venerdì 29 giugno 2012

Frayba: In Chiapas la tortura e' metodo di controllo


La Jornada – Venerdì 29 giugno 2012
Hermann Bellinghausen
Un dato chiaro alla fine di questo sessennio in Messico, in particolare in Chiapas, è che la tortura è lo strumento privilegiato di indagine di polizia e di controllo utilizzato dagli agenti statali, malgrado esistano normative vigenti su scala statale, nazionale ed internazionale per proibirla e sanzionarla, sostiene l'ampio rapporto Dalla crudeltà al Cinismo, del Centro dei Diritti Umani o Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), dimostrando che la tortura è una pratica generalizzata e legittimata dalle autorità chiapaneche.
E' evidente l'inefficienza per sradicarla, segnala il documento di circa 100 pagine. Solo tra gennaio 2010 e dicembre 2011 l'organizzazione ha documentato 47 casi di tortura in Chiapas, otto donne e 39 uomini, che il Frayba considera sopravvissuti a questo crimine di lesa umanità. Inoltre il lettore di La Jornada ricorderà che le decine di detenuti indigeni nello stato che hanno lottato per la loro liberazione durante questo sessennio, sia quelli che hanno ottenuto la libertà sia quelli che ancora sono in carcere, sono stati torturati e a volte per motivi politici.
Il rapporto identifica come esecutori routinari della tortura, con un certo metodo, i poliziotti federali, statali e municipali, i funzionari del Pubblico Ministero, i militari, le autorità giudiziarie e carcerarie. In determinati casi vi partecipano anche civili di organizzazioni filogovernative, alcune riconosciute come paramilitari.
In Chiapas, "gli atti di tortura, maltrattamenti o crudeltà, inumane o degradanti, sono diventati pratica 'normale' ed accettata dalle autorità di giustizia, tollerata dall'Esecutivo dello stato". Questo fa sì che la maggioranza delle denunce presentate al Pubblico Ministero non procedano o trovino ostruzioni, e pertanto rimangano impunite. Questa conclusione si basa sulle informazioni documentate in possesso del Frayba, confrontate con quelle fornite dallo stesso governo statale che nel 2010 ha registrato 11 casi di presunta tortura, per i quali ha presentato al giudice un solo responsabile, e fermato due funzionari dei cinque accusati. A giugno 2011 il governo aveva solo un caso su cui indagare.
Dalla Crudeltà al Cinismo. Rapporto sulla tortura in Chiapas (Jovel, giugno 2012) descrive in dettaglio le torture praticate da funzionari e servitori pubblici del governo di Juan José Sabines Guerrero, e gli effetti psicologici e medici che causano. Si includono i casi documentati nei due anni precedenti come analisi schematica dei metodi e modelli di attuazione dei torturatori.
Si riportano ed analizzano le esperienze di 47 vittime in 15 municipi: Acala, Bella Vista, Comitán, Chilón, Huixtla, El Porvenir, Motozintla, Ocosingo, Palenque, Pueblo Nuevo Solistahuacán, San Cristóbal de Las Casas, Tapachula, Tonalá, Tuxtla Gutiérrez e Villaflores. Si pratica sia su indigeni che meticci. La maggioranza dei casi si pratica nel contesto della guerra dichiarata contro il crimine organizzato dal presidente Felipe Calderón.
I casi a conoscenza del Frayba indicano che queste azioni sono praticate soprattutto da membri della Polizia Ministeriale ascritti alla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE) per ottenere informazioni o confessioni. Per questi fatti lo Stato è responsabile per azione diretta ed omissione, poiché una volta perpetrata la tortura, lo stato non interviene per punire i colpevoli garantendo l'impunità e legittimando questa violazione delle garanzie elementari. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/29/politica/015n1pol

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