martedì 11 giugno 2013

Frayba: La liberazione dei paramilitari scatena aggressioni a Chenalhó


La Jornada – Martedì 11 giugno 2013
Hermann Bellinghausen
Nella città tzotzil di Chenalhó, Chiapas, il ritorno dei paramilitari responsabili del massacro di Acteal e liberati dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione, sembra essere dietro i recenti attacchi contro la comunità cattolica, in particolare nella colonia Puebla, insediamento originale del gruppo aggressore. 
La liberazione dei paramilitari ha inviato il segnale a quei gruppi (mai smantellati) o ad alcuni che ne hanno fatto parte, che possono agire impunemente ed aggredire chi non si piega alla loro volontà. Questo potrebbe essere il caso della colonia Puebla, di dov'è originario uno dei paramilitari recentemente liberati e già indicato come il leader del gruppo che eseguì il massacro di Acteal, sostiene oggi il Frayba.
Nei giorni scorsi, il parroco Manuel Pérez Gómez ed il consiglio parrocchiale hanno diffuso una dettagliata denuncia dei fatti recenti che hanno allarmato la popolazione. Oggi hanno ratificato questa denuncia a San Cristóbal de las Casas.
I cattolici di San Pedro Chenalhó, attraverso proprie autorità e rappresentanti hanno denunciato il furto del terreno dove si trovano la cappella ed il materiale da costruzione, eseguito dalle autorità della colonia, di fronte al silenzio o la complicità delle autorità municipali, agrarie e dei diritti umani. Dopo essersi rivolti ripetutamente a queste per denunciare prima le minacce, e poi il compimento delle stesse, gli atti di abuso ed esproprio continuano. 
I querelanti sostengono che, "protetti dall'inazione delle autorità, nell'ultima 'assemblea' ejidael, il commissario Agustín Cruz Gómez, principale istigatore dell'aggressione, ha dichiarato di avere il consenso delle autorità municipali, statali ed agrarie ed ha perfino affermato  che il governo dello stato, la Commissione Nazionale dei Diritti Umani e l'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia 'ci hanno detto che quello terreno è nostro e possiamo cominciare a lavorare'".
L'invasione, realizzata da 140 persone con machete e motoseghe, è iniziata il 29 aprile e si è aggravata in maggio. In giugno, il gruppo invasore ha compiuto diverse aggressioni contro la minoranza cattolica di Puebla. 
La sottrazione di terre di cui siamo vittime è arbitraria e le giustificazioni che brandiscono sono solo pretesti, affermano il parroco ed il consiglio parrocchiale. Sostengono che le vittime mantengono un atteggiamento pacifico e si sono rivolte alle autorità che dovrebbero fare qualcosa per difendere i loro diritti: il presidente municipale, il giudice municipale, la Procura di Giustizia Indigena, la Procura Agraria (che sta cercando di fissare una data per affrontare il problema con le parti), le commissioni nazionale e statale dei Diritti Umani, con l'unico risultato fino ad ora che gli aggressori continuano tranquillamente a perpetrare le aggressioni.
Ed aggiungono: Sembra si stiano ripetendo i tragici avvenimenti del 1997 che culminarono col massacro di Acteal. Uno dei focolai dove cominciò tutto fu proprio la colonia Puebla. Agustín Cruz Gómez, commissario e pastore presbiteriano, è lo stesso che, nel 1997, già pastore, guidò l'aggressione contro i membri de Las Abejas, molti di loro feriti e quasi tutti sfollati. Agustín Cruz è uno del pastori tristemente celebri che benedì le armi dei paramilitari. 
L'aggressione coincide con la scarcerazione degli accusati e condannati per il massacro di Acteal. "Se in Chiapas è stato dimostrato qualcosa, è che l'impunità genera altra violenza. I fatti di Puebla sono avvenuti a pochi giorni dalla scarcerazione di Jiacinto Arias Cruz, originario di quella comunità ed ex presidente municipale, indicato a suo tempo dalla PGR come il principale promotore del gruppo armato che compì il massacro. Nell'assemblea del 29 aprile, il commissario Cruz Gómez annunciò che benché Jiacinto non fosse fisicamente presente, 'egli è con noi, è bello che sia uscito, chiedo un applauso per lui'".
Intanto, hanno dichiarato oggi le vittime, in altre parti di Chenalhó i paramilitare liberati stanno creando disordini e minacciano le persone che sono state testimoni contro di loro. http://www.jornada.unam.mx/2013/06/11/politica/017n1pol


Inviato dal mio telefono Huawei