Data: 21/giu/2017 13:34
LETTERA DEL MOVIMENTO DELLE DONNE DEL KURDISTAN (KOMALÊN JINÊN KURDISTAN) A MARÍA DE JESÚS PATRICIO MARTÍNEZ, PORTAVOCE DEL CONSIGLIO INDIGENO DI GOVERNO
In
primo luogo, vogliamo mandare alla nostra sorella messicana il nostro
più profondo rispetto e il nostro saluto rivoluzionario dalle montagne
del Kurdistan fino alle catene montuose della Sierra Madre oltreoceano.
Nonostante i fiumi, le montagne, i deserti, le valli, i canyon e i mari
che ci separano, siamo fratelli e sorelle indigene, non importa in che
parte del mondo stiamo. La nostra lotta, la nostra resistenza contro
l’occupazione e il colonialismo, il nostro sogno per una vita libera è
comune e in questo senso, come Movimento di Liberazione del Kurdistan,
dichiariamo che consideriamo la lotta per l’autodeterminazione,
l’auto-amministrazione e l’autodifesa dei popoli indigeni del Messico
organizzati nel Congresso Nazionale Indigeno (CNI) come nostra e la
sosteniamo basandoci sui principi della solidarietà rivoluzionaria. I
popoli indigeni sono le vene attraverso le quali i principi e i valori
culturali e sociali dell’umanità vengono trasmessi dai primi momenti
della socializzazione fino ai giorni nostri. Senza dubbio nessun popolo è
superiore ad un altro, ma in un momento in cui la modernità capitalista vuole distruggere ogni valore collettivo, i popoli indigeni sono la dimostrazione del tessuto sociale di tutta l’umanità.
Migliaia di anni di memoria collettiva risorgono nelle nostre canzoni,
nei nostri rituali, nelle nostre preghiere, nei nostri tatuaggi, nelle
nostre danze e nelle nostre tradizioni. La lotta per un’identità
propria, contro i tentativi della modernità capitalista di cancellare le
radici e la memoria dei nostri popoli, si trasforma quindi nella più
preziosa delle resistenze. Sia in America Latina che in Kurdistan, le
donne guidano questa resistenza. Nei nostri paesi, che sono stati le
culle di migliaia di anni di cultura della dea madre, la donna e la
vita, la donna e la libertà, la donna e la terra, la donna e la natura
sono indissolubilmente vincolate.
In
Kurdistan esprimiamo questa realtà con il nostro motto “Jin Jîyan
Azadî”, che significa “Donna Vita Libertà”. Il corpo e l’anima della
donna sono il riflesso dell’universo sulla terra. Migliaia di anni fa,
durante la Rivoluzione Neolitica, furono le donne tramite la loro
organizzazione sociale a guidare tutti i cambiamenti che resero
possibile lacoltivazione della terra e l’inizio di una
vita sedentaria in armonia con la natura. Questa è la ragione per la
quale la civilizzazione patriarcale dello stato, che si è manifestata
sotto forma di una controrivoluzione basata sul dominio, sullo
sfruttamento e l’occupazione, ha schiavizzato innanzitutto le donne.
Parallelamente al dominio delle donne è andato accelerando il dominio
della natura. È stato attraverso il dominio della prima natura che è
nata la seconda, entrambe sono state trasformate nelle pinze che la
modernità capitalista ha usato per spremere con forza la società storica
e poterla così distruggere. Il dominio attuale esercitato contro i
nostri popoli è il risultato di questa mentalità. La resistenza nata in
nome dell’autogoverno, dell’autodeterminazione e dell’autodifesa,
rappresenta quindi la lotta più importante che possa essere esercitata
per la libertà.
Noi
in Kurdistan abbiamo sviluppato la nostra difesa contro le forze
capitaliste moderne e gli attacchi degli stati colonialisti che occupano
il nostro territorio, illuminati dalle lotte dei popoli indigeni
dell’America Latina. Vogliamo che sappiate che riceviamo un’ispirazione
costante e speciale dalle vostre esperienze di autogoverno, di buon
governo e di comunitarismo. Speriamo che le nostre esperienze e i nostri
successi nella lotta rappresentino allo stesso modo, anche per voi,
delle fonti d’ispirazione. Una delle principali conquiste del nostro
movimento è l’uguaglianza di partecipazione e di rappresentanza delle donne. È il risultato di grandi sacrifici e lotte intense portate avanti dalle donne, ma alla fine abbiamo ottenuto la nostra partecipazione paritaria in
tutti gli organi decisionali. Non come individui, ma come
rappresentanti della volontà organizzata e collettiva del Movimento di
Liberazione delle Donne del Kurdistan, stiamo prendendo il nostro posto
in ogni aspetto della lotta. Con il nostro sistema di co-presidenze,
stabilite dal basso verso l’alto, rappresentiamo la volontà delle donne
in ogni decisione e sviluppiamo una politica democratica contro le forme
centralizzate e patriarcali della politica tradizionale. Ma per questo è
stato necessario diventare definitivamente una forza organizzata.
Essere organizzate è il criterio più importante per raggiungere la
vittoria. Nella misura in cui saremo organizzate, riusciremo a resistere contro il sistema colonialista e dominante e di costruire
la nostra alternativa di governo. In tal senso, l’organizzazione è la
nostra arma principale di autodifesa. In passato molti popoli e
movimenti non sono riusciti ad ottenere i risultati sperati perché non erano sufficientementeorganizzati.
Non è stato possibile trasformare alcuni momenti storici in grandi
vittorie proprio per questa mancanza di organizzazione. Forse non è
stato capito fino in fondo il significato di questo fatto, ma oggi siamo
in un’altra epoca. Ci troviamo di fronte al dovere di moltiplicare i
nostri sforzi per aumentare il livello di organizzazione di fronte a
questa nuova opportunità di vittoria, in un momento in cui il sistema
capitalista moderno sta attraversando una profonda crisi nei suoi aspetti più determinanti. La storia ci chiede questo.
Voi come Congresso Nazionale Indigeno siete stati capaci di riconoscere
questa realtà, dichiarando le elezioni presidenziali in Messico come
un’istanza chiave nel processo che porterà a un aumento del vostro
livello di organizzazione.
Come
Movimento di Liberazione delle Donne del Kurdistan vogliamo esprimere
il nostro sostegno a questa decisione, basandoci sulla convinzione che
questo obiettivo sarà raggiunto e portato a un livello ancor più alto a
partire da queste elezioni e dalle strategie sviluppate a tal proposito.
Il nostro leader Abdullah Öcalan, che dal 1999 è incarcerato in durissime condizioni
di isolamento dallo stato colonialista turco, ha fatto un’analisi molto
importante rispetto a tutto ciò verso la fine del XX secolo. Il nostro
leader Apo, ha previsto che il XXI secolo sarebbe stato il secolo della
liberazione delle donne se noi come tali fossimo state capaci di
crescere e determinare i nostri modi e meccanismi di organizzazione. La
ragione di questa conclusione è l’evidente crisi strutturale del sistema
patriarcale, basato sulla nostra schiavitù. Il sistema patriarcale
pretende di superare questa crisi aumentando i suoi
attacchi contro le donne fino a portarli al livello di una guerra
sistematica. Concentrando i suoi attacchi contro le donne di tutto il
mondo con mezzi e metodi diversi, il sistema cerca di spezzare il
cammino che abbiamo inaugurato verso la liberazione. Gli assassinii
delle donne nel vostro paese hanno raggiunto il livello di un genocidio e
le uccisioni di leader donne in America Latina sono indicatori ancor
più concreti di questa realtà.
Vogliamo
che sappiate che consideriamo tutte le donne e le leader dei popoli
indigeni che sono state assassinate dalle braccia che agiscono per il
sistema dominante, come nostre martiri e lottiamo anche per far
diventare realtà i loro sogni e le loro speranze. Per noi i martiri non
muoiono. In loro troviamo la forza e loro rinascono in
ogni lotta che iniziamo. In questo contesto, la decisione del popolo
indigeno messicano di nominare una compagna come rappresentante della
propria volontà e farne la propria candidata alle prossime elezioni
presidenziali, è molto significativa. A tal proposito, la compagna
Marichuy non è solo la portavoce degli indigeni del Messico, ma allo
stesso tempo di tutte le donne del mondo. Consideriamo molto importante e
preziosa la candidatura della compagna Marichuy come rappresentante dei
popoli negati, delle donne schiavizzate e delle migliaia di anni di saggezza ancestrale che la modernità capitalista vuole far sparire.
Come
Movimento di Liberazione delle Donne del Kurdistan dichiariamo tutto il
nostro sostegno e la nostra solidarietà alla compagna e al Congresso
Nazionale Indigeno, non solo in questo momento di congiuntura
elettorale, ma per tutta la lotta che il suo Movimento sta portando
avanti. Sappiamo che non è rilevante di per sé il risultato delle
elezioni, visto che è solo uno dei sentieri che i popoli indigeni del
Messico hanno aperto in questo processo e in questa fase particolare
della lotta. In questo senso la vittoria è già data. Perché il sistema
capitalista moderno si alimenta delle divisioni delle forze e della
disorganizzazione dei popoli e della società che vuole dominare; voi
però avete già costruito il terreno per il successo formando la vostra
unità organizzata. D’ora in avanti è importante non perdere di vista
questo obiettivo, che non è altro che quello di crescere organizzandosi.
Il vostro successo sarà il nostro. La nostra lotta è la vostra. Siamo
il popolo fratello delle montagne che sono nate dalle stesse acque
profonde. Persino dalle nostre lingue diverse condividiamo gli stessi
sogni, ci innamoriamo delle stesse utopie e resistiamo in onore dello
stesso amore. Da qui vi mandiamo tutta la forza necessaria ad affrontare
questa nuova tappa, vi salutiamo con i nostri sentimenti rivoluzionari
più genuini e vi abbracciamo con tutta la nostra solidarietà e tutto il
nostro cameratismo.