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Carlos Fazio
Dall'insurrezione contadino-indigena dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nel 1994, la Segreteria della Difesa Nazionale (SEDENA) ed il suo principale ideologo, socio e patrocinatore, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, sono andati modificando ed adattando le loro concezioni riguardo al nemico interno e le modalità della guerra. Dalle politiche di contrainsurgencia contenute nel Plan de Campaña Chiapas 94 della SEDENA, 20 anni dopo assistiamo a nuove variabili della guerra irregolare o asimmetrica.
Con specificità ed adattamenti regionali (Valle di Juárez, Tamaulipas, Michoacán, Chiapas), la guerra non convenzionale nel Messico attuale si svolge nella cornice di una strategia di occupazione a completo spettro (full spectrum) che comprende la politica territoriale-spaziale combinata, dove l'ambito militare, economico, mediatico e culturale hanno obiettivi comuni. In questo contesto, e date le sue particolari caratteristiche, il Chiapas occupa un posto centrale sulla mappa del Pentagono. La geografia chiapaneca fa parte della breccia (the gap) in cui si trovano le zone di pericolo sulle quali il soggetto egemone del sistema capitalista mondiale deve avere una politica aggressiva di prevenzione, dissuasione, controllo ed imposizione di norme di funzionamento affini agli interessi corporativi con casa madre negli Stati Uniti, ma anche di persecuzione, disarticolazione ed eliminazione di dissidenti o insorti, considerati nemici.
Il capitalismo non si può capire e spiegare senza il concetto di guerra. La guerra è la forma essenziale di riproduzione dell'attuale sistema di dominio; la guerra è consustanziale all'attuale fase di riconquista neocoloniale di territori e spazi sociali. Ma è anche un affare; un modo di imporre la produzione di nuove merci ed aprire mercati con la finalità del profitto. La breccia chiapaneca è collocata in un'area ricca di biodiversità (compresa la Riserva della Biosfera dei Montes Azules) dove sono presenti anche grandi risorse idriche, petrolio e minerali di uso strategico, tutto quello che dà senso pratico redditizio alla loro appropriazione in termini di territorio e spazio.
Inoltre, il Chiapas, ed in particolare l'area dove sono collocate le autonomie zapatiste, è una zona creativa e di resistenza civile pacifica al progetto neoliberale. Cioè, all'imperialismo del saccheggio. Un'area dove si stanno sviluppando nuove forme di emancipazione, di costruzione di libertà in senso collettivo da parte di diversi soggetti sociali e movimenti antisistemici che esprimono un pensiero critico, etico, anticapitalista, antiegemonico. Forze che agiscono al margine dalle regole imposte dal sistema plutocratico messicano - e dagli usi e costumi dei suoi amministratori di turno e dalla classe politica parlamentare, segnati dalla corruzione e dall'impunità - e che danno battaglia in campo culturale, dove radicano la memoria storica, le cosmovisioni e le utopie. Si tratta di un nuovo soggetto storico che non crede più nelle toppe né nelle riforme del sistema e che alieno alle vecchie e nuove forme di assimilazione e cooptazione, prova un altro modo di fare politica e costruire un potere alternativo dal basso. Un vero potere popolare, autogestito, plurale, di vera democrazia partecipativa con le sue giunte di buon governo, i suoi municipi autonomi e le sue autorità comunitarie.
Per tutto questo l'EZLN, le sue basi di appoggio ed alleati congiunturali rappresentano un pericolo reale; una sfida strategica per Washington e le corporazioni dei settori militare, petrolifero, minerario, biotecnologico, agroalimentare, farmaceutico, alberghiero, dell'imbottigliamento e del falso ecoturismo. Da qui che la guerra asimmetrica sia l'asse portante di una strategia di pulizia e controllo territoriale che vuole sgomberare la popolazione per facilitare l'appropriazione e mercificazione della terra e delle risorse naturali da parte dei grandi capitali. Chi si trova negli spazi e nei territori dove ci sono acqua, boschi, conoscenze ancestrali, codici genetici ed altre merci, è, che lo voglia o no, nemico del capitale. Per questo assistiamo ad un'offensiva conservatrice che nella forma di una guerra integrale occultata, irregolare, prolungata e di usura vuole disciplinare, piegare e/o eliminare la resistenza dei contadini indigeni ribelli per portare a termine una ristrutturazione del territorio secondo gli interessi e le richieste monopolistiche classiste.
Si tratta di una guerra privatizzatrice, di pulizia territoriale e depredazione sociale che utilizza la militarizzazione e la paramilitarizzazione per tentare di scomporre un prolungato conflitto armato irrisolto, che comprende il contenimento dei movimenti sociali e la criminalizzazione della protesta con ulteriori misure eccezionali. Per esempio, il codice per l'uso legittimo della forza (ley bala) approvato dal Congresso chiapaneco, che ha l'obiettivo di favorire il libero accumulo delle multinazionali.
Nel dicembre del 2007 di fronte all'offensiva che preparava Felipe Calderón, il subcomandante Marcos avvertì della ripresa delle aggressioni militari e paramilitari nella zona di influenza zapatista. Disse: Chi ha fatto la guerra sa riconoscere le strade sulle quali si prepara ed avvicina. I segni di guerra all'orizzonte sono chiari. La guerra, la paura, hanno un odore. Ed ora nelle nostre terre si comincia a respirare il suo fetido odore. Non si sbagliava. L'episodio più recente è il vile assassinio del votán-maestro José Luis Solís (compagno Galeano) per mano del gruppo paramilitare Los Luises, il 2 maggio. La provocazione-trappola alla Realidad, luogo emblematico della resistenza pacifica zapatista, è avvenuta sotto lo scudo della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (Cioac-H), che ha agito come strumento della contrainsurgencia. Il paramilitarismo risponde ad una logica di Stato, nella cornice della guerra asimmetrica della SEDENA.
La Jornada 27/05/2014 http://www.jornada.unam.mx/2014/05/26/opinion/017a1pol
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