mercoledì 17 dicembre 2014

Sub Moises: Di Ayotzinapa, del Festival e dell’isteria come metodo di analisi e linea di condotta.



ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERZIONE NAZIONALE.
MESSICO.
Dicembre 2014
Alle compagne e ai compagni della Sexta nazionale e internazionale:
Al Congresso Nazionale Indigeno:
Ai familiari e compagni degli assassinati e desaparecidos di Ayotzinapa:
Sorelle e fratelli:
Ci sono molte cose che vorremmo dirvi. Non le diremo tutte perché sappiamo che ora ci sono questioni più urgenti e importanti per tutte, tutti e tuttei. Ma in ogni caso sono molte cose ed è lunga la nostra presa di parola. Pertanto vi chiediamo pazienza e una lettura attenta.
Noi, le e gli zapasti, qui stiamo. E da qui guardiamo, ascoltiamo, leggiamo che la parola di familiari e compagni degli assassini e scomparsi di Ayotzinapa inizia a restare alle spalle e che ora, per una parte di quelli di là, è più importante…
la parola di altri e altre dalle tribune;
la discussione se i cortei e le manifestazioni appartengano a quelli di buone maniere o ai maleducati;
la discussione su quale tema è più menzionato a maggior velocità nelle reti sociali;
la discussione sulla tattica e la strategia da seguire per "trascendere" il movimento.
E pensiamo che continuano a mancare i 43 di Ayotzinapa, i 49 dell'asilo ABC, le decine di migliaia di assassinate/i e scomparse/i nazionali e migranti, i prigionieri e gli scomparsi politici.
E pensiamo che continua a essere sequestrata la verità, continua a darsi per scomparsa la giustizia.
E pensiamo anche che bisogna rispettare la legittimità e autonomia del vostro movimento.
Le vostre voci, noi zapatisti le abbiamo ascoltate a tu per tu. Migliaia di basi d'appoggio zapatiste lo hanno fatto, e le vostre voci sono poi giunte a decine di migliaia di indigeni. La vostra voce ha quindi parlato in tzeltal, in chol, in tojolabal, in tzotzil, in zoque, in castigliano al nostro cuore collettivo.
Queste voci hanno giudizio, sanno di che parlano, ed è il vostro cuore come il nostro quando diviene dolore e rabbia. Conoscete la vostra strada e la percorrete.
Vi sapete voi. Ci sapete a noi nella rabbia e nel dolore. Non abbiamo nulla da insegnarvi, noi. Abbiamo tutto da imparare da voi.
Perciò ora, quando la vostra voce vuol essere coperta, zittita, dimenticata o distorta, vi mandiamo la nostra parola per abbracciarvi.
Perciò diciamo che la prima cosa, la più importante e urgente, è ascoltare i familiari e compagni dei desaparecidos e assassinati di Ayotzinapa. Sono queste voci ad aver toccato il cuore di milioni di persone in Messico e nel mondo.
Sono queste voci che ci hanno indicato il dolore e la rabbia, che hanno denunciato il crimine e mostrato il criminale.
L'importanza di queste voci è riconosciuta tanto dal governo, che cerca di delegittimarle, quanto dagli avvoltoi, che cercano di distorcerle.
Cerchiamo di restituire il loro luogo e la loro direzione a queste voci.
Queste voci hanno resistito alla calunnia, hanno resistito al ricatto, hanno resistito alla corruzione. Queste voci non si sono vendute, non si sono arrese, non hanno zoppicato.
Queste voci sono solidali. Abbiamo saputo, ad esempio, che quando si accumulavano giovani nelle carceri, e quelli"di buone maniere" consigliavano a quelle voci di non soffermarsi sugli arrestati, che la loro liberazione non era importante perché tanto il governo stava "infiltrando" le mobilitazioni, le voci degne e ferme dei familiari e compagni dei 43 hanno detto, parola più parola meno, che per loro la questione della libertà dei detenuti era parte della lotta per la ricomparsa dei desaparecidos. Ovvero, come si dice, queste voci non si sono fatte ricattare né hanno acquistato la paccottiglia a buon mercato degli "infiltrati".
Certo, queste voci hanno avuto la fortuna di trovare una popolazione ricettiva nella sua coppia di base: la sazietà e l'empatia. La sazietà di fronte alle forme "classiche" del Potere, e l'empatia tra chi soffre i suoi abusi e costumi.
Però questo si poteva ritrovare già in calendari e geografie diverse. Ciò che pone Ayotzinapa sulla mappa mondiale è la dignità dei familiari e compagni dei giovani assassinati e desaparecidos. La loro tenace e intransigente insistenza nella ricerca di verità e giustizia.
E nella vostra voce si sono riconosciuti molte e molti in tutto il pianeta. Nelle vostre parole hanno parlato altri dolori e altre rabbie.
E le vostre parole ci sono giunte a ricordare molte cose. Ad esempio:
Che la polizia non indaga su furti; la polizia sequestra, tortura, fa sparire e assassina persone con o senza affiliazione politica.
Che le istituzioni attuali non sono il luogo atto a dare risposte all'indignazione, le istituzioni sono proprio ciò che provoca indignazione.
Che il sistema non ha soluzioni al problema perché è esso stesso il problema.
Che, da tempo e in molti luoghi:
i governi non governano, simulano;
i rappresentanti non rappresentano, soppiantano;
i giudici non impartiscono giustizia, la vendono;
i politici non fanno politica, fanno affari;
le pubbliche forze dell'ordine non sono pubbliche e non impongono altro ordine che il terrore al servizio di chi paga di più;
la legalità è il travestimento dell'illegittimità;
gli analisti non analizzano, traslano le loro fobie e le loro preferenze sulla realtà;
i critici non criticano, assumono e diffondono dogmi;
gli informatori non informano, producono e distribuiscono parole d'ordine;
i pensatori non pensano, si bevono le fesserie di moda;
il crimine non si castiga, si premia;
l'ignoranza non si combatte, si esalta;
la povertà è la ricompensa per chi produce le ricchezze.
Perché risulta, amici e nemici, che il capitalismo si nutre della guerra e della distruzione.
Perché è finita l'epoca in cui i capitali avevano bisogno di pace e stabilità sociale.
   

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