martedì 29 gennaio 2013

Rosa Lopez: la parola di una donna prigioniera

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> Rosa Lopez: la parola di una donna prigioniera
> http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=it&id=2224
>
> Todos los discursos del aniversario, en castellano:
> http://www.autistici.org/nodosolidale/news_det.php?l=es&id=2224
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> Discorso di Rosa Lopez Diaz, durante la celebrazione in carcere del
> settimo anniversario de "La Voz del Amate".
>
> LA PAROLA DI UNA DONNA PRIGIONIERA
>
> La mia parola sarà breve, oggi non ho molto da raccontare. Rimane solo
> tanto da fare: oggi la vita mi insegna a camminare con dolore, con una
> cicatrice che ha segnato la mia vita per sempre. I giorni, i mesi e gli
> anni passano però la cicatrice rimane. Non si può dimenticare ciò che si
> ha vissuto, piuttosto si deve imparare a convivere con il passato.
>
> Per questo oggi cammino con il dolore di stare in carcere ingiustamente.
>
> Cammino con il dolore di aver subito tortura fisica e psicologica quando
> mi arrestò arbitrariamente la polizia.
>
> Cammino con il dolore di aver perso mio figlio Natanael, cammino con il
> dolore di non poter convivere con mio figlio Leonardo, cammino con il
> dolore di non poter stare al suo fianco, cammino con il dolore di non
> poter giocare, correre con lui come tutti gli altri bambini fanno con i
> loro genitori.
>
> Cammino con il dolore di essere povera, perché tutto è corruzione, cammino
> con tutto questo dolore e con molti altri.
>
> Alzo lo sguardo al cielo e sospiro, le mie lacrime cadono sulle guancie e
> chiedo a Dio tutta la forza e la resistenza per continuare a camminare
> verso la verità e la giustizia.
>
> Tutto questo dolore che carico è, in fondo, il mio vigore ed energia che
> mi stimola a seguire lottando incessantemente, come danno l'esempio i
> nostri compagni del EZLN. Per questo oggi sono molto grata a Dio per la
> vita che mi dà quotidianamente, perché giorno dopo giorno imparo che cosa
> è la lotta e la resistenza e così ho la certezza e la speranza che molto
> presto otterrò la mia libertà.
>
> Per ultimo vi auguro che questo anno 2013 sia di benedizione e successo
> per tutti e tutte noi che camminiamo in basso e a sinistra.
>
> Che Dio vi benedica. Questa è la voce di una donna prigioniera in lotta e
> in resistenza.
>
> FRATERNAMENTE
> Prigioniera politica
> ROSA LOPEZ DIAZ
>
> Solidaria de la voz del amate
> Aderente all'Altra Campagna dell'E.Z.L.N.
> Carcere nr.5 di San Cristobal de Las Casas Chiapas
>
> 6 Gennaio 2013
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lunedì 28 gennaio 2013

Desinformemonos - Lunedì 28 gennaio 2013



  
Reportage
DESINFORMÉMONOS
 
DESINFORMÉMONOS
TRADUCCIÓN: ARTHUR LOROT
SURVIE
TRADUCCIÓN: ANÓNIMA SOLIDARIA
 
GÉRARD MOREAU, JULIETTE POIRSON
TRADUCCIÓN: L. M.
 
GLOBAL INFORMATION NETWORK
 
MARÍA LANDI
 
AMARANTA CORNEJO HERNÁNDEZ Y GLORIA MUÑOZ RAMÍREZ
 
DAVID BARRIOS
 
LUZ ESTRELLO Y MINA LORENA NAVARRO
IRACEMA GAVILÁN
 
VLADIMIR CHORNY
 
VERÓNICA VILLA/ RED EN DEFENSA DEL MAÍZ-GRUPO ETC
 
RICARDO BOTTAZZO
TRADUCCIÓN: FABRIZIO LORUSSO
 
NATALIA VIANA/AGENCIA PÚBLICA
TRADUCCIÓN: PERIÓDICO EL PUERCO ESPIN
 
TEXTO: INÁCIO DIAS DE ANDRADE
TESTIMONIO RECOGIDO POR JOANA MONCAU
FOTOS: INÁCIO DIAS DE ANDRADE
 
 
Imagina en Resistencia
 
ADAZAHIRA CHÁVEZ Y GLORIA MUÑOZ
 
CARTA PÚBLICA
 
 
Fotoreportage
 
FOTOGRAFÍAS: DESINFORMÉMONOS Y TRIBU YAQUI
MÚSICA: SON DE PASCOLA YAQUI
TEXTO Y PRODUCCIÓN: DESINFORMÉMONOS
 
 
Audio
 

_______________________________________________________
skype: desinformemonos
________________________________________________________
"...desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos."
Mario Benedetti



--
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skype: desinformemonos
________________________________________________________
"...desinformémonos hermanos
hasta que el cuerpo aguante
y cuando ya no aguante
entonces decidámonos
carajo decidámonos
y revolucionémonos."
Mario Benedetti


domenica 27 gennaio 2013

] SupMarcos: LORO E NOI - V

 

 
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Gennaio 2013
Per: le/i compagn@ aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona in tutto il mondo.
Da: Le zapatiste, gli zapatisti del Chiapas, Messico.
Compagnes, compagno e compañeroas:
Compas della Rete contra la Repressione e per la Solidarietà:

Le donne, gli uomini, i bambini e gli anziani dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, i più piccoli tra i vostri compagni, vi mandano il loro saluto. 
Abbiamo deciso che la nostra prima parola particolarmente rivolta a@ nostr@ compagn@ della Sesta, sia resa nota in uno spazio di lotta, come lo è quello della Rete Contro la Repressione e per la Solidarietà.  Ma le parole, i sentimenti ed i pensieri che qui si scorgono hanno come destinatario anche chi non è presente.  Sono, soprattutto, per loro.
-*-
Ringraziamo per l'appoggio che avete dato per tutto questo tempo alle nostre comunità, ai nostri compagni basi di appoggio zapatiste ed ai compas aderenti detenuti in Chiapas. 
Nel nostro cuore sono custodite le vostre parole di incoraggiamento e la mano collettiva che si è stretta alla nostra. 
Siamo sicuri che uno dei punti da trattare nella vostra riunione sarà, o è già stato, quello di lanciare una grande campagna in appoggio al compa Kuy, per denunciare l'aggressione di cui è stato oggetto e chiedere giustizia per lui e per tutti quelli feriti in quell'occasione, e per chiedere la liberazione immediata di tutti gli arrestati a Città del Messico e a Guadalajara in occasione delle proteste contro l'imposizione di Enrique Peña Nieto quale titolare dell'esecutivo federale.
Non solo, ma è importante anche che quella campagna contempli di chiedere fondi per appoggiare il compa Kuy per le spese di ospedalizzazione e di riabilitazione che le zapatiste e gli zapatisti augurano avvenga presto. 
Per appoggiare questa campagna di fondi, stiamo mandando una piccola somma di denaro.  Vi chiediamo che, benché piccola, la sommiate a quella che raccoglierete per il nostro compagno di lotta.  Quando potremo raccoglierne di più, faremo arrivare il nostro contributo a chi nominerete questo compito.
-*-
(TESTO NASCOSTO.  Per leggere la lettera completa, click sul seguente link: ELLOS Y NOSOTROS. V.- LA SEXTA.)
-*-
(TESTO NASCOSTO.  Per leggere la lettera completa, click sul seguente link: ELLOS Y NOSOTROS. V.- LA SEXTA.)
-*-
La Sesta è un'iniziativa zapatista.  Convocare non è unire.  Non pretendiamo unire sotto una direzione, né zapatista né di qualunque altra filiazione.  Non vogliamo cooptare, reclutare, sostituire, dimostrare, simulare, ingannare, dirigere, subordinare, usare.  La destinazione è la stessa, ma la differenza, l'eterogeneità, l'autonomia dei modi di procedere sono la ricchezza della Sesta, sono la sua forza.  Garantiamo e garantiremo rispetto, e chiediamo e chiederemo rispetto.  Alla Sesta si aderisce senza altro requisito che il "no" che ci convoca e l'impegno di costruire i "sì" necessari.
-*-
(TESTO NASCOSTO.  Per leggere la lettera completa, click sul seguente link: ELLOS Y NOSOTROS. V.- LA SEXTA.)
Per chiudere questa missiva (che, com'è evidente, ha lo svantaggio di non essere accompagnata e completata da un video o una canzone), mandiamo il migliore dei nostri abbracci (e ne abbiamo uno solo) agli uomini, donne, bambini ed anziani, gruppi, organizzazioni, movimenti, o come ognuno voglia definirsi, che in tutto questo tempo non ci hanno allontanato dai loro cuori, hanno resistito e ci hanno appoggiato come compagne, compagni e compañeroas.
Compas: 
Siamo la Sesta.
Ci costerà caro.
Non sarà di meno il nostro dolore nell'aprirci a quelli che soffrono nel mondo. La strada sarà più tortuosa.
Combatteremo.
Resisteremo.
Lotteremo.
Forse moriremo.
Ma sempre, una, dieci, cento, mille volte vinceremo sempre.
 
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale
dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
La Sesta-EZLN
Subcomandante Insurgente Marcos
Chiapas, Messico, Pianeta Terra
Gennaio 2013

Fw: [Ezln-it] Francisco Sántiz López è libero


La Jornada – Sabato 27 gennaio 2013
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 25 gennaio. Francisco Sántiz López, base di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), è uscito questo pomeriggio dal carcere di San Cristóbal per insufficienza di prove dopo 13 mesi e mezzo di prigione. 
Padre di otto figli e nonno di 12, contadino e commerciante tzeltal che milita nelle basi zapatiste da più di 20 anni, appena uscito dal carcere ha dichiarato: Continueremo a seguire la lotta nell'EZLN, a seguire la strada, vinceremo.
La richiesta della sua liberazione aveva suscitato un movimento internazionale di solidarietà in circa 30 paesi che hanno manifestato per tutto il 2012 in piazze pubbliche e di fronte a consolati ed ambasciate del Messico nei cinque continenti. In queste mobilitazioni è stata chiesta anche la liberazione di Alberto Patishtán Gómez, aderente dell'Altra Campagna chè è in prigione dal 2000. (....)
La liberazione del civile zapatista è stata accelerata ieri quando il magistrato Leonel Jesús Hidalgo ha ordinato di risolvere in 24 ore la sua situazione giuridica, considerando che non sono state considerate tutte le prove esistenti a beneficio di Sántiz López che indicano che non partecipò agli eventi che gli sono imputati. (....)
 

venerdì 25 gennaio 2013

SupMarcos: LORO E NOI - IV (prima parte)


Gennaio 2013
Quante volte una pattuglia ci ha fermato per strada per il reato di
"avere una faccia" sospetta o una cresta e dopo un po' di botte ci hanno
derubato e poi lasciato andare?
"Repressione e Criminalizzazione", Cruz Negra Anarquista-México. Gennaio/2013
- E i giovani che ora vedono in te un eroe e l'esempio di una 
persona che è stata ingiustamente punita da un sistema repressore? -
- Eroe, no. Eroe è ognuno di quei giovani che escono ogni giorno in strada
ad organizzarsi per cambiare questa società ingiusta e questo sistema
economico, politico. E si organizzano, si difendono… Non temano, la
paura sarà dall'altra parte -
Alfonso Fernández, detenuto secondo il 14N, nello Stato Spagnolo,
intervistato da Shangay Lily, per Kaos en la Red. gennaio 2013
"È necessario un nemico per dare al popolo una speranza. (…) Ora,  
il sentimento dell'identità si fonda sull'odio verso chi non è 
uguale. Bisogna coltivare l'odio come passione civile. Il nemico è  
l'amico dei popoli. È necessario avere chi odiare per trovare giustificazione 
della propria miseria. Sempre. L'odio è la vera passione primordiale."
Umberto Eco. Il Cimitero di Praga.
 
Dove e quando comincia la violenza?
Vediamo.
Di fronte allo specchio, in qualunque calendario e in qualunque geografia… 
Immagina di essere diverso dalla gente comune. 
Immagina di essere molto altro. 
Immagina di avere un certo colore della pelle o dei capelli. 
Immagina di essere disprezzato e umiliato e perseguitato e imprigionato e ucciso
per questo motivo, per essere diverso. 
Immagina che da quando nasci, tutto il sistema ti dice e ti ripete che sei strano, anormale, malato, che devi pentirti di quello che sei e che, dopo averlo attribuito alla sfortuna e/o alla giustizia divina, devi fare tutto
quanto possibile per modificare questo "difetto di fabbrica".
 
/ Bene, vede, abbiamo proprio un prodotto che fa semplicemente
m-e-r-a-v-i-g-l-i-e per i difetti congeniti. Questo pensiero la solleva
dalla ribellione e da quel fastidioso lamentarsi sempre di tutto. Questa crema
le cambia il colore della pelle. Questa tintura per capelli le dà la tonalità di
moda. Questo corso di "come farsi gli amc@ ed essere popolare nella rete" le
fornisce quello che serve per essere una persona moderna. Questo trattamento
le restituirà la giovinezza. Questo dvd le mostrerà come comportarsi a tavola,
per strada, sul lavoro, al letto, nelle aggressioni illegali (ladri), nelle
aggressioni legali (banche, governanti, elezioni, imprese legalmente
riconosciute), nelle riunioni sociali… come? Oh, non la invitano alle
riunioni sociali?… ok, le dice anche come farsi invitare.
Infine, da qui conoscerà il segreto di come vincere nella vita.
Avrà più follower in twitter di Lady Gaga e yustin biber! Include
una maschera a sua scelta. Ne abbiamo di ogni tipo! Anche quella di CSG
ok, ok, ok, questo è stato un brutto esempio, ma ne abbiamo una per ogni necessità.
Non la guarderanno più schifati! Non le diranno più rozz@, indi@, plebeo,
negr@, región 4, zombie, filozapatista! /
 
Immagina che, nonostante tutti i tuoi sforzi e buone azioni, non riesci a nascondere il suo colore della pelle o dei capelli. 
Ora immagina che si lanca una campagna per eliminare tutt@ quelli come te. 
Non è che ci sarà un evento per dare inizio a questa campagna, o una legge che lo stabilisca, ma ti accorgi che tutto il sistema comincia a rivolgersi contro di te e contro chi è come te. Tutta la società trasformata in una macchina il cui scopo principale è annichilirti. 
Dapprima ci sono sguardi di disapprovazione, schifo, disprezzo. Seguono gli insulti, le aggressioni. Poi ci sono arresti, deportazioni, prigioni. Quindi morti qua e là, uccisioni legali e illegali. Infine, la vera campagna, la macchina in tutta la sua capacità, per far sparire te e tutt@ quell@ come te. L'identità di chi forma la società si regge sull'odio verso di te. La tua colpa? Essere diverso.
-*-
Ancora non lo vedi?
Ok, immagina dunque di essere… (coniuga al maschile, al femminile o altro, secondo il caso).
Un indigeno in un paese dominato da stranieri. Una squadra di elicotteri militari si dirige sulle tue terre. La stampa dirà che l'occupazione del parco eolico impediva la diminuzione dell'inquinamento o che la selva veniva distrutta. "Lo sgombero era necessario per ridurre il riscaldamento globale del pianeta", segretario di governo.
Un nero in una nazione dominata da bianchi. Un giudice WASP emette la sentenza. La giuria ti ha dichiarato colpevole. Tra le prove presentate dalla procura c'è un'analisi della pigmentazione della tua pelle.
Un ebreo nella Germania nazista. L'ufficiale della Gestapo ti guarda fisso. Il giorno dopo nel rapporto si dirà che la razza umana è stata depurata.
Un palestinese nella Palestina attuale. Il missile dell'esercito israeliano punta sulla scuola, l'ospedale, il quartiere, la casa. Domani i media diranno che si sono abbattuti su obiettivi militari.
Un immigrato dall'altra parte di qualsiasi frontiera. Si avvicina una pattuglia della migra. Il giorno dopo non apparirà niente nei notiziari.
Un prete, una suora, un laico che ha optato per i poveri, in mezzo all'opulenza del Vaticano. Il discorso del Cardinale si rivolge contro chi si immischia nelle cose terrene.
Un venditore ambulante in un centro commerciale esclusivo in una zona residenziale esclusiva. Il furgone della celere staziona. "Difendiamo il libero commercio", dichiarerà il delegato governativo.
Una donna sola, di giorno o di notte, su un mezzo pubblico pieno di uomini. Una piccola variazione nella percentuale di "violenza di genere". L'agente di polizia dirà: "è che sono loro a provocare." 
Un gay solo, di giorno o di notte, su un mezzo pubblico pieno di maschi. Una minima variazione nella percentuale di "violenza omofobica".
Una lavoratrice del sesso in una strada isolata… si avvicina una pattuglia. "Il governo combatte con efficienza la tratta delle bianche" dirà la stampa.
Un punk, un rasta, uno skater, un cholo, un metallaro, per strada, di notte… si avvicina un'altra pattuglia. "Vogliamo inibire le condotte asociali e il vandalismo", capo di governo. 
Un grafittaro mentre "scrive" nel World Trade Center… si avvicina un'altra pattuglia. "Faremo tutto il necessario per avere una città bella e attraente per il turismo", qualsiasi funzionario.
Un comunista in una riunione del partito fascista di destra. "Siamo contro i totalitarismi che tanto danno hanno fatto nel mondo", il presidente del partito.
Un anarchico in una riunione del partito comunista. "Siamo contro le deviazioni piccolo-borghesi che tanto danno hanno fatto alla rivoluzione mondiale", il segretario generale del partito.
Un programma del notiziario "31 minutos" nella striscia informativa della CNN. Tulio Triviño e Juan Carlos Bodoque si guardano sconcertati, non dicono niente.
.. segue


giovedì 24 gennaio 2013

Ancora detenuti gli indigeni in Chiapas


La Jornada – Giovedì 24 gennaio 2013
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de Las Casas, Chis., 23 gennaio. E' trascorso più di un anno dal nostro sciopero della fame ed ancora non c'è risposta alla richiesta del nostro rilascio, né al risarcimento per tutte le irregolarità giudiziarie contro di noi, ha dichiarato Pedro López Jiménez, a nome del gruppo di detneuti dell'Altra Campagna nel Carcere N. 5. Le autorità sanno della nostra innocenza. 
Si tratta di detenuti indigeni che scontano pene basate su montature e irregolarità nei loro processi. I più noti sono Alberto Patishtán, della Voz del Amate, e Francisco Santiz López, base di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, i cui casi sono di competenza federale e, nonostante le promesse dei governi chiapanechi, dormono indebitamente il sonno dei giusti.
Denunciando le condizioni carcerarie degli oltre 500 detenuti nel carcere degli Altos, López Jiménez, del grupo Solidarios de la Voz del Amate, sostiene che il nuovo direttore, Wenceslao Urbina Gutiérrez, "ha limitato molte cose, violando i diritti dei detenuti senza rispettare gli usi e i costumi di tutti noi che siamo in stragrande maggioranza indigeni. 
Chiediamo al governatore Manuel Velasco Coello che intervenga in questa situazione di ingiustizia", aggiunge. Da lunedì scorso impediscono ai suoi familiari di portargli cibo, come banane, pozol, tortillas. "Siamo poveri, ma le nostre famiglie ci portano cose che compensano il cibo della prigione che non è buono né sufficiente, ed ora ci proibiscono questo diritto". 
Inoltre, "le autorità del Carcere N. 5 stanno limitando le visite senza giustificazioni e in malo modo. Questa situazione colpisce la totalità della popolazione, non solo chi è organizzato", dichiara il portavoce tzotzil.
Gli altri detenuti dell'Altra Campagna sono Alfredo López Jiménez, Rosa López Díaz, Juan Collazo Jiménez, Juan López Díaz e Alejandro Díaz Santiz. Tutti hanno documentato detenzione arbitraria, tortura, negazione dell'interprete nella propria lingua, corruzione degli agenti del Pubblico Ministero, confessioni estorte e fabbricazione delle accuse. 
Intanto, Santiz López, base di appoggio zapatista, continua a restare in carcere senza motivo ed il suo caso congelato, più come ostaggio politico che imputato. Anche il professor Patishtán aspetta che la Corte Suprema di Giustizia della Nazione rispetti il suo obbligo di considerare il suo caso, un'altra collezione di irregolarità processuali che l'ha condannano a 60 anni di prigione (ne ha già scontati 12) per un crimine che non ha commesso. 
Infine, in un'altra dilazione inspiegabile, la giudice di Simojovel che deve pronunciarsi sull'invalidità delle accuse contro Rosario Díaz Méndez, membro della Voz del Amate, ha ritardato per settimane il suo intervento, non rispettando i successivi termini legali. http://www.jornada.unam.mx/2013/01/24/politica/022n1pol

SupMarcos: LOR E NOI - III (seconda e ultima parte)

 

- Il problema è che né loro né i nostri guardano la televisione, leggono i nostri giornali, non hanno twitter, né facebook, nemmeno il cellulare. Loro sanno di stare meglio ed i nostri sanno di stare peggio.
Si alza la commensale con il cartellino "sinistra moderna":
Signore, se permette. Con il nuovo programma di Solid… scusi, volevo dire con la Crociata Nazionale…
Il lacchè la interrompe spazientito:
Dai Chayo, non cominciare con i discorsi per i media. Tutti noi concordiamo che il nemico principale sono quei maledetti indios e non l'altro innominabile. Quello l'abbiamo ben infiltrato e circondato da personale del signore qui presente.
Quello con cartellino "chupa cabras" annuisce con soddisfazione e riceve grato le pacche sulle spalle dei vicini commensali.
Il lacchè continua:
Ma tu ed io, e tutti i presenti, sappiamo che la faccenda dei programmi sociali è una bugia, che non importa quanti soldi si investano, alla fine dell'imbuto non resta niente. Perché ognuno si prende la sua fetta. Dopo il signore, con tutto il rispetto, tu ne prendi una buona parte, e così tutti i presenti, poi i signori governatori, i comandi delle zone militari e navali, le legislature locali, i presidenti municipali, i commissari, i leader, gli addetti, i cassieri, alla fine, resta poco o niente.
L'uomo interviene:
- Allora bisogna fare qualcosa, altrimenti il Capo cerca altri capoccia e voi sapete bene, signore e signori, cosa significa: la disoccupazione, lo scherno, forse la prigione o l'esilio.
Il personaggio titolato "chupa-cabras" trema e fa un gesto affermativo.
Ed è urgente, perché se quegli indios zampa-storta… (la figlia del signore fa una smorfia schifata, la signora improvvisamente si sente male e diventa verde). La signora si ritira adducendo qualcosa su una gravidanza.
L'uomo prosegue:
Se quegli stronzi di indios si uniscono, ci troveremmo con grossi problemi perché…
Emm, emm, signore - interrompe il lacchè.
- Sì? -
Temo che ci sia un problema più grande, cioè, peggiore, signore.
Più grave? Peggiore? Cosa può esserci di peggio degli indios insorti?
- Beh, che si mettano d'accordo con gli/le altr@, signore -.
Gli/le Altr@? Chi sono? -
- Mm… aspetti che guardo… beh, contadini, operai, disoccupati, giovani, studenti, maestri, impiegati, donne, uomini, anziani, professionisti, gay, punk, rasta, skater, rapper, hip-hopers, rocker, metallari, autisti, coloni, ong, ambulanti, bande, razze, villani, plebei…-
- Basta!, ho capito… credo.
I lacchè si scambiano un sorrisetto complice.
Dove sono i leader che abbiamo corrotto? Dove sono quelli che abbiamo convinto che la soluzione di tutto è diventare come noi?
- Sono sempre in meno a crederci, signore. E' sempre più difficile controllare i loro uomini.
Cercate chi corrompere! Offrite soldi, viaggi, programmi televisivi, seggi, governi! Ma soprattutto soldi, tanti soldi!
- Lo stiamo facendo, signore, ma … – il lacchè tentenna.
- E? – lo pressa l'uomo.
Ne troviamo sempre di più… -
- Magnifico! Allora, c'è bisogno di altri soldi?
Signore, voglio dire che ne troviamo sempre di più che non si lasciano corrompere.
- E col terrore?
Signore, sono sempre di più a non aver paura, o se ce l'hanno, la controllano.
L'inganno?
Signore, sono sempre di più le persone che pensano con la propria testa.
Allora bisogna distruggerli tutti!
- Signore, se spariscono tutti, spariscono anche i nostri. Chi seminerà la terra, chi farà funzionare le macchine, chi lavorerà nei grandi media, chi ci servirà, chi combatterà le nostre guerre, chi ci loderà?
Allora bisogna convincerli che noi siamo necessari quanto loro.
Signore, oltre al fatto che ci sono sempre più persone che rendono contro che non siamo necessari, sembra che il Capo stia dubitando della nostra utilità, e per "nostra" mi riferisco a tutti noi.
Gli invitati al tavolo del signore si agitano nervosamente sulle sedie.
- Dunque?
Signore, mentre cerchiamo un'altra soluzione, perché quella del "Patto" non è servita a niente, e visto che bisogna evitare la vergogna di ospitarlo di nuovo in un bagno, abbiamo acquisito qualcosa di più adatto: una "stanza antipanico!"
I commensali si alzano e applaudono. Tutti si affollano intorno alla macchina. L'uomo entra e si mette ai comandi.
Il lacchè, nervoso, avverte:
Signore, faccia attenzione a non premere sul tasto "espulsione".
Questo?
Nooooooooooooooo!
Truccatori e burattinai corrono a prestare aiuto.
Il lacchè si rivolge ad uno dei cameraman che ha filmato tutto:
- Cancella questa parte… E dì al Capo che prepari un fantoccio di scorta. Questo bisogna "resettarlo" ogni volta.
I commensali si aggiustano la cravatta, la gonna, si pettinano, tossicchiano cercano di richiamare l'attenzione. I click delle telecamere e la luce dei flash oscurano tutto…
(continua…)
Da qualche luogo in qualunque mondo.
SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013
Dati ricavati dalla Relazione #69 del Servizio di Intelligenza Autonoma (SIA) su quanto sentito e visto in una riunione ultra-arci-super-iper segreta, realizzata in Messico, D.F. cortile degli Stati Uniti, latitudine 19° 24´ N, longitudine 99° 9´ W. Data: alcune ore fa. Classificazione: solo per i tuoi occhi. Raccomandazione: non rendere pubblica questa informazione perché ci sgamano. Nota: mandate altro pozol perché Elías l'ha finito al grido di "reggetevi che c'è fango!", e sta ballando ska sul motivo dei Tijuana No, "Trasgresores de la Ley", nella versione di Nana Pancha. Sì, il pezzo è forte, ma è dura entrare in slam perché Elías indossa scarponi da minatore con punta di acciaio.
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Ascolta e guarda il video che accompagna il testo: Link


SupMarcos: LORO E NOI - III (prima parte)

 

In qualche luogo del Messico…
L'uomo colpisce, furioso, il tavolo.
- Annientateli!
– Signore, con tutto il rispetto E' da più di 500 anni che ci proviamo. Gli imperi che si sono succeduti hanno tentato con tutto il potere militare dell'epoca.
– E perché sono ancora lì?
– Emm… stiamo ancora cercando di capirlo – il lacchè guarda con rimprovero il tipo in divisa militare.
Il militare si alza e, sull'attenti, tende il braccio destro, con la mano estesa, e grida con entusiasmo:
Heil…! Scusate, volevo dire, saluto, signore – Dopo aver rivolto un'occhiata minacciosa che zittisce le risatine degli altri commensali, continua:
- Il problema, signore, è che quegli eretici non ci affrontano dove siamo forti, ci girano intorno, ci attaccano nelle nostre debolezze. Se fosse una questione di piombo e fuoco, già da tempo quelle terre, con i loro boschi, acqua, minerali, persone, sarebbero state conquistate e così lei avrebbe potuto offrirle in tributo al grande Capo, signore. Quei codardi, invece di affrontarci con i loro eroici petti nudi, o con archi, frecce e lance, e morire da eroi (sconfitti sì, ma da eroi), si preparano, si organizzano, si mettono d'accordo, ci prendono in giro, si nascondono quando si tolgono la maschera. Ma non saremmo in questa situazione se mi avessero coinvolto quando tutto è cominciato - e guarda con riprovazione il commensale sulla cui targhetta sul tavolo si legge "chupa-cabras versione 8.8.1.3".
Il commensale sorride e dice:
Generale, con tutto il rispetto, non avevamo una bomba atomica. Ed anche se ne avessimo potuta avere una dai nostri alleati (il commensale che ha la targhetta con scritto "ambasciatore" ringrazia per la menzione), saremmo riusciti ad annichilire tutti gli aborigeni, ma avremmo distrutto anche i boschi e l'acqua, oltre a rendere i lavori di esplorazione e sfruttamento di minerali  impossibili per, diciamo, vari secoli.
Interviene un altro dei lacchè:
Abbiamo promesso loro che alla loro morte ci sarebbero state canzoni e poemi in lode al loro sacrificio, corridos, film, tavole rotonde, saggi, libri, opere teatrali, statue, il loro nome in caratteri d'oro. Li abbiamo avvertiti che se si impegnavano a resistere e continuare a vivere, avremmo diffuso voci e dubbi sul perché non sono spariti, perché non sono morti, e che avremmo detto che loro erano una nostra creazione, che avremmo intrapreso una campagna di discredito tale che avrebbero perfino avuto il sostegno di alcuni intellettuali, artisti e giornalisti progressisti - I commensali ai quali allude fanno un gesto di approvazione, benché più di uno si mostri infastidito per così tanti "isti".
L'uomo interrompe impaziente:
E?
Ci hanno risposto così – (il lacchè mostra il pugno col dito medio alzato).
I commensali si agitano indignati e reclamano:
Plebei! Villani! Rozzi! Barboni! -
Il lacchè è ancora col dito medio alzato di fronte all'uomo che lo riprende:
Ok, ho capito, abbassa la mano.
Il lacchè abbassa lentamente la mano mentre strizza l'occhio agli altri commensali. Poi continua:
Il problema, signore, è che queste persone non hanno il culto della morte, ma della vita. Abbiamo cercato di eliminare i loro leader visibili, comprarli, sedurli.
Quindi?
Oltre al fatto che non ci siamo riusciti, ci siamo resi conto che il problema maggiore sono i leader invisibili.
Ok, trovateli.
Li abbiamo già incontrati, signore
E? -
Sono tutt@, signore.
- Come tutt@?
Sì, tutte, tutti. Questo è uno dei messaggi che hanno lanciato il giorno della fine del mondo. Ma siamo riusciti a non far trapelare sui mezzi di comunicazione, e credo che qui possiamo dirlo senza paura che qualcun altro lo sappia, che hanno usato un codice affinché noi capissimo: quello che sta sopra il palco è il capo.
- Cosa?! 40 mila capi?
Emm… signore, scusi, questi sono quelli che abbiamo visto, bisognerebbe aggiungere gli altri che non abbiamo visto.
Allora corrompeteli. Immagino che abbiamo denaro a sufficienza – aggiunge rivolgendosi al commensale con la targhetta "cassiere non automatica".
Il cosiddetto "cassiere" dice balbettando:
- Signore, dovremmo vendere qualche bene dello Stato ma ormai non c'è quasi più nulla.
Il lacchè interviene:
Signore, c'abbiamo provato.
E?
Non hanno prezzo.
Dunque, convinceteli.
- Non capiscono quello che diciamo. E a dire il vero, anche noi capiamo quello che dicono. Parlano di dignità, di libertà, di giustizia, di democrazia…
Bene, allora facciamo come che se non esistessero. Così moriranno di fame, malattie curabili, con un buon blocco informativo, nessuno se ne accorgerà fino a che sarò troppo tardi. Ok, uccidiamoli di oblio.
Il commensale che somiglia sorprendentemente ad un chupa-cabras fa un segno di approvazione. L'uomo ringrazia per il gesto.
Sì, signore, ma c'è un problema.
Quale?
Anche se li ignoriamo, si ostinano a continuare ad esistere. Senza le nostre elemosine, scusate, volevo dire senza il nostro aiuto, hanno costruito scuole, hanno coltivato la terra, realizzato cliniche ed ospedali, migliorato le abitazioni e la loro alimentazione, abbassato i livelli di criminalità, sconfitto l'alcolismo. Oltre ad aver proibito la produzione, distribuzione e consumo di stupefacenti, elevato la loro speranza di vita quasi equiparandola con quella delle grandi città.
- Ah, cioè che continua ad essere più alta nelle città – l'uomo sorride soddisfatto.
No signore, quando dico "quasi" è che la loro è più alta. La speranza di vita nelle città si è ridotta grazie alla strategia del suo predecessore, signore.
Tutti si voltano a guardare con scherno e riprovazione il personaggio con la cravatta blu.
Vuoi dire che quei ribelli vivono meglio di quelli che corrompiamo?
Assolutamente, signore. Ma non dobbiamo preoccuparci di questo, abbiamo predisposto una campagna mediatica ad hoc per rimediare a questo.
E?
...... segue

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