venerdì 29 giugno 2012

Frayba: In Chiapas la tortura e' metodo di controllo


La Jornada – Venerdì 29 giugno 2012
Hermann Bellinghausen
Un dato chiaro alla fine di questo sessennio in Messico, in particolare in Chiapas, è che la tortura è lo strumento privilegiato di indagine di polizia e di controllo utilizzato dagli agenti statali, malgrado esistano normative vigenti su scala statale, nazionale ed internazionale per proibirla e sanzionarla, sostiene l'ampio rapporto Dalla crudeltà al Cinismo, del Centro dei Diritti Umani o Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), dimostrando che la tortura è una pratica generalizzata e legittimata dalle autorità chiapaneche.
E' evidente l'inefficienza per sradicarla, segnala il documento di circa 100 pagine. Solo tra gennaio 2010 e dicembre 2011 l'organizzazione ha documentato 47 casi di tortura in Chiapas, otto donne e 39 uomini, che il Frayba considera sopravvissuti a questo crimine di lesa umanità. Inoltre il lettore di La Jornada ricorderà che le decine di detenuti indigeni nello stato che hanno lottato per la loro liberazione durante questo sessennio, sia quelli che hanno ottenuto la libertà sia quelli che ancora sono in carcere, sono stati torturati e a volte per motivi politici.
Il rapporto identifica come esecutori routinari della tortura, con un certo metodo, i poliziotti federali, statali e municipali, i funzionari del Pubblico Ministero, i militari, le autorità giudiziarie e carcerarie. In determinati casi vi partecipano anche civili di organizzazioni filogovernative, alcune riconosciute come paramilitari.
In Chiapas, "gli atti di tortura, maltrattamenti o crudeltà, inumane o degradanti, sono diventati pratica 'normale' ed accettata dalle autorità di giustizia, tollerata dall'Esecutivo dello stato". Questo fa sì che la maggioranza delle denunce presentate al Pubblico Ministero non procedano o trovino ostruzioni, e pertanto rimangano impunite. Questa conclusione si basa sulle informazioni documentate in possesso del Frayba, confrontate con quelle fornite dallo stesso governo statale che nel 2010 ha registrato 11 casi di presunta tortura, per i quali ha presentato al giudice un solo responsabile, e fermato due funzionari dei cinque accusati. A giugno 2011 il governo aveva solo un caso su cui indagare.
Dalla Crudeltà al Cinismo. Rapporto sulla tortura in Chiapas (Jovel, giugno 2012) descrive in dettaglio le torture praticate da funzionari e servitori pubblici del governo di Juan José Sabines Guerrero, e gli effetti psicologici e medici che causano. Si includono i casi documentati nei due anni precedenti come analisi schematica dei metodi e modelli di attuazione dei torturatori.
Si riportano ed analizzano le esperienze di 47 vittime in 15 municipi: Acala, Bella Vista, Comitán, Chilón, Huixtla, El Porvenir, Motozintla, Ocosingo, Palenque, Pueblo Nuevo Solistahuacán, San Cristóbal de Las Casas, Tapachula, Tonalá, Tuxtla Gutiérrez e Villaflores. Si pratica sia su indigeni che meticci. La maggioranza dei casi si pratica nel contesto della guerra dichiarata contro il crimine organizzato dal presidente Felipe Calderón.
I casi a conoscenza del Frayba indicano che queste azioni sono praticate soprattutto da membri della Polizia Ministeriale ascritti alla Procura Generale di Giustizia dello Stato (PGJE) per ottenere informazioni o confessioni. Per questi fatti lo Stato è responsabile per azione diretta ed omissione, poiché una volta perpetrata la tortura, lo stato non interviene per punire i colpevoli garantendo l'impunità e legittimando questa violazione delle garanzie elementari. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/29/politica/015n1pol

martedì 26 giugno 2012

Il Frayba presenta il Rapporto sulla Tortura in Chiapas:Dalla Crudelta' al Cinismo.

 

presenta il rapporto:
Dalla Crudeltà al Cinismo
Tortura in Chiapas
martedì 26 giugno 2012
ore 11:00
presso la sede del Frayba, Calle Brasil #14, Barrio de Mexicanos,
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas.

Presentano:
Stella Maris Figueroa
Psicologa, componente del gruppo de Chiapas di Amnesty Internacional.
Adriana Luna Castellanos
Medico e Sessuologa.
Víctor H. López Rodríguez
Direttore del Frayba.
Familiari di sopravvissuti alla Tortura:
Caso Rossette
Caso David Potenciano
Caso Josué y Andrés.
--   Comunicate con nosotros vía Skype: medios.frayba  Gubidcha Matus Lerma  Comunicación Social  Área de Sistematización e Incidencia / Comunicación  Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.  Calle Brasil #14, Barrio Mexicanos,   San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México  Código Postal: 29240  Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548  Fax +52 (967) 6783551  medios@frayba.org.mx  http://www.frayba.org.mx/
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mercoledì 20 giugno 2012

Sgombero alle cascate di Agua Azul

 

Compagni e compagne,
vi informiamo che ni questo momento ci sono 12 camionette della polizia settoriale vicino all'incrocio di Agua Azul.
Il convoglio si è fermato per un incidente stradale con due morti.
Gli abitanti di San Sebastián Bachajón pensano che non appena si libererà la strada il convoglio riprenderà il suo cammino verso il botteghino di ingresso. Si teme uno sgombero violento.
Chiediamo a tutti e tutte di diffondere le notizie e di sare attenti a quanto potrà accadere.
 
Colectivo Radio Zapatista
www.radiozapatista.org

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Comapagn*
Vi informiamo che effettivi della polizia settoriale, su 12 camionette, hanno sgomberato verso le nove di sera il botteghino di ingresso delle cascate di Agua Azul recuperato questa mattina dagli abitanti di San Sebastián Bachajón aderenti all'Altra Campagna.
Ci informano che due veicoli sono rimasti nelle mani delle forze di polizia.
In questo momento attendiamo informazioni su possibili arresti o feriti.
Invieremo ulteriori notizie non appena le avremo,  continuiamo a vigilare su qualsiasi atto arbitrario.
 
Colectivo Radio Zapatista
www.radiozapatista.org

fonte: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2012/06/19/hostigamiento-a-san-sebastian-bachajon-se-aproximan-12-camiones-de-policia-sectorial-se-teme-desalojo-violento/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+EnlaceZapatista+%28Enlace+Zapatista%29
 
(traduzione a cura di rebeldefc@autistici.org)


Rioccupato il botteghino di ingresso alle cascate di AguaAzul

 
 
La Jornada – 20 giugno 2012
Preso il botteghino di ingresso alle cascate di Agua Azul
 
Elio Henríquez. Corrispondente. San Cristóbal de Las Casas, Chis. Ejidatarios di San Sebastián Bachajón, municipio di Chilón, aderenti all'Altra Campagna, ieri hanno preso possesso del botteghino di ingresso al sito turístico delle cascate di Agua Azul, gestito dalle autorità statali e federali, como parte delle iniziative nazionali ed internazionali per chiedere la liberazione dei prigionieri politici, tra i quali, l'indigeno tzotzil Alberto Patishtán Gómez, in prigione da 12 anni. In un comunicato, i lavoratori hanno informato che il botteghino è stato recuperato questo martedì, durante il blocco sulla strada Ocosingo-Palenque. Gli ejidatarios di San Sebastián Bachajón chiedono inoltre la liberazione dei loro compagni Antonio Estrada Estrada, Miguel Vásquez Deara e Miguel Demeza Jiménez, e die Francisco Sántis López, base di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.


Nuovo attacco contro il CIDECI


Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, A.C. 
 
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico
18 giugno 2012
Comunicato Stampa No. 06 
 
Nuovo attacco contro il CIDECI – Centro Indigeno di Formazione 
 
Lunedì 11 giugno 2012, intorno alle 12:30, all'ingresso del Centro Indigeno di Formazione Integrale "Fray Bartolomé de Las Casas" A.C. –Università della Terra Chiapas (Cideci-Unitierra Chiapas) un perito giudiziario, accompagnato da elementi della Commissione Federale dell'Elettricità (CFE). Chiedevano di essere ricevuti ed entrare nelle strutture del Cideci per svolgere un controllo degli impianti. I membri del Cideci hanno negato loro l'ingresso. 
Al giorno dopo, martedì 12 giugno, intorno alle 14:30, si sono ripresentate le stesse persone e, dopo il rifiuto di farle entrare, hanno lasciato dei documenti arrotolati sulla porta. I documenti si riferiscono a due pratiche, 585/2012 e 586/2012, nelle quali i periti giudiziari Dott. Ma. del Carmen González Flores e Dott. Victor Hugo Rodríguez García, affermano di aver notificato detti documenti ad un presunto "lavoratore di questa associazione civile". Tuttavia, questa affermazione è falsa e dolosa, dato che il nome al quale si fa riferimento nelle notifiche non corrisponde a nessun membro della comunità del Cideci, e nessun membro del Cideci ha mai ricevuto tali documenti. 
Bisogna ricordare che a metà maggio, ed agli inizi di giugno, sono avvenuti simili episodi. Questi nuovi attacchi da parte della CFE e del Potere Giudiziario dello Stato del Chiapas avvengono dopo diversi eventi politici che si sono svolti all'interno delle strutture del Cideci, i più recenti sono: L'Incontro "Alternativas frente a la violencia de Estado", il forum "Exclusión… Inclusión neoliberal, Miradas sobre las Ciudades Rurales Sustentables", ed il forum "Contra la prisión política y por la libertad para Alberto Patishtán", eventi che hanno disegnato i meccanismo di repressione dei diversi livelli di governo contro la popolazione organizzata del Chiapas. 
Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas invita a prestare attenzione a queste recenti azioni di attacco giudiziario contro il Cideci, poiché è un spazio che con dignità accoglie ragazzi di molte comunità che costruiscono alternative educative al sistema formale. Inoltre, le sue installazioni sono state e sono sede di forum, dibattiti e incontri che cercano di costruire alternative al sistema sociale dominante. 
 
Precedenti
I fatti che ora si denunciano hanno precedenti documenti e denunciati da questo Centro dei Diritti Umani nel Comunicato Stampa No. 20 "La CFEperseguita il Cideci-Unitierra Chiapas", del 15 di ottobre 2010, disponibile alla pagina web: http://www.frayba.org.mx/archivo/boletines/101015_20_hostigamiento_cideci.pdf
È importante sottolineare che il Cideci, dal giugno del 2006 non ha connessione elettrica alcuna con le linee della CFE e le sue installazioni funzionano in maniera alternativa grazie ad un proprio generatore di energia elettrica. 
 
Comunica con noi vía Skype: medios.frayba
Gubidcha Matus Lerma
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Área de Sistematización e Incidencia / Comunicación
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.
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San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, México
Código Postal: 29240
Tel +52 (967) 6787395, 6787396, 6783548
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giovedì 7 giugno 2012

DA EL BARRIO DI NEW YORK - VIDEO: NUOVO MESSAGGIO DEGLIZAPATISTI


 Movimiento por Justicia del Barrio movimientoporjusticiadelbarrio@yahoo.com


Favor de circular y difundir.

EN NUEVO VIDEOMENSAJE LA JUNTA DE BUEN GOBIERNO DE OVENTIC DA SU PALABRA, UNA VEZ MAS, EXIGIENDO LA LIBERACION DE FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ.
 
 
 
Compañeras y compañeros:
 
Les envíamos un abrazo muy fuerte desde El Barrio, Nueva York
 
Como ya mencionamos en nuestra última correspondencia, hoy estamos muy alegres por compartir con ustedes el NUEVO mensaje que nos brindó la Junta de Buen Gobierno de Oventic respecto al caso del preso político Francisco Sántiz López. En este mensaje nuestr@s hermanas y hermanos una vez más reiteran su justa demanda, ¡que se libere a nuestro compañero Francisco, base de apoyo zapatista! También afirman que lo que está claro es que el Gobierno de México, en sus tres niveles, seguirá violando los derechos humanos en su "guerra" contra nuestr@s herman@s zapatistas. 
 
Las palabras de nuestr@s hermanas y hermanos zapatistas siempre nos llenan de emoción y esperanza, por su sabíduria y coraje digno. Y por eso, les pedimos que por favor dinfundan ampliamente este mensaje entre todas sus redes sociales y contactos—o sea, a tod@s de buen corazón que luchan.
 
El mensaje completo está disponible aqui:
 
 
La emoción que hoy habita nuestro corazón nos hace más entusiasmados, y seguimos con más ánimo preparandonos para las acciones mundiales que están por realizarse en varios países del mundo nuestro. 
 
Sabemos que cada vez que nos juntamos, unificando nuestras palabras, demandas, y actos como una fuerte trenza, retamos al sistema de injusticia y generamos grietas en cada ladrillo del calabozo injusto. 
 
Así que queremos recordarles de nueva cuenta que nos avisen lo más pronto posible si participarán en la "Segunda Semana de Lucha Mundial: ¡A Tumbar Las Paredes del Calabozo!", que tendrá lugar del viernes, 8 al viernes, 15 de junio.
 
Muchas gracias, compas. Esperamos que les guste este nuevo mensaje de la Junta de Buen Gobierno. ¡Que sigamos uniendonos hasta que ganemos!
 
 
Atentamente:
 
Desde El Barrio, Nueva York.
 
Movimiento por Justicia del Barrio
La Otra Campaña Nueva York

lunedì 4 giugno 2012

La disputa per la selva Lacandona


La Jornada – Domenica 3 giugno 2012
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 2 giugno. Secondo una ricerca dell'Università Autonoma Metropolitana (UAM) Xochimilco, intorno alle risorse della selva Lacandona ed alla loro gestione esistono due posizioni fondamentali: Chi ritiene che la natura deve essere conservata e non c'è spazio per i gruppi umani, e che luoghi come la Lacandona valgono a partire dalla loro mercificazione, dove le comunità locali hanno poca partecipazione nella presa delle decisioni rispetto alle risorse presenti nei loro. Questa visione conservazionista tende solo a recuperare l'ambito locale, perché si è scoperto che si può commercializzare in uno schema globalizzato: ecoturismo, bioprospezione, monocolture. Progetti di questo tipo sono presentati come opportunità produttive che garantiscono l'attenzione per l'ambiente, ma in realtà quello che perseguono è il saccheggio e lo sfruttamento delle comunità locali.
La seconda posizione sarebbe il contrario, sottolinea la ricercatrice Adriana Gómez Bonilla: È la visione dell'autonomia, la quale critica il neoliberismo e ritiene che devono essere gli attori locali a decidere come utilizzare le risorse, ma soprattutto quali devono essere le strategie per preservarle, e che nello stesso tempo si rispetti il modo in cui interagiscono con l'ambiente.
La disputa tra le due posizioni si fa sempre più accesa perché i conservazionisti hanno fretta, aggiunge Gómez Bonilla. Tuttavia, la resistenza delle comunità zapatiste è maggiore. Davanti ai fallimenti degli sgomberi delle comunità per impadronirsi delle risorse naturali e della loro conoscenza, gli interessi conservazionisti, in complicità col governo messicano, hanno optato per la violenza sotto forma di militarizzazione, col pretesto di un drammatico aumento delle attività criminali, in particolare del narcotraffico.
Un buon esempio della posizione conservazionista è fornito dalla monografia Usumacinta. Bases para una política de sustentabilidad ambiental, pubblicata da Julia Carabias e Javier de la Maza (Natura y Ecosistemas Mexicanos e Instituto Mexicano de Tecnología del Agua, 2011). Parte dalla premessa, fondata, dell'allarmante deterioramento ambientale al quale si deve provvedere con urgenza. Essendo i suoi autori ex funzionari ambientali ed attori attivi nell'attuale gestione della selva Lacandona e Montes Azules, la pubblicazione, impattante per il suo contenuto visivo, può essere interpretata anche come un progetto politico, una proposta per il prossimo governo. 
Riferendosi al bacino del grande fiume mesoamericano, il volume propone linee strategiche di azione immediata per le unità socioambientali della regione selvaggia messicana, dopo l'analisi delle cause del degrado ambientale. Benché citi gli abitanti della zona, si tratta di un'argomentazione istituzionale in continuità con le politiche di conservazione che ha promosso nella zona.
Sebbene in Usumacinta siano assenti i concetti di ecoturismo, bisogna segnalare che l'organizzazione privata Natura, col sostegno del Ministero dell'Ambiente e delle Risorse Naturali, è esattamente il promotore del centro turistico nella laguna di Miramar, già preso in esame dal nostro giornale.
La seconda posizione rispetto alla preservazione della selva alla quale alludee Gómez Bonilla, venendo dal basso, affronta enormi sfide e non poche contraddizioni. Il suo studio (nel volume collettivo Luchas muy otras. Zapatismo y autonomía en las comunidades indígenas de Chiapas, UAM, Ciesas y Universidad Autónoma de Chiapas, 2011) postula che, riprendendo la terra tra il 1994 e il 1998, gli zapatisti hanno avviato un processo di recupero degli ecosistemi, principalmente il sistema alta selva perennifoglia. Ma è danneggiata, "ci vorrà motlo perché torni ad essere 'montagna', perché qui per molto tempo ci sono state le mucche", dice un abitante del municipio autonomo Ricardo Flores Magón. 
Tra le cause del deterioramento percepite dagli indigeni ci sono i programmi governativi, come quello della Certificazione dei Diritti Ejidales e di Proprietà dei Casolari Urbani (Procede), Oportunidades e Procampo. Prima arrivano nelle comunità quelli del malgoverno che dicono che bisogna accettare il Procede, che porterà vantaggi e che gli indigeni avranno le loro terre in maniera più sicura. Ma non è vero, perché quando avviene la certificazione arriva gente da fuori e compra le terre, e le comunità devono andare via, e quelli che hanno comperato la terra introducono ecoturismo, biocoyotes, palma africana, e con la terra ormai venduta i popoli non possono fare più niente. Alla fine, col Procede le autorità vogliono mettere in conflitto tra loro le comunità e distruggere l'organizzazione. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/03/politica/017n1pol
 

Gli zapatisti continuano la lotta contro la devastazionedella Lacandona


La Jornada – Sabato 2 giugno 2012
·       Analisi della ricercatrice Alicia Gómez della UAM-Xochimilco
    
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1º giugno. Come rivela un recente studio, le comunità zapatiste del nord della selva Lacandona, dalla sua resistenza si oppongono ai progetti ecoturistici nella regione, così come alle monocolture ed alle industrie dell'agro-alimentare, agli agenti chimici usati in agricoltura, alla bioprospezione (dei biocoyotes), e percepiscono i programmi sociali del governo come strategie per dividere le comunità ed alienare le loro terre ed i mezzi di sussistenza. Lo studio conclude che i contadini autonomi hanno una chiara coscienza del deterioramento della selva e dell'impegno per la preservazione ed il ristabilimento dell'ecosistema. 
No, l'ecoturismo non serve. E' una bugia che sia di aiuto agli indigeni. Io sono stato a Chajul, per Benemerito de las Américas, dove c'è uno di questi progetti. La gente è proprio fregata, perché non ha più la terra. Dicono che non hanno distrutto la selva, ma non è vero, io ho visto che hanno tagliato molti alberi e quando attraversano la laguna lo fanno con una lancia che sporca l'acqua, e poi quelli che vengono qui per l'hotel si portano via animali e piante. L'ecoturismo è solo per i gringos che stanno col malgoverno, che vogliono portarsi via le ricchezze e le vogliono privatizzare perché non appartenga più alle comunità.
Sulla base di testimonianze come questa, la ricercatrice Alicia Gómez Bonilla, dell'Università Autonoma Metropolitana (UAM) Xochimilco, ha realizzato un'analisi su Visioni e sensazioni sul deterioramento ambientale (2011) delle basi di appoggio zapatiste nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón. Dopo diversi anni di osservazione diretta, Gómez Bonilla ha scoperto che per gli zapatisti i problemi ambientali sono causati direttamente o indirettamente dalle politiche governative, e la loro conseguenza è una diminuzione della qualità della vita. Anche che la gestione sostenibile è un punto importante per garantire l'autonomia del municipio zapatista. 
Lo studio che si basa sulle percezioni ambientali della società zapatista, e sull'osservazione delle sue pratiche agricole e di relazione con l'ambiente naturale, ha rilevato che la bioprospezione promossa dai conservazionisti di professione della selva, secondo i popoli non apportano niente, rappresentano una mancanza di rispetto ed un furto della conoscenza delle comunità che va solo a beneficio delle imprese farmaceutiche.
Le monocolture spinte dal governo, come le fumigazioni del programma Moscamed, danneggiano la natura; il secondo è stato utilizzato come parte della contrainsurgencia. Anche gli zapatisti ritengono che gli incendi, che negli anni passati hanno colpito la selva, furono provocati dai paramilitari, il governo lì pagò per farlo. L'idea di distruggere la montagna era per lasciare senza risorse le basi di appoggio e indebolire la resistenza. Altri responsabili del fuoco furono i militari che bruciarono la montagna col pretesto di snidare gli zapatisti, scrive Gómez Bonilla.
Un sentimento comune degli intervistati è che è ingiusto incolpare i popoli del deterioramento ambientale. Molti dicono che sono i popoli che distruggono la selva, che tagliano gli alberi, che cacciano, e con questo pretesto vogliono toglierci le nostre terre e mandarci da un'altra parte, ma ai grandi proprietari terrieri non dicono niente anche se sono loro a disboscare la selva, si dice in un'altra testimonianza. Per i contadini adulti, i progetti di conservazione del governo sono una contraddizione, poiché per molti anni hanno promosso il disboscamento. 
Un altro problema che documenta lo studio è il deterioramento del suolo per uso agricolo, ed in particolare per l'impiego di sostanze chimiche, che a Flores Magón praticamente non esiste. Gli indigeni all'inizio li rifiutavano perché venivano dal governo, ma col tempo hanno scoperto che era meglio non usarli, danneggiano la terra e ci rendono dipendenti; è come una droga. In quello che risulta essere più di una metafora della politica governativa, uno zapatista dice: I priisti, ogni volta che seminano ne hanno sempre più bisogno. Il contrario dell'autonomia e della sostenibilità. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/02/politica/020n1pol
 

sabato 2 giugno 2012

Aggressioni paramilitari


La Jornada – Venerdì 1 giugno 2012
 
Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 31 maggio. I rappresentanti delle comunità in resistenza che fanno parte dell'organizzazione Pueblos Unidos por la Defensa de la Energía Eléctrica (PUDEE), aderenti all'Altra Campagna nel municipio di Tila, Sabanilla, Tumbalá, Yajalón e Salto de Agua hanno denunciato aggressioni dei "i gruppi paramilitari di Paz y Justicia" che operano nella zona nord, in particolare nella comunità di Jolnopá Guadalupe (Tila), guidati da Efraín Encino Parcero, Roberto López Vázquez, Luciano Martínez Encino e Bernardo Encino García, oggi delegati ed attivisti del Partito Verde Ecologista del Messico, in alleanza col Partito Rivoluzionario Istituzionale, al quale prima appartenevano.
Riferiscono che il 7 maggio,  vicino alla casa del menzionato Encino Parcero, un trasformatore ed un cavo che fornisce l'energia elettrica sono brucati a causa di un incidente atmosferico. Da tre settimane siamo senza energia elettrica. Da quella data i nostri compagni in resistenza vengono minacciati e vessati da questi paramilitari. I nostri compagni si sono organizzati riparare il guasto. I paramilitari che non permettono che si facciano le riparazioni, hanno detto alla Commissione Federale dell'Elettricità (CFE) che siamo noi i responsabili, quando in realtà non c'è stato alcun responsabile. I tecnici della CEF sono solo venuti a vedere, ma non hanno eseguito riparazioni.
Il 25 maggio si è presentata una persona della CFE per tagliare il cavo passante di un membro della PUDEE, lasciandolo sul soffitto di una casa, e minacciando di lasciare senza luce i nostri compagni in resistenza e basi di appoggio dell'EZLN adducendo ordini del governo. 
La popolazione in resistenza accusa i paramilitari di Paz y Justicia che hanno agito sempre in questa comunità e nella zona nord in complicità con i malgoverni ed i partiti politici. La PUDEE ricorda che questi gruppi sono gli autori materiali ed intellettuali degli omicidi avvenuti nella zona bassa di Tila ed in altri municipi tra il 1995 e 1996, e particolarmente sono quelli che hanno compiuto l'attentato contro la carovana del vescovo Samuel Ruiz, mentre rientrava da una visita pastorale a Jolnopá Guadalupe.
Vengono inoltre accusati di avere diviso la comunità con uno scisma cattolico quando hanno realizzato il tempio di San Pedro sulla strada Tila-Limar. Fanno parte della contrainsurgencia creata dal malgoverni e tentano di impedire la costruzione dell'autonomia dei popoli. 
Denunciano che il leader Encino Parcero è commissario della comunità e condiziona le donne che ricevono gli aiuti del programma Oportunidades, mentre si prende gioco di quelli che si oppongono al pagamento dell'energia elettrica. Col proprio funzionario rurale, il gruppo opera congiuntamente con l'autorità municipale, statale e federale. 
PUDEE esige dalla CFE il ristabilimento del servizio e l'intervento delle autorità competenti per evitare scontri e che si violi la pace e l'armonia nella comunità. Chiedono il rispetto delle proprie garanzie come indigeni: Solo con l'autonomia dei nostri popoli possono tornare la pace e la tranquillità. http://www.jornada.unam.mx/2012/06/01/politica/022n1pol

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