giovedì 29 maggio 2014

SUBCOMANDANTE MOISED: ESCUELITA, ACCAMPAMENTI, RICOSTRUZIONE

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ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
27 Maggio 2014 
Alle compagne e compagni della Sexta in Messico e nel Mondo: 
Alle sorelle e fratelli del Congresso Nazionale Indigeno e popoli originari del nostro paese: 
Compas:
Vi saluta il Subcomandante Insurgente Moisés per comunicarvi alcune cose: 
Primo.- ESCUELITA. Compagn@ della Sexta del Messico e del mondo. Vi informiamo che intendiamo proseguire con la escuelita, sia per i corsi di primo grado per chi non è riuscito a frequentarli, sia per il secondo grado per chi di quelli che sono venuti sono stati ammessi e quindi possono andare avanti, perché non tutti hanno rispettato in pieno gli impegni presi come alunni. Quindi vi faremo sapere le date dei corsi di primo grado. E così per il secondo grado, ma non per tutt@. 
Secondo.- ACCAMPAMENTI DI PACE. Compagne e compagni della Sexta del Messico e del Mondo. Abbiamo accolto l’idea del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas di installare un Accampamento Civile per la Pace nella comunità della Realidad, dove si è compiuto il crimine contro il nostro compagno Galeano. Abbiamo detto al Frayba che sarete i benvenuti e potrete essere testimoni e osservatori e “escucha”, perché la situazione non è affatto risolta. Perché gli assassini sono ancora liberi e la forza che li spinge a fare qualsiasi cosa è l'alcool, oltre al fatto che alcuni di loro hanno precedenti per consumo di droga. I compagni e compagne basi di appoggio zapatisti devono tornare nelle proprie case perché non potranno stare sempre nel caracol, perché devono lavorare per sostenere le famiglie. Quindi è importante l'accampamento civile per la pace. Per questo vi chiediamo di coordinarvi con il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas. Come ci hanno detto, il primo accampamento sarà installato mercoledì 4 giugno 2014. 
Terzo.- INCONTRO/CONDIVISIONE. Riprenderemo anche l'incontro con le sorelle e fratelli del Congresso Nazionale Indigeno, ma comunicheremo i dettaglia a parte. 
Quarto.- RICOSTRUZIONE. Come sapete, i paramilitari al servizio dei malgoverni hanno distrutto la scuola e la clinica delle basi di appoggio zapatiste. E così come abbiamo dissotterrato il compa Galeano, così dobbiamo ricostruire la scuola e la clinica. Le compagne e compagni basi di appoggio della Realidad hanno già individuato un posto dove riscostruire. Vi invitiamo quindi a sostenerci per raccogliere il materiale per la costruzione per la scuola e la clinica. 
Così che i malgoverni capiscano che non importa quanto distruggano, noi ricostruiremo sempre. Così è successo quando Zedillo distrusse l'Aguascalientes a Guadalupe Tepeyac, ed allora ricostruimmo 5 Aguascalientes per uno che avevano distrutto. 
Infine una precisazione riguardo a quanto è apparso sui media pagati riguardo all'evento alla Realidad. Vedo che è accaduto quanto previsto dal defunto Supmarcos: non hanno né ascoltato, né capito.
Quelli che stanno sopra non lo capiscono che noi non abbiamo perso niente, al contrario abbiamo recuperato un compagno. E non lo capiscono quelli di fuori perché non hanno più finestre per vederci e non trovano nemmeno più la porta per entrare. 
Non sentono che proprio lì dove si trovano cresce il suono del dolore e della rabbia. Non lo sentono che ormai sono soli. 
E riguardo ai media liberi accusati di stare dalla parte degli zapatisti e di essere pagati dagli zapatisti, sarebbe come se dire la verità sulla realtà della Realidad fosse un lavoro pagato e non un dovere. Ma dicono questo per rabbia perché loro, i media pagati, sono rimasti fuori dalla realidad.
Perché noi zapatisti se abbiamo dei soldi, costruiamo la vita, e non distruggiamo la verità. Non come i malgoverni che usano i soldi per costruire bugie e distruggere vite.
 
Dalle Montagne del Sudest Messcano.
Subcomandante Insurgente Moisés
Messico, Maggio 2014. Nell’anno 20 della guerra contro l’oblio.
 






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Traduzione in italiano del discorso del Subcomandante Moises

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mercoledì 28 maggio 2014

SUBCOMANDANTE MARCOS: TRA LUCE ED OMBRA

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TRA LUCE ED OMBRA
La Realidad, Pianeta Terra
Maggio 2014
Compagna, compañeroa, compagno:
Buona notte, sera, giorno, qualunque sia la vostra geografia, tempo e modo.
Buone albe.
Chiedo in particolare alle compagne, compagni e compañeroas della Sexta che vengono da altre parti, ai media liberi compagni, di avere pazienza, tolleranza e comprensione per quello che dirò, perché queste saranno le mie ultime parole in pubblico prima di smettere di esistere.
Mi rivolgo a voi e a coloro che attraverso di voi ci ascoltano e ci guardano.
Forse all'inizio, o durante questo discorso, potrebbe nascere nel vostro cuore la sensazione che qualcosa sia fuori luogo, che qualcosa non quadri, come se mancassero dei tasselli per dare un senso al rompicapo che vi si sta delineando. Come se mancasse qualcosa.
Forse dopo, giorni, settimane, mesi, anni, decenni si capirà quello che diciamo ora.
Le mie compagne e compagni dell'EZLN a tutti i livelli non mi preoccupano, perché questo è il nostro modo: camminare, lottare, sapendo che manca sempre ancora qualcosa.
Inoltre, nessuno si offenda, ma l'intelligenza delle/dei compas zapatisti è molto al di sopra della media.
Per il resto, ci inorgoglisce che sia davanti a compagne, compagni e compañeroas, sia dell'EZLN che della Sexta che si comunica pubblicamente questa decisione collettiva.
Ed è bello che sarà attraverso i media liberi, alternativi, indipendenti di questo arcipelago di dolori, rabbie e degna lotta che chiamiamo "la Sexta", che verrete a conoscenza di quello che dirò dovunque vi troviate.
Se a qualcun altro interesserà sapere che cosa è successo in questo giorno dovrà rivolgersi ai media liberi per saperlo.
Bene dunque. Benvenute e benvenuti nella realtà zapatista.
I.- Una decisione difficile.           qui il testo completo in italiano





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martedì 27 maggio 2014

Di ritorno da La Realidad per l'omaggio a Galeano

Messico - Di ritorno da La Realidad per l'omaggio a Galeano, durante il quale il Subcomandante Marcos cessa di esistere

In miglaia per riaffermare il cammino zapatista

27 / 5 / 2014

A La Realidad erano in tanti e tante. Il partecipato e emotivo evento del 24 maggio 2014 in omaggio a Galeano, lo zapatista ucciso dai paramilitari, celebrato nel Caracol zapatista cui fanno riferimento le comunità autonome della regione Selva Fronteriza, sarà ricordato anche per l'ultimo discorso pubblico pronunciato dal Subcomandante Marcos.

Ma l'evento ci ha mostrato soprattutto che gli zapatisti sono tanti e che la loro esperienza ribelle non si lascia intimidire dalle continue aggressioni, anche di tipo militare, che il governo messicano sta portando avanti nel tentativo di distruggere la loro organizzazione. E forse è proprio questo il messaggio più importante che ci giunge da La Realidad, e che in un certo senso ribadisce Marcos con le sue ultime parole pubbliche, quando comunica che a seguito dei cambiamenti e delle evoluzioni  che si sono dati in questi anni nell'organizzazione delle comunità zapatiste, la sua figura non ha più senso di esistere.

Per ribadire, a chi ancora non lo avesse capito, che i veri protagonisti nei territori ribelli del Chiapas sono le migliaia di uomini e donne che nella loro quotidianità, all'interno di un clima di guerra formalmente non dichiarata e di provocatorie aggressioni, costruiscono collettivamente e mettendosi in gioco in prima persona nuove forme di governo e di vita, rappresentando un importantissimo esempio per tutti coloro che nel mondo lottano per un cambiamento radicale, contro le ingiustizie e contro il sistema capitalista.

A La Realidad sono giunti in carovana molti attivisti solidali per rispondere all'appello lanciato dall'EZLN per ricordare Galeano e per portare la solidarietà alle comunità zapatiste della zona Selva Fronteriza che in queste settimane stanno subendo le aggressioni dei paramilitari della CIOAC-H.

Di ritorno da La Realidad, proviamo a raccontare alcune considerazioni ed impressioni per comprendere meglio l'evento e la situazione attuale:

Almeno ottocento, o forse di più, coloro che hanno partecipato alla carovana. Alcune migliaia, comunque tantissime, le basi d'appoggio accorse all'evento. Contemporaneamente, negli altri quattro Caracol del territorio zapatista si stavano svolgendo delle cerimonie per ricordare Galeano, così come si svolgevano iniziative in varie città del Messico e del mondo.


Insurgentes, cioè soldati dell'EZLN sono ora nel Caracol de La Realidad. Dal 2003 la struttura militare dell'organizzazione zapatista si è ritirata dalle comunità, che sono gestite dalle Giunte del Buongoverno e dalle Autoritàdei Municipi Autonomi, cioè dalle basi d'appoggio. Dopo l'aggressione che ha portato all'assassinio di Galeano, e dopo le minacce dei paramilitari di voler attaccare direttamente il Caracol, la Giunta del Buon Governo de La Realidad ha chiesto l'intervento del Comando Generale dell'EZLN per fare giustizia. Più di un centinaio di insurgentes hanno vigilato la realizzazione dell'evento.

Le indagini dell'EZLN hanno portato al riconoscimento degli assassini di Galeano. Quello che gli zapatisti vogliono non è vendetta ma giustizia. “Non ci vendichiamo. Ci vendicheremo, ma contro il capitalismo”. Quello che cerca il governo con le aggressioni dei paramilitari non è solo intimidire le basi d'appoggio, ma continuare le provocazioni. Questo lo hanno ben chiaro gli zapatisti, che hanno ribadito più volte che i loro sforzi sono per la pace e che non cadranno nelle provocazioni. La vendetta, ha detto Moises, va pensata contro lo stato ed il sistema capitalista, nei termini di un cambiamento sociale radicale.

I paramilitari della CIOAC-H sono indigeni delle comunità comprati e manipolati dai vari esponenti di governo; questi ultimi sono i veri responsabili. Nell'intervento di Moises si ricostruisce la situazione di violenza paramilitare creata da esponenti governativi, dal livello municipale a quello statale, insieme a dirigenti di organizzazioni sociali che stanno a questi sporchi giochi come ad esempio la CIOAC-H. Attraverso soldi e progetti assistenziali, ma anche attraverso minacce, costringono persone nelle comunità rurali povere a svolgere il ruolo di criminali con l'unico scopo di ostacolare in qualsiasi maniera lo sviluppo dell'autonomia zapatista. Nel caso della zona Selva Fronteriza, l'attacco a La Realidad non è l'unico registrato nelle ultime settimane. Gli zapatisti sono consapevoli che queste aggressioni paramilitari continueranno.

Il personaggio di Marcos fu creato ed ora i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggiamo”. Nell'intervento di Marcos, per annunciare la sua scomparsa, si è ricordato come la sua figura di portavoce dell'EZLN inizialmente era stata decisa dall'organizzazione per relazionarsi con il mondo non indigeno, soprattutto per sfidare il terreno moderno della comunicazione.

Un personaggio creato per chi non capiva e non guardava a quello che realmente stava succedendo nelle montagne del Sud Est messicano.

Un personaggio per i miopi di ogni tipo.

Questo cambiamento del comando avviene logicamente come conseguenza dei cambiamenti che si sono dati e che si danno nell'EZLN”. La scomparsa della figura di Marcos serve a formalizzare i cambiamenti, gli importanti progressi, l'evoluzione che si sono dati nell'organizzazione e nelle comunità. Come afferma Marcos, i cambiamenti sono a livello generazionale, con coloro che erano bambini o non erano ancora nati nel '94 che adesso ricoprono ruoli di responsabilità nella lotta e nelle strutture del governo autonomo; a livello di etnia e di classe con il totale protagonismo attuale degli indigeni delle comunità; ma soprattutto i cambiamenti si sono dati a livello del pensiero che muove la lotta, rappresentato dalla pratica quotidiana di chi si mette in gioco in prima persona, che svolge attività di governo e d'organizzazione collettiva in una forma ben diversa dai "professionisti della politica" di ogni tipo.

Chi negli ultimi anni ha visitato le comunità zapatiste ha già notato questi cambiamenti trovando come interlocutori e confrontandosi con le Giunte del Buongovern, le autorità locali, le basi d'appoggio.

Gli aderenti alla Sexta, il CNI e i mezzi di informazione indipendenti come compagni di viaggio con cui continuare la costruzione di percorsi di lotta e di relazioni comuni. Oltre a continuare a sviluppare l'autonomia nei loro territori, per migliorare le loro condizioni di vita, gli zapatisti hanno ricordato che la loro lotta è contro il sistema capitalista. Per questo continueranno a relazionarsi con tanti altri che condividono la loro proposta politica di costruire dal basso percorsi di lotta e di alternativa per distruggere il sistema delle ingiustizie. Il loro ambito di riferimento restano le organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, le comunità del Congresso Nazionale Indigeno, ambito che nell'ultimo anno ha visto una maggiore adesione di varie comunità del paese, registrata nelle assemblee regionali svoltesi negli ultimi mesi. L'altro importante compagno di viaggio sono i mezzi di informazione indipendenti, che in Messico chiamano “medios libres”, unici mezzi di informazione a cui è stato permesso l'accesso durante l'evento a La Realidad, che gli zapatisti riconoscono come dei soggetti fondamentali per la attività che svolgono di mettere in comunicazione tra loro e tenere aggiornate le varie esperienze di lotta dal basso.




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domenica 25 maggio 2014

IL SUBCOMANDANTE MARCOS ANNUNCIA LA SUA SCOMPARSA

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Alle 2:08 dell'alba di oggi, il Subcomandante Marcos ha annunciato che a partire da quel momento smetterà di esistere. In una conferenza stampa con i media liberi che partecipavano all'omaggio a Galeano, lo zapatista assassinato nella comunità zapatista di La Realidad, il capo militare dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), ha detto: "se posso definire Marcos, il personaggio, vi direi senza alcun dubbio che è stata una pagliacciata".
Dopo più di 20 anni alla guida delll'organizzazione politico-militare sollevatasi in armi il primo gennaio del 1994, Marcos ha annunciato il passaggio di testimone. Ha detto che dopo i corsi della Escuelita Zapatista dell'anno scorso e dell'inizio di questo, "ci siamo resi conto che oramai c'era già una generazione che poteva guardarci, che poteva ascoltarci e parlarci senza bisogno di una guida o leadership, né pretendere sottomissione". Allora, ha detto, "Marcos, il personaggio, non era più necessario. La nuova tappa della lotta zapatista era pronta".
Nella comunità emblematica di La Realidad, la stessa in cui il 2 maggio scorso un gruppo di paramilitari della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos Histórica (CIOAC-H), ha assassinato la base di appoggio zapatista Galeano, il subcomandante Marcos è apparso di buon mattino di fronte ai rappresentanti dei media liberi accompagnato da sei comandantes e comandantas del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno e del Subcomandante Insurgente Moisés, al quale nel dicembre scorso aveva trasferito il comando.
"È nostra convinzione e la nostra pratica che per rivelarsi e lottare non sono necessari né leader né capi, né messia né salvatori; per lottare c'è bisogno solo di un po' di vergogna, una certa dignità e molta organizzazione, il resto o serve al collettivo o non serve", ha detto Marcos.
Con una benda nera col disegno di un teschio da pirata che copriva l'occhio destro, il fino ad ora portavoce zapatista ha ricordato l'alba del primo gennaio 1994, quando "un esercito di giganti, cioè, di indigeni ribelli, scese in città per scuotere il mondo. Solo qualche giorno dopo, col sangue dei nostri caduti ancora fresco per le strade, ci rendemmo conto che quelli di fuori non ci vedevano. Abituati a guardare gli indigeni dall'alto, non alzavano lo sguardo per guardarci; abituati a vederci umiliati, il loro cuore non comprendeva la nostra degna ribellione. Il loro sguardo si era fermato sull'unico meticcio che videro con un passamontagna, cioè, non vedevano. I nostri capi e cape allora dissero: ‘vedono solo la loro piccolezza, inventiamo qualcuno piccolo come loro, cosicché lo vedano e che attraverso di lui ci vedano' ".
Così è nato Marcos, frutto di "una complessa manovra di distrazione, un trucco di magia terribile e meraviglioso, un gioco malizioso del nostro cuore indigeno; la saggezza indigena sfidava la modernità in uno dei suoi bastioni: i mezzi di comunicazione".
La cronaca della conferenza, firmata dai "mezzi liberi, alternativi, autonomi o come si chiamino", diffusa su diversi portali di comunicazione alternativa come Radio Pozol, Promedios e Reporting on Resistences, riproduce un clima di applausi ed evviva all'EZLN dopo l'annuncio della Comandancia.
La figura del subcomandante Marcos ha fatto il girò del mondo fin dalle prime ore del primo gennaio 1994. L'immagine di un uomo armato con cartucciere rosse ed un R-15, con indosso una divisa color caffè e nera coperto da un chuj di lana degli Altos del Chiapas, con il volto coperto da un passamontagna che fumava la pipa, era sulle prime pagine dei giornali più importanti del pianeta. Nei giorni e settimane successive arrivavano i suoi comunicati carichi di ironia ed umorismo, provocatori ed irriverenti. Qualche foglio bianco scritto a macchina da scrivere letteralmente raffazzonati per la stampa nazionale e internazionale. Venti anni e quattro mesi dopo, Marcos annuncia la fine di questa tappa.
"Difficile credere che venti anni dopo quel ´niente per noi´ no fosse uno slogan, una frase buona per striscioni e canzoni, ma una realtà, La Realidad", ha detto Marcos. Ed ha aggiunto: "se essere coerente è un fallimento, allora l'incoerenza è la strada per il successo, per il potere. Ma noi non vogliamo prendere quella strada, non ci interessa. Su queste basi, preferiamo fallire che vincere.”
"Pensiamo", ha deto, "che è necessario che uno di noi muoia affinché Galeano Viva. Quindi abbiamo deciso che Marcos oggi deve morire".
"Alle 2:10 il Subcomandante Insurgente Marcos è sceso per sempre dal palco, si sono spente le luci ed è partita un'ondata di applausi degli e delle aderenti della Sexta, seguita da un'ondata ancora più grande di applausi delle basi di appoggio zapatiste, miliziani ed insurgentes", hanno riferito dalla Realidad.
Fedele al suo stile ironico ed ai suoi tradizionali post scritti, il personaggio di Marcos ha concluso: P.S. 1 Game Over. 2. - Scaccomatto. 3. - Touché. 4. - Così Mhhh, è questo l'inferno? 5. - Cioè, senza l maschera posso andarmene in giro nudo? 6. - Qui è buio, ho bisogno di una torcia…"
Di seguito, la lettera completa di addio del Subcomandante Insurgente Marcos.





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Dai Media liberi presenti alla Realidad

Dai Media liberi presenti alla Realidad

Questa notte, come chiusura dell'omaggio al compañero Galeano, più di tremila basi d'appoggio, miliziani ed insugentes zapatisti e circa mille adertenti alla Sexta, abbiamo ascoltato le “ultime parole pubbliche” del Subcomandante Insurgente Marcos del Ejército Zapatista de Liberación Nacional. Nel palco c'erano 6 comandanti e comandante del Comité Clandestino Revolucionario Indígena, il Subcomandante Insurgente Moisés e il Subcomandante Marcos. 

Pronomiamo alcuni frammenti delle 5 parti della carta. 

1. Una Decisione Diffícile
“Era ed è la nostra come quella di molte e molti del basso una guerra per l'umanità e contro il neoliberismo. Contro la morte pretendiamo  la vita, contro il silenzio esigiamo la parola e il rispetto, contro la dimenticanza la memoria, contro l'umiliazione e il disprezzo la dignità, contro l'oppressione la ribellione, contro la schiavitù la libertà, contro l'imposizione la democrazia, contro il crimine la giustizia”.
“La guerra che abbiamo iniziato ci ha dato il privilegio di arrivare ad orecchi e cuori attenti e generosi e a geografie vicine e lontane, mancava quel che mancava e manca quel che manca però abbiamo conseguito lo sguardo dell'altro e dell'altra, il suo ascolto e il suo cuore. Dunque ci siamo visti nella necessità di rispondere ad una domanda decisiva; Cosa segue?”
“Ammazzare o morire, come unico destino.”
“Abbiamo dovuto ricostruire il cammino della vita che è quello che avevano rotto e continuano a rompere dall'alto. Il cammino non solo dei popoli originari ma anche dei lavoratori, degli studenti, dei maestri, dei giovani, dei contadini e anche di tutte le differenze che si celebrano in alto e in basso si perseguitano e si castigano. Abbiamo dovuto inscrivere il nostro sangue nel cammino che altri dirigono verso il potere o abbiamo dovuto voltare il cuore e lo sguardo a quelli che siamo e a quelli che sono quelli che siamo, cioè, i popoli originari guardiani della terra e della memoria”
“Il nostro dilemma non era tra negoziare e combattere ma tra morire o vivere”
“Abbiamo scelto di costruire la vita, questo, nel mezzo di una guerra. Una guerra che anche se sorda non era meno letale”
“Qui siamo i morti di sempre però adesso per vivere”
Forse più di uno crede che abbiamo sbagliato a scegliere, che un esercito che non può e non deve impegnarsi in pace. Per molte ragioni certo, però la principale era ed è perchè in questa forma finiremo per sparire. Forse è vero, forse ci siamo sbagliati a coltivare la vita invece di elogiare la morte. ”
“Abbiamo scelto guardandoci e ascoltandoci, essendo il totale collettivo che siamo. Abbiamo scelto la ribellione, sarebbe a dire, la vita ”
“Sapevamo e sappiamo che ci dovrà essere la morte perche ci sia la vita. Sapevamo e sappiamo che per vivere moriamo”


2. Un fallimento?
“Difficile credere che vent'anni dopo quel ´nada para nosotros´ risulterà che non era solo uno slogan, una frase buona per cartelli e canzoni, ma una realtà, La Realidad.”
“Se essere conseguenti è un fallimento, quindi l'incoerenza è la strada per il successo, la via del potere. Però noi non vogliamo andare da quella parte, non ci interessa. Con questi parametri preferiamo fallire che trionfare

3. El Relevo
“In questi 20 anni c'è stato un avvicendamento molteplice e complesso nell'EZLN. Alcuni hanno notato solo il più evidente, quello generazionale. Ora stanno portando avanti la lotta e dirigendo la resistenza quelli che erano piccoli o ancora non erano nati all'inizio del levantamiento; però alcuni studiosi non si sono resi conto di altri avvicendamenti: di classe, da quello di classe "mediero ilustrado" a quello dell'indígeno contadino. Quello di razza dalla direzione meticcia alla direzione nettamente indigena e il più importante: l'avvicindamento di pensiero. Dall'avanguardismo rivoluzionario al comandare obbedendo. ”
“Il culto dell'individualismo si incontra con il culto dell'avanguardismo nel suo estremo più fanatico”
“Il razzismo della sinistra che si pretende rivoluzionaria. L'EZLN non è di questi, per questo non tutti possono essere zapatisti.”
“Dalla presa del potere dall'alto alla costruzione dal basso. Dalla politica professionale alla politica quotidiana. Dai leaders ai popoli. Dalla marginalizzazione di genere alla partecipazione diretta delle donne. Dal burlarsi dell'altro alla celebrazione della differenza. ”

4.-Un ologramma che cambia e a modo: quello che non sarà
“Nell'alba del primo giorno del gennnaio 1994, un esercito di giganti, cioè, di indigeni ribelli, scese nelle città, per scuotere il mondo. Appena alcuni giorni dopo con il sangue dei nostri caduti ancora fresco nelle strade, ci siamo resi conto che quelli di fuori non ci vedevano. Abituati a guardare dall'alto gli indigeni, non avevano lo sguardo per guardarci; abituati a vederci umiliati, il loro cuore non comprendeva la nostra degna ribellione. Il loro sguardo si era fermato sull'unico meticcio che videro con il passamontagna, cioè non guardarono. I nostri capi e cape dissero allora: “solo vedono il piccolo che sono, facciamo qualcuno così piccolo come loro, che a lui lo vedano e che attraverso lui ci vedano”
“Iniziò così la complessa manovra di distrazione, un trucco di magia terribile e meraviglioso, una  mossa maliziosa del cuore indigeno che siamo; la sapienza indigena sfidava la modernità in uno dei suoi bastioni: i mezzi di comunicazione. Iniziò allora la costruzione del personaggio chiamato Marcos.”
“Avevamo bisogno di tempo per essere e per incontrare chi sapesse vederci come quello che siamo. Avevamo bisogno di tempo per incontrare chi non ci vedesse non dall'alto, non dal basso, ma di fronte, che ci vedesse con uno sguardo da compagni”.
“…vi ho detto che iniziò allora la costruzione del personaggio. Se mi permettete di definire Marcos, il personaggio, allora vi direi senza titubanze, che è stato una botarga ”.
Abbiamo lanciato una e l'altra iniziativa per incontrare l'altro, l'altra, l'@ otro compañero, cercando di incontrare lo sguardo e l'ascolto di cui avevamo bisogno e ci meritavamo; abbiamo fallito una e l'altra volta. Così è stato fino alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona, la più audace e la più zapatista delle iniziative che abbiamo lanciato fino ad adesso e al fine abbiamo incontrato chi ci guarda di fronte e ci saluta e abbraccia.
“All'interno gli avanzamenti dei villaggi erano stati impressionanti, e dunque è arrivato il corso ´La libertad según las y los zapatistas´, ci siamo accorti che c'era già una generazione che poteva guardarci di fronte, che poteva ascoltarci e parlaci senza aspettare guida o leadership, né pretendere sottomissione o seguimento. Marcos il personaggio non era più necessario. La nuova tappa nella lotta zapatista era pronta”.
“E' nostra convinzione e nostra pratica che per rivelarsi e lottare non sono necessari nè leader nè caudillos, nè messia né salvatori; per lottare c'è bisogno solodi  un poco di vergogna, un tanto di dignità e molta organizzazione, il resto o serve al collettivo o non serve”.

5.- Il dolore e la rabbia. Sussurri e grida.
“Aspetta compagno non andartene, diceva il nostro silenzio”. Continuando ha enumerato una larga lista di morti, desaparecidos e prigionieri politici e sociali di Atenco, Ostula, Oaxaca, Ciudad de México, Italia, Chiapas, Grecia, Palestina, Cherán, Guerrero, Morelos, Puebla, Chihuahua, Sonora, Jalisco, Sinaloa, Migranti, Stati Uniti, Mapuches “nadie sigue tu paso, nadie levanta tu vida y con la última paletada sentencia, aunque agarren y castigue a los que te mataron, siempre encontraré a otra, a otro, a otros, que de nuevo te embosquen, que repitan la danza macabra que acabó con tu vida”.
“Ha tanti nomi l'ingiustizia e sono tante le grida che provoca. E non dimenticare che mentre alcuni sussuranno altri gridano. L'ascolto deve trovare la strada che lo faccia fertile. Basta abbassare lo sguardo ed alzare il cuore. ”
“La giustizia che vogliamo noi: la persistente e testarda ricerca della verità”.
“Pensiamo che è necessario che uno di noi muoia perchè Galeano Viva. Abbiamo deciso che Marcos deve morire oggi”
“E in queste pietre che hanno lasciato nella suo tomba imparererete a Non vendersi, a Non arrendersi e zoppicare”

“Alle 2:08 dichiaro che smette di esistere il Subcomandante Insurgente Marcos, autodenominato il Subcomandante di Acciao Inossidabile”.

Per finire si sono aggiunte alcune posdatas: “P.D. 1 Game Over. 2.- Jaque Mate. 3.- Touché. 4.- Mhhh, così e l'inferno ? 5.- ¿Ossia che senza il botarga posso andare nudo? 6.- E' molto scuro qua, ho bisogno di una lucetta ...”

Alle 2:10 il Subcomandante Insurgente Marcos scende per sempre dal palco, si spengono le luci e dopo si ascolta un'onda di applausi degli aderenti alla La Sexta, seguita da un'onda più grande di appalausi delle basi d'appoggio zapatiste, miliziani e insurgentes.

Alcuni minuti dopo, si ascolta la voce in off di quello che fu il Subcomandante zapatista:

“Buone albe, compañeros, compañeros y compañeroas, io mi chiamo Galeano, Subcomandante Insurgente Galeano, mi hanno detto che quando sarei tornato a nascere lo avrei fatto in collettivo”

Dopo la lettura ha preso la parola il Subcomandante Insurgente Moisés: “Quello che vi abbiamo spiegato si vedrà nei luoghi da cui venite, ojalá che lo abbiate compreso ”. Ha concluso .

Tra poco i media liberi, alternativi, autonomi o come ci chiamiano pubblicheremo la versione completa dell'ultima carta lettera dal Subcomandante Marcos.




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Reportages Medios Libres dalla Realidad, Caracol 1. Chiapas 24 maggio 2014

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Reportages Medios Libres dalla Realidad, Caracol 1. Chiapas 24 maggio 2014

Migliaia di basi d'appoggio zapatiste, la Comandancia dell'Ezln, le delegazioni giunte dal Messico danno vita l'atto in omaggio al compagno Galeano. Articolo in aggiornamento con gli audio interventi









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mercoledì 21 maggio 2014

Teorie antizapatiste degli studiosi istituzionali da rivedere

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La Jornada – Mercoledì 21 maggio 2014
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 20 maggio. I ricercatori sociali istituzionali che hanno documentato da una prospettiva antizapatista le vicende nelle vallate tojolabal di Las Margaritas tra il 2001 e 2012, devono ora rivedere le loro interviste e ricerche sul campo confrontando i nomi dei loro informatori con i protagonisti centrali della recente violenza a La Realidad, soprattutto con quelli degli assassini dello zapatista Galeano.
Con informatori "disertori", "oppositori" o falsi seguaci dello zapatismo che in diverse pubblicazioni accademiche gli studiosi hanno celebrato, perché aiutavano a "sostenere" la loro tesi con "imparzialità ed onestà", le loro investigazioni davano per quasi morto lo zapatismo, una sorta di mito ideologico impermeabile alla verità. Oggi, crudelmente, i loro affanni di purezza sono di fronte alla cruda realtà.
La crisi delle politiche contrainsurgentes
L'aggressione contro le basi zapatiste e la giunta di buon governo che ha portato ad un omicidio premeditato e con accanimento, segna la crisi delle recenti politici contrainsurgentes rivolte alle sempre assediate comunità autonome zapatiste. All'origine solo militare (dal 1994), la lotta allo zapatismo ed alla sua influenza sociale (o "contaminazione") è evoluta fino a situazioni molto violente nelle zone chol e tzotzil, compresi massacri e sgomberi di migliaia di famiglie ribelli o simpatizzanti con uno schema paramilitare convenzionale, benché dissimulato. Gli anni peggiori vanno dal 1996 al 1998, quando lo stesso Esercito federale partecipava ad azioni letali contro gli zapatisti (almeno a San Juan de la Libertad, El Bosque), seguendo ordini diretti del presidente Ernesto Zedillo.
Dopo i cambiamenti di governo federale e statale, a partire dal 2001 fioriscono nuove forme di contrainsurgencia. Col ritiro di alcune posizioni significative nella "zona di conflitto", soprattutto quelle vicine ai caracol (allora chiamate Aguascalientes), l'Esercito ed il governo di Vicente Fox creano il miraggio mediatico del ritiro delle truppe nelle regioni indigene del Chiapas, che nei fatti non è mai avvenuto.
Senza mai menzionare l'occupazione militare massiccia nelle Gole e negli Altos (una costante non da poco nella vita comunitaria di centinaia di villaggi), a metà della decade scorsa si forma una corrente di ricerca a partire dal Colegio de México, con a capo il ricercatore Marco Estrada Saavedra, e da alcuni circoli accademici di San Cristóbal de Las Casas. Strettamente legata all'allora delegato federale per il Chiapas, Luis H. Álvarez, questa corrente "entra" nelle "zone zapatiste" da canali ufficiali. Il suo primo prodotto è il voluminoso libro "La comunità armata e l'EZLN" (El Colegio de México, 2006), dello stesso Estrada Saavedra, dedicato esclusivamente alle valli tojolabal della selva Lacandona, il cui epicentro ribelle è a La Realidad.
L'autore sviluppa il concetto di "comunità armata" per opporre agli zapatisti gli altri gruppi politici della regione, in maggioranza ascritti al governo (compresi gli "indipendenti") e bersaglio continuo della contrainsurgencia educativa, economica e propagandistica. È con questi ultimi che si relazionano Estrada Saavedra ed i suoi aiutanti per il lavoro sul campo.
In un saggio recente, il sociologo e filosofo elabora il dilemma "Impegno o conoscenza?", e giustifica il suo lavoro - che suppone imparziale, obiettivo e scientifico - nelle vallate tojolabal, squalificando "l'impegno" perché ideologico e parziale, se non fantasioso. E scrive:
“Non meritano gli altri - cioè, quelli con i quali non si è politicamente d'accordo - di essere trattati con imparzialità ed onestà? Ovviamente che lo meritano. Anche questa affermazione risulta politicamente conveniente e più che necessaria per appoggiare le lotte popolari. Occuparsi solo degli attori subordinati facendo storia, antropologia o sociologia 'dal e con quelli del basso', risulta unilaterale ed insufficiente tanto quanto dedicare l'attenzione esclusivamente ai gruppi dominanti. Sono le relazioni di entrambi, e non solo le loro posizioni, che spiegano la dominazione e la subordinazione. La pratica reale dei 'ricercatori impegnati' si ammanta di mera arroganza populista da logocentrici (sic)". Relazione 137, El Colegio de Michoacán, inverno 2014).
È stato lungo e sinuoso il cammino del ricercatore e dei suoi colleghi per giungere a queste conclusioni, smascherate ora dagli avvenimenti in quella regione. http://www.jornada.unam.mx/2014/05/21/politica/019n1pol






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martedì 20 maggio 2014

] Subcomandante Marcos: Frammenti Della Realidad I. (2/2)

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Compagna S: Ha detto solo:

– Noi li uccideremo e la faremo finita. Voi siete Giunta di Buon Governo, siete buoni governi, anche se vi facciamo quello che facciamo, voi non ci fate niente. Perché? Perché siete buoni governi.

Io gli ho detto:

– Certo che siamo buoni governi, ma non per molto ancora – io gli ho detto.

– E che cosa mi farete? Anche se scoprirete il vero assassino, non ci farete niente, perché voi siete la Giunta di Buon Governo che protegge tutti. Io non ho paura - dice -. Non temo niente, per questo ti dico che l'ho ammazzato.

Io gli ho risposto:

– Spera che sia così. Perché il giorno che ti toccherà spero tu faccia lo spaccone come fai con me adesso.

– Certo che lo farò. Ma quando? Quel giorno non arriverà - dice -, perché voi siete la Giunta di Buon Governo, siete buoni governi e non ci farete niente.

SCIM: Ti ricordi qualcosa d'altro di quello che ti ha detto? Qualcosa di cui rideva e si burlava.

Compagna S: Sì, rideva e quello che era con lui rideva, ma non parlava.

SCIM: M non ha parlato, rideva soltanto?

Compagna S: Non ha parlato, rideva soltanto. M l'ha toccato per fargli capire di non dire più niente.

SCIM: Ah. Gli ha fatto un gesto?

Compagna S: Sì, l'ha toccato ed hanno cominciato a gridare e mi ha detto:

– Ma vai al diavolo – mi ha detto. Non gli ho risposto.

SCIM: Bene, se ti viene in mente qualcosa d'altro riprenderemo il lavoro per raccogliere tutte le informazioni, perché sono cose che ha detto lui stesso.

Compagna S: Sì.

SCIM: Lui stesso è uscito a dirlo. E tu dici che comunque ti ha chiesto se sapevi chi aveva ucciso il compagno Galeano. E dove era, no?

Compagna S: Sì.

SCIM: Ed ha detto che gli ha sparato in testa.

Compagna S: Il colpo in testa poi è andato a farsi fottere.

SCIM: Bene compagna. Qual'è il tuo nome di battaglia?

Compagna S: Mi chiamo S.

SCIM: S?

Compagna S: Sì.

SCIM: Sta bene, compagna. Quello che vogliamo è che si veda che è una testimonianza diretta, perché tu sei di qui, della Realidad. Quale era l’incarico per cui ti eri preparata per la condivisione ad Oventik?

Compagna S: Escucha.

(Nota: “escucha” [ascolto – n.d.t.] è un incarico o lavoro o compito assegnato ad alcuni compagni e compagne che consiste nell’"ascoltare" quello che si dice in una condivisione per poi raccontarlo al loro villaggio, regione e zona, così che la "condivisione" non sia solo per chi era presente, ma arrivi a tutt@ le/gli zapatisti. È l'equivalente del "relatore" o "relatrice". I compagni scelgono come "escucha" dei giovani che abbiano buona memoria, che capiscano bene lo spagnolo e si sappiano esprimere nella propria lingua. Per la condivisione col Congresso Nazionale Indigeno (CNI) erano stati mandati come "escuchas" decine di ragazze e ragazzi delle diverse zone, perché era importante che quello che dicevano i nostri compas dei popoli originari del CNI fosse messo a conoscenza di tutte le basi di appoggio zapatiste).

SCIM: Ah, sì, sì, sì. Quello che si sarebbe fatto poi col Congresso Nazionale Indigeno. Bene, compagna S. Grazie.

(non udibile)

 

SCIM: Bene. Quando hai parlato con questo R., era brillo o sobrio?

Compañera S: No. Gli ero vicina e non ho sentito l’odore dell’alcol. E quando sono arrivata a casa di L, lui si è diretto verso casa sua. Si voltava a guardarmi e rideva, ed io lo guardavo arrabbiata.

SCIM: Quindi possiamo dire che ha detto quello che ha detto da sobrio, che non era ubriaco.

Compañera S: No, non era ubriaco.

SCIM: Bene. È tutto, compagna. Grazie.

-*-

Un’altra alba. Arriva il Subcomandante Insurgente Moisés che mi dice:

- Ci siamo. La decisione è che il giorno d'arrivo è venerdì 23 maggio, l'omaggio al compa Galeano il sabato 24 maggio, e domenica 25 maggio tutti se ne tornano a casa. Per le basi di appoggio.

- Anche per quelli che vengono da fuori? – domando.

- Sì, ma per quelli da fuori vale quanto deciso per le basi di appoggio, cioè, si devono portare il proprio cibo e dove dormire.

- Lo dico con un comunicato, una lettera o che altro?

- Vedi tu, ma che sia chiaro, di modo che non siano un peso per questi compas. Vengano dunque a dare sostegno, a portare affetto alla famiglia del defunto e ai compas di qui, ma non a farsi servire. Non è una festa.

Ah, avvertili anche che il giorno 24 maggio, in tutti i caracol le basi di appoggio renderanno omaggio al compa Galeano. E che sarebbe bello se quel giorno anche loro facessero qualcosa nei loro posti, ognuno con i propri modi e tempi.

E un'altra cosa. Se metti l'interrogatorio della compagna, non scrivere il nome di quegli stronzi, ma, solo le iniziali. Perché non sappiamo se sono colpevoli di omicidio o solo di fare i machi e gli sbruffoni per far paura ad una ragazzina.

E metti anche che invitiamo in particolare le compagne ed i compagni dei media liberi o alternativi o autonomi o come si chiamino, cioè quelli che non prezzolati, che sono della Sexta, cioè che sono nostri compagni e compagne e che hanno la loro commissione di "escucha" nelle loro terre. E che forse… sì metti che "forse" la Comandancia Generale dell'EZLN farà una conferenza stampa con i media liberi o come si chiamino, che sono della Sexta. Dico "forse" perché c'è molto da fare in poco tempo e non bisogna fare brutta figura. E che i media prezzolati non sono invitati, né saranno ricevuti.

- Mando la foto del defunto?

- Sì, ma di quando era vivo, non quella del cadavere. Perché noi ricordiamo i nostri compagni per la loro lotta fatta in vita.

- Bene. C’è altro?

Solo che siamo qui, ma credo già lo sappiano che siamo nella realidad.

-*-

Vale. Salute e ascolta.

Dalle montagne del Sudest Messicano

Subcomandante Insurgente Marcos

Messico, maggio 2014. Nell’anno venti dell’inizio della guerra contro l’oblio.

 

Testo originale

(Traduzione "Maribel" - Bergamo)






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