martedì 12 agosto 2014

SECONDA DICHIARAZIONE CONDIVISIONE CNI-EZLN

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“La terra ci ha visto nascere, ci dà la vita ed in essa infine riposiamo in eterno. Per questo siamo di tutti i colori che siamo, di tutte le lingue che parlano i nostri cuori, per questo siamo popoli, siamo tribù e siamo nazione. Siamo le guardiane ed i guardiani di queste terre, di questo paese, il Messico, di questo continente e del mondo”.
(EZLN, agosto 2014)


Alla Sexta Nazionale e Internazionale.
Ai popoli del mondo che resistono facendo sbocciare ribellioni
La spoliazione di quello che siamo come popoli originari è il dolore che ci riunisce nello spirito della lotta che oggi commemoriamo nel nostro compagno David Ruíz García, deceduto condividendo il dolore dei fratelli dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale per l'assassinio del compagno Galeano e per essere uno nella nostra storia e nella nostra speranza.
La morte del compagno, che rinasce oggi collettivamente nei 28 popoli, colori e lingue riuniti nel Caracol Zapatista della Realidad, nella condivisione come popoli originari ci suscita la gioia di incontrarci, di saperci vivi come vivi sono i popoli, le lingue, la storia collettiva che si fa memoria, resistenza e conseguenza verso la nostra madre che è la terra che è anch'essa viva ed alla quale dobbiamo tutto.
La nostra lotta è diversa ed il nemico si chiama spoliazione perché è quello che vediamo, moriamo e viviamo tutti i giorni, in maniera collettiva come è il mais, come è il compagno Galeano, come è il compagno David e come sono i nostri fratelli e sorelle alle quali è stata strappata la vita in questa guerra di sterminio.
È diversa questa spoliazione che ha un solo nome, si chiama capitalismo.
Dal principio il capitalismo è cresciuto sulla SPOLIAZIONE e sullo SFRUTTAMENTO. SPOLIAZIONE e INVASIONE, sono le parole che meglio descrivono quello che chiamarono la conquista dell'America, spoliazione e furto delle nostre terre, dei nostri territori, dei nostri saperi, della nostra cultura. SPOLIAZIONE, accompagnata da guerre, massacri, prigione, morti ed ancora morti che diventano vita collettiva perché noi popoli siamo qui, e continueremo ad esserci.
Dopo la guerra di Indipendenza, la nascita della nuova nazione, la riforma liberale e la dittatura di Díaz, il Messico è nato negando i nostri popoli attraverso costituzioni e leggi che privatizzavano le nostre terre e legittimavano il saccheggio dei nostri territori. Migliaia di nostri fratelli, decine di nostri popoli sono stati sterminati con campagne militari ed il loro esilio di massa.
Nonostante un milione di indigeni e contadini morti durante la rivoluzione, le leggi agrarie varate poi, furono inspirate da Venustiano Carranza e Álvaro Obregón, gli assassini di Emiliano Zapata, col fine di proteggere i latifondi, impedire la restituzione delle terre, acque, aria e monti comunali dei popoli e trasformare la proprietà comunale in ejidal. Cioè, hanno voluto ammazzarci una ed un'altra volta, ammazzarci come popoli ed ammazzarci individualmente. E dopo tanta morte continuiamo ad essere i popoli vivi e collettivi che siamo.
La risposta alla spoliazione e allo sterminio furono la ribellione e la resistenza. Centinaia di ribellioni in Bassa California, Sonora, Chihuahua, Nayarit, Jalisco, Guanajuato, Michoacán, Querétaro, Veracruz, Stato del Messico, San Luis Potosí, Hidalgo, Morelos, Puebla, Guerrero, Oaxaca, Chiapas, Yucatan, Campeche e Quintana Roo, ed in particolare la rivoluzione zapatista; sfidarono la società colonialista, esplose tutte dopo la riforma liberale sfociarono nel movimento armato del 1910 e difesero con le armi il possesso della terra comunale fino ai tempi della riforma agraria e dell'esproprio petrolifero cardenista.
Attualmente i capitalisti neoliberali, con l'appoggio di tutti i partiti politici ed i malgoverni capeggiati dal criminale e capo paramilitare Enrique Peña Nieto, applicano le stesse politiche di spoliazione su grande scala che applicavano i liberali del diciannovesimo secolo, i carranzas o gli obregones, appoggiandosi alla militarizzazione e paramilitarizzazione, assistiti dai servizi segreti statunitensi, in quelle regioni dove le resistenze si oppongono al sopruso.
Come i governi di quei tempi, gli attuali governanti consegnano i nostri territori ed i beni che si dicono della Nazione, alle grandi imprese nazionali e straniere, perseguendo la morte di tutti i popoli del Messico e della nostra madre terra, ma la morte tra i nostri popoli rinasce nella collettività.
Ribadiamo che le nostre radici sono nella terra, e le spoliazioni di cui abbiamo riferito nella Cattedra Tata Juan Chávez Alonso nell'agosto del 2013 sono il nostro dolore e la nostra rabbia; da dove nascono la nostra determinazione e la nostra ribellione. Che sono la nostra lotta irrinunciabile e la nostra stessa vita. Sono spoliazioni ancora tanto vive come allora e che inoltre si sono moltiplicate in nuove forme ed in nuovi luoghi, che diventano lotte e resistenze nelle quali vediamo specchi che si riflettono nello specchio che siamo:
Specchio 1: Sulla costa nahua dello stato di Michoacán, l'ambizione sulle ricchezze naturali è stata motivo, dall'anno di 2009, di 31 omicidi e 5 sparizioni per mano dei Caballeros Templarios che dipendono dalla corruzione nelle strutture del malgoverno, che hanno protetto l'esproprio di terre comunali di presunti piccoli proprietari che a loro volta sono elementi del crimine organizzato della regione, il saccheggio illegale di minerali e legni preziosi per essere esportati da imprese transnazionali cinesi dai porti di Manzanillo e Lázaro Cárdenas amministrati dal malgoverno e dalla sua corruzione che ha lasciato una scia di lutti, di dolore, brutalità di fronte a cui la comunità di Ostula si è rafforzata con la crescente ribellione che gli permette di mantenere la sicurezza e fermare il saccheggio delle sue risorse. Tutto questo mentre i malgoverni non smettono di minacciare di disarticolare il diritto dell'autodifesa indigena imprigionando o ammazzando i leader comunitari, come un avviso di distruzione.
Specchio 2: Il territorio nahua e totonaco del Totonacapan, Veracruz, è distrutto dai fuochi dei gas, dagli sversamenti tossici dai condotti danneggiati che hanno devastato le fonti di acqua della regione. Tutto questo come parte del Proyecto Paleocanal de Chicontepec, ora rinominato Aceites Terciarios del Golfo dove si sfruttano 29 campi petrolieri su una superficie di 3.875 chilometri quadrati, dove si stanno sfruttando 1.500 pozzi petrolieri in 14 province della regione, uccidendo fiumi e ruscelli a causa di centinaia di sversamenti provenienti da 2.220 guasti nelle condutture che si sono verificati dal 2010 ad oggi, con la minaccia di altri 33 mila guasti da riparare, secondo le informazioni della Commissione Nazionale per gli Idrocarburi. Si sono verificate rotture per lo scoppio di dinamite e fratture idrauliche (fracking) in 1.737 pozzi in tutta la zona. In questa stessa area sono state inoltre rilasciate numerose concessioni minerarie che mettono a rischio l'integrità del territorio.
Specchio 3: Il Popolo Wixárika anche se si trova sui confini degli stati di Jalisco, Nayarit e Durango, ha un territorio continuo e la sua organizzazione autonoma è forte ed ancestrale. Oggi affronta attacchi su diversi fronti, dalle antiche invasioni agrarie per le quali è stata ordinata la restituzione delle terre alla comunità di San Sebastián Teponahuaxtlán, ma la restituzione non è avvenuta a causa dei confini non definiti tra gli stati. Il suo territorio è attraversato da strade il cui obiettivo è la sottrazione delle risorse naturali della regione, come nel caso della comunità di Santa Catarina Cuexcomatitlán, che dal 2008 sta bloccando, attraverso forti mobilitazioni, la costruzione della strada Amatitán-Bolaños-Huejuquilla ed attualmente il governo dello stato di Jalisco si rifiuta di riparare i danni causati al suo bosco, alla sua strada comunale ed i suoi luoghi sacri, malgrado la comunità abbia ottenuto sentenze giudiziarie favorevoli.
Nello stato di Durango, la Comunità Wixárika Autonoma di Bancos de San Hipólito continua la sua lunga lotta per il riconoscimento del proprio territorio ancestrale, esercitando l'autonomia come unica via per continuare ad esistere come popolo originario.
Per i nostri popoli il territorio non solo è agrario ma cerimoniale e per il popolo Wixárika il principale dei suoi luoghi sacri si trova nel deserto di Wirikuta, San Luis Potosí, che oltre ad essere minacciato da 5 imprese minerarie che possiedono più di 78 concessioni, viene saccheggiato senza alcuna autorizzazione da risorse quali antimonio, uranio, oro ed argento nelle zone di San José de Coronados e la Presa Santa Gertrudis, nei municipi di Catorce e Charcas........





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