martedì 31 luglio 2012

Frayba: Parte la Carovana per la Terra e il Territoriodegli ejidatarios di Tila


30 de julio del 2012
 
MediosFrayba.- Circa 180 ejidatarios tra donne e bambini si stanno dirigendo verso Città del Messico nella "Carovana per la terra e il territorio" alla Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) in attesa della decisione riguardo il ricorso presentato dalle autorità dell'ejido realtivo all'esproprio di 130 ettari di terra da parte del governo del Chiapas che rifiuta di rispettare le risoluzioni emanate dalle autorità competenti a favore degli ejidatarios.  
 
In conferenza stampa le autorità dell'ejido hanno annunciato l'inizio della Carovana che durerà alcuni giorni e di mobilitazioni nel distretto federale e nell'ejido di Tila per far conoscere la loro situazione e le ragioni del perché la SCJN dovrebbe emettere un verdetto a loro favore.
 
Queste le attività della carovana nei prossimi giorni:
Martedì 31 luglio: Ore 11. Città del Messico, conferenza stampa negli uffici del Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro insieme a Magdalena Gómez e Gilberto López y Rivas, dove illustreremo perché la Costituzione e la carta internazionale dei Diritti Umani proteggono il nostro ejido e la nostra storia come popolo indigeno.
Mercoledì 1 agosto: Ore 9. Concentramento al Monumento della Rivoluzione simbolo della memoria della lotta dei Popoli del Messico affinché la Terra sia di chi la lavora. Terra, Libertà, Giustizia e Legge. Simultaneamente nel nostro territorio ch'ol del villaggio di Tila avverrà un concentramento degli ejidatarios.
Ore 10. Città del Messico. Corteo verso la Suprema Corte di Giustizia della Nazione e meeting per dire la nostra parola e chiedere il rispetto della nostra terra e territorio, come campesinos ejidatarios e come indigeni ch'oles.  
Ore 10. Ejido di Tila. Alla stessa ora gli ejidatarios del popolo indigeno ch'ol manifesterà a Tila a sostegno delle nostre richieste alla Suprema Corte di Giustizia della Nazione.
 
Giovedì 2 agosto: Presidio all'esterno del palazzo della Suprema Corte di Giustizia in attesa della sentenza.
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mercoledì 25 luglio 2012

Colombia che resiste! Comunicazione n.121 [dalla Colombia]


25 luglio 2012
 
·   Condizione del villaggio dopo gli scontri tra esercito e guerriglia degli ultimi anni; installazione assemblea permanente. Galleria fotografica.
·   Lettera aperta dei calbildos indigeni ad esercito e guerriglia affinchè abbandonino il territorio (IT/ES)
·   Parla il Generale Alejandro Navas: le FARC infiltrano il movimento indigeno (IT/ES)
·   FARC-EP. Comunicato del Blocco Occidentale Comandante Alfonso Cano (ES).
·   Quello che non hanno mostrato i mezzi di comunicazione di massa (occupazione Cerro Berlin a Toribio)
·   Siamo stanchi di guerra (intervista a Rafael Colcué)
·   Notiziario del 19 luglio di NOTI5 Pacifico
·   Intervista al ministro degli Interni del 19 luglio
·   Speciale situazione Toribio di NOTI5
 
Salut!
oscar paciencia
 

Basi dell'EZLN si appellano alla solidarietà internazionale


La Jornada – mercoledì 25 luglio 2012
Hermann Bellinghausen
San Cristóbal de las Casas, Chis., 24 luglio. I priisti ci fanno soffrire e non lo accettiamo più, dichiarano le basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Librazione Nazionale (EZLN) nella comunità San Marcos Avilés (municipio di Sitalá, nella zona tradizionale dei tzeltales), rivolgendo un appello alla solidarietà internazionale. Denunciano costanti aggressioni, furti e minacce di espulsione: Quando seminiamo i nostri campi di mais non riusciamo nemmeno a portarci a casa le pannocchie. Vengono a rubarci i fagioli, la canna, le banane. In quanto alla canna da zucchero, le tagliano tutte per pura cattiveria. Noi seminiamo e lavoriamo e loro distruggono e non ci resta niente.
Gli indigeni zapatisti aggiungono: Di tutto quello che seminiamo ne approfittano i partiti politici. La situazione delle famiglie in resistenza non interessa perché per le autorità del governo di Felipe Calderón e Juan Sabines Guerrero non ha importanza quello che stiamo reclamando. Sono perfino entrati nelle case. Prima di tutto questo qualcuno aveva un cavallo, del bestiame, delle lamiere per il tetto della casa, un'auto. Hanno portato via tutto. Inoltre, non possiamo godere del frutto del nostro lavoro con i nostri figli, perché se lo godono loro, quelli dei partiti politici PRI, PRD e PAN.
In un video diffuso ieri, gli indigeni, col volto coperto, parlano in lingua tzeltal dell'educazione autonoma: Diamo molta importanza alla scuola. Vogliamo che ci sia un buono insegnamento per i bambini, un buon apprendistato, un buon esempio. Il governo ha le sue scuole, ma non c'è buona educazione né insegnano bene ai nostri figli, e quello che insegnano non ha niente a che vedere con noi. Per questo abbiamo aperto la nostra scuola. Questa è stata il pretesto per i filogovernativi per aggredire le famiglie zapatiste e cacciarle nel 2010, dopo l'inizio delle lezioni il 16 agosto di quell'anno.
Nei giorni successivi un compagno fu convocato dalle autorità ufficiali che tentarono di fargli firmare un documento nel quale dichiarava che qui non c'erano più basi di appoggio dell'EZLN. I nostri compagni si sono rifiutati e le autorità e gli aggressori li hanno messi in  prigione.
Una donna coperta interviene: Non ci prendono in considerazione, ci trattano come cani. Così mi hanno chiamata quando ho partito mio figlio in montagna.
Convocando la società civile e le organizzazioni solidali per fermare questa escalation di violenza che fa temere un nuovo sgombero, dichiarano: Andiamo avanti. Non stiamo commettendo nessun reato. Abbiamo il diritto di lottare affinché ci prendano in considerazione. Libertà, giustizia e pace è quello che chiediamo. Non abbiamo paura perché sappiamo con chiarezza quello che vogliamo e come vogliamo vivere. Uomini, donne e bambini siamo in lotta e vogliamo che si conosca il crimine che sta commettendo il malgoverno qui a San Marcos Avilés. http://www.jornada.unam.mx/2012/07/25/politica/018n1pol

martedì 24 luglio 2012

Frayba: Ejido Tila annuncia una carovana verso la SupremaCorte a difesa della sua Terra


Invitiamo a vedere la Conferenza Stampa degli abitanti dell'Ejido Tila
  • Il 2 agosto la Corte Suprema di Giustizia della Nazione si esprimerà sul ricorso vinto nel 2009 dagli abitanti di Tila che annnciano una carovana a difesa del loro territorio e chiedono solidarietà
http://chiapasdenuncia.blogspot.mx/2012/07/ejido-tila-anuncia-caravana-y-marcha.html

Ir a la cobertura de la conferencia de prensa del Ejido Tila

Saludos cordiales,

Denuncia Pública
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LA OTRA NEW YORK - NUOVO VIDEOMESSAGGIO DAGLI ZAPATISTI


Da: Movimiento por Justicia del Barrio movimientoporjusticiadelbarrio@yahoo.com

 
 
Per favore diffondere e far circolare
 
Compagne e compagni del mondo,
 
Il Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campagna di New York mandano un forte abbraccio.
 
Inviamo un nuovo ed urgente videomessaggio da parte degli zapatisti della comunità in resistenza di San Marcos Avilés.
 
In questo messaggio i nostri fratelli di questa comunità chiapaneca raccontano con le loro parole ed i volti pieni di emozione e rabbia, la storia dell'incubo in cui vivono. Questo incubo è cominciato dopo l'apertura della loro scuola autonoma nel 2010. In particolare denunciano le costanti aggressioni e terrore che perpetuano i gruppi armati che sono il braccio dei partiti politici donimanti nella regione. Questi vogliono distruggere il movimento zapatista e la sua lotta per la giustizia, la dignità, e l'autonomia.
 
Inoltre, in questo videomessaggio i compagni zapatisti di San Marcos Avilés mandano a tutto il mondo alcuni messaggi diretti, in particolare alle donne, ai prigionieri politici e ai popoli degni di tutti i paesi. I nostri fratelli lanciano un appello alla mobilitazione e alla solidarietà nazionale ed internazionale, poiché sono in continuo ed allarmante aumento le minacce e le aggressioni contro di loro.
 
Dopo la diffusione di questo videomessaggio, specialmente negli ultimi giorni, ci sono state altre nuove minacce contro le basi di appoggio zapatiste di San Marcos Avilés da parte del gruppo armato dei partiti locali. Questo gruppo ha minacciato di sequestrare le autorità comunitarie zapatiste, e così sgombererà con la forza le basi di appoggio dell'ejido.  Il gruppo ha anche detto che metterà in prigione tutti coloro che denunciano questi atti di aggressione e minaccia. Per tutto quest, si teme lo sgombero forzato della comunità, come avvenne nel 2010.
 
Qui il link del videomessaggio: 
GIUSTIZIA E LIBERTA' PER GLI ZAPATISTI DI SAN MARCOS AVILES!
VIVA L'EZLN!

 
Con affetto e solidarietà,
 
Movimiento por Justicia del Barrio
La Otra Campagna New York
 

giovedì 19 luglio 2012

Elezioni alla Messicana ....e scoppia il Soriana gate!

Il 1 luglio si sono svolte le elezione presidenziali in Messico ovviamente all'ombra della truffa, come tradizione, e dopo la parentesi del PAN è tornato a governare il più vecchio partito del Messico il PRI con il presidente Enrique Peña (responsabile del massacro di Atenco ). Il PRD, con il suo impresentabile candidato Obrador detto AMLO non ha riconosciuto la vittoria e ha chiesto il riconteggio per evidenti irregolarità. La più singolare è la cosidetta "las tarjetas Soriana" (un buono acquisto della catena di supermercati Soriana)che il Pri ha reagalato a chi dava il voto a Enrique Peña . La Soriana all'indomani delle elezioni si è vista invadere i supermercati da centinaia di persone munite di regolare tarjetas per l'acquisto di merce di prima necessita, ma molte persone all'atto di pagare hanno scoperto che "las tarjetas Soriana" era vuota. Non fidarsi mai del padrone!!!!

mercoledì 18 luglio 2012

non solo Messico ....Aggiornamenti dalla Colombia

 
 
Aggiornato il blog / actualizado el blog
http://www.nuncamas.info 
 
Nel Catatumbo Medio:
l'ambiente e la vita delle comunità contadine e indigene. Galleria fotografica.
Donne nella terra del Tuono. Articolo (IT/ES). Interviste (ES) alle donne organizzate. Testimonianza assassinio del marito di una di queste (ES)
Trinidad. Intervista al Presidente della Giunta di Azione Comunale (ES).

lunedì 16 luglio 2012

Cherán non si arrende


 
Benché al popolo purépecha di Cherán sia costata cara la sua ribellione, è ben lungi dall'arrendersi. Fino ad ora sono 13 i morti o scomparsi da quando il 15 aprile 2011 decise di ribellarsi non solo contro il crimine organizzato che da anni devastava i suoi boschi, ma contro tutto un sistema che permetteva il controllo assoluto da parte della delinquenza, i talamontes e i paramilitari.
Sì, c'è dolore, dicono i comuneros dalla meseta purépecha, dopo il funerale di Urbano Macías e Guadalupe Gerónimo, solo lo scorso 12 luglio, ma soprattutto, insistono, c'è rabbia e la determinazione di non mollare né rinunciare al diritto all'autodifesa.
Fino al momento, nonostante gli annunci ufficiali, la comunità si difende da sola, perché non è arrivata la sicurezza promessa dai governi statale e federale; i paramilitari imperversano e le minacce incombono sui comuneros che hanno osato sfidare la criminalità organizzata che, denunciano, agisce con la complicità o l'omissione del malgoverno. Le ronde tradizionali, i falò e le barricate a tutti gli ingressi del villaggio sono stati rafforzati tra il dolore per le recenti perdite.
La versione del governo secondo il quale gli omicidi sono avvenuti nel contesto di un conflitto intercomunitario sono assurde e insostenibili. Non c'è conflitto tra le due comunità, bensì, spiega il Consiglio Superiore, c'è il popolo di Cherán da una parte e, dall'altra, ci sono i talamontes, i paramilitari e la negligenza del malgoverno. 
Lungi dal rifiutare il dialogo con i rappresentanti dei governi federale e locale, i comuneros di Cherán vogliono essere ascoltati, anche se fino ad ora hanno ricevuto in risposta la burla o le promesse incompiute che si faranno le indagini del caso, si cercheranno e arresteranno gli assassini, si fornirà sicurezza alla comunità e ci si prenderà cura dei boschi. Ma fino ad ora niente. 
Stiamo esaurendo tutte le possibilità, in primo luogo la richiesta al governo affinché smantelli tutti i gruppi criminali che fanno del male alla nostra regione. Loro, il governo, sanno chi sono e dove si trovano: rancho El Cerecito, rancho Morelos, rancho Seco, Santa Cruz Tanaco, Huecate, Aranza, Paracho, Pomacuaran, Capacuaro, San Lorenzo e Nahuatzen, segnala il Consiglio Superiore. 
Che li fermino, chiedono. E se il governo non può o sta con loro, allora che lo dica apertamente. http://www.jornada.unam.mx/2012/07/14/opinion/012o1pol
 

Desinformemonos - Lunedì' 16 luglio 2012


 
Reportages
 
Da Cherán
 
Testo: Gloria Muñoz Ramírez
Foto: Ignacio Juárez e Iván Sánchez
 
-Resoconto della scomparsa e dell'omicidio dei due comuneros di Cherán e le successive mobilitazioni per chiedere giustizia
Audiointerevista con i membri del Consiglio Superiore
Realizzazione: Ana Garduño
 
-"Come spiego a mio figlio il modo così da vigliacchi con cui hanno assassinato suo padre. Vogliamo giustizia"
Audiointerevista con la vedova di Guadalupe Gerónimo uno dei due comuneros assassinati a Cherán
Realizzazione: Ana Garduño
 
-Video
Realizzazione: Geovanni Ocampo
 
Sezione Speciale "Desde este lado"
 
Desde este lado [Da questa parte], noi di Desinformémonos pensiamo che la lotta per la libertà, la giustizia e la democrazia in Messico non si inquadra solo nella congiuntura postelettorale, e che la vera trasformazione del paese sta nell'organizzazione della gente che sta in basso, nei quartieri, nelle campagne, nelle fabbriche, nei villaggi indio, nelle scuole autonome ed in ogni angolo dove ci siano persone pronte a ribellarsi contro il potere ed il capitalismo selvaggio che trasforma tutto in merce.   
In questo senso, presentiamo una serie di articoli ed interviste nelle quali pensatori ed attori di diversi movimenti sociali riflettono sull'importanza della lotta e dell'organizzazione del basso, senza tralasciare la lotta legittima contro l'imposizione.
 
Gilberto López y Rivas
 
Intervista di Adazahira Chávez
 
Jaime Quintana Guerrero
 
Rafael Sandoval Álvarez
 
Jaime Montejo della Brigada Callejera de Apoyo a la Mujer "Elisa Martínez", A.C.
Fotografia: Ricardo Trabulsi
 
Sergio Adrián Castro Bibriesca
Foto: Melchor López
 
 Ancora riguardo al Messico:
 
Arthur Lorot
 
Marcela Salas Cassani
 
Reportages Internazionali
 
Lola Sepúlveda
Foto: Javier Bauluz (Periodismo Humano) e Álvaro Minguito
 
Pura María García
 
Giovanna Gasparello
 
Marcela Salas Cassani
 
Imagina en Resistencia
 
Heliades Granados
 
Fotoreportage
 
Foto e testo: Heriberto Paredes Coronel / Agencia Autónoma de Comunicación SubVersiones
Musica: "El corrido de Pancho Villa", Amparo Ochoa
Produzione: Desinformémonos
 
Video
 
Realizzazione: Zaván
Musica: Oriol Catalá
 
Audio
 
Interviste: Arthur Lorot
Realizzazione: Adrián Bibriesca

domenica 15 luglio 2012

Tzeltales a difesa di Agua Azul

 

La Jornada – Sabato 7 luglio 2012
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 6 luglio. Gli ejidatarios tzeltales di San Sebastián Bachajón (municipio di Chilón), aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, sostengono di essere vittime dell'ingiustizia di varie istanze e criticano pesantemente l'operato del Consiglio Statale dei Diritti Umani (CEDH) relativamente allo sgombero effettuato lo scorso 19 giugno dalla polizia statale nell'ejido, dopo che gli indigeni dell'Altra Campagna avevano recuperato, fugacemente, il botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul.
Questa è un'ulteriore prova di come istituzioni come il CEDH approfittano della violenza, dicono gli ejidatarios, e rimproverano al consiglio statale di trarre vantaggio dal semplice fatto di conoscere un po' la sofferenza degli indigeni, perché alcuni membri dell'organismo governativo prima erano con noi; hanno iniziato per la conoscenza ma poi per loro è diventato un affare. 
Il CEDH, segnalano, è l'intermediario dei progetti transnazionali, generatore di violenza, testa di ponte del malgoverno. In diverse occasioni, aggiungono, questo è stato dimostrato.
Ricordano che durante le violenze e l'ingiusto arresto dei nostri compagni, il CEDH ha sempre cercato di circuire le vittima, facendoci capire che la soluzione del conflitto era accettare l'accordo redatto dal governo, ma non sono riusciti a convincerci. In occasione della repressione contro gli ejidatarios dell'Altra Campagna del 2 febbraio 2011, i membri del CEDH erano assenti, come se non ci fossero state violazioni dei diritti umani. Agiscono, affermano gli ejidatarios, agli ordine delle corrotte autorità dello stato.
Lo scorso 19 giugno, "800 poliziotti hanno sgomberato violentemente gli ejidatarios dell'Altra Campagna dietro un'ordine di sgombero richiesto dalla CEDH, su richiesta di Francisco Guzmán Jiménez (Goyito) e di Héctor Manuel Velasco Santiago, segretario personale del segretario generale del Governo statale, Noé Castañón León". Il pretesto della polizia era un possibile scontro tra ejidatarios. Ma quali? Si domandano: "Gli unici che si sono visti erano civili vestiti da poliziotti che accompagnavano i poliziotti veri per indicare 'chi guida il movimento' ".
Il CEDH viola le sue stesse leggi quando ordina alla pubblica sicurezza di entrare nelle nostre terre per cacciare chi le difende dal saccheggio del governo. Così facendo legittima il lavoro sporco per imporre il megaprogetto sulle nostre terre attraverso la forza pubblica, violando anche la tutela dell'ejido. Gli ejidatarios considerano i rappresentanti dell'organismo dei burattini del governatore che adesso si riempiono le tasche mentre reprimono il popolo e gli sottraggono la terra su cui vivere. Ritengono responsabile questa istituzione di eventuali possibili scontri. 
E avvertono: Abbiamo dimostrato in varie occasioni che non siamo noi a provocare, ma è il governo in complicità con le autorità filogovernative dell'ejido che vogliono consegnare le nostre terre nelle mani del governo dello stato per i suoi progetti transnazionali. Difenderemo le nostre terre, vogliamo continuare ad essere le persone che siamo dove siamo nati, perché da qui noi non ce ne andremo. http://www.jornada.unam.mx/2012/07/07/politica/017n1pol

Frayba: Testimonianze, audio,foto presentazione Rapporto sulla Tortura in Chiapas.

 
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Detagli, audio e foto della Presentazione del Rapporto sulla Tortura in Chiapas, con le testimonianze dei sopravvissuti alla tortura:

Comunicato sulla tortura in Messico

Dichiarazioni di ATTAC Francia, del Frayba e di altre organizzazioniy contro la práatica della tortura in Messico

Video: Víctor H. López Direttore del Frayba presenta il rapporto del Frayba

Foto: Conferenza stampa e Presentazione del Rapporto



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MESSICO, URNE E SANGUE


Il Fatto Quotidiano - Martedì 3 luglio 2012
 
  di Federico Mastrogiovanni
   Città del Messico
 
Lo show post elettorale è cominciato. In un Messico che si risveglia dopo una giornata estenuante, con un presunto presidente eletto. Tutti i più grandi media messicani e alcuni internazionali concordano sul risultato e confermano le previsioni che dopo mesi di bombardamento mediatico sono considerate realtà: Enrique Peña Nieto avrebbe vinto con il 40 per cento dei voti. Il conteggio non è ancora terminato, anzi, ci vorranno alcuni giorni, il candidato della coalizione di sinistra, Andrés Manuel López Obrador (Amlo), ha sostenuto di avere a sua disposizione altri dati rispetto a quelli sbandierati fin troppo da tutti gli altri contendenti, e che attenderà il conteggio dell'ultimo voto.
   Il presidente uscente, Felipe Calderón, del Partido de Acción Nacional (Pan, la destra ultracattolica) nel suo discorso a reti unificate ha data per conclusa l'elezione, passando lo scettro al successore del Pri. La confusione regna sovrana. Peña Nieto e Calderón si affannano a sostenere che l'elezione si è svolta in un clima "pacifico", "tranquillo" e "democratico". Almeno su questo i fatti li smentiscono. Soltanto domenica sono stati assassinati tre coordinatori del Prd, il   partito di Amlo, in tre Stati diversi, Nuevo León, Guerrero e Guanajuato. A Nuevo Laredo, nello stato di Tamaulipas, considerato un feudo del cartello degli Zetas, è esplosa un'auto-bomba venerdì di fronte al palazzo di governo, e sempre venerdì nello stesso Stato, a Ciudad Victoria, sono state lanciate delle granate contro una caserma della polizia e contro una stazione degli autobus.
In tutto il Paese sono stati documentate da parte di migliaia di osservatori, che in molti casi hanno filmato le violazioni, intimidazioni da parte di persone armate, centinaia di furti di urne elettorali. La compravendita massiccia di voti da parte del Pri è avvenuta alla luce del sole in tutto il Messico, con denaro, di provenienza dubbia. Alcuni analisti considerano proprio questa  una testimonianza della partecipazione dei narcos nell'elezione di Peña Nieto: l'enorme quantità di denaro speso per impedire che si svolgessero elezioni democratiche. E a prescindere dal risultato si sono portate a termine una quantità di irregolarità e violazioni spaventose, sotto gli occhi silenti dell'istituzione che avrebbe dovuto fare da arbitro, l'Instituto Federal Electoral (Ife), che già nel 2006 si è caratterizzato per quella che molti oggi definiscono una frode elettorale che ha portato al governo lo stesso Felipe Calderón. Da anni il duopolio televisivo (Televisa e Tv Azteca) ha sostenuto e costruito la candidatura di Enrique Peña Nieto, il candidato "da telenovela", operando una massiccia intrusione mediatica in un Paese in cui l'80% dell'opinione pubblica si informa solo attraverso la televisione. Ma l'ombra dei narcos è onnipresente ed è difficile pronosticare i futuri scenari. Secondo il professor Sergio Aguayo, accademico del Colegio de México e uno dei più influenti intellettuali messicani, "con l'elezione di Peña Nieto non si risolverà positivamente il problema dei narcos; la relazione tra Stato e criminalità organizzata è una delle sfide più grandi del Paese. Per risolvere questo problema il nuovo presidente dovrebbe affrontare il tema della corruzione della classe politica, ma come fa, quando il suo partito, il   Pri, proprio negli Stati in cui i narcos la fanno da padrone, governa da anni, con governatori legati a doppio filo con i capi più potenti?". La vittoria di Peña Nieto garantisce anche continuità con la strategia degli Stati Uniti nella "lotta alla droga", che presuppone la militarizzazione del Messico, portata a termine da Calderón: ma oltre a non aver diminuito il traffico di droga e di armi (che è invece aumentato), ha prodotto quasi 70mila morti e più di 10mila desaparecidos.
Nonostante le gravi irregolarità il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha già chiamato Peña Nieto, congratulandosi con lui e dichiarando che le elezioni si sono svolte in modo trasparente. Unica nota positiva di questo processo elettorale, marcato da continue violazioni a qualsiasi principio democratico, è il risveglio della società civile. In questo 2012 c'è stato un reclamo democratico più profondo e più radicale da parte di tanti movimenti, a cominciare da quello degli studenti #YoSoy132, che ieri hanno manifestato contri i brogli. Se il ritorno all'autoritarismo, alla violenza e alla corruzione del Pri sono imminenti, ci sono giovani messicani che sembrano pronti a lottare. Forse. Nel frattempo il candidato da telenovela e la sua truppa di Televisa sono ormai pronti per il potere.
 

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