La Jornada – Mercoledì 1° agosto 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 31 luglio. Non tacerò. Chiedo ai governi che procedano al nostro rilascio, ha detto a La Jornada, dalla prigione, Alberto Patishtán Gómez, che dopo più di nove mesi nel Carcere N. 8 diGuasave, Sinaloa, il 26 luglio scorso è stato trasferito nella prigione di San Cristóbal del las Casas.
Andremo avanti. Lotteremo ancora per la libertà di tutt noi, ha aggiunto a nome di tutti i detenuti indigeni della Voz del Amate e Solidali che da tempo denunciando le loro ingiuste detenzioni e chiedono il rilascio. Ha ringraziato anche tutti i compagni che hanno seguito la causa su scala nazionale e internazionale.
Questo ritorno è stato ottenuto dopo un ricorso presentato dal Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) contro il trasferimento forzato avvenuto il 20 ottobre su ordine del segretario di Governo, Noé Castañón León.
Il Frayba ricorda che Patishtán dovrebbe godere di provvedimenti cautelari concessi dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (MC-77-12, per la sua situazione di salute) che fino ad ora non sono stati garantiti dallo Stato messicano.
Secondo il Frayba, durante questi nove mesi nel carcere di Guasave il professore tzotzil ha vissuto in condizioni che hanno violato il diritto della persona, tra le quali l'isolamento. Non ha avuto un trattamento dignitoso ed umano, accesso ad una difesa adeguata, alla salute, oltre ad essere lontano dalla sua famiglia.
La lotta di Patishtán, originario di El Bosque, e di Francisco Santiz López, base di appoggio dell'EZLN a Tenejapa, insieme agli altri prigionieri dell'Altra Campagna, ha scatenato mobilitazioni internazionali per chiedere la sua liberazione e che mettono in evidenza come funziona la giustizia in queste terre, dove è frequente che indigeni innocenti paghino per reati commessi da altri e, pertanto, si garantisca l'impunità http://www.jornada.unam.mx/2012/08/01/politica/021n1pol