giovedì 31 ottobre 2013

Violento sgombero a Santa Cruz Huatulco

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> Violento sgombero a Santa Cruz Huatulco:
> http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2252
>
>
> AL POPOLO MESSICANO
> AI POPOLI DEL MONDO
> A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI SOCIALI
> ALLE PERSONE DI BUON CUORE
>
> D E N U N C I A M O :
>
> Il giorno 24 ottobre circa un migliaio di abitanti della zona di Santa
> Cruz Huatulco (membri del "Comitato per la Difesa dei Diritti dell'Agenzia
> Comunale Santa Cruz Huatulco" e il "Comitato per la Difesa dei Diritti
> Indigeni - CODEDI") vittime di una frode da piu' di 16 milioni di pesos da
> parte della societa' di Alfonso Mireles e del presidente comunale José
> Humberto Cruz Ramos, hanno deciso di occupare una terreno di 11 ettari per
> esigere una soluzione immediata della loro questione attraverso
> l'assegnazione di lotti di terreno alle famiglie che erano state truffate
> dagli impresari del turismo e dalle autorita' municipali.
>
> Il 25 ottobre dalle 3 del pomeriggio truppe della marina, polizia
> antisommossa e ministeriale hanno assediato e fronteggiato i manifestanti
> e coloro che erano in solidarieta' intorno alla proprieta' occupata. Hanno
> poi picchiato e arrestato 6 delle persone che erano li' per manifestare la
> propria solidarieta' agli occupanti della terreno in questione. Fino a
> quel momento i manifestanti non avevano smesso di chiedere un dialogo per
> una soluzione negoziata e pacifica del conflitto, che ebbe inizio nel 2010
> per la negligenza e incompetenza dei governi statali e municipali di quel
> tempo. Il 26 ottobre alle 6 di mattina gruppi antisommossa della polizia
> municipale e ministeriale hanno sgomberato violentemente gli occupanti. A
> quelli che sono stati presi sul posto proprieta' sono state legate le mani
> e i piedi, per poi essere stati lasciati ore nel fango a faccia in giù. Ne
> e' conseguita la detenzione di 16 persone (liberate successivamente per la
> pressione delle organizzazioni e degli abitanti della zona) e il ferimento
> di 60 manifestanti.
>
> Gli abitanti del Setore H non solo vengono truffati, ma vengono cosi'
> anche repressi per organizzare una protesta e per chiedere il rispetto dei
> loro diritti basilari, come il diritto a un abitazione dignitosa,
> riconosciuto nell'articolo 4 della Costituzione.
>
> Non possiamo assimilare, accettare e non siamo d'accordo con la
> perseverazione della politica del piu' forte, politica repressiva che
> caratterizo' il governo del tiranno Ulises Ruiz Ortiz, noto per soffocare
> attraverso l'omicidio politico e il carcere coloro che andavano contro il
> governo o esigevano il rispetto dei propri diritti.
>
> Per questo:
>
> ESIGIAMO la fine della repressione contro il "Comitato per la Difesa dei
> Diritti dell'Agenzia Comunale Santa Cruz Huatulco" e contro il "Comitato
> per la Difesa dei Diritti Indigeni - CODEDI"
>
> ESIGIAMO che vengano rilasciati senza accuse penali le 16 persone
> arrestate che stavano solo manifestando ed esigendo giustizia e il diritto
> a una casa dignitosa.
>
> ESIGIAMO che vengano risolte le questione sollevate dagli abitanti del
> Settore H, truffati dalle imprese e dalle istituzioni.
>
> Firmato:
> Resistencias Enlazando Dignidad-Movimiento y Corazón Zapatista
> Mujeres y la Sexta
> La Sexta en Surponiente-DF
> Difundir Ideas Libertarias en Ecatepec
> Grupo TV _Neza_
> Organizaciones Indias por los Derechos Humanos de Oaxaca (OIDHO)
> Colectivo Autónomo Magonista (CAMA)
> Alianza Magonista Zapatista (AMZ)
> Nudo Solidario - grupo México
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> (Tradotto da Nodo Solidale)
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mercoledì 30 ottobre 2013

Aggressioni contro basi zapatiste nel villaggio CheGuevara

 
 

La Jornada – Mercoledì 30 ottobre 2013
Hermann Bellinghausen 
La giunta di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, dal caracol zapatista di La Realidad, zona selva di frontiera del Chiapas, denuncia aggressioni e minacce contro le basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nel villaggio autonomo Che Guevara. La JBG accusa i gruppi filogovernativi di Motozintla, appoggiati da funzionari statali e municipali, e segnala: 
"Diciamo chiaramente che difenderemo questo terreno recuperato dall'EZLN costi quel che costi, perché è nostro diritto e nostra ragione, perché difendiamo solo ciò che è nostro e non stiamo fregando nessuno, come invece stanno facendo loro con i nostri compagni."
Questi "atti di ingiustizia, provocazioni e furti che nuovamente stanno subendo i nostri compagni e compagne basi di appoggio sul terreno recuperato Che Guevara" stanno accadendo nel municipio autonomo Tierra y Libertad, nella comunità Belisario Domínguez del municipio ufficiale di Motozintla, vicino alla frontiera con il Guatemala.
La JBG riferisce che mesi fa, le famiglie zapatiste erano state minacciate di sgombero "dallo stesso gruppo di persone, manipolate da Guillermo Pompilio Gálvez Pinto, Carmela Oseguera Ramos e Silvano Bartolomé Pérez", che un anno fa, il 17 ottobre 2012, "aggredirono gravemente con arma da fuoco uno dei nostri compagni."
Ora, "queste stesse persone ed i loro capi" sono accompagnati nelle aggressioni e tentativi di sgombero "da persone dei malgoverni precisamente un consigliere comunale, un sindaco, cinque poliziotti, due agenti della stradale ed agenti rurali, che rispondono agli ordini del loro padrone, il presidente municipale di Motozintla de Mendoza, Oscar René González Galindo, che a sua volta riceve ordini dal cosiddetto governatore del Chiapas, Manuel Velasco Coello, che a sua volta risponde al latrato del suo padrone più in alto Enrique Peña Nieto, Presidente della Repubblica."
Il 6 ottobre scorso, i funzionari e gli agenti "sono venuti qui per riconoscere ufficialmente la località 'Ranchería 8 de Julio', che è il nome che hanno dato alla parte di loro competenza", ma hanno incluso il terreno recuperato del villaggio Che Guevara.
Il giorno 23, questo stesso gruppo "ha mandato un documento ad un nostro compagno per intimargli di rimuovere la conduttura" che gli fornisce l'acqua, sostenendo "che passa sul bordo del terreno di loro proprietà", e gli davano un termine di cinque giorni. 
"Bisogna segnalare che la conduttura che fornisce l'acqua" a Silvano Bartolomé Pérez "attraversa la parte di terreno che appartiene ai nostri compagni", oltre ad una presa d'acqua "che hanno venduto". La JBG precisa: "Non gli diciamo che tolgano la loro conduttura, perché non vogliamo provocarli, ma neanche vogliamo che ci provochino." 
Sabato 26, "queste persone hanno dato continuità all'invasione" costruendo un'abitazione nella parte in possesso delle basi zapatiste; ciò, ben sapendo che "quelle terre non gli appartengono e sono abitate dai nostri compagni." 
La JBG denuncia che queste "azioni di invasione e provocazione", sono organizzate, manipolate e sostenute dai tre livelli dei malgoverni; noi zapatisti sappiamo capire e rispettare, a patto che ci rispettino; di fronte a questi fatti, esigiamo che i tre livelli di malgoverno controllino la propria gente affinché non peggiorino le cose e ci costringano a a prendere altri provvedimenti". 
Se i "malgoverni non prenderanno una posizione al riguardo e non controlleranno la loro gente", saranno loro "i diretti responsabili di quello che potrà accadere". 

martedì 29 ottobre 2013

PRIMA SAGRA DEL PEPERONCINO REBELDE

"La calavera valiente Hoy acaba de llegar; Todos quìtense el sombrero que asì la deben mirar*." Da Roma a Lugano, Venerdì 1 novembre - festa dei morti / dìa de los muertos - LaPirata (Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l'Autogestione Tessendo Autonomie) presenta: PRIMA SAGRA DEL PEPERONCINO REBELDE In Messico il giorno dei morti è un giorno di Festa. Una giornata colorata di ballo, di musica, di scambi, di visite, di condivisione. Un giorno per non dimenticare. Per ricordare i "nostri" morti". Quelli che hanno difeso i territori contro le devastazioni e le imposizioni, quelli che hanno costruito ribellioni e lotte sociali. Quelli che si sono sollevati contro il sistema e che sul sentiero di guerra hanno lasciato la propria vita. "Calaveras valientes" che l'immaginario culturale messicano riproduce in disegni, illustrazioni, murales, sculture. Un festa per la vita contro la distruzione e la morte del Sistema. Con il desiderio di portare semi di Messico degno e ribelle in questo Ticino pauroso e disattento a qualsiasi diversità, per contaminare con altri odori, sapori, rumori; LaPirata organizza - presso il CSOA il Molino di Lugano uno dei pochi spazi ancora resistenti al repressivo imbarbarimento cultural-omogeneo e alla devastatrice idiozia nazional-razzista-leghista - "La prima sagra del peperoncino ribelle". Una giornata piccante e sabrosa, fieramente bastarda e meticcia, di degustazioni, di scambi, di balli, di visioni. Di rispetto e solidarietà. Che comincerà presto nel pomeriggio con il mercato e le sfide a base di peperoncino e che terminerà tardi la notte coi suoni di musiche da ballare tutti assieme! Il ricavato della giornata andrà a sostenere i progetti PIRATA (Piattaforma Internazionalista per la Resistenza e l'Autogestione Tessendo Autonomie) in Messico. La piattaforma, composta da tre collettivi di solidarietà - tra i quali il collettivo Zapatista di Lugano - promuove ponti di ribellione e progetti di solidarietà internazionale, dal basso, a sinistra, autogestiti e non sovvenzionati da istituzioni governative o di partito. Questo il programma della giornata: > Dalle ore 14:00 Mercato popolare piccante e nel pomeriggio: - Banchetto di degustazione libera con peperoncini di ogni sorta - Mostra di illustrazioni "NUESTRXS MUERTXS" del Collettivo Mujeres Grabando Resistencia di Città del Messico - Spettacolo di danza aerea - Video sulle lotte in Messico - Riffa solidale con premi - Musica Ranchera, Cumbia, Cantinera y mas durante la giornata! Dalle 18:00 - Competizioni a base di peperoncino ovvero Chi R-esiste di più? - Aperitivo "LA PEPI VA AL MERCATO" - 19:30 - Cena popolare: Contaminazioni culinarie piccanti - 21:00 - Proiezione del video "SOMOS VIENTO", 35min, sulla lotta popolare contro la costruzione di un parco eolico nell'Istmo di Tehuantepec (Messico) - 24:00 Concerto live Latinpachanga Beat con COMBINATION (ex-La Combi), a seguire per tutta la notte DJ SET METICCIO CON MAO E XOCHITL Porta anche tu qualcosa di piccantoso da condividere!!!!!! Info: http://www.inventati.org/molino/?p=4203 - http://czl.noblogs.org/ molino@inventati.org - marisolzlc@glei.ch *Lo scheletrino coraggioso Quest'oggi é arrivato; Toglietevi tutti il cappello Che è così che lo dovete vedere.

lunedì 7 ottobre 2013

Violenta repressione a Città del Messico.


 
IN ITALIANO:
Clicca qui per vedere la galleria fotografica della manifestazione del 2 ottobre a Città del Messico.
 
A quasi due mesi dall'inizio della protesta degli insegnanti e dell'allestimento della loro tendopoli permanente nel centro della capitale messicana, le differenti lotte sociali contro le riforme strutturali del presidente Peña Nieto (riforma educativa, fiscale, energetica in particolare) si stanno sovrapponendo e, in alcuni casi, stanno convergendo. L'occasione del 2 ottobre e della tradizionale manifestazione contro l'autoritarismo e per la memoria delle vittime delle stragi di stato era importante anche in questo senso. L'enorme corteo del 2 ottobre ha espresso la totale solidarietà alla lotta dei professori messicani contro la riforma educativa (vedi storia del movimento link) e questi hanno partecipato alla marcia. La manifestazione è stata pacifica e colorata, una lunga sfilata di organizzazioni e studenti di università pubbliche e private, gruppi di indigeni e sindacati, movimenti e cittadini. Ma in alcuni momenti è stata anche un'altra giornata campale, un pomeriggio di scontri tra polizia federale e locale, da una parte, e manifestanti dall'altra.
La galleria fotografica a questo link racconta in breve i diversi momenti di questo pomeriggio in marcia, tra cortei e camminate nel centro di Città del Messico per commemorare le oltre 300 vittime della mattanza governativa del 2 ottobre 1968 in cui l'esercito sparò sulla folla di studenti e lavoratori riuniti nella Plaza de las Tres Culturas o Tlatelolco. Proprio da qui, ogni anno, parte una mega-manifestazione organizzata dal Comitato 68 che vede sempre la partecipazione di organizzazioni sociali, studenti, sindacati e cittadini. 45 anni dopo la strage, la repressione resta e così anche il partito di governo, il PRI (Partido Revolucionario Institucional), che giusto l'anno scorso è tornato al potere dopo 12 anni di digiuno.
Nel novecento il PRI ha governato per 71 anni senza interruzioni diventando la forza egemonica e autoritaria che ha diretto il destino del paese. In genere la manifestazione del 2 ottobre si svolge pacificamente, senza eccessi di presenza delle autorità che si limitano a operazioni di controllo dalla distanza e di chiusura di alcuni punti chiave. Invece quest'anno, come conseguenza della strategia di accerchiamento e blindaggio adottata dal nuovo governo a partire dalle proteste del primo dicembre 2012, la tensione era più alta, il centro storico era occupato militarmente (oltre 5000 poliziotti) e non c'erano praticamente vie d'uscita dal corteo per i manifestanti. La marcia è cominciata alle tre e mezza da Tlatelolco, nel centro nord della città, e verso le 4 e 30 è arrivata al cuore della capitale, presso il palazzo di Bellas Artes. Già da lì il gas dei lacrimogeni, lanciati a poche centinaia di metri di distanza contro i manifestanti, s'addensava e provocava i suoi effetti.
Per i camminanti era impossibile proseguire, ma anche uscire dal corteo. Unica alternativa era l'attesa in mezzo a cordoni di poliziotti in tenuta antisommossa e barriere metalliche enormi, sotto il sale, invasi dai gas e dai rumori dei petardi. Infatti, all'incrocio tra Avenida Hidalgo e Reforma, all'inizio dell'ultima parte di strada per arrivare all'Angel de la Independencia, dove si sarebbe conclusa la giornata con un comizio, le scaramucce tra manifestanti e polizia s'erano fatte pesanti, centinaia digranaderos erano accorsi per il primo grosso scontro tra quelli che i media hanno descritto come "anarchici" o "incappucciati" e i poliziotti.
In realtà gli anarchici, vestiti di nero e riconoscibilissimi, si trovavano in fondo al corteo, ben più indietro. O ce n'erano altri, o si trattava di gruppi differenti non definiti ideologicamente. I media messicani stanno utilizzando il termine "anarquista" secondo un canovaccio che già conosciamo in Europa col tormentone Black Bloc o semplicemente come sinonimo di terrorista, indipendentemente da verifiche serie sull'appartenenza delle persone coinvolte in scontri con la polizia. La realtà è ancora difficile da capire e i giornalisti più acuti si chiedono come mai questi gruppi siano comparsi proprio dopo il primo dicembre 2012 ed operino secondo le modalità tipiche degli infiltrati, i cosiddetti "halcones" che lo stesso PRI "inventò" nel 1971, con le stragi dell'11 giugno. Nessuno ha un'ipotesi convincente al 100%, anche perché probabilmente la spiegazione delle violenze si ritrova in molti fattori diversi, non ultimo quello della strategia repressiva adottata dal governo che decide di bloccare e asfissiare, anziché accompagnare o semplicemente permettere la libera circolazione e garantire il diritto a manifestare.
A poche centinaia di metri del primo scontro, verso le 18, una seconda battaglia s'è svolta nei pressi del Monumento a la Revolucion e del Monumento Caballito. Centinaia di granaderos e poliziotti federali, chiusi in una testuggine e protetti da caschi e scudi, hanno Alla fine della giornata gli arresti sono stati oltre un centinaio e i feriti più di 50 tra manifestanti e poliziotti (link).
Molti giornalisti (oltre venti) e difensori dei diritti umani sono stati fermati e malmenati secondo l'organizzazione per la difesa della libertà di stampa Articolo 19. In quel momento il grosso della CNTE (Coordinadora Nacional Trabajadores de la Educación, cioè l'organizzazione dei docenti dissidenti che da quasi due mesi protestano a Città del Messico contro la riforma educativa) si stava unendo alla marcia per arrivare alla zona dei comizi. Un numero indefinito di persone, incappucciati e altri gruppi, stimati in circa 300 unità (ma anche qui le stime sono difficili e mi baso sui media locali e sulla testimonianza diretta), hanno cominciato a lanciare bottiglie e petardi in direzione del blocco dei granaderos che per 10 minuti hanno resistito e si sono protetti con gli scudi, ma poi hanno lanciato un'offensiva che s'è conclusa con una buona dose di arresti arbitrari, con l'uso di manganelli e armi improprie come estintori e pallottole di gomma. Alcuni arresti sono stati realizzati praticamente a casaccio o contro persone che filmavano gli eventi da poliziotti in borghese. "Il 2 ottobre del 68 non è poi così lontano", hanno ribadito i membri del Comitato 68 che, in quell'epoca, sono stati prigionieri politici e vittime innocenti della repressione.
Fabrizio Lorusso @FabrizioLorusso


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