domenica 17 febbraio 2013

LORO E NOI VI - Guardare 6. ÉL SOMOS (Parte 1/2)

 


 
 
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
 
14 febbraio 2013
 
A: le e gli aderenti alla Sexta in tutto il mondo.
Da: Subcomandante Insurgente Moisés.
   Il tempo è giunto e così il suo momento. Come il tempo di tutti gli esseri umani, siano essi buone o cattive persone, un@ nasce, arriva e muore, e se ne va. Così è il tempo. Ma c'è un altro tempo in cui un@ può decidere verso dove andare, quando è ormai il tempo di guardare il tempo, cioè quando puoi comprendere la vita, come la vita deve essere qui in questo mondo, e che nessuno può essere padrone del mondo.
   Noi siamo nati indigeni e siamo indigeni, arriviamo su questa terra e sappiamo che faremo ritorno, com'è legge. Nel corso della nostra vita ci hanno dato ad intendere che noi indigeni non andiamo bene, abbiamo visto quello che è successo ai nostri tris-trisavol@ negli anni 1521, 1810 e 1910, siamo sempre gli abusati che hanno dato la vita per far salire al potere altri, affinché tornassero a disprezzarci, a derubarci, a reprimerci, a sfruttarci.
   Ed abbiamo trovato un terzo tempo. È il luogo dove stiamo, ed è già un bel po' di tempo che camminiamo, corriamo ed impariamo, lavoriamo, cadiamo e ci solleviamo. Un@ deve riempire il suo nastro da registrare, per riprodurre poi più vite di altri tempi. Sì, a noi hanno lasciato lo zaino pieno di nastri, benché alcuni non ci siano più. Rimane chi va avanti e così avviene ciò che avviene, e manca quello che manca, fino ad arrivare alla fine, e cominciare un altro lavoro di costruzione, dove comincia un'altra nascita di un altro mondo, dove non si permette più che tornino a fotterci e ci sia l'oblio per noi popoli originari, non lo permettiamo più, abbiamo imparato. Vogliamo vivere bene in uguaglianza sia in campagna che in città, dove il popolo della campagna e della città comandino ed obbedisca chi sta al governo, e se non ubbidisce è fuori e si mette un altro governo.
   Sì, siamo indigeni, coltiviamo la madre terra, sappiamo usare gli strumenti per ricavare il cibo che dà la madre terra. Siamo di diverse comunità con differenti lingue. La mia lingua madre è il tzeltal, ma capisco anche tzotzil e chol, ed ho imparato il castigliano nell'organizzazione, con le mie compagne e compagni. Ed ora sono quello che siamo e insieme ai miei compagni ho imparato quello che vogliamo per vivere in un mondo nuovo.
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  Sto scrivendo a nome di tutte e tutti gli zapatisti, mentre il sup ha rotto il suo computer, l'ho visto che andava a sistemarlo e gli ho chiesto cos'era successo al suo PC, e lui mi ha risposto che il PC era saltato, ah, gli ho detto, e lui aveva in mano uno scalpello ed un martello di 5 chili. Gli ho detto che non si sarebbe aggiustato. Allora mi ha detto che parlassi io a voi affinché conosciate chi si incarica di stare sulla porta, e noi impariamo a conoscervi attraverso quello che scrivete e dite da tutte le parti, e quello che ci raccontate e ci hanno raccontato come compagne e compagni che siamo della Sexta.
   So battere un po' sulla tastiera del PC e tempo fa me ne hanno dato uno perché imparassi. Ora sto scrivendo, ma ho paura che mi succeda come al sup che ha rotto il suo PC, ma io ho la soluzione immediata, un bel colpo d'accetta, e via di penna e quaderno. Problema risolto.
   E comunque devo dirvi che il compito di affacciarsi alla finestra, che tocca al supmarcos, ancora non è finito. Cioè c'è ancora bisogno di qualcosa, ma presto si risolverà il problema del sup col suo PC.
   Sì, al sup tocca guardare dalla finestra e che ci vedano quelli che dicono di essere "i buoni" che lottano per il popolo e che hanno guidato il popolo e non hanno ottenuto risultati, perché dicono che il popolo non capisce e che loro capiscono come fare, ma nessuno li segue. Perché? Questo è quello che non capiscono, né capiranno mai, perché pensano e vogliono guardare dall'alto e salire per arrivare più su.
   Bene, tutto questo e molte altre cose sono compiti del sup perché gli tocca curarsi della finestra, come il telaio di una finestra.
   Gli tocca anche vedere e sapere che cosa succede con quell@ che non seguono quelli che guardano solo in alto, perché sono così, che cosa pensano, come pensano, pensiamo che probabilmente pensano come noi zapatisti, che deve essere legge che il popolo comanda e il governo ubbidisce.
   E gli tocca anche prendersi le critiche e gli insulti e i commenti, come dice lui, e gli scherzi di quelli che stanno fuori. Ma lui non si preoccupa di questi insulti e bugie, se ne ride, perché l'abbiamo preparato a questo, l'abbiamo reso inossidabile. E non gli fa male, beh, a volte sì, a volte gli fa male la pancia dal tanto ridere che gli fanno le cose che gli dicono.
   E mi dice che presto prenderanno in giro anche me, o che gli toccherà farsi vedere. E' così, presto vedrò le mie caricature o mi insulteranno o si burleranno di me perché sono indigeno, come scherzano lui perché è quello che è. Ma a noi importa solo la gente che vuole lottare per sconfiggere l'ingiustizia, e finché non ci sganciano addosso bombe e pallottole non c'è problema. E se ce ne sganciano, nemmeno, perché ci sono già altri compagni e compagne pronti per il compito che sarà e che è sempre quello di lottare. Cioè, siamo pronti a tutto e non abbiamo paura.
   In questi anni, mi dice il sup, a molta gente hanno oscurato la vista dalla finestra, ma si vede subito chi sono quelli che somigliano a noi e che ha voluto contare quant@ sono quell@, ma si è perso il conto e fa a modo nostro, cioè come siamo noi indigeni, siamo un sacco. Quanti, gli dico. Molti, molte, mi ha detto. Ah, ho detto. E questo ci conferma che ce ne sono molt@ come no@ e che un giorno con loro ci diremo "siamo questo", non importa se siamo indigeni o non indigeni.
   Noi ci organizziamo così, alcuni fanno alcune cose ed altri ne fanno altre. Per esempio ora tocca al supmarcos la finestra e a me tocca la porta, e ad altri toccano altre cose.
   E' che adesso ci ricordiamo di un compagno indimenticabile per tutt@ noi zapatisti, il SubPedro, che negli ultimi giorni di dicembre del 1993 ci disse, imparate compagni, perché un giorno toccherà a voi. Lotteremo con opera@, contadin@, giovani, bambini, donne, uomini, anziani del Messico ed anche del mondo. Era vero ed è vero, ormai senza di lui. E' la verità della verità quando si lotta per il popolo.
   Bene compas, ora sapete che sono io l'addetto alla porta, l'incaricato di osservare il nuovo modo di lavorare con le/i compagn@ che verranno ad apprendere quello che hanno costruito negli anni i miei compagn@ zapatisti, e quello che siamo ora.
..... segue
  


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