lunedì 23 maggio 2016

L.H. Navarro: Giustizia autonoma zapatista

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Giustizia autonoma zapatista
Luis Hernández Navarro
La notorietà acquisita dalla sollevazione armata zapatista sui mezzi di comunicazione di massa nei suoi primi anni, è sensibilmente diminuita. I ribelli non sono più la notizia quotidiana. C'è perfino chi annuncia con beneplacito la loro estinzione.
Ovviamente, questo non è vero. L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) continua ad essere una forza politica molto rilevante dentro e fuori del paese. Tuttavia, l'attenzione che attirò il baluginio dei loro fucili si è dissolta di fronte all'epopea di costruire dal basso e senza chiedere il permesso, contro vento e maree, un altro mondo.
Sull'insurrezione indigena nel sudest messicano sono stati scritti molti libri, tesi e reportage - alcuni dei quali molto buoni. Ma veramente pochi sono stati scritti sull’azione eroica dei ribelli di costruire un governo ed un sistema di giustizia autonomi in un ampio territorio sotto il loro controllo. Benché migliaia di persone abbiano visitato e vissuto nelle comunità zapatiste in vari periodi di tempo, la letteratura che renda conto di quello che succede lì, scarseggia.
Certo, esistono alcuni lavori notevoli che raccontano delle trasformazioni del progetto di educazione ribelle, delle loro esperienze di organizzazione collettiva di produzione nelle terre occupate o dell'impatto del loro progetto autonomistico nelle lotte dei popoli indios. Tuttavia, a confronto col boom intellettuale che accompagnò la sollevazione armata, quelli che analizzano e documentano giorno per giorno il fare autogoverno, sono piuttosto scarsi.
Uno di questi libri è Justicia autónoma zapatista: zona selva tzeltal, di Paulina Fernández Christlieb. Non è solo un un'opera in più, ma piuttosto l'investigazione più completa e documentata sulla forma in cui si impartisce la giustizia in quattro municipi zapatisti.
Justicia autónoma zapatista: zona selva tzeltal è un lavoro collettivo con collettivi, che raccoglie le voci delle basi di appoggio ribelli. Molto lontano dall'essere un classico saggio accademico, il libro fa un'appassionante radiografia della costruzione di istituzioni di governo e di giustizia alternative partorite dalle viscere delle comunità ribelli, controcorrente rispetto alle logiche di potere.
Queste istituzioni, già presenti nell'insurrezione di gennaio del 1994 e nelle leggi che si diedero, cominciarono a prendere forma concreta a fronte del tradimento del governo. Il 16 febbraio 1996 il governo federale firmò con l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) gli accordi di San Andrés su diritti e cultura indigeni. Tuttavia, lo Stato messicano in toto (i suoi tre poteri) tradì la sua parola e si rifiutò di convertirli in legge. Lungi dallo scoraggiarsi, i ribelli decisero di metterli in pratica, senza le restrizioni obbligate dalla negoziazione.
L'hanno fatto, soprattutto, nel territorio autonomo stabilito sulle migliaia di ettari occupati a partire dal 1994 e ridistribuiti a beneficio collettivo. Su questo spazio in disputa si sono costruiti tre ambiti amministrativi: le comunità, i municipi autonomi ribelli zapatisti (MAREZ) e le giunte di buon governo. Le loro competenze si differenziano per la complessità delle problematiche che ognuno di essi deve risolvere. È lì dove si esercita la giustizia, richiesta non solo dai ribelli, ma anche, sorprendentemente, da chi non lo è. Justicia autónoma zapatista: zona selva tzeltal narra ed analizza questa sfida.
Paulina Fernández confessa che il suo libro ha un duplice scopo. Il primo è mostrare la capacità dei popoli indigeni zapatisti di costruire un progetto di vita autonoma in questo spazio in disputa, un progetto di governo e di giustizia alternativi a quelli dominanti in Messico.
È di moda l'idealizzazione accademica della finca. Alcuni studi la presentano come uno spazio di convivenza armonioso tra servi acasillados e padroni della terra. Attraverso le testimonianze di chi ha subito lo sfruttamento selvaggio di questa unità produttiva e dei suoi discendenti, Justicia autónoma zapatista: zona selva tezeltal demistifica questa visione.
“I vecchi che sono nati ed hanno lavorato in quelle fincas - scrive Paulina Fernández – ricordano ancora solo il trattamento da bestie a loro riservato, i colpi di frusta ricevuti per punizione. Sono le giornate di oltre 12 ore di lavoro senza paga, sono i chilometri tra la finca e la città che dovevano percorrere a piedi con il carico sulle spalle.”
Da quell'esperienza umiliante, dalla vita lasciata nelle fincas, dagli abusi sulle donne, sono nati il coraggio e il dovere di cambiare le cose, la volontà di ribellarsi contro un ordine non solo ingiusto, ma indegno.
In piena era di golpe soft contro i governi progressisti in America Latina, di disincanto per la politica istituzionale in frange sempre più ampie della popolazione e di acutizzazione delle politiche di saccheggio dei beni comuni, l'esperienza narrata ed analizzata in Justicia autónoma zapatista: zona selva tezeltal acquisisce enorme rilevanza. Quello che le basi zapatiste narrano nel libro non sono idee astratte da realizzare, ma un altro mondo che si sta costruendo.
Justicia autónoma zapatista: zona selva tezeltal è un libro imprescindibile, non solo per comprendere che cosa è oggi lo zapatismo, ma quello che può essere la lotta per l’emancipazione.
Twitter: @lhan55



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