lunedì 12 dicembre 2011

Sup Marcos: Una morte... o una vita (1/2)

 

 
Ottobre-Novembre 2011
Chi nomina chiama. E qualcuno accorre, senza appuntamento, senza
spiegazioni, nel luogo in cui il suo nome, detto o pensato, lo sta
chiamando.
Quando ciò accade, si ha il diritto di credere che nessuno se ne va del
tutto finché non muore la parola che chiamando, lo riporta.
Eduardo Galeano.
"Finestra sulla Memoria", da Las Palabras Andantes. Ed. Siglo XXI.
Per: Luis Villoro Toranzo.
Da: Subcomandante Insurgente Marcos.
Don Luis:
Salute e saluti.
Prima di tutto, auguri per il suo compleanno il 3 novembre. Speriamo che con queste lettere riceva anche l'abbraccio affettuoso che, anche se a distanza, le mandiamo.
Proseguiamo quindi in questo scambio di idee e riflessioni. Forse ora più solitari per la confusione mediatica che si solleva intorno alla definizione dei nomi dei tre bricconi che si disputeranno la guida sugli insanguinati suoli del Messico.
Con la stessa frenesia con cui spediscono le loro fatture per "spese di promozione immagine", i mezzi di comunicazione si allineano alle diverse parti. Tutti concordano che le scempiaggini che esibiscono con impudicizia i rispettivi aspiranti, si possono coprire solo facendo più rumore sopra quelle dell'avversario.
Il periodo dell'ansia degli acquisti natalizi coincide con la vendita delle proposte elettorali. Chiaro, come la maggioranza degli articoli che si vendono in questo periodo dell'anno, senza garanzia alcuna e senza la possibilità di restituzione.
Dopo le esequie del suo ex-segretario di governo, Felipe Calderón Hinojosa è corso gioioso "all'estremo saluto" per dimostrare che ciò che importa è consumare, non importa che i sottosegretari di Stato siano morituri e con indeterminata data di scadenza.
Ma, anche in mezzo al rumore ci sono suoni per chi sa cercare ed ha la determinazione e la pazienza sufficienti per farlo.
Ed in queste righe che le mando ora, Don Luis, palpitano morti che sono vite.
 
I.- Il potere del Potere.
"La libertà di scelta ti permette di scegliere la salsa con
la quale sarai mangiato."

Eduardo Galeano.
"Finestra sulle Dittature Invisibili" Ibid.
"Che ci governino, giudichino e se ne occupino le puttane,
visto che i loro figli hanno fallito"
dal blog laputarealidad.org
 
Devo averlo letto o sentito da qualche parte. Era qualcosa come "il Potere non è avere tanti soldi, ma mentire e fare che ti credano molti, tutti, o almeno tutti quelli che contano."
Mentire in grande e farlo impunemente, questo è il Potere. 
Bugie giganti che includono accoliti e fedeli che diano loro validità, certezza, status.
Bugie che diventano campagne elettorali, programmi di governo, progetti alternativi di nazione, piattaforme di partito, articoli su giornali e riviste, commenti in radio e televisione, slogan, credo.
E la bugia deve essere così grande da non essere statica. Deve cambiare, non per diventare più efficace, ma per provare la lealtà dei suoi seguaci. I maledetti di ieri saranno i benedetti appena girate alcune pagine del calendario. 
È il Potere - o la sua vicinanza - il grande corruttore?
A lui arrivano uomini e donne con grandi ideali, ed è l'agire perverso e corruttore del Potere quello che li obbliga a tradirli fino ad arrivare a fare il contrario e contraddittorio?
Dal pieno impiego alla guerra sanguinosa (e persa)…
Da "la mafia nel potere" alla "repubblica amorevole"…
Da "seimila pesos al mese bastano per tutto" a "alla fine nemmeno un sondaggio mi è favorevole"…
Da "Dio mio, rendimi vedova" a "Lupita D´Alessio, fammi leonessa di fronte all'agnello"…
Dal gruppo San Ángel allo Yunque totalmente scoperto…
Da… da… da… scusate, ma non trovo niente di significativo che abbia detto Enrique Peña Nieto…
Anzi, trovo che non abbia detto proprio niente, come se si trattasse di una pessima comparsa, di quelle che si vedono nei teleromanzi che balbettano qualche cosa che nessuno capisce. Visto che è così evidente, non gli farebbe male iscriversi al CEA di Televisa (secondo il programma di studi, al primo anno insegnano "espressione verbale").
So bene che sui mezzi di comunicazione si "è letta" la fotografia della lista di Peña Nieto come unico candidato del PRI (dove appaiono i personaggi principali di questo partito), come dimostrazione del sostegno del partito a questo signore. 
Mmh… a prima vista mi era sembrata la foto di una notizia giornalistica su un nuovo colpo al crimine organizzato. Che era stata smantellata una banda di ladri e che il giubbotto antiproiettile, col quale normalmente presentano gli "indiziati", era stato sostituito dalla camicia rossa.
Poi ho guardato la foto con più attenzione. Beh, quelli non stanno dando dimostrazione di sostegno. È una banda di avvoltoi che si è resa conto che Peña Nieto non è altro che un burattino orfano e che bisogna metterci mano perché, se arriverà alla presidenza, di lui non importerà, ma piuttosto il ventriloquo che lo muove.
La sua designazione come candidato alla presidenza sarà un'ulteriore dimostrazione della decomposizione del Partito Rivoluzionario Istituzionale, e la disputa per vedere chi lo guiderà sarà a morte (e tra i priisti questa non è un'immagine retorica).
Sarà così patetica la situazione che perfino Héctor Aguilar Camín si offrirà per l'adozione… e l'urgente alfabetizzazione della creatura.
Alla fine, continuiamo a chiedere:
È il Potere che corrompe o si deve essere corrotto per accedere al Potere, per restarvi… o per aspirarvi?
Durante uno dei lunghi viaggi dell'Altra Campagna, passando per la capitale del Chiapas, Tuxtla Gutiérrez, dissi che la poltrona governativa chiapaneca doveva avere qualcosa che trasformava persone mediamente intelligenti in stupidi finqueros con pose da piccoli tiranni. Julio guidava, Roger era il copilota. Uno dei due disse "oppure erano già così, ed è per questo che sono diventati governatori".
Poi aggiunse, parola più, parola meno, il seguente aneddoto: "Passando davanti all'edificio in cui era riunito il congresso, una signora sentì gridare: "Ignorante! Idiota! Puttana! Ladro! Criminale! Assassino!" ed altri epiteti più rudi. La signora, inorridita, si rivolge ad un uomo che fuori dall'edificio legge un libro. "È uno scandalo", gli dice, "noi li manteniamo con le nostre tasse e questi deputati non fanno altro che litigare e insultarsi". L'uomo guarda la signora, poi l'edificio legislativo e, tornando al suo libro, dice alla signora: "non stanno litigando né insultandosi, stanno facendo l'appello".
-*-
II.- Il Potere e la Riflessione sulla Resistenza.
La sinistra è la Voce dei Morti
Tomás Segovia. 1994.
Mmh… il Potere… la prova inconfutabile, il sogno degli intellettuali dell'alto, la ragion d'essere dei partiti politici…
Ora, morto il maestro Tomás Segovia, lo nominiamo, lo evochiamo e lo riportiamo a sedersi tra noi per rileggere, insieme, alcuni dei suoi testi.
Non le sue poesie, ma le sue riflessioni critiche sul e rispetto al Potere.
Pochi, molto pochi, sono stati e sono gli intellettuali che si sono impegnati a capire, non a giudicare, questo nostro accidentato percorso che chiamiamo "zapatismo" (o "neozapatismo" per alcuni). Nell'elenco striminzito ci sono, tra gli altri, Don Pablo González Casanova, Adolfo Gilly, Tomás Segovia e lei Don Luis.
Abbracciamo tutti loro, e lei, come solo abbracciano i morti, cioè, per la vita.
E chi ora ricorda Tomás Segovia solo come poeta, lo fa per scindere quell'uomo dal suo essere libertario. Siccome Don Tomás non può fare niente ora per difendersi e difendere la sua parola completa, si sprecano gli omaggi "taglia e incolla", che pubblicano e riprendono i pezzi gentili, lascia nell'oblio quelli scomodi… fino a che altr@ incomod@ li ricordano e li citano.
E per non interpretare le sue parole (che può essere intesa come una forma gentile di usurpazione) trascrivo parti di alcuni scritti.
Nel 1994, in piena euforia accusatoria della destra, quella sì istruita perché la guidava Octavio Paz (uno dei suoi cortigiani era l'impresario Enrique Krauze - oh, non si offuschi Don Krauze, agli intellettuali non si può rimproverare di essere di destra o di sinistra, ma, come nel suo caso, che per emergere, invece di usare l'intelletto, ricorrano all'adulazione di ganster come quelli che ora sono al governo -), Tomás Segovia scrisse (le sottolineature sono mie):
Che prevalga una o un'altra forma di fascismo, la verità e la giustizia prendono la forma della Resistenza. 
Ma si può dire che la sinistra è per costituzione resistenza. Senza dubbio la sinistra nel nostro secolo è piombata in un irrimediabile errore storico, e questo errore è stato credere che la sinistra potesse prendere il potere. La sinistra al potere è una contraddizione, la storia di questo secolo ce l'ha abbondantemente dimostrato (…).
Oggi è chiaro, mi sembra, che la sinistra non è diversa dalla destra, collocate entrambe in una relazione opposta ma simmetrica rispetto al potere: la sinistra è innanzitutto l'altro del potere, l'altro ambito e l'altro senso della vita sociale, quello che resta sepolto e dimenticato nel potere costituito, la riscossa del represso, la voce della vita in comune soffocata dalla vita comunitaria, la voce dei diseredati prima di quella dei poveri (e quella dei poveri solo perché sono in maggioranza, ma non esclusivamente, i diseredati) - la sinistra è la Voce dei Morti.
Una delle idee che più ci hanno fatto danno è stata l'idea di "reazionario", che ci ha fatto pensare che la destra che si oppone al progresso, è resistenza e parla in nome del passato, delle radici, di tutto quanto è "superato". Così la sinistra si convinceva che la resistenza è il potere nella misura in cui continuava ad essere di destra e si opponeva al progressismo della sinistra nel tentativo disperato di conservare i suoi privilegi e il suo dominio, senza vedere che il potere, sia di destra che di sinistra, è solo resistenza nel significato diverso e molto più semplice: nel rifiutarsi di essere sostituito da un altro potere, sia di sinistra che di destra; ma che di fronte alla storia il potere è sempre progressista.
In Messico, normalmente, questo si vede con particolare nitidezza data la crudezza dei rapporti di potere in questo paese: oggi sappiamo con chiarezza che nessun governo è stato più deciso ed attivamente progressista di quello di Porfirio Díaz, e che ai nostri giorni è il PRI quello che monopolizza e sfrutta la retorica del progresso, del cambiamento, della modernizzazione, del superamento dei nostalgici "emissari del passato", e perfino di democrazia.
(E questo mi fa pensare che anche la democrazia al potere o del potere è una contraddizione: la democrazia non è "demoarchia" - il popolo al potere è un'utopia o una metafora, molto pericolosa da prendere alla lettera, perché "il popolo", supponendo che esista o anche se non esiste se non come entelechia, è per definizione ciò che non è al potere, l'altro del potere.)
Ma i miei affascinanti colleghi, quando si consegnano al Governo ben consci che le sue promesse sono false, sono sedotti? Impossibile: la seduzione è desiderio allo stato puro, implica la visione folgorante che il tuo piacere è il mio piacere. Non è possibile una visione in cui il piacere del Potere sia il piacere del "popolo".
E nel 1996 segnalò:
Parallelamente, in un paese che non pratichi più la proibizione violenta delle espressioni dirette della vita sociale primaria, l'ideologia del potere ci ricatterà chiamandoci puttane - cioè disgregatori, negativi, risentiti, violenti -, o tenterà di persuaderci, come i politologi ed altri intellettuali cercano di persuadere gli zapatisti, come tentano di persuadermi i miei colleghi (incominciando da Octavio Paz), che la "vera" via di esprimerci e di influire sulla vita sociale è entrare nelle istituzioni - o in quell'istituito in generale.


Inviato dal mio telefono Huawei