mercoledì 6 febbraio 2013

Ejidatarios di Bachajón "il governo disprezza gli indigeni"

 

La Jornada – Mercoledì 6 febbraio 2013
HERMANN BELLINGHAUSEN
Gli ejidatarios di San Sebastián Bachajón (municipio di Chilón, Chiapas) hanno accusato le autorità del governo e la giustizia di dimostrare "disprezzo per noi indigeni" dopo che un giudice federale ha negato loro il ricorso per recuperare le terre loro sottratte per scopi turistici. Esigerono anche la liberazione di tre loro compagni, attualmente detenuti in diverse prigioni dello stato. 
"I nostri compagni Miguel Vázquez Deara (nel carcere N. 16, El Encino, ad Ocosingo), Miguel Demeza Jiménez (nel carcere N. 14, El Amate, a Cintalapa de Figueroa) ed Antonio Estrada Estrada (nel carcere N. 17, a Playa de Catazajá), sono ingiustamente in prigione per reati montati e continuano a subire l'ingiustizia per la mancanza di imparzialità e indipendenza delle autorità giudiziarie che favoriscono gli interessi del malgoverno".
Lo scorso 30 gennaio il giudice di Tuxtla Gutiérrez, José del Carmen Constantino Avendaño, "quale lacchè e servo del malgoverno che ruba le nostre terre, ha bocciato il ricorso" promosso dal legale degli ejidatarios, Mariano Moreno Guzmán.
"Dopo la violenza, il gruppo armato che lo stesso governo ha istruito per agire con violenza il 2 febbraio 2011, ne ha approfittato per stabilirsi illegalmente sulle nostre terre solo perché il commissario Francisco Guzmán Jiménez ed il consigliere di vigilanza Melchorio Pérez Moreno, filogovernativo, hanno tradit il loro popolo firmando un accordo, il 13 febbraio, di presunta pace e riconciliazione, ma che autorizza la consegna delle nostre terre senza l'autorizzazione dell'assemblea dell'ejido".
Gli indigeni denunciano: "Più che pace, è un accordo di esproprio e sopruso ai danni del popolo di Bachajón. E se questo non bastasse, al processo di appello, Guzmán Jiménez ed il segretario di Governo, Noé Castañón León, hanno presentato un presunto verbale di assemblea" redatto "senza convocazione né firma degli ejidatarios; non ha alcuna validità perché quell'assemblea non è mai esistita, e c'è solo la firma dei rappresentanti filogovernativi dell'ejido che autorizzano la donazione delle nostre terre".
Accusano il giudice Constantino Avendaño di "starsene tranquillamente seduto alla scrivania, con un ricco stipendio, e con un tratto di penna nega la giustizia al nostro popolo", dimostrando di essere al servizio del potere "senza saggezza né onestà". Dichiarano: "Andremo avanti con la causa e reresisteremo dal nostro territorio alla repressione dello Stato". Così i loro antenati hanno difeso il territorio, sostengono, "ed è l'eredità che dobbiamo difendere". 
Gli ejidatarios di San Sebastián riaffermano il loro impegno con la Sesta "nazionale e internazionale" e invitano "dai molti angoli del mondo e forme di lotte, ad adottare alternative per far fronte al mostro capitalista, sempre più impegnato a derubare chi è dei nostri, la nostra dignità per essere quello che siamo". 
Infine aveertono: "Non ci zittiranno con la loro Crociata Nazionale contro la Fame, non viviamo di elemosina, stiamo ancora aspettando che si realizzino gli accordi di San Andrés firmati dal governo messicano, che riconoscono i nostri diritti come popoli indigeni". http://www.jornada.unam.mx/2013/02/06/politica/018n1pol
 

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