lunedì 2 settembre 2013

Gustavo Esteva: Il fiore dell’autonomia non cresce ovunque

 

Per il direttore dell'Università della Terra a Oaxaca, il grande insegnamento degli zapatisti è che per resistere è indispensabile costruire alternative.
Gustavo Esteva, intellettuale
Messico. Forse non c'è un'altra formazione che per quasi vent'anni è stata bersagliata quotidianamente e permanentemente – da militari, paramilitari e in tutti i modi immaginabili – come gli zapatisti. Quello che impariamo con loro e con altri popoli del paese è che la resistenza non è semplicemente tenere duro. Bisogna resistere, bisogna opporsi ad un programma, ad un'azione, ad una diga o miniera, ma l'unico modo in cui la resistenza potrà aver successo sarà se allo stesso tempo sapremo costruire realmente una diversa possibilità di vita, che è quello che hanno fatto i compagni zapatisti. Hanno un modo diverso di vivere e di governare che nessuno può più distruggere. Possono ucciderli tutti e sarà l'unico modo, ma non possono distruggere quel modo di vivere.
Questo è quanto abbiamo imparato: la resistenza ha successo, può durare, può reggere e può continuare nel tempo se costruisce un'alternativa. Non possiamo tenere duro e basta; perdiamo se restiamo solo a questo livello. E questa costruzione dell'autonomia è ciò che la definisce.
S'è visto in diverse comunità e i compa lo ripetono che il fiore dell'autonomia non cresce ovunque. Bisogna individuare il terreno, dove può germogliare, e bisogna concimarlo con quello che ci dicono i compagni, che vuol dire che dobbiamo organizzarci. Ma l'organizzazione implica innanzitutto saper vedere qual è il terreno in cui la costruzione dell'autonomia può aver luogo.
(traduzione a cura di caferebeldefc.org)

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