giovedì 4 agosto 2011

dalla delegazione in Messico

La delegazione empolese del Coordinamento toscano in sostegno alla lotta
zapatista è giunta in Messico, per partecipare ad una carovana organizzata
insieme all'associazione Ya Basta nella quale ci incontreremo con le
comunità autonome zapatiste ed altre realtà sociali che lottano e
costruiscono un'alternativa nel paese.

Pensiamo utile iniziare il racconto di questa carovana con alcune
riflessioni che permettono di inquadrare la complessa situazione in cui si
trova il paese, pubblicate su www.globalproject.info e su
http://dignidad-rebelde.blogspot.com/
nei prossimi giorni vi aggiorneremo con altri articoli sulle esperienze che
andremo ad incontrare.

Messico - Un paese in guerra

Il Messico attualmente sta attraversando una momento devastante dal punto di
vista sociale. Per questo come delegazione pensiamo sia utile provare a dare
alcuni elementi di comprensione su questo paese che sta vivendo una fase di
estrema difficoltà e complessità.


L'elemento centrale che caratterizza il Messico attuale è la violenza
diffusa. Ampi territori sono contesi, e a volte controllati, da cartelli
dei narcotrafficanti; lo stato spesso assente, spesso colluso con la
criminalità, risponde a questa situazione militarizzando i territori;
migliaia sono i morti, molti dei quali non c'entrano niente con i
narcotrafficanti e vengono definiti dai media col termine di ?vittime
collaterali?* (bajas colaterales), *quando in realtà sono innocenti o
attivisti di organizzazioni sociali.

I dati degli ultimi sei anni sono a dir poco impressionanti: 40 mila morti
ammazzati, 10 mila desaparecidos e 120 mila persone fuggite dalle loro
comunità di fronte al forte clima di violenza. Al di là di analizare le
cause di questa situazione e il fenomeno del narcotraffico che attraversa in
maniera trasversale i poteri politici ed economici del Paese, pensiamo sia
importante provare a comprendere quelli che sono gli effetti che questa
situazione sta producendo.


Importanti voci del panorama politico ed intellettuale del Paese, come il
Sub Comandante Marcos e Gustavo Esteva, hanno mostrato recentemente come
questo clima di violenza sta producendo un senso di paura diffuso tra la
gente e la distruzione del tessuto sociale nei quartieri e nelle comunità;
questi effetti soprattutto stanno favorendo la penetrazione dei grandi
poteri economici internazionali e dei loro progetti di sfruttamento e
devastazione.

Con il pretesto della violenza del narcotraffico in questi mesi numerosi
leader indigeni o contadini sono stati uccisi, passando sui mezzi di
informazione come alcune tra le tante vittime collaterali di questa violenza
*. *Un altro fenomeno inquietante, che ancora deve essere compreso a fondo,
è l'abbandono delle comunità da parte di migliaia di persone che fuggono
dalla violenza, in zone dove hanno interessi delle multinazionali che in
questi mesi hanno ricevuto in concessione ampie parti del territorio del
paese col fine di sfruttare le risorse naturali e minerarie.


In questa contesto sono numerose le esperienze politiche e sociali che
portano avanti progetti di costruzione dal basso di un'alternativa, lotte di
resistenza di fronte alla devastazione del territorio, soprattutto nelle
zone indigene, come le comunità zapatiste, ma anche in contesti urbani o
metropolitani. Un dibattito interessante che in queste settimane vede varie
esperienze di autonomia indigena confrontarsi tra loro è quello
sull'autodifesa del territorio. Dagli abitanti di Cheran che si sono
organizzati per pattugliare e proteggere i loro boschi dal taglio
indiscriminato, ai contadini di Ostula la cui *Guardia Comunal* difende le
terre recuperate due anni fa, alla *Policia Comunitaria* in Guerrero dove
decine di comunità stanno gestendo in maniera autonoma la sicurezza e la
giustizia. Queste esperienze mostrano come le popolazioni possano difendere
i territori e la vita in un contesto nazionale attraversato dalla violenza
dei narcos o delle forze dello stato.


Nelle ultime settimane qualcosa di interessante sta avvenendo a livello
nazionale. Migliaia di persone cominciano a superare la paura e ad
espriemere il proprio dissenso. Dopo tentativi locali di cittadini che
sfidano i soprusi dei narcos e dell'esercito, è emerso da maggio un
movimento nazionale chiamato* Movimiento per la Paz con Justicia y
Dignidad*,
coalizzatosi intorno alla figura del poeta Javier Sicilia. Sono soprattutto
familiari delle vittime della violenza che vogliono giustizia e verità, ma
intorno ad essi molte organizzazioni sociali si sono unite per creare un
forte movimento che grida Basta ai narcos, ma anche Basta alla risposta
dello stato che sta militarizzando i territori. E' un movimento variegato al
suo interno e con tante contraddizioni, ma quello che vediamo come
importante è che migliaia di messicani stanno alzando la testa e stanno
sfidando il clima di violenza per riprendersi in mano il proprio paese e il
proprio futuro.


Dentro questo scenario ci muoveremo in questi giorni per il Messico, e nello
stato del Chiapas dove si assiste ad un aumento della repressione contro le
comunità autonome e contro gli attivisti per i diritti umani. La nostra
delegazione è composta da attivisti di vari centri sociali italiani e dalla
presenza dell'Assessore alla cooperazione internazionale del comune di
Empoli, che da più di dieci anni è gemellato col municipio autonomo di San
Juand de la Libertad, attraverso un progetto in collaborazione col
Coordinamento
toscano in sostegno alla lotta zapatista.

Nei prossimi giorni apporteremo nuovi contributi dal Messico per comprendere
meglio quello che sta succedendo e per raccontare di alcune esperienze di
lotta che si stanno costruendo nei territori, delle reali alternative di
vita di fronte allo sfruttamento, la povertà e la violenza.

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