lunedì 17 maggio 2010

Nuova aggressione a San Juan Copala

 

La Jornada – Domenica 16 maggio 2010

Accusano dell'aggressione Rufino Juárez, della comunità La Sabana

La Ubisort sequestra 11 tra donne e bambini di San Juan Copala nella sierra triqui

Altre 24 persone sono fuggite dall'accerchiamento che assedia il municipio autonomo

Blanche Petrich

Sei donne e cinque bambini e bambine del municipio autonomo di San Juan Copala, sulla catena montuosa triqui, ieri pomeriggio sono stati fermati sotto la minaccia delle pistole da un gruppo di uomini appartenenti all'Unione di Benessere della Regione Triqui (Ubisort) al comando del suo rappresentante Rufino Juárez, nella comunità di La Sabana, ha denunciato ieri a questo giornale il delegato per i diritti umani del consiglio comunale di Copala, Jorge Albino.

Altre 24 donne sono riuscite a sfuggire al posto di blocco che questo gruppo armato che assedia San Juan Coplala da sei mesi. La Sabana, ubicato su una collina che domina la strada sterrata che porta al municipio autonomo, è dove il 27 aprile è stata attaccata una carovana di internazionalisti ed assassinati due attivisti, la connazionale Beatriz Alberta Cariño ed il finlandese Jyri Jaakkola.

Due anni fa qui furono assassinate le annunciatrici triqui Teresa Bautista e Felícitas Martínez.

Alla chiusura di questa edizione le autorità di San Juan Copala non erano ancora riuscite a mettersi in contatto con le donne rapite, tra le quali si trovano la segretaria del comune Joaquina Velasco Aguilera e Isabel Bautista, moglie di un ex presidente municipale. Sono con loro sei bambini piccoli, uno di un anno. Secondo la testimonianza delle donne che sono riuscite a raggiungere il villaggio, si sospetta che due delle sequestrate possano essere ferite.

Albino, chi si trova nel Distretto Federale, ha informato dei fatti il delegato statale dei Diritti Umani, Heriberto Antonio García, che ha chiesto aiuto al segretario generale del governo di Oaxaca, Evencio Nicolás Martínez. Questo l'ha rimandato alla sottoprocura statale dei diritti umani affermando: "di più non posso fare" per garantire la sicurezza delle donne rapite.

In conseguenza dell'assedio, San Juan Copala è priva di collegamento telefonico ed elettricità; il gruppo armato della Ubisort ha cacciato i maestri e l'unico medico che c'era. Inoltre impedisce, con atti violenti, che gli uomini transitino per la strada che porta al capoluogo municipale che passa per il loro bastione, a La Sabana. La situazione è critica per gli abitanti e la scarsità di generi alimentari è drammatica.

Nonostante il precedente dell'imboscata della carovana umanitaria 20 giorni fa, con un saldo di due morti ed almeno cinque feriti, le donne triqui di San Juan Copala avevano deciso di uscire per andare a comprare viveri nel capoluogo, Juxtlahuaca. Il primo tratto di strada l'hanno percorso a piedi senza problemi passando per La Sabana. Una volta al mercato di Juxtlahuaca, tuttavia, una componente del gruppo, Margarita López, e sua nipote Susana Martínez sono state separate con la forza da alcuni uomini e portate nel palazzo municipale, dove le aspettava Rufino Juárez ed almeno 10 uomini armati. Mentre discutevano la donna e la bambina sono scappate. Una volta riunitesi al gruppo hanno telefonato ad Albino per chiedere aiuti per poter tornare in sicurezza al villaggio.

Albino si è messo in contatto con Evencio Martínez che ha suggerito che insieme a dei testimoni si recassero dal Pubblico Ministero a sporgere denuncia. Il gruppo di donne triquis hanno preferito non farlo ed hanno chiesto protezione al delegato dei diritti umani. Quella notte il gruppo di donne e bambini hanno dovuto dormire per le strade di Juxtlahuaca. Questo sabato un gruppo di otto inviati della delegazione statale dei diritti umani, tre veicoli ed alcune centinaia di poliziotti preventivi si sono organizzati per scortare il gruppo. Tuttavia, queste sono state accompagnate nella località di Yosoyusi, che rimane ai bordi della strada federale, e non a Copala, come era stato richiesto.

Jorge Albino ha ricontattato il segretario di governo per spiegargli che il tratto pericoloso era proprio quello che passa per La Sabana e che per arrivare per sentieri a San Juan Copala ci sarebbero volute 10 ore di cammino pericoloso per le donne e i bambini. "Io le ho portate sul tuo terreno - ha risposto per telefono Evencio Martínez al rappresentante di Copala - ora tu spostale da lì." Jorge Albino ha fatto presenza la pericolosità della strada sterrata.

Alle quattro del pomeriggio circa, Albino ha ricevuto una chiamata di un'autorità di San Juan Copala che lo informava che le donne avevano deciso di intraprendere il cammino di ritorno passando per la strada. Dopo un'ora di cammino sono arrivate a La Sabana. Lì le aspettavano di nuovo Rufino Juárez ed i suoi uomini che hanno cercato di impedire loro di passare sparando in aria. Quasi tutte sono fuggite correndo riuscendo a raggiungere il municipio autonomo che dista solo 20 minuti da La Sabana.

Tra le donne bloccate a La Sabana ci sono: Felipa de Jesús Suárez, Martiniana Aguilera Allente, Marcelina Ramírez e Lorena Merino Martínez. Con loro il bambine Rosario Velasco Allente, Josefa Ramírez Bautista ed un'altra piccola, oltre a due bambini di quattro anni e un anno. http://www.jornada.unam.mx/2010/05/16/index.php?section=politica&article=011n1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)



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