lunedì 29 febbraio 2016

SupGaleano: Le arti, le scienze, i popoli originari e i bassifondi del mondo



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:



 
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Febbraio 2016
Per: Juan Villoro Ruiz:
Fratello:
Sono lieto che il resto della famiglia giurata stia bene, e ti ringraziamo di essere il messaggero per far giungere loro i nostri saluti ed ossequi (anche se sono convinto che cravatte e posaceneri o un mazzo di fiori sarebbero stati un'opzione migliore).
Mentre cercavo di proseguire con queste parole, ho ricordato il tuo testo "Conferencia sobre la lluvia" (editore Almadía, 2013) scritto, credo, per il teatro, e che lessi immaginando, di sicuro malamente, la scenografia, i gesti e i movimenti dell'interprete del monologo che sente l'interpellanza più che mostrare di accoglierla. L'inizio, per esempio, è una sintesi della mia vita: il laconico "Ho perso le carte!" della prima riga, vale un'enciclopedia se lo lego ai calendari e geografie di questo continuo cadere e ricadere che sono stato.
Perché, invariabilmente, in un'epistola, dopo il saluto di apertura perdo le idee ("la tonelada" [la "metrica", N.d.T.] dicono i compas quando si riferiscono al tono di una canzone). Voglio dire, l'obiettivo concreto della lettera. Vero che l'aver chiaro chi sia il ricevente può aiutare, ma non poche volte il destinatario è un ascolto fratello al quale non si richiede necessariamente una risposta, ma sempre un pensiero, un dubbio, un interrogativo, ma non che paralizzi, ma che motivi altri pensieri, dubbi, domande, eccetera.
Allora, forse come al bibliotecario-conferenziere protagonista dell'opera, vengono fuori parole che non si sono cercate di proposito, ma erano lì, nascoste, aspettando una disattenzione, una crepa nel quotidiano, per assaltare la carta, lo schermo o quel foglio sgualcito che dove-diavolo-l'ho-messo-ah-eccolo-qua!-ma-quando-ho-scritto-questa-idiozia? Le parole allora smettono di essere scudo e barricata, lancia e spada, e diventano, con nostro sommo dispiacere, specchio di fronte al quale ci si rivela e svela.
Certo, il bibliotecario può ricorrere alle sue pareti colme di scaffali, con il loro ordine alfabetico e numerico, con calendari e geografie che disegnano una mappa di tesori letterari; cercare quindi alla "O" di "oblio" e vedere se lì trova quello che ha perso. Ma qua, in questo continuo trasloco, l'idea di una biblioteca, pur se minima e portatile, è una chimera. Credimie, ho accolto con vane speranze i libri elettronici (in una "USB" - o "pendrive" o "memoria esterna" - si potrebbe caricare se non la biblioteca di Borges, almeno una minima: Cervantes, Neruda, Tomás Segovia, Le Carré, Conan Doyle, Miguel Hernández, Shakespeare, Rulfo, Joyce, Malú Huacuja, Eduardo Galeano, Alcira Élida Soust Scaffo, Alighieri, Eluard, León Portilla ed il mago della parola: García Lorca, tra gli altri). Ma niente, se il bibliotecario perde le carte, ed io i dispositivi usb, chissà dove vanno a finire.
Ma non credere, ognuno ha le sue vergognose fantasie. Nelle usb degli e-book normalmente mettevo una miscellanea di autori, pensando che se li avessi persi sarebbero stati insieme e, forse, non so, dopo tutto la letteratura è il genere dell'impossibile che si concretizza in lettere, avrebbero potuto "condividersi" tra loro.
"La letteratura è il luogo in cui piove", hai fatto dire al conferenziere in disgrazia, obbligato a denudarsi, senza l'abito dei suoi appunti, per mostrarsi come è: vulnerabile.

giovedì 25 febbraio 2016

Prescritti i reati contro il subcomandante Marcos ed altri leader zapatisti



Annamaria <maribel_1994@yahoo.it> ha scritto:

La Jornada – Mercoledì 24 febbraio 2016
Prescritti i reati per cui nel 1995 fu spiccato mandato di cattura contro Marcos
Alfredo Méndez
Foto Il subcomandante Marcos, durante un evento a Tuxtla Gutiérrez, il 25 febbraio 2001. Foto José Carlo González

Il giudice federale Juan Marcos Dávila martedì scorso ha decretato la prescrizione dei reati di terrorismo sedizione, sommossa, ribellione e cospirazione per cui nel 1995 fu spiccato mandato di cattura contro il subcomandante insurgente Marcos ed altri membri dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).
(....). Il giudice ha stabilito la prescrizione di tutti i reati il 12 febbraio scorso, 21 anni dopo l'emissione del mandato di cattura contro i leader zapatisti.
Nel 2001 Marcos partecipò ad una carovana zapatista che percorse varie entità del paese, fino ad arrivare a Città del Messico. Allora, il governo del presidente Vicente Fox Quesada decise di non eseguire i mandati di cattura contro i dirigenti zapatisti; tuttavia, gli ordini di cattura sono sempre stati attivi. (...)
Il 9 febbraio 1995, il governo del presidente Ernesto Zedillo Ponce de León, attraverso l'allora titolare della Procura Generale della Repubblica (PGR), Antonio Lozano Gracia, in una conferenza stampa "identificò" nel subcomandante Marcos "Rafael Sebastián Guillén Vicente" e disse che era stato spiccato un'ordine di cattura contro di lui ed altri leader zapatisti. (...)
Quella stessa notte, Lozano Gracia annunciò l'inizio di un operativo poliziesco-militare nel municipio chiapaneco di Guadalupe Tepeyac, in particolare a Las Margaritas, principale bastione zapatista, col fine di catturare Marcos. Benché non riuscì a catturare il dirigente dell'EZLN, le forze federali e la PGR riuscirono a catturare quello stesso anno Javier Elorriaga Berdegué, comandante Vicente; Jorge Santiago Santiago, Sebastián Entzin Gómez e María Gloria Benavides Guevara, comandante Elisa. (...)
Quattro giorni prima di questi arresti, l'allora segretario di Governo, Esteban Moctezuma Barragán, si era riunito con Marcos ed altri capi zapatisti ed avevano pattuito uno storico accordo di pace, del quale era informato il presidente Ernesto Zedillo. Tuttavia, dallo stesso governo federale arrivò il contrordine: catturare il subcomandante.
(...)
I dirigenti dell'EZLN beneficiati dalla prescrizione sono: Javier Elorriaga Berdegué, comandante Vicente; Jorge Santiago Santiago, Sebastián Entzin Gómez, María Gloria Benavides Guevara, comandante Elisa; Filiberto Gómez Díaz, Miguel Gómez Díaz, Carlos Gómez Díaz, Israel Gómez Díaz, Pedro Velazco Pérez, Venancio Hernández Jiménez, Mercedes García López, Antonio López Santís, José Luis Santís Pérez, Mariano Santís Vázquez, Arnulfo Pérez Aguilar y Domingo Pérez Aguilar.

mercoledì 24 febbraio 2016

EZLN: E NELLE COMUNITA' ZAPATISTE?

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ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Messico
Febbraio 2016
 
Alle compagne e ai compagni della Sexta:
A chi di dovere:
Compañeroas, compagni e compagne:
 
Adesso vi diciamo un po' come stanno le comunità zapatiste, dove resistono e lottano le basi di appoggio.
Quello che vi stiamo per raccontare viene dai rapporti delle compagne e dei compagni zapatisti che nei villaggi sono responsabili di commissioni (per esempio, di salute, educazione, gioventù, ecc.), sono autorità autonome e responsabili organizzativi. Abbiamo comunque controllato tutto con le/i compagni del Comitato per verificare che non fossero bugie, o alterazioni perché sembri che tutto va bene e nascondere quello che va male. Lo scopo di questi scritti non è raccontare bugie alle nostre compagne e ai nostri compagni della Sexta, né a coloro che appoggiano e sono solidali. Né a voi, né a nessuno altro.
Se andiamo male, lo diciamo chiaramente, e non per rendervi più tristi di quanto già siate per tutto quello che succede nelle vostre geografie e calendari. Lo diciamo perché è il nostro modo di rendere conto, cioè di informarvi affinché sappiate se stiamo seguendo la strada che vi abbiamo detto o se ci stiamo occupando di altre cose, forse ripetendo gli stessi vizi che critichiamo.
Ma se andiamo bene, vogliamo che lo sappiate affinché ne gioiate nel cuore collettivo che siamo.
Come facciamo a sapere se andiamo bene o male? Per noi, zapatiste e zapatisti, è molto semplice: i popoli parlano, i popoli comandano, i popoli fanno, i popoli disfano. Nel momento in cui qualcuno prende una brutta strada, subito il collettivo gli molla, come si dice, uno scappellotto, o si corregge o se ne va.
Questa è la nostra autonomia: è la nostra strada, noi la percorriamo, noi la indoviniamo, noi ci sbagliamo, noi ci correggiamo.
In sintesi, vi diciamo la verità, perché dovete essere già abbastanza stufi di bugie. E la verità, anche se a volte fa male, è sempre di sollievo.




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martedì 23 febbraio 2016

EZLN: INTANTO.... nelle comunità aderenti ai partiti

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ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Messico
Febbraio 2016
Alle compagne e ai compagni della Sexta:
A chi di dovere:
Compagni e non compagni:
Ciò che vi stiamo per raccontare proviene dalla voce stessa di indigeni aderenti ai partiti che vivono nelle diverse zone nello stato messicano sudorientale del Chiapas. Sebbene militino, simpatizzino o collaborino nei diversi partiti politici istituzionali (PRI, PAN, PRD, PVEM, PMRN, PANAL, PT, PES, PFH, … più quelli che salteranno fuori da qui al 2018), hanno in comune l’avere ricevuto i programmi di assistenza del malgoverno e di essere materiale umano per voti e per trasporti terrestri e celestiali, oltre che, ovviamente, di essere indigeni e messicani.
Quel che state per leggere non solo non è apparso, né appare, né apparirà sulla stampa prezzolata locale, nazionale e internazionale, ma per di più contraddice puntualmente la propaganda governativa e le lodi che ne cantano i suoi media (tra l’altro, molto male).
In sintesi, sono manifestazioni di un crimine: la spoliazione “legale” di terre, storia e cultura di comunità indigene che hanno creduto che i malgoverni e le organizzazioni partitiche esistano per aiutarle. Abbiamo omesso i nomi reali di comunità e persone perché ce lo ha espressamente richiesto chi ha parlato, in alcuni casi perché teme rappresaglie, e in altri per la vergogna e l’imbarazzo di cui soffre per la fregatura subita.
I protagonisti sono solo una piccola parte delle vittime di una guerra, la più brutale, terribile, sanguinaria e distruttiva nella storia mondiale: una guerra contro l’Umanità.
Forniremo soltanto alcuni esempi perché ce ne sono molti, sebbene la menzogna e la sofferenza si ritrovano accoppiate in ciascuno di essi. Dunque…
Quel che qui si scrive è quel che sta accadendo nelle comunità aderenti ai partiti.
Al primo impatto non gli si crede ma quel che vi raccontiamo è un fatto, tale e quale che lo raccontano e dicono le compagne e i compagni basi d’appoggio; e lo dicono i non zapatisti delle comunità, quel che si sta soffrendo nei loro villaggi. Ciò al di là di quel che stanno soffrendo negli altri villaggi dei compagni e compagne del Congresso Nazionale Indigeno nel nostro paese, di cui non si sa molto perché non ci sono mezzi di comunicazione che ne diano notizia, perché la maggior parte dei media esistenti è prezzolata.
Ciò che vi scriviamo è cosa di meno di un anno fa.
Osserviamo come fossimo su un drone sotterraneo per vedere come stanno gli aderenti ai partiti di sotto, lontano dalle statistiche governative e dalle inserzioni a pagamento sui media.
Dalle parti di La Realidad, in una comunità – be’, continuerà a essere una comunità se si difenderà, perché ora vedrete cosa è successo. Non sono zapatisti, bensì aderenti ai partiti.
Vi giunse il progetto di allevamento del malgoverno. Diede bestiame a tutti gli appartenenti all’ejido, non in comune, ma individualmente. Individualmente diede vacche, cavallo, finimenti, recinto, fili per recinti, sale, e in comune diede loro la cassetta dei medicinali veterinaria.
E la gente era ben contenta. Aveva perfino cartelli e magliette che dichiaravano che il governo mantiene la parola. E i governanti si fecero le foto e pagarono i media prezzolati per dare la grande notizia: “le comunità partitiche progrediscono, mentre gli zapatisti stanno come o peggio del 1994”. I funzionari misero a bilancio di avere speso molto, per nascondere quel che si sono rubati: un po’ per loro, un po’ per i governi, un po’ per i media prezzolati.
Ma le notizie viaggiano come la gallinella cieca, che non sa dove andare: e il chapo se ne è scappato per la seconda volta, e lo hanno preso per la terza, ed è venuto il papa, e se ne è andato il papa, e intanto in qualsiasi angolo del Messico, o del mondo, hanno picchiato-violentato-incarcerato-assassinato-fatto sparire-non-importa-chi. E la notizia è parte del sistema, ovvero è anch’essa una merce. E si vende se si dice, e si vende se si tace. Perciò i media ricevono un mucchio di soldi per dire… e molti di più per tacere.
Ma non passò molto tempo: uno di questi membri dell’ejido del villaggio che riceve sostegno governativo, fu preso dalla necessità e vendette una vacca. Dicendo “la necessità” vogliamo dire che ha avuto un’urgenza, come una malattia grave. A quel punto arrivò l’ispettore del progetto e iniziò a contare le vacche, una a una, che gli aveva dato; alla fine ne mancava una di uno di loro, cioè dei membri dell’ejido. Allora l’ispettore gli disse: “Non puoi vendere, perché non hai chiesto il permesso? Devi comprarne una in sostituzione, e che sia della stessa stazza e della stessa razza”. Il signore dell’ejido gli rispose: “Ma come, signore, se ho già speso il guadagno per necessità… dove trovo i soldi per comprarne una in sostituzione?”. E l’ispettore risponde: “Questo non è un problema mio, è un problema tuo, compra quella in sostituzione, è tutto, altrimenti ti portiamo via tutto il resto”.
Non passò un mese che ritornò il maledetto ispettore e riunì i membri dell’ejido, e poi disse a tutti, tirando fuori gli incartamenti e mostrandoli alla gente: “Tutti questi fogli sono la lista, le ricevute, le fatture di tutto quel che avete già ricevuto dal governo, perciò ora la terra non è più vostra, dovete andarvene e che sia con le buone, altrimenti sarà con le cattive. Se ve ne andrete con le buone è già pronto il posto dove vivrete, a Escárcega, cioè nello stato di Campeche, oppure andrete a Los Chimalapas”.
Vale a dire che in tutto quel periodo in cui erano contenti per il sostegno del malgoverno, in realtà stavano accudendo, come peones, il bestiame che non era loro. E tutte le carte che avevano firmato, con i loro verbali dell’ejido e le loro credenziali di elettori, in realtà significavano che stavano svendendo le loro terre senza saperlo.
Da lì in poi finirono i sorrisi e arrivarono la pena, la tristezza, il dolore e la rabbia.
Testo originale - Traduzione a cura dell’Associazione Ya Basta! Milano





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