La Jornada – Mercoledì 11 settembre 2013
Aderenti della Sexta chiedono la liberazione dell'attivista Alberto Patishtán
Hermann Bellinghausen
Migranti del Movimento per la Giustizia del Barrio di New York, aderenti alla Sesya Dichiarazione della Selva Lacandona, hanno protestato presso il consolato messicano della città statunitense per chiedere la liberazione di Alberto Patishtán Gómez. Durante la protesta alcuni rappresentanti del consolato sono usciti ed abbiamo chiesto di nuovo la libertà immediata ed incondizionata di questo grande attivista sociale, ha segnalato l'organizzazione.
Patishtán, prigioniero politico indigeno di El Bosque, Chiapas, è da 13 anni ingiustamente in prigione per motivi di rappresaglia politica, hanno denunciato gli organizzatori della protesta.
Benché siamo geograficamente lontani dal nostro amato Messico, la frontiera non ci fermerà nella nostra lotta per la giustizia e la libertà di nostro fratello. La lotta per la sua libertà è nei nostri cuori in maniera profonda e spirituale.
Siamo indignati. Tutto il mondo osserva con preoccupazione questo caso. La nostra unione senza frontiere continuerà fino a che Alberto sarà libero.
Ricordano che questa settimana il primo tribunale collegiale del Chiapas prenderà la decisione finale sul caso. I magistrati devono riflettere sull'innocenza di Alberto nella cornice del debito storico che lo Stato, e specialmente il suo organo giuridico, ha verso i popoli indigeni. È questa la storia che devono ricordare, poiché questa ha generato la situazione attuale di ingiustizia, razzismo, oppressione sistemica, violenza ed impunità assoluta.
Gli emigranti hanno insistito presso la missione diplomatica per la liberazione immediata ed incondizionata di Patishtán Gómez, perché la detenzione è assolutamente ingiusta, poiché il profe non ha commesso alcun crimine; Alberto è solo colpevole di lottare per giustizia, dignità e democrazia.
Proteste simili si sono svolte anche a Barcellona, Parigi, Madrid, Buenos Aires, Bogotá ed altre città messicane (Veracruz, San Cristóbal de las Casas, Distrito Federal e Cuernavaca). Fino a ieri, oltre 16.000 persone hanno firmato l'appello di Amnesty International per la liberazione del professore tzotzil. http://www.jornada.unam.mx/2013/09/11/politica/020n2pol