martedì 11 ottobre 2011

Messico - Organizzazioni indigene si riuniscono per la “Difesa dei nostri territori”

Più del 25% del territorio nazionale è in concessione ad imprese straniere, denunciano le organizzazioni indigene



Nei giorni 14 e 15 ottobre si svolgerà la XXX riunione del Congresso Nazionale Indigeno, una rete di organizzazioni e popoli indigeni messicani che lottano per l'autonomia, i diritti e la difesa delle loro forme di organizzazione e di vita. Il tema centrale della discusisone sarà la difesa del territorio.

Nel documento in cui convocano la riunione, le organizzazioni indigene denunciano che più del 25% del territorio nazionale è in concessione ad imprese straniere, per lo sfruttamento delle risorse naturali e minerali. Le riforme strutturali che negli anni passati i grandi organi finanziari internazionali hanno imposto ai governi latinoamericani, lo stesso che sta succendendo adesso in Europa, hanno aperto la strada a privatizzazioni ed hanno permesso la svendita dei territori ad imprese private.

L'organizzazione che ospita l'evento è la Polizia Comunitaria del sud del Guerrero che in questi giorni festeggia i suoi 16 anni di attività. Questa organizzazione è composta da più di 60 comunità indigene e contadine che hanno organizzato un proprio sistema di sicurezza con una polizia comunitaria, cioè autonoma dallo stato e diretta dalle comunità; ed un proprio sistema di giustizia messo in atto da autorità comunitarie regionali. Il loro territorio comunitario è stato dato in concesisone dal governo ad imprese canadesi e inglesi per estrazione di minerali attraverso le cosiddette miniere a cielo aperto. Da alcuni mesi le comunità si stanno organizzando per impedire la distruzione del loro ambiente di vita, e si sono espresse contro l'entrata delle imprese nel loro territorio.

Le miniere a cielo aperto sono il nuovo modo usato per l'estrazione di minerali. In tutto il paese sono già alcune decine i luoghi in cui sono state avviate o in cui sono in progetto. Molti dei territori coinvolti sono abitati da comunità indigene e la legge messicana riconosce prima i diritti delle imprese piuttosto che quelli delle popolazioni che lì hanno sempre vissuto e vivono. Questo tipo di miniere è chiamato da molti analisti "mega-miniere tossiche"; una miniera del genere prevede lo scavo di un cratere dal diametro di 1,5-2 Km con una profondità che può variare da qualche centinaio di metri ad alcuni Km. Per trattare la roccia estratta si utilizzano circa 15 tonnellate al giorno di acqua mischiata con cianuro, il che significa il prosciugamento delle fonti di acqua della zona e soprattutto un avvelenamento totale di tutto quello che sta intorno.

L'attuale forma di accumulazione del capitale in America Latina si concentra in una neo-conquista dei territori, per accaparrarsi le risorse; un processo che alcuni studiosi stanno chiamando "accumulazione per espropriazione". Sotto attacco sono soprattutto i territori indigeni. All'interno del Congresso Nazionale Indigeno è già dal 2009 che il dibattito generale si concentra sulla difesa dei loro territori. Ci sono comunità che lottano contro le imprese minerarie come in Guerrero o Oaxaca, alcune contro le grandi monocoltivazioni come in Michoacan, altre contro la distruzione dei loro boschi come a Cheran o contro la privatizzazione dell'acqua come il popolo Yaqui.

Tutte queste situazioni sono caratterizzate da popolazioni locali che si battono per difendere la possibilità di continuare a vivere, cioè difendono il loro ambiente per difendere la loro vita. Contemporaneamente sono lotte anticapitaliste, perchè le loro resistenze sono ostacoli alla accumulazione del capitale. Ma soprattutto sono lotte per la difesa l'umanità e della democrazia, perchè difendono il nostro pianeta dalla distruzione e affermano i diritti delle popolazioni locali a decidere sui territori in cui abitano.



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