lunedì 3 ottobre 2011

In sciopero della fame 11 detenuti in Chiapas

 

La Jornada – Sabato 1° ottobre 2011
Hermann Bellinghausen
Sette detenuti, considerati "politici", questo giovedì hanno iniziato uno sciopero dello fame a tempo indeterminato, ed altri quattro sono a digiuno per chiedere la loro "liberazione immediata" dal Centro Statale di Reinserimento Sociale del Penitenziario numero cinque, a San Cristóbal de Las Casas, Chiapas. Sono membri delle organizzazioni La Voz del Amate e Voces Inocentes, entrambe aderenti all'Altra Campagna, o "solidali" con questi gruppi.
"Dopo aver sopportato le ingiustizie che hanno causato danni alle nostre famiglie con questi ingiusti arresti e la montatura di reati che ci hanno privato della libertà", in alcuni casi "per aver difeso i nostri diritti ed altri solo perché poveri ed analfabeti", i detenuti sostengono che sono stati violati i loro diritti e che questo continua a succedere: "Le autorità competenti ci ignorano".
Per dimostrare la loro "innocenza" hanno iniziato lo sciopero ed il digiuno alle ore 10:30 di ieri. Sette sono in sciopero totale della fame: Rosario Díaz Méndez e Manuel Heredia Jiménez, "prigionieri politici" della voz del Amate; Pedro López Jiménez, José Díaz López, Alfredo López Jiménez e Alejandro Díaz Sántiz , "solidali" con La Voz del Amate, e Juan Díaz López, "prigioniero politico" di Voces Inocentes.
Altri quattro reclusi partecipano con digiuni di 12 ore "per ragioni di salute": Alberto Patishtán Gómez, anch'egli della La Voz del Amate, Andrés Núñez Hernández e Rosa López Díaz, "solidali", oltre a Juan Jiménez Pérez, aderente dell'Altra Campagna, originario di Mitzitón.
La protesta è stata dichiarata a tempo indeterminato, "al fine di ottenere la giustizia vera". Esigono l'intervento immediato del governatore Juan Sabines Guerrero, "per la libertà incondizionata che ci spetta".
La Rete contro la Repressione e per la Solidarietà, che fa parte dell'Altra Campagna, ha espresso la propria solidarietà con questa azione: "I nostri compagni detenuti hanno più volte denunciato le violazioni dei loro diritti fondamentali, le condizioni inumane in cui vivono dentro la prigione e le prove della loro innocenza ed il diritto di essere liberati".
La sezione chiapaneca della Rete sostiene: "Ascoltando la storia di ognuno dei detenuti non mancano motivi per esigere la loro immediata liberazione, perché la maggioranza di loro è stata torturata fisicamente e psicologicamente, con lo stesso metodo di tortura che si pratica ogni giorno in Chiapas. Non sono mai state rispettate le garanzie al giusto processo; in prigione sono sottoposti ad un regime autoritario ed arbitrario che quotidianamente calpesta la loro dignità e quella dei loro famigliari".
Aggiunge: "I compagni si sono organizzati per lottare in maniera instancabile e permanente contro gli abusi delle istituzioni penitenziarie e per non cadere nell'oblio. Ora iniziano uno sciopero della fame, una delle poche armi che resta per chiedere la liberazione, e che mette in pericolo la loro vita".
La Rete appoggia in particolare la liberazione del "prigioniero politico" Alberto Patishtán Gómez, "privato della libertà dal 2000, accusato di reati che non ha mai commesso e montati da istanze governative".
Il professore tzotzil Patishtán Gómez, che da anni difende i diritti umani della popolazione carceraria, prima nella prigione El Amate (Cintalapa) ed ora in quella di San Cristóbal, ha comunicato telefonicamente che il presidio pacifico e lo sciopero della fame si svolgeranno all'esterno dell'edificio penitenziario, a Los Llanos, nel municipio di San Cristóbal, "affinché il governo ci restituisca la libertà".. http://www.jornada.unam.mx/2011/10/01/politica/016n2pol

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