mercoledì 10 dicembre 2008

L’EZLN E LA COCOPA

 
 

La Jornada – Venerdì 5 dicembre 2008

 

Jaime Martínez Veloz

 

L'EZLN E LA COCOPA

 

Oggi che le agende nazionali incrociano paradigmi fino a poco tempo fa insospettati e l'apparizione di nuovi conflitti spostano molti dei temi di fondo che avrebbero dovuto essere affrontati e risolti da tempo, sarebbe opportuno che la classe politico governante non dimenticasse l'impegno preso dallo Stato con i popoli indigeni del Messico attraverso gli accordi di San Andrés. La scommessa del sistema politico messicano è stata la minimizzazione della questione indigena. Nel migliore dei casi gli accordi di San Andrés rispuntano come una promessa in tempi di campagna elettorale. Il discorso ufficiale rispetto allo zapatismo è consistito nell'evitare qualsiasi menzione all'EZLN in un vano tentativo di minimizzare le sue domande o supponendo che col tempo le sue cause e domande sarebbero svanite.

 

L'inadempienza del governo dei suoi impegni concordati con gli indigeni è accompagnata da una sempre maggiore presenza militare nella zona di conflitto. Lo Stato messicano ha optato per il contimento militare invece di cercare opzioni politiche per la soluzione del conflitto, come poteva essere la riproposizione del procedimento legislativo per l'approvazione dell'iniziativa di legge che nel 1996 fu accettata dall'EZLN.

 

La drammaticità degli avvenimenti degli ultimi anni, dove il crimine organizzato, con vaste zone di influenza e controllo territoriale, così come la creazione di strutture finanziarie, giudiziali, poliziesche, politiche e perfino culturali ha dimostrato l'atteggiamento falso e irrispettoso che il governo messicano ha mantenuto nei confronti dello zapatismo. Per dirlo in altre parole, mentre ai criminali ha permesso perfino di entrare in cucina, agli zapatisti ha sbattuto la porta in faccia.

 

Davanti alla polarizzazione sociale, promossa da un modello economico che a livello mondiale ha dimostrato il suo fallimento e la polarizzazione politica promossa da tutti gli ambiti della politica messicana, sarebbe opportuno ricordare il lavoro realizzato dai membri della prima Commissione di Concordia e Pacificazione (Cocopa) la cui capacità di elaborare le naturali e comprensibili differenze permise loro di realizzare l'iniziativa di legge in materia di diritti e cultura indigeni, derivata dall'impegno concordato tra il governo federale e l'EZLN, attraverso quello che oggi conosciamo come gli accordi di San Andrés Larráinzar.

 

Questa non è una questione di nostalgia, ma l'esercizio in un metodo di lavoro e impegno per affrontare i compiti che a quel tempo la Repubblica ci affidò e che realizzammo responsabilmente, rispondendo ai propositi ed agli obiettivi che ci erano stati raccomandati e che oggi è necessario che siano recuperati, prima che succeda qualcosa d'altro.

 

La prima volta che incontrammo la comandancia indigena dell'EZLN, nella comunità di La Realidad, municipio di Las Margaritas, senza esserci messi d'accordo, ogni legislatore si presentò senza fare allusione al partito di appartenenza, e questo fu tenuto in considerazione dal subcomandante Marcos. Noi membri di quella commissione legislativa mettemmo al di sopra degli interessi di partito l'obiettivo della pace ed a questo ci siamo sempre attenuti. Furono condizioni esterne ai suoi membri quelle che ostacolarono la concretizzazione di quanto concordato.

 

La presenza e la spinta dei senatori Heberto Castillo e Luis H. Álvarez costituirono la pietra miliare che permise alla Cocopa di affrontare i momenti difficili per i quali è passata. I senatori del PAN Luis Felipe Bravo Mena e Benigno Aladro svolsero il loro impegno con serietà sostenuti dalla spinta di Rodolfo Elizondo Torres, Alejandro González Alcocer e Fernando Pérez Noriega. Del PRD, Juan Guerra e César Chávez le impressero una dose di attivismo e riflessione dall'ottica dei movimenti sociali messicani. Il senatore Guillermo del Río Ortegón, nonostante lo stato di salute precario, fu un appoggio importante nei compiti legislativi. Del PRI, i senatori Óscar López Velarde e Pablo Salazar Mendiguchía apportarono elementi giuridici e politici che offrivano ordine e metodo alla discussione sulle faccende della commissione. A Marco Antonio Michael ed al sottoscritto toccò il compito di sopportare gli attacchi ufficiali per non piegarci alla politica governativa di non riconoscere gli accordi concordati. Del Partito del Lavoro, Óscar González Yáñez e José Narro Céspedes diedero un grande impegno. Juan Roque Flores, rappresentante del Congresso dello stato, Roberto Domínguez e Juan Carlos Gómez Aranda, rappresentanti del governo dello stato, fornirono alla commissione le necessarie strutture locali, così come l'appoggio e la logistica per la realizzazione dei compiti legislativi.

 

Il lavoro collettivo che abbiamo svolto, noi componenti di quella commissione, ci ha segnato per sempre e, nonostante non si sia concretizzato quanto ci eravamo proposti, dalle nostre trincee abbiamo fatto l'impossibile per raggiungerlo senza che importasse il partito al quale appartenevamo.

 

12 anni fa tutte le persone qui menzionate ci riunimmo a San Cristóbal de las Casas ed elaborammo l'iniziativa di legge in materia di diritti e cultura indigeni, conosciuta come legge Cocopa, che fu accettata dagli zapatisti e respinta da un governo che mancò la sua parola e gli impegni contratti durante il processo di negoziazione. Questa iniziativa di legge è oggi una delle poche possibilità di incanalare quello che tutto fa pensare sarà una nuova tappa di mobilitazioni in tutto il paese.

 

(Traduzione "Maribel" – Bergamo)


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