lunedì 29 agosto 2011

SupMarcors: Terza Lettera a Luis Villoro 3/3


FORSE...

Terza Lettera a Don Luis Villoro nello scambio su Etica e Politica

 

VI.- Una breve storia.

E forse è irrilevante anche questa breve storia che ora le racconto, Don Luis: 

Il giorno 7 maggio 2011 una colonna di veicoli uscì di buon mattino dalla zona zapatista Tzots Choj con uomini e donne basi di appoggio dell'EZLN che avrebbero partecipato, insieme alle altre zone, alla mobilitazione di appoggio al Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità guidata da Javier Sicilia. Alle ore 06:00 una delle auto uscì di strada e nell'incidente perse la vita il compagno Roberto Santis Aguilar. Ancora molto giovane Roberto diventò zapatista e scelse il nome di lotta "Dionisio".

La storia del compagno Dionisio è semplice raccontata dai suoi genitori e da sua moglie. Suo padre dice che, nella sua famiglia, fu Dionisio il primo che diventò zapatista:

"Stavamo lavorando qui nella milpa quando ad una certa ora ci disse, andiamo a parlare un momento, c'è un'organizzazione che dicono sia molto buona. Allora incominciò a parlare con noi, con i suoi fratelli, di come era un bene questa organizzazione che pare ci portasse aiuto, così disse. Allora entrammo nell'organizzazione ma prima ascoltammo le parole e poco a poco si avvicinò anche altra gente. E' così che entrò nell'organizzazione.

A quel tempo eravamo molto sfruttati e non c'era terreno dove poter lavorare perché siamo molto poveri. Siamo andati a parlare col malgoverno per avere un pezzo di terra, ma il malgoverno nemmeno ci prese in considerazione, e quando abbiamo saputo di questa organizzazione ci siamo entrati, era il 1990".

Quattro anni dopo, ormai miliziano zapatista, il compagno Dionisio, con un fucile calibro 20, era tra le file del reggimento che prese i capoluoghi municipali di Altamirano, Chanal ed Oxchuc. Le guarnigioni governative furono sconfitte in quelle piazze, ma durante il ripiegamento il compagno Dionisio ed altri miliziani furono catturati e torturati dai priisti di Oxchuc.

Don Luis, forse ricorda le immagini che mandarono fino alla nausea i mezzi di comunicazione nazionali ed internazionali: gli zapatisti picchiati e legati in un chiosco del capoluogo di Oxchuc, la torba priista che gridava e minacciava di bruciarli vivi. Un elicottero governativo li trasportò nella prigione di Cerro Hueco dove continuarono ad essere interrogati e torturati. Li tennero 15 giorni senza mangiare, solo con acqua, e li tirano fuori alle 4 del mattino per lavarli con acqua fredda. Non fecero avere nessuna informazione. In seguito fu liberato, insieme ad altri prigionieri zapatisti, in cambio del prigioniero di guerra, il generale Absalón Castellanos.

Poi seguì il Dialogo della Cattedrale, il Dialogo di San Andrés, la firma degli accordi, l' inadempimento del governo, la resistenza zapatista.

Decine di migliaia di uomini, donne, bambini e anziani rifiutarono l'aiuto del governo ed iniziarono il processo di costruzione della propria autonomia con le proprie forze e l'aiuto della società civile nazionale e internazionale. 

Il compagno Dionisio fu scelto come autorità di un Municipio Autonomo Ribelle Zapatista e fu presidente della commissione di produzione municipale. Quando nacquero le Giunte di Buon Governo, fu membro di una di esse. Alla fine del suo servizio comunitario come autorità autonoma, fu promotore locale nella sua comunità. 

Di come svolgeva il suo compito ci parla sua moglie:

Il compagno diceva che non gli importava il tempo che ci metteva per svolgere il suo lavoro, e nemmeno che non portava soldi a sufficienza, né il luogo dove doveva andare a lavorare, si aiutava col pozol, non gli importava la fatica perché il suo lavoro era necessario alla nostra lotta. Ed era convinto della lotta, non si sarebbe arreso per nessuna sofferenza perché era deciso a lottare. Al compagno piaceva il lavoro, non gli importava se non aveva soldi, ma gli importava il lavoro (....).

Quando il compagno Dionisio svolgeva il compito come consiglio autonomo, sua moglie restava a lavorare nella milpa o raccoglieva legna. E condividevano il lavoro: quando il compagno tornava a casa dal lavoro nel suo ufficio, poi il giorno seguente usciva alle quattro, alle cinque del mattino per vedere il suo lavoro nella milpa o altro, e sua moglie l'accompagnava sempre, così condividevano tra loro il lavoro.

Il giorno della marcia, il 7 maggio di quest'anno, si alzano alle 2 del mattino e si preparano: macinano la pasta per le tortillas, preparano il cibo da lasciare ai figli e si preparano il pozol da portarsi alla marcia. Sua moglie racconta che ogni volta che il compagno Dionisio partiva, le diceva che non sapeva se sarebbe tornato. Quel giorno, all'alba, partì felice. Il corpo del compagno è ritornato accompagnato da molte basi di appoggio zapatiste.

L'hanno portato fino a casa.

Quando abbiamo parlato con i familiari del defunto compagno Dionisio, ci hanno chiesto di trasmettere questo messaggio a coloro che lottano contro la guerra del malgoverno:

Il padre: Questo è un messaggio per il compagno Javier Sicilia ed altri compagni i cui figli sono morti perché cercavano il bene, mando loro questo messaggio per dare coraggio alla loro lotta per sconfiggere il malgoverno.

La moglie: Mando un messaggio al compagno Javier Sicilia ed agli altri compagni i cui figli sono morti per dare coraggio alla loro lotta, perché non smettano di lottare, per lottare insieme.

La madre: Continuate a lottare, coraggio con le vostre lotte, siamo pronti a lottare contro questa situazione, continuate a lottare, non siete soli.

Vero, non sono soli.

La storia del compagno Dionisio è semplice e, come quella di tutte e tutti gli zapatisti, si può riassumere così: non si arrese, non si vendette, non tentennò.

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Mmm… questa lettera è venuta lunga. Immagini quella che sarà indirizzata a Don Pablo González Casanova al quale non devo una missiva, ma un libro.

Ed ora che la rileggo prima di inviarla, mi accorgo che forse tutto quello che c'è scritto  non venga a proposito di quello su cui stiamo riflettendo su etica e politica.

O forse sì?

Bene. Salute e speriamo ci sia più impegno nel capire e meno nel giudicare.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, Luglio-Agosto 2011

http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2011/08/25/sci-marcos-tal-vez-carta-tercera-a-don-luis-villoro-en-el-intercambio-sobre-etica-y-politica/

 

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)

 

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