mercoledì 31 luglio 2013

SupMarcos: Votán II - Le/i Guardian@ (1/2)


Luglio 2013
Bene, ora vi spiego la faccenda della scuola (la lista del materiale scolastico, la metodologia, le/i maestr@, il programma, gli orari, ecc.), quindi la prima cosa è…
Il necessario.
La sola cosa di cui avete veramente bisogno per frequentare la scuola zapatista (oltre ad essere stati invitat@, chiaro, ed i cento pesos per il pacchetto libro-dvd) è la disposizione ad ascoltare.
Quindi, non c'è bisogno di seguire i consigli e le raccomandazioni di quelle persone, per quanto ben intenzionate, che vi dicono di portarvi questo o quello, perché loro "sì, sono stati in comunità".
Chi davvero c'è stato in comunità, non lo ostenta, e sa bene che quello che in realtà serve è saper guardare e ascoltare. Perché di gente che è venuta per parlarci (e pretendere di guidarci o per offrirci elemosine in denaro o "saggezza") ce n'è stata e ce ne sarà tanta, troppa. E quelli venuti ad ascoltare sono molto pochi. Ma di questo vi parlerò in un'altra occasione.
Quindi, non portate niente in particolare (ho letto che qualcuno ha solo delle vecchie scarpe da tennis, figo). Portatevi dei quaderni ed una penna o matita. Non è obbligatorio avere il computer, lo esmarfon, il tablet o quello che si usa adesso, ma se vi va potete portarli. Dove andrete non c'è campo per i cellulari. In qualche caracol c'è internet ma la sua velocità è, come dire… quella di "pegaso", il cavallo di Durito. Sì, potete portare il vostro coso come-si-chiama dove ascoltare la musica. Sì, potete portare macchine fotografiche e registratori. Sì, si può registrare e scattare foto e video ma solo secondo le regole che il Subcomandante Insurgente Moisés vi farà sapere. Sì, potete portare il vostro orsacchiotto di peluche o equivalente.
Cose che vi possono essere utili: una torcia. Lo spazzolino da denti ed un asciugamano (se ne avete voglia ed è possibile lavarsi). Almeno un cambio di vestiti, nel caso si sporchino nel fango. I vostri medicinali, se ne avete bisogno e vi sono stati prescritti da uno specialista. Una busta di plastica per i vostri documenti e i soldi (portate sempre con voi soldi e documenti - i documenti vi saranno chiesti al momento della registrazione per controllare che voi siate voi -). Un'altra busta di plastica per il materiale di studio che vi consegneranno. Ed anche la vostra biancheria (intima - se la usate - ed esterna) mettetela in buste di plastica.
Ricordate: potete portarvi quello che volete, ma tutto quello che avete ve lo dovete trasportare voi. Quindi, niente "mi porto il pianoforte perché magari ho il tempo di esercitarmi con do-re-mi-fa-sol-la". E no, non potete portare nemmeno la vostra Xbox, ps3, wii, e neppure quella vecchia console Atari.
Quello che è imprescindibile non si può acquistare, ma lo portate già incorporato nella vostra persona e lo potete trovare, partendo dal vostro collo, in basso e a sinistra.
Bene, chiarito questo, ecco la lista del necessario per frequentare la scuola in comunità. Senza questi requisiti NON SARETE AMMESSI:
- Indisposizione a parlare e giudicare.
- Disposizione ad ascoltare e guardare.
- Un cuore aperto.
Non importano la vostra razza, età, genere, preferenza sessuale, luogo di origine, religione, scolarità, statura, peso, aspetto fisico, la squadra per cui tifate, la vostra "anzianità" nel seguire lo zapatismo,… né le vostre calzature o se siete scalzi.
Ah, questo sì, non portate scarpe con i tacchi a spillo perché, è vero, stanno molto bene, ma le rompereste subito muovendo i primi passi nello…
Lo Spazio Scolastico e l'orario.
Secondo noi zapatiste, zapatisti, il luogo di insegnamento-apprendimento, la scuola, è il collettivo. Cioè, la comunità. E le/i maestr@ e le/gli alunn@ formano il collettivo. Tutte e tutti. Cosicché non ci sono un maestro o una maestra, ma c'è un collettivo che insegna, che mostra, che forma, ed in esso e con esso la persona impara e, a sua volta, insegna.
Quindi, il primo giorno di scuola in comunità (nelle altre modalità questo cambia), non aspettatevi il modello tradizionale di scuola. Quello che abbiamo preparato per voi, "l'aula" o il "salone scolastico" non è uno spazio chiuso, con una lavagna ed un professore o un'insegnante che impartisce il sapere agli alunni, che li valuta e li punisce (cioè, li classifica: alunni buoni e cattivi), ma lo spazio aperto di una comunità. E non una setta (qui convivono zapatisti e non zapatisti e, in alcuni casi, anti zapatisti), né una comunità egemonica, né omogenea, né chiusa (tutto l'anno la visitano persone di differenti calendari e geografie), né dogmatica (qui si impara anche dalle/dagli altr@).
Per questo non verrete in una scuola con gli orari abituali. Sarete a scuola in tutte le ore e tutti i giorni che durerà il vostro soggiorno. La parte più importante del vostro stare nella scuola zapatista è la vostra convivenza con la famiglia che vi accoglierà. Andrete con loro a fare legna, alla milpa, al ruscello-fiume-sorgente, cucinerete e mangerete con loro (chiaramente mangerete quello che non vi faccia male o secondo le vostre convinzioni - per esempio, se siete vegetariani o vegani non vi daranno carne, ma avvisateli prima perché i compas, quando sono felici per la visita, cucinano pollo o maiale, e la comunità o il municipio autonomo o la giunta di buon governo, per l'occasione usano il bestiame di proprietà della collettività per preparare brodo per tutt@ -), riposerete con loro e, soprattutto, vi stancherete insieme a loro.
Ovvero, come dire, in quei giorni farete parte di una famiglia indigena zapatista.
Per questo non accettiamo che qualcuno arrivi con la sua tenda da campeggio o la sua roulotte. Per questo c'è un numero limitato di iscritti. Perché in queste terre, è vero, ci stanno in molti, ma nelle capanne zapatiste ce ne stanno solo pochi. Se volete fare campeggio, stare nella natura ed i suoi equivalenti bucolici, non fatelo qui e in queste date.
Quindi, non conviverete con la vostra banda, gruppo, collettivo. Né con altr@ cittadin@. Se arrivate con la vostra famiglia, il vostro o la vostra partner, starete con loro se lo vorrete, ma nient'altro. Non è ammesso "noi che veniamo dallo stesso posto stiamo insieme per fare caciara o chiacchierare o cantare alla luce del falò o altro". Questo lo potete fare nelle vostre geografie ed in altri calendari. Qui venite (soli o con la vostra famiglia, compagno o compagna) per condividere la quotidianità ed il sapere del popolo indigeno zapatista, e, chiaro, anche di indigeni che non sono zapatisti.
Il popolo zapatista è un popolo che ha la particolarità non solo di avere sfidato il potente, e neppure solo di essersi mantenuto in ribellione e resistenza per 20 anni. Ma anche, e soprattutto, per essere riuscito a costruire (nelle condizioni che conoscerete personalmente) la definizione indigena zapatista di libertà: governare e governarci secondo i nostri modi, nella nostra geografia ed in questo calendario.
Sì, "nella nostra geografia ed in questo calendario" segna una notevole distanza rispetto ad altri progetti. Non solo avverte che non è un modello da seguire (a noi alcune cose sono riuscite, altre no), un nuovo vangelo o una moda da esportare. Non è neppure un "manuale di costruzione della libertà". Neanche per tutti i popoli originari del Messico, ed ancor meno per i popoli che lottano in ogni angolo del mondo.
Inoltre, fate molta attenzione, stiamo definendo un tempo. Quello che vedrete, è valido per noi, adesso. Nuove generazioni costruiranno le proprie strade, con modi propri e tempi propri. Il concetto di libertà non prevede lo schiavismo verso sé stesso.
Perché per noi la libertà è questo: esercitare il diritto di costruirsi il proprio destino, senza nessuno che ci comandi né ci dica sì o no. In altre parole: il nostro diritto di cadere e rialzarci da noi stessi. E sappiamo bene che questo si costruisce con ribellione e dignità, sapendo che ci sono altri mondi ed altri modi, e che, così come noi stiamo costruendo, ognuno costruisce la propria identità, cioè, la propria dignità.
Solo 2 volte nella settimana in cui convivrete con le comunità zapatiste parteciperete ad una riunione con tutt@ le/gli alunn@ nel Caracol della zona che vi spetterà. In quella riunione, dove saranno riuniti molti colori e modi di diversi calendari e geografie, ci saranno un maestro o una maestra che cercherà di rispondere alle domande o dubbi che potrebbero sorgere durante la vostra convivenza. Questo perché pensiamo che sarà bene per voi conoscere i dubbi, per esempio, di chi viene da un altro paese, da un altro continente, da un'altra città, da un'altra realtà.
... segue

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