martedì 28 gennaio 2014

Allarme sulla privatizzazione delle terre nel nord dellaSelva Lacandona

 
 

La Jornada – Martedì 28 gennaio 2014
Hermann Bellinghausen. Inviato. Palenque, Chis. 27 gennaio. Lo scontento scorre tra le comunità del nord della selva Lacandona per l'applicazione di programmi governativi che limitano l'uso delle loro terre, in particolare il Fondo de Apoyo para Núcleos Agrarios sin Registro (Fanar), che permetterebbe la privatizzazione dei poderi ed è promosso dal Ministero per lo Sviluppo Agrario, Territoriale ed Urbano, (Sedatu) e dalla Procura Agraria.
Perfino i grandi conglomerati filogovernativi della cosiddetta comunità lacandona (Nueva Palestina, tzeltal, e Frontera Corozal, chol) hanno manifestato il loro dissenso. Loro sono stati colpiti in particolare dal programma Redd Plus, ora concluso, ma che è servito per ottenere la loro firma, durante il governo passato, su una serie di impegni che di fatto impediscono loro di fare uso delle terre, un preambolo alla sottrazione delle terre.
Queste comunità, in particolare Nueva Palestina, hanno una lunga storia di violenze ed abusi contro decine di villaggi di diverse organizzazioni dentro la riserva dei Montes Azules e nella zona di contenimento, con l'episodio più grave, ma non l'unico, il massacro a Viejo Velasco Suárez nel 2006, ancora impunito benché due abitanti dell'ejido Nuevo Tila siano accusati dei fatti ed esistano mandati di cattura contro di loro, nonostante fossero compagni delle vittime. Secondo le organizzazioni indipendenti della zona, i veri responsabili sono abitanti di Nueva Palestina e membri del villaggio lacandone di Lacanjá Chansayab.
I ricatti allo stato dei paramilitari
Un indigeno, testimone del massacro che per ragioni di sicurezza conserva l'anonimato, descrive così la situazione: Chi sono quelli che ora chiedono giustizia e rispetto per il loro territorio? Sono gli indigeni privilegiati dal sistema corrotto del PRI e del PRD, semplicemente chiamati paramilitari dalle comunità. Sono stati utilizzati dallo stato per reprimere, ammazzare, sequestrare, far sparire e bruciare vivi chi ha posizioni politiche diverse, ma in fin dei conti tutti sono indigeni. 
Ed aggiunge: "Ogni volta che vogliono più potere e risorse ricattano lo stato. L'hanno fatto con Juan Sabines Guerrero, che ha elargito loro soldi a piene mani con la scusa di preservare la selva Lacandona. I lacandoni hanno ceduto le loro terre con il programma Redd Plus per 'servizi ambientali', in cambio di 2 mila pesos al mese. I vecchi comuneros hanno firmato l'accordo senza il consenso dei figli, ed ora questi esigono anche dei soldi.
"Non sappiamo che cosa vogliono, forse giustizia, ma dubitiamo che sia davvero così, piuttosto è una strategia per ottenere più soldi. Quanti milioni ha dissipato Pablo Salazar Mendiguchía per comprare le terre dei lacandoni? Quanti milioni ha saccheggiato Sabines allo stato per darli ai lacandoni per 'servizi ambientali'? Al governo servono i lacandoni, li utilizzano per giustificare i megaprogetti nella zona", sostiene. 
Durante un giro per la selva nord, La Jornada ha rilevato che questa situazione colpisce quasi tutte le comunità. La cosa nuova è che anche i fedelissimi del governo si sono scoperti in trappola. Quelli di Nueva Palestina ed i lacandoni sono conosciuti come paramilitari dei governi dalle comunità chol, tzeltal e zoque, dai tempi del presidente Luis Echeverría e del governatore Manuel Velasco Suárez, sostiene l'indigeno, membro dellaUnión de Comunidades de la Selva de Chiapas (Ucisech). 
I lacandoni ed i loro alleati hanno sempre ottenuto benefici ed immunità e vengono presentati come pacifici, conservazionisti, ospitali col turista, non sono rivoltosi, a differenza dei popoli che vivono nella zona di contenimento e sono considerati dal governo come invasori e ribelli perché difendono il loro territorio.


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