giovedì 30 gennaio 2014

Chiapas: alcool in cambio di aiuti governativi


La Jornada – Giovedì 30 gennaio 2014
Hermann Bellinghausen. Inviato. Nuevo Jerusalén, Chis. 29 gennaio. Divisione all'interno delle comunità, perfino tra le famiglie. Promesse consumistiche ed offensive. Distribuzione di assegni. Condizionamento di programmi. Minacce velate e non tanto. Compreso gli inviati federali che promuovono il Fondo de Apoyo para Núcleos Agrarios sin Registro (FANAR, successore del Procede), che si presentano a negoziare offrendo bevande alcoliche, come è successo alla fine del 2013 a Joltulijá, una bella comunità con due lagune dal pericoloso potenziale turistico.
"Sono arrivati ad offrire alcolici ai commissari che li hanno rifiutati dicendo 'noi stiamo cercando di far smettere alla gente di bere e voi ci venite ad offrire alcool?' ", racconta un anziano della comunità. In maggioranza siamo in resistenza, ma qualcuno, alle nostre spalle, ha chiesto di ottenere titoli di proprietà al governo che vuole solo derubarci. La sua pressione è grande per l'interesse turistico della zona. Arrivano con funzionari pubblici e per spaventarci ci dicono che manderanno l'Esercito se non accettiamo. In effetti, era arrivato un distaccamento dell'Armata, ma di fronte al rifiuto degli indigeni si è ritirato.
Gli indigeni indicano come responsabili diretti di questa operazione, l'ispettrice agraria Rita Guadalupe Medina Septién e l'avvocato Juan René Rodríguez, entrambi della Procura Agraria di Ocosingo, accompagnati da funzionari del Registro Agrario Nazionale (RAN). Non sono stati ricevuti a in Arroyo Granizo, La Arena, San José Guadalupe e Limonar, mentre sono stati accolti a Nuevo Francisco León y Lacanjá Tzeltal, dove si sono recati ad ottobre. Al loro passaggio, i funzionar lasciano divisioni, a volte di false tinte religiose perché normalmente programmi vengono accettati da persone di confessione evangelica. Se quelli che si oppongono sono cattolici (e non pochi presbiteriani), le divergenze e gli scontri sono garantiti: Ci sono già stati conflitti, perfino tra fratelli. Si dividono le autorità ejidales. Si minacciano tra loro.
Si sono presentati a Nuevo Francisco León in settembre, "a parlare del FANAR, promettendo aiuti, crediti, ed anche se non abbiamo soldi, possiamo andare ai magazzini Elektra a comprare un frigorifero. 'Ne ricaverete molti benefici se accetterete i progetti del governo', ci dissero". 
La successione delle testimonianze ha la forza della reiterazione, la conferma del perché le comunità nella selva Lacandona nord rifiutano i procedimenti di titolazione e regolarizzazione agraria spinti dal governo. Molte di loro si trovano, almeno in parte, dentro la cosiddetta zona di contenimento della riserva dei Montes Azules. Per molti anni i governi hanno tentato di limitare i loro diritti territoriali, o di sottrarli. Basti dire che in questa zona ci sono anche numerose basi di appoggio zapatiste che respingono qualunque intromissione governativa, non accettano programmi e difendono il loro territorio.
 
Ma come dice una donna di Lacanjá Tzeltal, la pressione governativa è servita ad unire cattolici e presbiteriani, molti priisti hanno lasciato il partito a causa del FANAR. Non c'è accordo ma hanno già fatto i rilievi della terra che non è stata consegnata. Li possiamo ancora fermare. Molti si stanno pentendo. 
Gli inviati governativi dicono che le vecchie visure non sono più valide. Inoltre, condizionano visure e programmi, come il Procampo, all'accettazione del FANAR. Violano la Legge Agraria poiché senza convocare assemblee per l'approvazione del programma, implementano le regole del FANAR. Le loro azioni fuori della legge hanno causato divisioni. I ribelli di Nuevo Francisco León e Lacanjá Tzeltal hanno chiesto alla Procura Agraria il rispetto dei diritti agrari e che attraverso i programmi non si vada a cambiare il regime ejidale. http://www.jornada.unam.mx/2014/01/30/politica/020n1pol


 

Inviato dal mio telefono Huawei