e minacciata di morte attivista in Chiapas, denuncia il Centro Frayba che chiede protezione per Margarita Guadalupe Martínez e la sua famiglia

Hermann Belllinghausen

Questo giovedì, l'attivista dei diritti umani Margarita Guadalupe Martínez Martínez è stata sequestrata da sconosciuti, picchiata e minacciata di morte per le strade di San Cristóbal de las Casas, Chiapas, mentre stava andando a prendere suo figlio a scuola.

Secondo la sua testimonianza al Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Centro Frayba), nel tragitto "è stata privata della libertà da sconosciuti che le hanno infilato una borsa di plastica in testa per impedire che vedesse i suoi aggressori, e l'hanno caricata a forza su un'auto in corsa".

Dentro al veicolo l'attivista "ha sentito le voci; una delle quali era della persona che la tratteneva, che l'ha colpita al viso con un oggetto solido provocando dolore fisico ed escoriazioni alle labbra, in fronte e sul collo", prosegue la denuncia. "Le hanno inoltre inflitto tortura psicologica mediante punzecchiature nei fianchi con un oggetto che potrebbe essere un arma da taglio o da fuoco. Le hanno messo nelle mani un oggetto freddo e lei dicevano: 'ora non lavorerai più' e le intimavano di desistere dalle denunce penali presentate da lei contro funzionari del governo del Chiapas mesi fa".

Il Centro Frayba ha emesso un'azione urgente per chiedere di garantire la sicurezza di Margarita Martínez (…).

Gli aggressori le hanno detto che si trattava di "un regalo del presidente municipale di Comitán", Eduardo Ramírez Aguilar. Poi l'hanno scaricata in una strada molto vicina al suo domicilio. 

La denuncia sottolinea la situazione di rischio incombente all'integrità, sicurezza personale e alla vita dell'attivista, di suo marito, Adolfo Guzmán Ordaz, della sua famiglia e dei membri di Enlace Comunicación y Capacitación, organismo civile in cui lavorano nella città di Comitán. In mesi scorsi avevano subito effrazioni, minacce ed aggressioni da presunti agenti di polizia.

L'attacco all'attivista - spiega il Centro Frayba - è avvenuto 34 ore prima del procedimento di ricostruzione dei fatti per l'effrazione del suo domicilio, che deve svolgersi oggi alle 3:30 del mattino, a Comitán, come parte delle prove contenute nella denuncia. Al sopralugo partecipano la Polizia Statale Preventiva, la Direzione di Pubblica Sicurezza Municipale e la Polizia Specializzata Ministeriale, così come funzionari del Pubblico Ministero e periti dell'anticrimine.

Nonostante le denunce e la situazione di rischio di questa famiglia, "il governo messicano non ha svolto indagini né adottato misure efficaci e immediate per la cattura degli aggressori, permettendo che continui la persecuzione contro l'attivista e la sua famiglia disattendendo la Dichiarazione dei Difensori dei Diritti Umani delle Nazioni Unite", conclude il Centro Frayba.

Da parte sua, la Voz del Amate, organizzazione dei detenuti dell'Altra Campagna nel carcere numero 5 del Chiapas, a San Cristóbal de las Casas, denuncia la repressione ed il trasferimento ingiustificato di Enrique Gómez Hernández nella prigione di Copainalá (che ha la reputazione di essere il "peggiore" dello stato), perchè si sarebbe rifiutato di "pagare" i diritti di territorio alla mafia del carcere. Secondo la Voz del Amate, la punizione di Gómez Hernández, artigiano che vende il prodotto del "suo onesto lavoro", è "per essersi opposto alla corruzione", permessa e protetta dalle autorità. http://www.jornada.unam.mx/2010/02/27/index.php?section=politica&article=013n1pol

(Traduzione "Maribel" – Bergamo http://chiapasbg.wordpress.com)

 

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