lunedì 22 aprile 2013

Patishtan: Una patata bollente per il governo


Los de Abajo

La patata bollente

Gloria Muñoz Ramírez


Nonostante le pressioni esercitate su di lui e contro il suo popolo, questo 19 aprile si è svolta la giornata nazionale ed internazionale da dieci anni più grande per chiedere la liberazione di Alberto Patishtán, il prigioniero politico più emblematico del Messico. La visita del presidente Enrique Peña Nieto a Zinacantán, dove ha lanciato la sua campagna contro la fame, non è riuscita a fermare la grande manifestazione nella capitale del Chiapas, benché il governatore Manuel Velasco ci abbia provato per rendere più amichevole il soggiorno dell'Esecutivo federale.

Le mobilitazioni in tutto il mondo sono state organizzate in concomitanza al 42° compleanno del professor Patishtán, 12 dei quali trascorsi in prigione. Nel DF l'appuntamento è stato di fronte al Consiglio della Magistratura Federale, dove sono arrivati membri della Rete contro la Repressione e Solidarietà, del Movimento per la Pace con Giustizia e Dignità ed il Fronte dei Popoli in Difesa della Terra di Atenco, tra altre organizzazioni.

Il caso Patishtán si è trasformato in una patata bollente per i governi federale e statale. La sua liberazione è nelle mani dei giudici del Primo Tribunale Collegiale di Tuxtla Gutiérrez ai qualoi si chiede imparzialità, trasparenza, obiettività e impegno sociale.

In questo momento, spiega Sandino Rivero, avvocato di Patishtán, si chiede ai giudici di risolvere l'incidente di riconoscimento di innocenza con la dovuta indipendenza ed imparzialità. Loro stessi si sono impegnati a vigilare che la risoluzione del primo tribunale collegiale sia conforme al rispetto dei diritti umani del professore, garantendo il diritto di accesso alla giustizia e libertà.

Sulla richiesta della sua liberazione questo venerdì è caduta l'ombra delle minacce contro Patishtán e contro la sua comunità, El Bosque, dove sono arrivati personaggi del governo statale per tentare di dissuadere la manifestazione. Non ci sono riusciti, e con una strategia più simile al controllo dei danni che ad una posizione per la giustizia, il governatore e parte del suo gabinetto hanno deciso di fare visita personalmente al professore ed gli altri detenuti appartenenti a La Voz del Amate, tutti simpatizzanti della causa zapatista.

L'erronea e malriuscita intenzione del governo di fermare le mobilitazioni, segnala Víctor Hugo López, direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, è parte di una costante in Chiapas, nella quale funzionari di livello medio minacciano i componenti dei movimenti sociali.

Il Frayba ha informato che è stata superata la meta prevista di 4 mila 686 lettere di appoggio al professore, una per ogni giorno di prigione. Patishtán ha ricevuto 5 mila 986 lettere per la sua libertà.

losylasdeabajo@yahoo.com.mx

http://www.jornada.unam.mx/2013/04/20/opinion/012o1pol

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)


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