domenica 15 luglio 2012

MESSICO, URNE E SANGUE


Il Fatto Quotidiano - Martedì 3 luglio 2012
 
  di Federico Mastrogiovanni
   Città del Messico
 
Lo show post elettorale è cominciato. In un Messico che si risveglia dopo una giornata estenuante, con un presunto presidente eletto. Tutti i più grandi media messicani e alcuni internazionali concordano sul risultato e confermano le previsioni che dopo mesi di bombardamento mediatico sono considerate realtà: Enrique Peña Nieto avrebbe vinto con il 40 per cento dei voti. Il conteggio non è ancora terminato, anzi, ci vorranno alcuni giorni, il candidato della coalizione di sinistra, Andrés Manuel López Obrador (Amlo), ha sostenuto di avere a sua disposizione altri dati rispetto a quelli sbandierati fin troppo da tutti gli altri contendenti, e che attenderà il conteggio dell'ultimo voto.
   Il presidente uscente, Felipe Calderón, del Partido de Acción Nacional (Pan, la destra ultracattolica) nel suo discorso a reti unificate ha data per conclusa l'elezione, passando lo scettro al successore del Pri. La confusione regna sovrana. Peña Nieto e Calderón si affannano a sostenere che l'elezione si è svolta in un clima "pacifico", "tranquillo" e "democratico". Almeno su questo i fatti li smentiscono. Soltanto domenica sono stati assassinati tre coordinatori del Prd, il   partito di Amlo, in tre Stati diversi, Nuevo León, Guerrero e Guanajuato. A Nuevo Laredo, nello stato di Tamaulipas, considerato un feudo del cartello degli Zetas, è esplosa un'auto-bomba venerdì di fronte al palazzo di governo, e sempre venerdì nello stesso Stato, a Ciudad Victoria, sono state lanciate delle granate contro una caserma della polizia e contro una stazione degli autobus.
In tutto il Paese sono stati documentate da parte di migliaia di osservatori, che in molti casi hanno filmato le violazioni, intimidazioni da parte di persone armate, centinaia di furti di urne elettorali. La compravendita massiccia di voti da parte del Pri è avvenuta alla luce del sole in tutto il Messico, con denaro, di provenienza dubbia. Alcuni analisti considerano proprio questa  una testimonianza della partecipazione dei narcos nell'elezione di Peña Nieto: l'enorme quantità di denaro speso per impedire che si svolgessero elezioni democratiche. E a prescindere dal risultato si sono portate a termine una quantità di irregolarità e violazioni spaventose, sotto gli occhi silenti dell'istituzione che avrebbe dovuto fare da arbitro, l'Instituto Federal Electoral (Ife), che già nel 2006 si è caratterizzato per quella che molti oggi definiscono una frode elettorale che ha portato al governo lo stesso Felipe Calderón. Da anni il duopolio televisivo (Televisa e Tv Azteca) ha sostenuto e costruito la candidatura di Enrique Peña Nieto, il candidato "da telenovela", operando una massiccia intrusione mediatica in un Paese in cui l'80% dell'opinione pubblica si informa solo attraverso la televisione. Ma l'ombra dei narcos è onnipresente ed è difficile pronosticare i futuri scenari. Secondo il professor Sergio Aguayo, accademico del Colegio de México e uno dei più influenti intellettuali messicani, "con l'elezione di Peña Nieto non si risolverà positivamente il problema dei narcos; la relazione tra Stato e criminalità organizzata è una delle sfide più grandi del Paese. Per risolvere questo problema il nuovo presidente dovrebbe affrontare il tema della corruzione della classe politica, ma come fa, quando il suo partito, il   Pri, proprio negli Stati in cui i narcos la fanno da padrone, governa da anni, con governatori legati a doppio filo con i capi più potenti?". La vittoria di Peña Nieto garantisce anche continuità con la strategia degli Stati Uniti nella "lotta alla droga", che presuppone la militarizzazione del Messico, portata a termine da Calderón: ma oltre a non aver diminuito il traffico di droga e di armi (che è invece aumentato), ha prodotto quasi 70mila morti e più di 10mila desaparecidos.
Nonostante le gravi irregolarità il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha già chiamato Peña Nieto, congratulandosi con lui e dichiarando che le elezioni si sono svolte in modo trasparente. Unica nota positiva di questo processo elettorale, marcato da continue violazioni a qualsiasi principio democratico, è il risveglio della società civile. In questo 2012 c'è stato un reclamo democratico più profondo e più radicale da parte di tanti movimenti, a cominciare da quello degli studenti #YoSoy132, che ieri hanno manifestato contri i brogli. Se il ritorno all'autoritarismo, alla violenza e alla corruzione del Pri sono imminenti, ci sono giovani messicani che sembrano pronti a lottare. Forse. Nel frattempo il candidato da telenovela e la sua truppa di Televisa sono ormai pronti per il potere.
 

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