martedì 22 gennaio 2008

DI RITORNO DAL CHIAPAS.

DI RITORNO DAL CHIAPAS.

Venti giorni fa si è concluso L'Incontro delle Donne Zapatiste con le Donne del Mondo. Un breve bilancio a freddo. Nel Caracol de La Garruccha sono arrivate migliaia di donne, uomini, bambine, bambini, anziani, anziane: zapatisti e zapatiste, messicane e messicani, internazionali. Le migliaia erano 3, forse 4 o 5, difficile il quantificare, comunque il Caracol era strapieno di persone e di colori.

Le Assemblee che si sono susseguite nei tre giorni e in cui le donne zapatiste si sono raccontate sono state partecipatissime. La formula è stata  la stessa dei due incontri precedenti: hanno parlato le donne dei 5 Caracoles trattando le varie tematiche, alla fine di ogni sessione, della durata di 45 minuti, un breve spazio, 15 minuti, per domande  e risposte. Tre giorni in cui le zapatiste (comandantas, autorità, promotrici della salute e dell'educazione...) hanno raccontato, davanti ad un auditorium affollato, la loro dignità e la loro lotta in quanto donne. Hanno raccontato le loro conquiste (la partecipazione alla vita politica, sociale, economica della comunità, l'accesso all'istruzione, la libera scelta dell'uomo da sposare…), il che non sono un punto di arrivo ma di partenza. Passi avanti ed errori. Strappando applausi e occhi lucidi ci hanno regalato un quadro in movimento di quello che è stato il loro percorso, dagli anni in clandestinità, al Primo Gennaio del 1994, ad oggi.

Il pomeriggio del 31 dicembre, le zapatiste hanno "lasciato il palco" alle Donne del Messico e del Mondo: rabbioso e commovente l'intervento delle donne di Atenco. Presenti anche le donne del No Dal Molin che hanno raccontato la loro Lotta.

Il primo gennaio l'Atto Ufficiale per il 14 anniversario del levantamiento: la Comandanta Rosalinda e il Comandante Omar hanno letto due comunicati, il primo in cui si ricordavano tutti i Compagni e tutte le Compagne morte da quel Primo gennaio di 14 anni fa. La cerimonia di chiusura è stata sobria, volendo quasi rispecchiare e rispettare la situazione attuale: nel suo ultimo intervento pubblico, circa un mese fa, il Sup ci ha ricordato come la guerra abbia un odore e che adesso quel fetore inizia nuovamente a farsi sentire nelle terre zapatiste. Terminata la cerimonia musica e balli fino al mattino: la lotta, come sostengono zapatisti e zapatiste, ha bisogno anche dei momenti di festa.

Il pomeriggio del primo gennaio abbiamo lasciato il Caracol, ognuno con il suo bagaglio arricchito dalle parole regalateci dalle donne zapatiste. Ognuno preoccupato per quello che sta accadendo in questi mesi: oramai le denunce, da parte delle Giunte del Buon Governo, di provocazioni, minacce, furti e aggressioni da parte di gruppi paramilitari armati e finanziati dal Mal Governo non si contano più. L'odore della guerra è sempre più riconoscibile.
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Nei giorni precedenti e successivi all'Incontro della Garrucha abbiamo visitato i Caracoles di Oventic e Roberto Barrios. La Giunta di Buon Governo del primo ci ha spiegato sinteticamente qual'è la situazione attuale nella zona de Los Altos: come in tutti e 5 i Caracoles i paramilitari sono presenti con minacce, provocazioni, aggressioni. Uno dei fatti più "eclatanti" le minacce di morte di alcuni mesi fa alle Autorità del Municipio Autonomo di San Andres. Gli zapatisti e le zapatiste hanno risposto e risponderanno, fino a quando gli sarà possibile con la parola e non con il fuoco come il Mal Governo vorrebbe. E' forte la consapevolezza che il responsabile di tutto questo è il Governo Messicano che cerca di dividere gli indigeni, armandone  alcuni e pagandoli per condurre una guerra sporca contro gli zapatisti. Forte è anche la volontà di cercare il dialogo perché, alla fine, i paramilitari non sono altro che indigeni come loro che però hanno ceduto alle sirene del Mal Governo. Gli zapatisti assicurano che useranno la parola, però come ricordò il Comandante David al precedente Incontro, che nessuno dimentichi che gli zapatisti e le zapatiste sono sempre armati e lo saranno fino a quando il Messico non cambierà: è l'unica garanzia che hanno.
Quello di cui sono colpevoli gli zapatisti nella zona de Los altos, prosegue un membro della Giunta, è di aver costruito un mercato a San Andres. Un mercato aperto a tutti, zapatisti e non, un bel mercato, piacevole per il venditore e per l'acquirente, un mercato che l'amministrazione municipale prista non è mai riuscita a costruire. E questo è sotto gli occhi di tutti, zapatisti e non. E questo inizia a far pensare anche chi zapatista non è. E questo manda in bestia l'amministrazione municipale. L'altro crimine degli zapatisti della zona de Los Altos è quello di voler migliorare il parco municipale: trasformarlo da una pattumiera a cielo aperto (lo stato attuale) ad un luogo accogliente e pulito dove uomini e donne possano passeggiare e sedersi e bambini e bambine giocare. La pericolosità degli zapatisti, dimostrata da questi due reati, richiede la presenza di gruppi paramilitari.
L'altro reato che viene imputato agli zapatisti è quello di difendere le terre legittimamente recuperate nel 1994. Quelle terre che furono dei loro antenati e che nel corso dei  secoli gli sono state sottratte da medi e grandi latifondisti con il benestare di Governi e Governatori. L'intervento dei  paramilitari si fa sempre più urgente per ristabilire l'illegale legalità.


Il reato piu grande degli zapatisti, forse, è quello di continuare a esistere e resistere.

Visitiamo la biblioteca e la clinica. Lasciamo Oventic.


 
A Roberto Barrios fa caldo. Siamo passati dai 2500 metri e dalle montagne de Los Altos alla selva e alle scimmie urlatrici. Dietro l'Accampamento Civile il fiume ci invita a tuffarci. 
Parliamo con la Giunta. Domande e risposte. Alcune precise, altre vaghe. Chiediamo della comunità, dei paramilitari, della strada nuova, del complesso turistico. A San Cristobal , alcuni compagni ci avevano detto che nella comunità di Roberto Barrios erano rimaste solo 7 famiglie zapatiste. Chiaramente non chiediamo "quante famiglie sono rimaste". Ci limitiamo ad un più neutro "che aria si respira". Rispondono che adesso i rapporti con i pristi sono relativamente tranquilli, che però, come nelle altre aree, anche nella zona Norte i paramilitari sono attivi, e alcune comunità che vivono e lavorano su terre recuperate sono minacciate di sgombero. Un membro della Giunta poi sorridendo aggiunge che pristi e paramilitari si limitano a minacce e provocazioni: degli zapatisti hanno paura...
Ci accompagnano alle cascate: sono bellissime, un paradiso. Qui dovrebbe sorgere il complesso turistico. Alcuni ci dicono che vogliono costruire un campo da golf e strutture ricettive di lusso. Un giovane ci guarda e dice che "no passaran!". Altri compas ci dicono che si "limiteranno" a porre a pagamento l'ingresso alle cascate.
Dove non ci sono dubbi è sulla miglioria (da parte del Governo) della strada: ad allargarla e sistemarla sono già arrivati oltre il Caracol, manca solo l'asfaltatura. Della strada nuova e del ponte ne beneficeranno chiaramente anche gli zapatisti oltre che i turisti diretti alle cascate e all'eventuale struttura ricettiva. Altrettanto chiaramente, ci dicono, ne potrà beneficiare l'esercito. Ma questo non sembra preoccuparli: tra qualche anno chi sta in basso e a sinistra vincerà e ci sarà allora un Altro Messico. E loro avranno una buona strada senza aver speso niente per costruirla...
Sono le 10 del mattino, saliamo sulla retila dei compas che ci porterà a Palenque. Partiamo. Lungo il tragitto tutti quanti ci voltiamo indietro e rimaniamo in silenzio: il panorama è mozzafiato. E fa pensare.
 
Lasciamo il Chiapas. Lasciamo il Messico. L'odore della guerra ci rimane addosso. Così come ci rimangono impressi i volti delle donne. Volti coperti per poter essere visti. La dignità nei loro occhi. A La Garrucha sono state loro le protagoniste. Si dice che una rivoluzione o una ribellione muore quando viene meno l'emotività: la dignità ribelle zapatista ha ancora lunga vita. 
Il momento è uno dei più difficili e noi tutti, comodamente seduti in un qualsiasi bar di San Cristobal, ci speculiamo sopra: l'Altra Campagna è ferma, Marcos ha gestito male questa e quella cosa, molti giovani escono dall'organizzazione per andare in cittá. E diamo giudizi e ricette.


Poi però vai nei Caracoles e nelle comunità, e i compagni  e le compagne ti dicono che sì, che il momento è difficile ma che prima o poi vinceranno. Ne sono sicuri. Noi gli crediamo e ci crediamo. Guardiamo con i loro occhi e le difficoltà ci appaiono superabili. Mettiamo da parte i giudizi e strappiamo le ricette.
 
Stasera è sereno, il cielo un tappeto di stelle. I nostri sguardi cadono su una stella piccola piccola che brilla intensamente e che irrequieta si muove, quasi non voglia stare nel punto che le è stato imposto. Guardiamo meglio: la piccola stella ribelle ha un passamontagna nero...


Toscana, Italia.

20 gennaio 2007


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