martedì 11 novembre 2014

Benvenuti in Messico: desaparecidos e morti di #Ayotzinapa #Fueelestado

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Pubblicato il 8 novembre 2014 · in Osservatorio America Latina ·
di Fabrizio Lorusso
Nel Messico della NarcoGuerra il numero di turisti, paradossalmente, cresce senza tregua. Nel 2013 è stata toccata la cifra record di 24 milioni di visitatori. Le meraviglie in terra azteca sono innumerevoli. A Città del Messico la colonia Roma è una zona rinomata e frequentata, un’isola felice che sta su tutte le guide di viaggio. Si trova a ridosso del centro storico e dalla mattina presto brulica di umanità. I suoi caffè si popolano di avventori autoctoni e stranieri, un flusso ininterrotto che continua fino a sera. Le truppe di spazzini comunali e pepenadores, meticolosi riciclatori di spazzatura che lavorano in proprio, si lanciano per le strade. Il traffico monta. Non è un quartiere chic ma nemmeno decadente, mantiene un sapore antico e un retrogusto genuino di messicanità e una varietà di locali per tutti i gusti. Ti siedi a fare colazione in un merendero. Sul ciglio della strada, a dieci metri dalla caffetteria, c’è un pezzo di carne sanguinolento, ma non te ne accorgi. Sarà un sacco dell’immondizia.
Allucinazioni?
Sono le 10 del mattino del 6 novembre, le piogge non battono più, splenderà il sole fino a maggio. Le vie Anahuac e Quintana Roo si svegliano al ritmo di clacson e strilloni. Arrivano un piatto fumante di uova con chili e pomodori tagliuzzati accompagnato da un succo d’arancia. Guardi in giro e adesso sì, noti qualcosa di strano. Ti alzi, t’avvicini, sei a pochi metri, e ti accorgi che si tratta di un cadavere. Non è intero, è un mezzo corpo, un torso umano, abbandonato senz’anima. Non capisci se è un uomo o una donna, ma di certo è una vittima, un “effetto collaterale” del conflitto interno e della violenza. Ora è un banchetto per i reporter sensazionalisti e per i ratti che si sporgono dai tombini, intimiditi dall’arrivo delle prime pattuglie e dai periti della procura. Ti resta l’immagine impressa, nessuno nei paraggi ha visto niente. Da dove è venuto quel corpo? Oggi decidi di digiunare, paghi e rimandi la colazione a un’altra vita. Pensi alle fosse comuni del Guerrero, del Tamaulipas, di Veracruz, della frontiera statunitense, del centro, del Nord, del Sud, del Messico tutto. Pensi agli oltre 2000 corpi scoperti sottoterra in pochi mesi, alle 250 fosse clandestine ritrovate in meno di un paio d’anni, e alle migliaia di cadaveri ancora sepolti che non saranno mai identificati. Ai familiari che non avranno mai pace.
III Giornata Globale per Ayotzinapa
Il 5 novembre il centro della capitale è invaso da una massa animata e sfidante. Il grido di dolore dei genitori delle vittime della strage di Iguala del 26 settembre e dei desaparecidos entra in risonanza con la rabbia di studenti, professori, collettivi, ONG, sindacati, artisti, cittadini e lavoratori. Sfonda il torpore dei mass media, s’espande in mezzo mondo, mette in dubbio il ronzio fastidioso delle menzogne governative e propaga i suoi slogan, innalza i suoi cartelli, portatori di desolanti verità: #AyotzinapaSomosTodos (“Ayotzinapa siamo tutti”) e #Fueelestado (“La colpa è dello stato”) sono hashtag, scritte sui muri e striscioni che significano solidarietà e denuncia. E in effetti, anche se a fasi alterne e con diverse intensità, le proteste e le iniziative in Messico e in tutto il mondo non smettono di far parlare del “caso Iguala” e degli studenti della scuola normale rurale“Raul Isidro Burgos” di Ayotzianapa, la peggiore mattanza di studenti dopo la notte di piazza Tlatelolco a Città del Messico quando, il 2 ottobre 1968, l’esercito sparò sui manifestanti e fece oltre 300 vittime.
Un centinaio di migliaia di manifestanti marcia per le strade della città, dalla residenza presidenziale de Los Pinos al Zocalo, l’enorme piazza centrale, passando per la Avenida Reforma, per esigere al governo il ritrovamento dei 43 studenti della scuola normale di Ayotzinapa, stato del Guerrero, sequestrati nella notte del 26 settembre dalla polizia di Iguala e del vicino paese di Cocula e poi consegnati ai narcotrafficanti del cartello locale Guerreros Unidos. I dimostranti chiedono un giusto castigo per i responsabili della mattanza di tre studenti e altre tre persone commessa quella stessa notte e il ritrovamento dei desaparecidos. La terza giornata di azione globale per Ayotzinapa ha mosso coscienze da Torino a Padova, da Zacatecas a Londra e Strasburgo.
Scioperi e denunce
Il governatore dello stato del Guerrero, Angel Aguirre, ha chiesto un“permesso” di sei mesi che il parlamento locale gli ha accordato il 25 ottobre, ma non s’è formalmente dimesso. Diciamo che ha deciso di autosospendersi per un semestre prima di decadere naturalmente, dato che si terranno le elezioni del nuovo governatore nel 2015, e di lasciare l’incarico a Salvador Rogelio Ortega Martinez, segretario generale dell’ateneo Universidad Autonoma de Guerreroe indicato come vicino ai gruppi guerriglieri della regione. Gran parte delle università del paese vota per lo sciopero: gli studenti decretano la sospensione delle attività per tre giorni, da mercoledì 5 a venerdì 7 novembre, in attesa di nuove mosse.
Il movimento d’occupazione dell’IPN, Instituto Politecnico Nacional, continua. L’ateneo è ancora senza rettore. Le negoziazioni col governo per i nuovi regolamenti e la concessione dell’autonomia all’istituto traballano, si rinviano, ma proseguono. “I cittadini devono cominciare a scendere in piazza e a paralizzare il sistema economico pacificamente, obbligandoli puntualmente a cominciare la pulizia dello stato messicano”, sostiene l’accademico, esperto di narcotraffico e sicurezza internazionale, Edgardo Buscaglia. E ribadisce quanto sia necessaria un’azione di azzeramento e“pulizia totale”, l’imposizione di una nuova agenda dal basso contro la corruzione, i narcos, le istituzioni marce e i loro rappresentanti. “Il nuovo patto per la sicurezza non lo deve fare il governo ma la società ne deve dettare i termini”. Il presidente messicano Peña Nieto ha proposto un patto per la sicurezza molto vago, dopo mesi di negazione del problema.
Ogni giorno che passa senza che nulla di sicuro si sappia del destino dei 43 studenti di Ayotzinapa mette sempre più in imbarazzo le autorità che ormai stanno esaurendo tutte le scuse e i colpi mediatici ad effetto per provare a distrarre l’attenzione dal vero problema che, in fondo, è lo stato stesso, il sistema politico corrotto e la penetrazione delle mafie a tutti i livelli, tanto che è ormai legittimo parlare di “Narco-Stato”. Secondo alcune stime, divulgate da Buscaglia, il 67% dei comuni messicani è infiltrato dai narcos e la situazione, quindi, è sfuggita di mano dal livello locale a quelli statale/regionale, nazionale e federale. 6800 soldati, 900 membri della marina e 1870 poliziotti federali sono impegnati nelle ricerche.
Nuovi racconti dei narcos arrestati: li abbiamo bruciati
A sorpresa, nel pomeriggio del 7 novembre, il procuratore generale della repubblica, Jesus Murillo Karam, tiene una conferenza stampa. In mattinata ha incontrato i genitori delle vittime a cui ha comunicato “notizie delicate” in una riunione definita come “tranquilla, dolorosa, molto triste”. Tre membri del cartello Guerreros Unidos hanno confessato di aver ricevuto e giustiziato gli studenti che gli erano stati portati dai poliziotti municipali di Iguala e Cocula il 26 settembre. Patricio Reyes, Jonathan Osorio e Agustín García Reyes, arrestati otto giorni fa, sono i rei confessi. Non è la prima volta che alcuni narcos e poliziotti raccontano i fatti di Iguala dalla prigione. I primi racconti del mese di ottobre sono stati smentiti dai fatti e dalle ricerche per cui anche questi vanno presi con le pinze. Nel paese dei montaggi televisivi e della fabbrica dei colpevoli è saggio aspettare. ..... continua
 
 





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