La Jornada – Mercoledì 7  Dicembre 2011
  HERMANN  BELLINGHAUSEN
 Dopo aver recuperare per due giorni la  proprietà del loro ejido in cui si trova la cabina di riscossione per l'ingresso  alle cascate di Agua Azul (il "centro ecoturistico" più pubblicizzato dal  governo del Chiapas), gli ejidatarios di San Sebastián Bachajón aderenti  all'Altra Campagna denunciano l'intervento del segretario di Governo in persona,  sabato scorso, che ha offerto denaro e minacciato di ricorrere alla polizia per  sgomberarli.
 Gli ejidatarios hanno protestato con una  manifestazione sulla strada Ocosingo-Palenque, senza bloccare il traffico, per  denunciare il governatore Juan Sabines Guerrero ed il segretario di Governo, Noé  Castañón, come "complici" delle autorità ejidali filogovernative, capeggiate da  Francisco Guzmán Jiménez (Goyito), nell'esproprio delle terre di proprietà  collettiva.
 Riferiscono che il 30 novembre, gli  ejidatarios aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona avevano  ripreso le installazioni e la cabina di riscossione "allo scopo di recuperare  quello che il commissario ufficiale, in complicità con gli enti del governo,  vogliono toglierci: più di 600 ettari di terra, falsificando un provvedimento  che non è neppure conforme al decreto presidenziale del 29 aprile  1980."
 Per tale ragione, gli ejidatarios hanno  occupato il luogo per due giorni, "aspettando che arrivasse il commissario  ufficiale a spiegare quello che stava facendo senza il consenso del massimo  organo ejidale, poi, improvvisamente, è apparso l'interessato, 'l'angelo  custode' degli sporchi politici"; cioè, il segretario Castañón, "che è  intervenuto come se fosse un altro membro dell'ejido, perché Goyito gli ha dato  il 'permesso' di fare quello che vuole sulle nostre terre", sostengono gli  indigeni. Il quale ha detto loro che il recupero era un modo di "provocare altra  violenza".
 Il funzionario "ha mostrato un accordo già  redatto, che non sappiamo nemmeno dove sia stato fatto, obbligandoci a firmare,  come se stessimo chiedendo la carità, mentre il nostro obiettivo era recuperare  le terre su cui hanno illegalmente costruito un centro di pronto intervento con  la presenza permanente della polizia preventiva".
 Sostengono: "Non siamo spinti da interessi  economici, tuttavia ci hanno offerto dei soldi". Dicono che il segretario li ha  avvertiti che "se non accettavamo, la polizia ci avrebbe sgomberato con la  violenza".
 Il commissario ufficiale si era impegnato a  convocare ad un'assemblea degli ejidatarios per domenica 4 dicembre ad Alan Sac  Jun, ma non l'ha mai fatto. Si è riunito solo col gruppo filogovernativo a  Pamalá ("tana di topi" lo chiamano), "come se fossero gli unici proprietari",  mentre gli altri aspettavano nella casa ejidale del Centro Alan Sac  Jun.
 Gli indigeni affermano che in questo gruppo  ci sono "i veri responsabili di quello che sta succedendo nel nostro ejido, in  complicità col malgoverno che finanzia la morte, la violenza, l'abuso e la  repressione".
 Ed avvertono: "Che sia chiaro chi sono i  responsabili, perché questa volta non cadremo nelle loro bugie e dimostreremo  chi siamo e che cosa vogliamo". Infine, annunciano che "in questi giorni"  occuperanno nuovamente la cabina di riscossione. http://www.jornada.unam.mx/2011/12/07/politica/024n1pol
 
 
 
 
 
